"Troppe volte ho perso il controllo.
Troppe volte ho nascosto il mio disagio dietro sorrisi e sguardi dolci.
Troppe volte mi sono detta "Da domani basta", per poi ritrovarmi sul pavimento, ad ingurgitare cibo.
Bulimia, la chiamano.
Ma io non sono stata sempre così. Una volta ero una piccola farfalla di 47 chili, ma poi qualcosa mi ha impedito di volare e mi ha ridotta ad un ammasso di lardo.
Voglio cambiare le cose; una volta per tutte. E per farlo, ho bisogno del mio blog, ho bisogno di sapere che i vostri occhi scorrono veloci su queste poche righe. Perchè da sola non ce la faccio. Questa è la mia storia.
O meglio, una piccola parte della mia storia.
Voglio tornare a vivere, voglio uscire di casa senza vergognarmi del mio corpo e di quei 56 chili che porto addosso.
So che ce la devo fare; per me stessa. Perchè così come sono non riesco ad essere felice."
dal blog di Angela
"Tesoro… io prendo esempio da te per non scendere troppo con il peso … tu prendi esempio da me per mai vomitare… ok? Davvero sono molto sensibile quando leggo simili cose… mi vengono i brividi e vorrei solo urlarti addosso quanto il vomito ti rovina la vita… schifo schifo e solo schifo. Mi sono ritrovata a vomitare in mano in un bosco nascosta senza potermi pulire, o nel lavandino dell’ ufficio che poi ho completamente otturato e ho dovuto chiamare un idraulico, o nei bagni più luridi del mondo… Addirittura mi sono messa a mangiare in un bagno minuscolo ed era un miscuglio tra il vomitare e il mangiare… e ho vomitato anche nella vasca da bagno, dietro casa di mia mamma, in una spiaggia ad una grigliata, nei cessi dei ristoranti, amici, parenti… e anche nei bagni "pubblici" in cui c’e ne sono tipo 5 tutti attaccati separati solo da una porta (stile autogrill) in cui tutti potevano sentire….
non farlo… non farlo mai… non pensarci nemmeno…"
dal blog di F.
La sofferenza interiore devasta la psiche, ossessiona e proietta nel cibo il disagio del Sé, che non sa funzionare se non incentrato nella fobia del cibo. La Bulimica a differenza dell’Anoressica sa di avere bisogno. Ingurgita il mondo, metaforicamente la madre, la vuole, la brama ma subito dopo se ne deve liberare, provando un senso di colpa atroce per aver ceduto, e spinta da una urgenza di espiazione, inscena il rituale purificatorio attraverso il vomito o altre condotte di eliminazione quale digiuno per giorni dopo le abbuffate o pratiche sportive compulsive e estenuanti. La Bulimica si sente in colpa, si vergogna di aver ceduto, di aver permesso al mondo di entrare attraverso il cibo. La sua imperfezione si trasformerà in grasso se non evacuerà il cibo. Urge purgarsi, svuotarsi, punirsi, altrimenti il mondo saprà. Spesso la Bulimica sente nostalgia di un tempo in cui il suo Super-Io riusciva a funzionare e a farla stare lontano dal cibo. Nostalgia di un tempo lontano della rinuncia estrema. Ciò che la Bulimica sembra non sapere, è che chimicamente il corpo reagisce alle situazioni di digiuno forzato con meccanismi di recupero per la sopravvivenza della specie. Pertanto lo scatenarsi dell’abbuffata, inteso come un fallimento di volontà, e quindi di una imperfezione, altro non è che il recupero dell’organismo che richiede indietro gli elementi vitali persi dopo la deprivazione alimentare. Ingaggiare una lotta titanica contro questo meccanismo è una guerra persa in partenza, l’abbuffata arriverà automaticamente. Vergogna, senso di colpa e paura arriveranno come fantasmi altrettanto scontati. Paura di non riuscire più a fermarsi. Si ha la sensazione di precipitare in un abisso infinito, e la netta percezione che tutto il cibo del mondo non basterà a placare il vuoto, la voragine in cui ci si trova. I rituali della bulimica sono compiuti in un vuoto affettivo e sociale che la isolano dal resto del mondo. Essa appare sola, rapita in un amplesso sessuale con il cibo. La segretezza delle abbuffate ricordano certe pratiche deviate e perverse, dove lussuria, sregolatezza e eccessi alimentari