BDSM RIFLESSIONI SU UNA INDAGINE

 BDSM

CIO’ CHE APPARE NON E’

CIO’ CHE E’ NON APPARE

per comprendere questo post occorre leggere prima il successivo

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=dskC-JUHHR4&hl=it&fs=1]

Maria and the Violin’s String- Ashram

BDSM
Lo stato dell’arte
 
Dal sondaggio emerso nel post precedente, e pertanto relativamente attendibile e valido da un punto di vista della ricerca, traggo alcune sommarie considerazioni riassuntive.
Il sondaggio è nato in modo random, il campione selezionato (circa più di 100 individui) aveva come soggetti i proprietari di blog dichiaratamente dediti al BDSM. Sono stati invitati ad intervenire proprietari di altri tipi di blog, anche non interessati ad argomenti inerenti la sessualità.
A volte le risposte sono giunte in PVT, una minima percentuale ha ignorato l’invito, una sola persona si è dimostrata scostante, la restante parte ha collaborato dimostrando  disponibilità, affabilità, dolcezza, gentilezza, apertura. 
Dal dibattito è emerso quanto segue, in sintesi.
  • BDSM è uno schema relazionale/sessuale che prevede, ma non implica necessariamente, i comportamenti esteriori, coreografici, teatrali(come l’uso di oggettistica svariata, travestimenti in latex o in pelle, frustini, corde, catene, in una improbabile location in stile dungeon medievale). Questo è solo UNO degli aspetti, il più esteriore.

 

  • BDSM è riferito come un modo sostanzialmente di ESSERE, una natura imprescindibile, spesso sofferta a lungo prima di rivelarsi.

 

  • Ciò che caratterizza tale schema relazionale è il RUOLO. 

             Dominazione vs Sottomissione.

  • Esiste una FIDUCIA totale tra le due parti, cieca e assoluta, o almeno quella è la meta del rapporto. 

  • Il rapporto è codificato da un PATTO o CONTRATTO. Ciò che accade è accettato, entrambi i membri sono CONSENZIENTI.

 

  • Il dolore inflitto o subito è misto a PIACERE, il picco adrenalinico raggiunto fa sì che questo tipo di relazione sia sempre incentrata su forti emozioni, raggiunte attraverso la consapevolezza di un POTERE totale e estremo, donato o agito sull’altro.

 

  • Lo Slave asserisce un totale appagamento dettato dalla pratica della DEVOZIONE, e in questo servire e donarsi egli vede la piena realizzazione del suo vero SE’. Il piacere del master è l’unica sua ragione di vita.

 

  • Il Master riferisce grande senso di RESPONSABILITA’ nei confronti dello Slave, RISPETTO e DEDIZIONE alla pratica EDUCATIVA dello Slave.

 

  • Entrambi i ruoli riferiscono di sentire un AMORE profondo, un legame che va ben oltre il rapporto fisico, ma che sfocia nel POSSESSO/FARSI POSSEDERE, in senso assolutistico, totale, SIMBIOTICO, e, in questo compenetrarsi a vicenda, ESTREMO.

 

  • Spesso la terminologia usata ricorda rituali RELIGIOSI.

 

  • Il rapporto è incentrato su una DIPENDENZA accettata, voluta e pattuita, da parte di entrambi ma spesso chi rispondeva non concordava sulla dipendenza del Master dallo Slave. (per inciso, in questo non sono personalmente d’accordo, credo che la dipendenza sia reciproca, e che entrambe le parti DIPENDANO l’una dall’altra, credo inoltre che, ma è una mia modesta personale opinione, andando OLTRE la prima apparenza, a condurre il gioco veramente sia lo Slave, egli ha più potere nella relazione, il potere che scatturisce dal dono totale che egli LIBERAMENTE fa di sé).

 

  • In tale rapporto c’è totale SINCERITA’, COMPLICITA’ e LIBERTA’ (il gioco si può interrompere in ogni momento), oltre che appagamento per potere esprimere ciò che viene definita come la VERA NATURA di se stessi.

 

  • Per la modalità della relazione spesso essa ricorda uno schema GENITORIALE (educatore, care giver). Tuttavia, se interrogati, i soggetti non hanno voluto rivelare particolari dell’infanzia , che restano sconosciuti o solo presupposti ( padri assenti? Violenti? Madri fagocitanti?).

  • Il BDSMer lo può essere a vari livelli. In tale ricerca si è voluto ignorare la banale definizione di NORMALITA’, e l’indagine è stata condotta in un clima SUPER PARTES, senza alcun moralismo o giudizio di sorta, attitudine emersa principalmente dai commentatori non cultori del BDSM, indice di un atteggiamento sociale meno giudicante rispetto ad un tempo. Tuttavia molto si ignora di queste pratiche, banalizzate da luoghi comuni fuorvianti.