parafrasano riti erotici sostitutivi. La Bulimica, sebbene possa eccedere in tutto, e quindi anche in comportamenti sessuali estremi, è più interessata a orge gastronomiche che a tutto il resto. Il cibo è la vera droga, viene nascosto, comprato e divorato in solitudine, la segretezza che accompagna tutti i rituali bulimici ricorda quello della dose, acquistata e consumata a insaputa del mondo. La quantità di cibo calorico richiesta aumenta sempre più, e per celare i bagordi il cibo viene comprato consumato e magari sostituito in casa, per non lasciare traccia. Imbattersi in una Bulimica mentre consuma il proprio rituale può impressionare chi non comprende a fondo. Non servirà nascondere il cibo, cercare di impedire o tentare di dissuadere, la follia e la brama diventano più forti e si ha un senso di bisogno estremo, non si può interrompere il ciclo, l’abbuffata una volta iniziata va conclusa, a tutti i costi. Nessuno può fermarla, quei biscotti sono visti come ragione di vita, e il pacco va finito fino alle briciole. Depressione e fasi di eccessiva euforia si alternano. La Bulimica non ha l’aspetto emaciato e cachettico dell’Anoressica, pertanto il disturbo è meno evidente. A farne le spese, laddove ci siano episodi frequenti e compulsivi di vomito autoindotto, sono gli organi interni, i denti devastati dagli acidi gastrici e compaiono calli sulle mani, osservabili a un occhio esperto. Spesso la sofferenza della Bulimica è talmente atroce e i sensi di colpa insopportabili, che essa arriva all’autolesionismo estremo procurandosi tagli ripetuti, inducendo in abuso di sostanza, e comportamenti estremi rischiosi per la vita, come eccessiva velocità, incuranza nei rapporti sessuali promiscui, e altre condotte che denotano un’attitudine di sfida alla vita, tipiche del disturbo Borderline di personalità. La Bulimica rischia la rottura dello stomaco, riuscendo a ingurgitare un numero di calorie impensabile per una persona che abbia una alimentazione normale. Nello spettro dei Disturbi Alimentari la Bulimia, assieme al amoredipendente.splinder.com/tag/binge+eating+disorder BINGE EATING DISORDER,(abbuffate compulsive senza eliminazione all’origine dell’obesità, altrimenti detta in italiano iperfagia), sono tra le cause più frequenti di morte per alimentazione, molto più pericolose del digiuno anoressico.
Ameya Gabriella Canovi
Criteri diagnostici secondo il DSM-IV Manuale Statistico delle Malattie Mentali
|
|
Ho letto con voracità"quasi compulsiva" questo post ed anche i commenti.
Dopo anni di esagerazioni alimentari, di abbuffate solitarie, forse, dico forse, ho trovato nella mia testa la forza per uscirne.
Anche solo sapere che c’è un posto dove potrei almeno ascoltare o perchè no farmi ascoltare mi solleva il cuore.
Bisogna esserci dentro con tutti i piedi per riuscire a comprendere quanto male si può stare, quanto dolore… altro che forza di volontà!
Scusa le frasi forse un pò confuse ma mi è molto difficile esprimere in questo momento quello che provo.
Cercherò di seguirti di più. Sono certa di trovare qualche risposta alle mille domande che in questo momento mi sto ponendo e a cui fatico a trovare risposta.
siamo mancate moltissimo, ma io ho deciso di tornare e ho trovato il tuo blog interessantissimo come sempre… dietro a un disagio c’è sempre un altro disagio… o solo un alibi? ma una cosa sola è certa, qualsiasi rimedio, qualsiasi scelta deve partire solo da dentro di noi, fino ad allora non possiamo che ascoltare e fare tesoro degli aiuiti e dei consigli, ma finchè non scatta l’input…ciao patty
@Utente anonimo nessuno qui sostiene una posizione assolutistica, in ogni ambito il SOLO non è reale, non si può scegliere solo la notte o solo il giorno. Meglio vivere sempre con tutte le possibilità disponibili… Ma scegliere di vivere SOLO per una bilancia mi sembra di una tristezza infinita, a te no?
una vita SOLO commedia a me non piacerebbe….sono depressa?
Ogni giorno una lotta.
Ogni giorno si prova a ricominciare.
Perchè infondo c’è il pensiero di voler tornare come prima. Di riprovare quella felicità che anche se sai che era finta ti aggrappi con tutte le forze a quello spiraglio perchè ora va male. Perchè ora il cibo è qualcosa che non controlli. Che entra ed esce. Che ti fa male. Che ti fa innervosire. Eppure. E’ proprio la prima cosa che cerchi quando devi sfogarti. O forse, ormai, non è nemmeno uno sfogo. Ormai è proprio una dipendenza.
Ma leggere di ragazze che ora stanno bene, da sempre quel briciolo in più di speranza. Anch’io ce la posso fare.
@Leu ciò che chiami comportamenti sono invece IDEE. Per superare la depressione occorre cambiare idea su di sé e sul mondo. Se ci fai caso prima di sprofondare nella depressione c’è sempre un PENSIERO negativo sul mondo. Cerca in rete Becks Idee irrazionali. Si parte da lì. Solo se riesci a ridere delle idee irrazionali e vederle come tali, riuscirai a fermare i pensieri prima che divengano ossessioni..questo vale anche per l’anoressia e la bulimia. Ogni volta che mi trovo in un turbinio ossessivo, a monte c’era una idea. Distorta..
Non ti preoccupare se a volte ricadi in un vortice triste..prova a dirti: NON E’ REALE, è solo un pensiero. Ridi e vai fuori a fare una passeggiata, telefona a un’amica che ti fa ridere. La vita non è solo una tragedia, può diventare una commedia divertente. Vuoi?
tra bulimia ed anoressia , io sinceramente non so quale sia la tragedia peggiore… so solo che sono patologie che dovrebbero venire analizzate da esperti psichiatri (sono contraria ai TSO , ma ci deve essere una soluzione alternativa per la psichiatria)
un saluto
Linda
ciao ameya ho bisogno di chiederti un’informazione, la scrivo nei commenti perché forse è una cosa che interessa anche altri lettori.
allora, succede che quando si hanno problemi di depressione ci sono dei comportamenti automatici che vanno corretti (esempio: se non sono perfetta non verrò mai amata, essere perfetta significa essere bella, essere bella significa essere magra, il mio valore dipende dall’approvazione degli altri e quando manca l’approvazione altrui io non esisto più eccetera. questo è solo un esempio che vale per me).
questi comportamenti dopo riflessioni e meditazioni ed eventualmente terapia vengono progressivamente disinnescati e sostituiti con delle alternative. il eprcorso interiore, se ho ben capito, consiste nel conoscere sé stessi e il proprio valore e i propri limiti e prendersi cura di noi stessi.
allora accade però che ci siano delle ricadute, sempre più sporadiche e sempre meno violente, nel mio caso non nella bulimia (per fortuna) ma nella depressione sì. queste ricadute spaventano sia me sia chi mi sta vicino e per quanto mi riguarda mi deludono tantissimo. mi sento sotto scacco e mi sento fallita.
dopo quanto tempo la sostituzione e la rieducazione diventa effettiva? come fare per capire quando il mostro è sconfitto definitivamente?
Quel cibo che vuoi far diventare a tutti i costi amore,calore,coccole,abbracci..quel cibo che si "lascia mangiare",che puoi controllare..L’unica facile e "veloce" alternavia per sedare l’ansia che t’assale quando senti di non poter avere il controllo su quello che succede.. Impazzisci,le mani tremano,il cuore batte forte,la testa continua a ripeterti di mangiare,di riempirti fino a scoppiare..E tu,come un’automa,esegui l’ordine..mangi senza renderti conto di quello che stai ingoiando,mangi fino a quando non hai ripulito la dispensa..T’illudi di poter trovare un pò di pace,di assopimento ma ti sbagli..Eccoli lì,i sensi di colpa..pronti a logorarti i nervi, a farti sentire un’inetta,una grassa e ingorda ragazza che non riesce a resistere. E così subentra il vomito con il quale t’illudi di poter cancellare e attenuare il peccato al quale non sei riuscita a resistere..Vomiti rabbia e fallimento..ti svuoti di tutto quello che non riesci a sopportare,che occupa troppo spazio e che risilta troppo "pesante".. Non trovi pace nemmeno dopo aver consumato il rituale,anzi…è proprio allora che il vuoto ricomincia a brontolare nello stomaco,nella testa..