 

  • Viene riferito un aumento della propria AUTOSTIMA dopo aver accettato la propria natura e aver espresso tali pulsioni.

 

  • Il desiderio di DOMINIO o SOTTOMISSIONE viene fatto risalire ad una età precoce, alla primissima infanzia.

 

  • L’ipotesi dell’ASSOCIAZIONE della prima esperienza di eccitazione legata ad una situazione fac-simile (situazione-eccitazione) non è stata sufficientemente riferita.

 

  • Spesso chi si sente un "vero" BDSM diprezza chi si atteggia superficialmente, i FAKE, e denuncia malati mentali che utilizzano queste pratiche come scorciatoia per sfogare una violenza patologica e gratuita, o  una moda dilagante che non avrebbe nulla a che vedere con la vera ESSENZA del BDSM.

  • Dall’analisi di questa piccola indagine emerge quanto ipotizzato all’inizio:
 
ESISTE MOLTA PIU’ INFELICITA’ E VIOLENZA PSICOLOGICA NELLE RELAZIONI DISFUNZIONALI  E PROBLEMATICHE CHE IN QUELLE TRA BDSMers.
Ameya G. Canovi
 
 
 
 

 

 

41 commenti su “BDSM RIFLESSIONI SU UNA INDAGINE”

  1. @Dalla mia piccola esperienza credo ci sia un aspetto esteriore scenografico, ludico, e uno psicologico con a monte distorsioni che l'individuo esorcizza mettendo in scena questi copioni. In sintesi.

  2. Vorrei fare una domanda: Ameya ma le persone cha hai "incontrato" che praticano BDSM sono sposate? Come ha detto la laureanda in psicologia bisognerebbe indagare sul vissuto di ognuno per capire come si arriva a praticare in una relazione stabile il BDSM. L'unica persona che ho "incontrato" che praticava (e so, perché non vado in giro a chiedere…) aveva una vita alquanto disturabata … era una ragazza che è stata violentata all'età di 14 anni e che aveva più di un partner contemporaneamente, che non erano nemmeno loro dei santarellini. … Se uno pratica BDSM come fosse un gioco di ruolo, la componente emozionale che viene coinvolta è un po' diversa da quello che pratica perché non conosce altri modi per relazionarsi. Hai fatto un'indagine anche in questo senso?
    Menphis

  3. Salve a tutti…sono una studentessa di psicologia e anche per via della tesi che ho deciso di svolgere (sulle perversioni) , mi sto interessando al mondo BDSM. Giustamente , senza pregiudizi, perchè il mio interesse è scientifico e come futura psicologa non posso certo basarmi su me stessa o sulla mia personale etica(e quella di nessun'altro) per concepire come "sano" o "malato" un determinato comportamento. Ho visitato qualche sito BDSM  e realtivi forum e ho potuto subito notare molti dei punti fondamentali da te elencati. Uno in particolare non puo' non colpirmi  e e interessarmi: il fatto che coloro che praticano BDSM non vogliono parlare della loro infanzia o di come si è potuta generare in loro una determinata tendenza. Come ho potuto leggere in molti commenti sembra che tutti,o comunque una grandissima parte di coloro che praticano BDSM considerino le loro pulsioni naturali. Questo non è accettabile per me e penso non possa esserlo per nessuno che s'interroghi sull'animo umano. La nostra"natura" è la nostra cultura e tutto il nostro carattere si forma(come oggi è unanimamente accettato dagli studiosi delle sceinze umane) dentro determinati contesti che possono far sviluppare o meno determinate potenzialità. Il bambino ha dentro solo dei semini( se cosi' possaimo dire) che possono svilupparsi o no , e questa possibilità e il modo in cui puo' realizzarsi dipende dall'ambiente , dalle relazioni, dai percorsi di vita che uno fa. Quindi dentro noi non c'è niente di naturale!
    D'altra parte Freud ha parlato di pulsioni sessuali e non di istinti chiarendo cosi' come la sessualità umana si sia totalmente svincolata dagli imperativi biologici.Accettando questo quindi non possiamo pensare che ci siano "tendenze naturali" che ci spingono verso determinati comportamenti piuttosto che altri
    Con questi miei appunti non voglio assolutamente criticare nessuno ma esortare tutti (cultor iBDSM e non)a praticare l'arte del sospetto:bisogna porre in dubbio tutto e principalmente se stessi se si vuole veramente crescere e ricercare la libertà….. La libertà…è questa un'altra questione che mi preme… Mi chiedo se vivere il sesso ( e spesso le relazioni)soltanto entro schemi di dominazione-sottomissione non sia una forte limitazione alle possibilità di creatività ed emanzipazione personale che il sesso offre.
    Un ultima questione( non voglio dilungarmi tanto) …perchè all'interno del BDSM si fa questa netta distinzione tra rapporti SM e rapporti "normali" considerando coem inferiori questi ultimi? d'altra parte chiamarli "vanilla" sembra un po' dispregiativo ..quasi come se si trattasse di sesso banale  e scontato….