è un maledetto vortice,una vera e propria dipendenza,un bisogno di controllare quello che entra e quello che esce..di punire indirettamente chi ci ha ferite,chi ci ha deluse.. Facciamo male a noi stesse,ci costringiamo ad una morte lenta e dolorosa solo perchè non ci amiamo..e gli altri restano indifferenti o impotenti di fronte a questo spettacolo..
Io ho deciso di lottare questo mostro,di non lasciargli ulteriore spazio ma,ogni tanto,utilizzare la "stampella" mi fa comodo..
Grazie per l’attenzione e gli spunti di riflessione che offri.. <3
ho letto tutto, compresi i commenti,
un mondo di un dolore infinito,
ciao
@Grazie Aida per le tue parole, molto vere..
@anonimo
Sono bulimica. Non mi vergogno a dirlo. Ho imparato ad accettarlo, e ora lotto tutti i giorni contro di questa per riuscire a iniziare a vivere.
Mi fa male leggere le tue parole. Tra il ragazzo con cui uscivo e me è andata male a causa di questo schifo. La bulimia mi impedisce di relazionarmi con gli altri serenamente. Mi impedisce di fare discorsi che non siano "cibo-kcal-vomito-abbuffate-bilancia" e via dicendo. Lui ogni volta si arrabbiava perché mi vergognavo addirittura di quello che dicevo. Si arrabbiava perché al bar non prendevo niente da bere per la paura di ingrassare.
Poi mi ha detto che lui non poteva gestire questa cosa. Io non gli ho mai chiesto questo, eppure è andata male.
La ami? Non devi di certo guarirla tu. Devi starle vicina. Se ti mente non lo fa volontariamente, te lo dico perché mi sento nella stessa condizione.
Il cibo è il sostituto (im)perfetto per l’amore, mio dio quant’è vero…
@utente anonimo ..non la puoi salvare..nessuno può salvare nessuno..puoi solo lavorare su di te..chi dipende da qualcuno che ha una dipendenza è una condizione di co-dipendenza, leggiti su questo blog e in rete CODIPENDENCY, scoprirai cose interessanti su di te..
Ameya..per favore..
Dimmi cosa può fare un uomo innamorato di una bulimica che arriva a perdere la fiducia in qualsiasi suo buon proposito..
Io non riesco a fidarmi di tutta la sua persona, e mi sono ammalato..oltretutto questa mancanza di fiducia mi porta a peggiorare le cose.., una sorta di nevrosi che di certo non l’aiuta e la fa sentire peggiore..
PEr me lei non è peggiore di me…
Come ci si può fidare di una bulimica..?
Me le fa sotto il naso. ha ormai giurato troppe volte..e se in un rapporto di amore manca la fiducia dove mai possiamo andare?
Io l’ho lasciata.
@Maria, riconoscere il proprio disagio è tanto! Sono sicura che non diventerai pazza, esci fuori e goditi quello che c’è, abbi il coraggio di cambiare vestito, mettiti quello della gioia e della spensieratezza..
Innanzitutto grazie per l’invito. Fa sempre piacere sentirsi meno sola. Io vorrei soltanto uscire da questo inferno e dimagrire ed essere bella ed essere amata. E mi rendo conto che essere bella non equivale ad essere amata, che in fondo tutto ciò non ha senso. Ma ora per me questo è l’unico pensiero che conta. Non vomito. Mangio. E se non mangio penso al cibo. Giorno e notte. Senza sosta. Io penso di avere già perso parte della mia lucidità e se cotntinuerà quest’inferno io diventerò pazza.
Ameya, anche se passo un po’ di meno, le tue lezioni – riflessioni sono sempre di ottimo livello. Mi viene in mente solo una considerazione: ma quanto è difficile volersi bene….come dice Vasco la vita è "tutta un equilibrio sopra la follia" e caderci può succedere a tutti. Ciao, un abbraccio cordialissimo 🙂 Cla’
@Marlene quelle foto sono ritoccate con photoshop, non sono reali..
@grazie J. di cuore..ti abbraccio e ti voglio bene
Sono J. madre di una figlia di 19 anni bulimica da due.
Scrivo per il bisogno che sento dentro di dare voce a ciò che accade a chi vive vicino e con profondo amore ad una persona affetta da questo tipo di dipendenza. Dei genitori che vivono questa devastante esperienza non se ne parla, siamo come un esercito fantasma, un esercito di dolore.
All’inizio di tutto questo pensavo fortemente che avrei potuto contribuire in buona parte alla guarigione di mia figlia, avrei fatto le cose “giuste” perché questo accadesse, mi sarei impegnata in tutto e per tutto, modificando la mia vita, insomma disponibile a “mettere sul piatto” tutto quello che potevo, tutta me stessa e tutta la mia vita…….
Ma purtroppo non funziona così….. Mi c’è voluto un anno buono prima d’incontrare il doloroso muro dell’impotenza, un muro così duro che mi ha veramente spezzata……. E’ difficile fare i conti con l’impotenza quando di mezzo c’è la vita e il benessere di tua figlia, è una prova davvero dura, così pregna di dolore che a volte mi sembra un castigo e a volte invece non so come fare per contenerlo tutto…….
Ci faccio i conti ogni singolo giorno, il risultato non torna mai, a volte si avvicina un po’, ma non torna mai.
E’ una questione d’accettazione, di accettare che la vita ha i propri disegni e che ognuno di noi, mia figlia compresa, ha il proprio cammino e le proprie modalità per percorrerlo……….razionalmente questo lo comprendo molto bene, emotivamente il mio cuore di madre urla dolore e urla paura.
E tanta solitudine, tanta solitudine dentro e fuori……tanta solitudine dentro perché è lì che ti portano i grandi dolori, solitudine fuori è anche perché il dolore che tu porti e specchi costantemente, ormai da ben due anni, fa paura e tanti “amici” che non ce la fanno e si allontanano. Anche questo comprendo molto bene ora, per fortuna, evitando così rancori o errate interpretazioni……….
Navigo in queste acque sempre burrascose con tutta la mia famiglia compreso mio figlio 15enne che sta vivendo la sua adolescenza in un frangente famigliare davvero difficile.
Sì, perché questa malattia non da tregua, non da tregua a mia figlia così come non da tregua a nessuno che le sta accanto, è un costante logorio, ti scava fino a mangiarti dentro…….
E io mi dico che devo assolutamente staccarmi, non esserne così coinvolta, non farla diventare “la mia malattia” ma purtroppo continuo a fallire, non riesco a proteggermi, l’istinto materno che porto dentro di me mi spinge a vivere tutto questo a “viscere scoperte” creandomi così ferite su ferite…….
Vorrei tanto vedere un po’ di luce……..
Grazie Ameya.
solo questo io vorrei postare…solo questo e naturalmente i miei ringraziamenti ad ameya , per essere come è , sempre così impegnata e professionalmente seria e presente .
ciao Ameya , complimenti ancora e a presto sentirci .
Linda
@ è vero Fior, si hapaura di disidentificarsi
Molto spesso si ha anche paura ad essere liberi.. Un vecchio detto dice: " chi lascia la strada vecchia per quella nuova, sa quello che lascia ma non sa quello che trova" ed è la paura di lasciare la certezza per l’incertezza che frena..
con affetto..
blog davvero molto interessante… complimenti.. ti darò uno sguardo quando terrò le mani ferme…
molto bella l’immagine della ragazza nel cesso 😀
Ameya , premetto che sono in ufficio e volendo dedicare la massima attenzione a questi argomenti che stai trattando , rimando la lettura ad oggi pomeriggio . intanto ti lascio questa gif che io trovo splendida ed ho mandato solo alle mie colleghe più care .
ciao
da Linda
@Grazie MOnsieurLace…chi è all’inferno non crede che esista il freddo..chi è in prigione non immagina come ci si senta a essere liberi
Una tristezza tremenda e lacerante mi assale leggendo queste cose.
Siete bellissime con i vostri kg , cazzo.
scusa bulimici
oh oh tana,facevo parte dei bulemici? forse si,pensodistare bene ora,non mangio piu’ per ingerire
@Grazie Fiordimagnolia…
Ciao Ameya.. con il tuo post hai centrato il punto. Lì è tutto eccesso..
Ricordo che nel periodo precedente al primo ricovero, io mi svegliavo la mattina con il pensiero del cibo in testa che mi martellava.. invece che andare in università, passavo in rassegna tutti i bar, tutte le panetterie.. avevo una sola ed unica ossessione: mangiare, e di conseguenza vomitare.. Come leuconoe, credo di aver vomitato ovunque.. bagni in stazione, in areoporto, in università.. sul treno, in ufficio, da parenti, amici, nei prati, a bordo strada, addirittura sotto la torre Eiffel.. ero arrivata a vomitare 15 volte il giorno e a prendere 20 pastiglie di lassativi il giorno.. Alcol, droga.. erano all’ordine del giorno..