  4. BDSM, , si, parliamone.
    so di dare impressioni contrastanti, perché nel mio blog appaio “vanilla”, ma ho anche frequentazioni – vedi link del blog – non propriamente “vanilla”:)

    diciamo che sono entrata in questo mondo tenuta per mano da qualcuno – era un rapporto esclusivamente cerebrale.

    ma é stato un problema.

    “esplorare i miei limiti” può anche andarmi bene, ma forse ho esagerato – la colpa é forse in gran parte mia; anche se non é solo mia, ovviamente.

    non si dovrebbe mai e poi mai “giocherellare a palla con il proprio cervello”, come dice De Andrè.
    ho rischiato grosso, ma ne sono uscita.

    e forse per reazione questa esperienza ha fatto emergere qualcosa che avevo nascosto in profondità pure a me stessa…la mia parte “vanilla”, che é poi quella prevalente.

    oggi posso dire di sapere molto meglio ciò che desidero; e soprattutto comincio ad accettarlo…:)

  5. Ho trovato molto interessante la lettura di questi due post mirati a un tanto difficile argomento. Hai fatto un lavoro impeccabile, e mi dedicherò con più calma alla lettura dei moltissimi commenti a riguardo.
    Credo che sia importante non generalizzare, ma distinguere, quelle cose che non conosciamo in modo profondo, ma che ci circondano lo stesso.
    E’ bello sapere invece che ignorare sempre.
    Grazie.

  6. Mi viene il mente il concetto di dipendenza da una dipendenza altrui..
    Mi spiego: ho visto persone sentirsi realizzate solo nel soccorrere persone, in particolare i figli, che ritenevano bisognosi e deboli, per poi sentirsi frustrati, fino anche alla depressione, nell’accorgersi che quegli stessi soggetti erano cresciuti e nn più quindi dipendenti dalla protezione genitoriale.
    Credo che sia chiamata co-dipendenza.
    Credo che sia questo ciò che si intenda qui come dipendenza del Padrone dallo schiavo.
    Insomma…se io nn avessi il bisogno di dominare..nn sarei un Padrone..
    Ipotesi:
    Forse si tende a esculdere questa idea xkè si pensa che un Padrone, essendo più forte, nn si lega ad uno schiavo particolare e lo interscambia senza problemi?
    Personalmente…nn ne sono certa..
    Baci a tutti.

  7. complimenti per lo spazio, felice di averlo scoperto, lo frequenterò senz’altro.
    ce ne vorrebbero di più…
    c’è tanta soffrenza e molto spesso nessuno se ne accorge o fa finta di nullla…

    a presto,

    K.

  8. A me piace molto leggerti,anche se non sempre ho il tempo per lasciare commenti…ma…..’sti post continuo a dire che per me sono arabo…per me non esiste sottomissione in nessun tipo di ruolo…se non in modo molto soft e divertente in alcune occasioni…
    Baciotto da Viareggio*

  9. Non mi piacciono i commenti moderati – ed è quello che mi ha impedito di commentare… 😉
    Non sono neanche troppo d’accordo sulla conclusione in grassetto – esiste l’infelicità ovunque, come esistono rapporti felici, o soddisfacenti in coppie normali e non.
    Quello che io ho trovato nei bdsmer’s (in questa piccola ricerca mia degli ultimi anni…) ed è ciò che secondo me gli distingue è la chiara volontà di voler – e poter – andare oltre… di non fermarsi all’apparenza, o alle cose facili. Sono spesso molto meno negli schemi di altri…a mio modesto parere.
    Poi ci sarebbe da fare un discorso lungo sull’amore – che è SEMPRE il motore di tutto… anche qui, ma spesso viene negato, soprattutto davanti a se stessi.
    Un saluto a te, Ameya.

  10. @Sylvie questo lo chiederemo a Trinakria..quando sarà in linea
    @Severin non saprei proprio dove pubblicare una cosa, per me molto interessante e preziosa , ma agli occhi della letteratura scientifica e non, così modesta. Grazie comunque della fiducia!! un sorriso

  11. @Trinakria: nessuno, credo, abbia paura del confronto, e mi pare che Ameya lo abbia abbondantemente rilevato. Anzi, credo saremo tutti curiosi, “praticanti” e non di conoscere le tue diverse conclusioni

    sylvie

  12. ” Il rapporto è incentrato su una DIPENDENZA accettata, voluta e pattuita, da parte di entrambi ma spesso chi rispondeva non concordava sulla dipendenza del Master dallo Slave. ”
    Su questo, personalmente, non sono d’accordo neppure io.
    Intendo: una Relazione di qualsiasi genere, tra tutte le Basi, credo abbia bisogno anche di Reciprocità. E questo accade anche nelle relazioni BDSM.
    Non credo affatto che sia solo il Ruolo di slave a dipendere da quello del Padrone.
    Credo anche nell’inverso, soprattutto, ed un esempio a cui si può Benissimo fare riferimento è quello della Dialettica servo-Padrone di Hegel :
    ” Il signore, nel rischiare la propria vita proteggendo quella dei deboli, ha raggiunto il suo scopo, e si è affermato su quello che è divenuto il suo servo. Anche il servo però diventa importante per il signore poiché dal lavoro di quello dipende il suo stesso mantenimento in vita. È il servo che lo nutre, lo accudisce e gli fornisce gli oggetti di cui ha bisogno. Il padrone non riesce più a fare a meno del servo. Dunque la subordinazione si rovescia. Il padrone diviene servo (nel senso che ha bisogno di lui) del servo, e il servo diviene padrone (con la sua attività produttiva) del padrone.
    Da notare che non vanno perduti i ruoli originari, ma se ne aggiunge ad entrambi uno nuovo, l’opposto. Il passato di servo e padrone non viene eliminato del tutto ma in ognuno è in parte tolto e nello stesso tempo conservato il ruolo originario.
    Inoltre, il lavoro è formativo e creativo, poiché il servo, in ciò che produce, mette tutto se stesso e non solo la sua forza materiale, mentre il padrone si limita ad utilizzare gli oggetti prodotti. E poi, poiché le cose non sono di sua proprietà, il servo riesce a dominare i propri desideri: dunque, attraverso il lavoro, l’autocoscienza acquisisce anche la dignità.”

    Questo, a parer mio, ne è un esempio calzante!
    Aggiungendo, che anche la Mia Padrona la pensa in egual modo.
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  13. Vorrei sottolineare, se non è già stato fatto, che molto spesso nelle nostre coppie cosiddette “normali” la normalità non esiste affatto. Decine e decine di problemi emergono già dopo poche sedute di terapia…ma quello che è più interessante è lo schema o il preconcetto in cui si cade spesso pronunciando la parola “normale”. Normalità rispetto a cosa? Per questo penso che tu Ameya abbia fatto un ottimo lavoro in questa ricerca. Cito comunqie un articolo presente in rete di Paul Watzlawick, il grande psichiatra capostipite della “scuola di Palo Alto”
    http://erewhon.ticonuno.it/arch/rivi/campus/wterapia.html

  14. Certo Wolf ci credo che vi siano relazioni disfunzionali ovunque
    ma la tesi qui era contraria
    ciò che appariva superficialmente era la coppia in se stessa BDSMer disfunzionale…mentre è stato sorprendente scoprire un buon grado di appagamento, in ciò che dall’esterno non sembra apppagante.

  15. Piu’ che altro non colgo perche’ le differenzi… a me appaiono come due insiemi che possono benissimo avere, e quasi sicuramente hanno, un’aria di intersezione. In altre parole che tra tutti i rapporti BDSM non ve ne sia una certa percentuale con problemi e disfunzionalita’ (= infelicita’ e violenza) e’ davvero poco credibile (e infatti ne sono a conoscenza, e non di uno solo ;)).
    Tendo a pensare che chi pratica ed e’ intervenuto, ha teso a “difendere” e “esaltare” la propria categoria, la propria scelta.
    D’altronde, se vai a vedere i sondaggi che fanno, ad esempio, su La Repubblica e su TGCOM, a uguale sondaggio corrispondono risultati diametralmente opposti, perche’ i relativi lettori hanno tendenzialmente idee politiche contrapposte.

  16. ‘mannaggia, mi scuzasse tantissimo, amegliopode, per aver storpiato il suo nome. >;)
    Ora lo rimetto a posto… con qualche colpo… ban ribim bum…
    Buon finesettimana, ameya!