E si, anche autolesionismo che comunque tutt’ora non mi abbandona mai.. Adesso a distanza di anni e seguendo dei percorsi terapeutici, ho cambiato il modo di pensare.. Ok, ora passo dalla bulimia all’anoressia e viceversa, ma prima credevo che tutto questo era parte di me, che non potevo farci niente per cambiarlo, che "io sono così".. ma non è assolutamente vero! La bulimia è una brutta bestia perchè ti mangia da dentro senza far vedere niente fuori.. E vomitare è una cosa ignobile, e meschina.. una cosa che adesso non sopporto, ma che purtroppo continuo a fare pur conoscendola nei minimi dettagli..
Comportamenti a rischio ne ho ancora diversi, tipo il guidare con due notti insonni alle spalle, insonnia, alta velocità in macchina, autolesionismo, restrizioni.. ecc.. ma adesso sò che quella non sono io, che la bulimia o l’anoressia non sono me..
eh ameya, appunto! significa che non era così importante, no?
🙂
@chissenegrega Leu se non sei diimagrita? Sei GUARITA , alla faccia di chi sta lì a volersi male tutto il giorno e piangersi addosso…
hai buttato via l’ossessione e hai scelto di vivere! Evviva!
scrivo le ultime due cose, chiedo scusa ad ameya ma questo post mi tocca veramente da vicino.
1) la fame e la solitudine sono due cose che per me sono sempre andate di pari passo. non basta rompere l’isolamento, ma davvero, invito chiunque abbia problemi simili a parlarne, scriverne, esprimerli e dare loro una forma e cercare il confronto con chiunque, anche con i sassi per la strada. penso possa servire anche per trovare i motivi più profondi non dico per guarire, ma almeno per arginare l’emergenza della situazione. a me era servito, così come in realtà mi era servito toccare il fondo e poi rifletterci sopra.
2) per me era stato illuminante che non era tanto il vomitare il problema. vomitare fa malissimo, chiunque lo ha provato lo sa, è una cosa molto violenta da fare al proprio corpo, dolorosa e faticosa. io avevo sempre i capillari attorno agli occhi esplosi, crampi dappertutto. ma il problema in realtà è la fame, il bisogno di sentirsi piene da scoppiare. quando ho iniziato a concentrarmi su quello ho cominciato anche a capire.
io ho smesso di abbuffarmi e vomitare. e non solo, ho smesso di riempirmi di tutto quello che trovavo, farmaci, alcol, partners.
l’ho fatto quando mi sono resa conto di essermi abbandonata.
sono diventata la mia migliore amica ed ora so che non sarò mai vuota perché avrò sempre me stessa, non c’è nient’altro al mondo che può riempirti. neppure la mamma.
non ho idea del perché ho cominciato, mi ricordo solo che ero molto giovane e davano trauma di dario argento alla tv, dove una ragazza molto bella vomitava tutto quello che mangiava e a me era parsa un’OTTIMA idea. ma non è iniziato lì, tutto era iniziato molto prima. ricordo solo un’immensa necessità di attenzioni e da sempre una enorme fame.
ora penso di stare bene e anche la mia personalità è diventata più serena. non ho più grossi sbalzi d’umore, dormo senza ingoiare pastiglie (le rubavo a casa di amici o a mia madre. pensa un po’.), e mi voglio veramente bene, non tanto per quello che so fare quanto per il fatto stesso di starmi simpatica e di sorreggermi quando combino qualche guaio, come farei con una figlia o con una cara amica. da pochi mesi ho preso coscienza del significato di quella malattia che riesce a pervadere ogni aspetto della tua vita, da poco perché con i terapeuti con cui avevo intrapreso una cura alla fine avevo un pessimo rapporto ed è finita a coltellate tutte le volte. credo che non ci sia testa più dura di quella di una bulimica, se non altro perché si sente totalmente senza speranza e cerca terapeuti solo per verificare il LORO fallimento, spesso non per guarire davvero.
ah.
mi voglio bene
ma non sono dimagrita, fisicamente sono sempre uguale! solo, sorrido di più!
🙂