  17. Non si inneggia qui al BDSM come meglio peggio uguale ai rapporti vanilla.
    il paragone era tra relazioni DISFUNZIONALi e tra BDSMers…c’è una consapevolezza e una volontà diversa…mentre nei rapporti disfunzionali si è inconsapevoli della violenza esercitata e subita.
    A-Man questo week end ti agita parecchio! hai scritto anche male il mio nome, mi chiamo Ameya 🙂

  18. Ebbrava amelya.

    Ecco, sull’ultima conclusione, non concordo.
    BDSM può contribuire al benessere di coloro che hano una sessualità in cui il potere ha un ruolo prevalente. Non penso affatto sia una garanzia di “felicità superiore”, ovvero non lo è in generale.

  19. Non so quanti sappiano in realtà perché possono vivere solo rapporti SM. E credo anche che chi lo sa, o pensa di saperlo, abbia davanti un grande ostacolo: ammetterlo con se stesso/a.
    In ogni caso, mi viene anche da dire “Chi se ne frega se sono così… sono contento di esserlo”.

    La conclusione del post, in grassetto, non poteva essere migliore.
    Un saluto.

  20. Cara Oceanografica,
    dopo oltre tre anni di “onorata” carriera, penso di poter dire con ragionevole convinzione che il concetto di limite, nel bdsm non esiste, se non in funzione del suo superamento.
    Provo a spiegarmi meglio. Personalmente, ho smesso da molto tempo di chiedermi cosa mi piace e cosa non mi piace, cosa farei e cosa non farei, perchè nella fiducia incondizionata verso il mio Padrone c’è l’assoluta certezza che l’unico Valore che conta è il Suo Piacere, ma che al tempo stesso mai farebbe qualcosa che potesse mettere in pericolo la mia salute o la mia sicurezza.
    Questo però significa che non sempre e non tutto è “facile”, me tantomeno… concordato.

    La “consensualità” che è spesso sbandierata nel SSC, in realtà non si riferisce ai singoli momenti, ma solo alla prima ed unica scelta di fronte alla quale una schiava si e’ trova di fronte: Appartenere.
    Scelta che si espime all’inizio e che si ripercuote per tutto il cammino. Dopo quel momento, però, lo spazio per la negoziazione è finito. L’unico, eventuale, altro momento di “scelta” è quello che interrompe il percorso.

    sylvie

  21. Ottima sintesi che mi trova davvero concorde.
    Anche a me, dall’esterno, sembra che il controllo in un certo senso lo detti lo slave, ma nel senso che credo che il master sappia quali sono i limiti davvero invalicabili x nn trasformare il suo dominio in vera violenza e mancanza di rispetto verso lo slave.
    E questi limiti variano da persona a persona.
    E penso che la fiducia nasca anche dalla consapevolezza nn saranno mai oltrepassati se nn con il “consenso” dello slave stesso.
    Almeno…questa è la mia opinione da profana..
    Grazie Ameya.
    Ci hai davvero dato ottimi spunti di riflessione e grazie ai BDSMers per le loro testimonianze.

  22. Complimenti per la tua ricerca e per il modo con cui sei riuscita ad estrapolare da centinaia di commenti e riflessioni, un quadro d’insieme che mi sento in gran parte di condividere.
    Credo che le tue riflessioni, necessariamente di sintesi e generali, rappresentino molto bene dinamiche e motivazioni di chi vive il bdsm.
    Su un punto soltanto non sono d’accordo, ossia quando scrivi

    “credo inoltre che[…] a condurre il gioco veramente sia lo Slave, egli ha più potere nella relazione, il potere che scatturisce dal dono totale che egli LIBERAMENTE fa di sé”.

    Se e quando questo avviene si chiama “dominazione dal basso” ed è quanto di più triste si possa realizzare in una relazione bdsm perchè implicitamente, subodolamente e, spesso, involontariamente, mina le fondamenta stesse della rapporto Dom/sub.
    La dipendenza può, sì, essere reciproca (sopratutto se e quando il Possesso è associato all’Amore), ma la “frusta”, fisica o mentale che sia, può e deve stare solo da una parte.
    Il tentativo, spesso inconscio e inconsapevole, di “manipolare” il proprio Padrone, credo che sia qualcosa in cui ogni schiava, prima o poi, è incappata.
    E’ l’abilità e l’esperienza del Dom che consente di gestire queste situazioni e di ristabilire le giuste “posizioni”.

    Ti ringrazio nuovamente per i tuoi spunti di riflessione e per la tua obiettività.

    sylvie

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