FLUIRE

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Vivere implica avere obiettivi e mete da raggiungere. E nello stesso tempo si possono incontrare ostacoli, avversità. Non sempre la vita segue il corso che vorremmo. Sogni, piani, desideri correlano i pensieri. Volontà, dedizione aiutano a realizzare piani prefissati, creano motivazioni, spingono ad agire, evolvere, crescere. La vita tuttavia segue corsi imprevisti, che a volte non combaciano con quanto fortissimamente agognato. A quel punto l’individuo deve misurarsi con la frustrazione di non riuscire ad ottenere quanto paventato. È nella prima infanzia che si apprende a tollerare il no. Melanie Klein (1955) riconosce nel bambino la capacità di imparare a discernere il seno buono, il latte, il cibo, il sì, dal seno cattivo, il non-cibo. Piano piano il bambino apprende che la stessa madre può essere buona, il latte, o cattiva, il ritardare il dono dell’allattamento.


In quest’attesa Bion (1966) individua la nascita del pensiero, e la trasformazione dell’attesa frustrante in accettazione che ci possano essere dei no, e da lì imparare a auto-contenersi anche quando ciò che si vuole, non c’è. La maturità raggiunta porta all’accettazione che il fiume possa prendere un corso differente, e la consapevolezza che non serve opporsi. Il corso del fiume della vita non può essere dirottato a piacimento, o addirittura invertito. Può solo essere navigato. La navigazione diventa a volte difficile, ostica, scomoda.
Nelle relazioni affettive spesso si reclama un decorso che non soddisfa le attese. Si inizia a chiedere all’altro di cambiare, se egli non lo fa, lo si colpevolizza, fino ad arrivare alla pretesa che l’altro scorra come un fiume che vorremmo noi.
Rabbia e frustrazione se non lo fa portano ad una escalation emotiva di richieste, vittimismi, colpe che non solo non faranno deviare il fiume verso chi fa richieste, ma lo porteranno ancora più lontano. Non è ‘sgridando’ il partner che egli avrà voglia di restare accanto a chi reclama. Non è cercando di invertire il corso del fiume che il partner diventerà come voluto.
Gli sforzi anzi saranno vani, frustranti.
Chi non riesce a fluire con il corso delle cose diventerà lamentoso, rancoroso ma non otterrà l’amore o i cambiamenti affettivi che richiede. Li allontanerà ancora di più. Solo chi riesce ad assecondare e fluire con il fiume navigherà con la corrente, accettando ogni momento quanto si incontra. Gli scogli e le rade vanno previsti e accolti, non è possibile stare nel fiume della vita senza accettare che vi sia un movimento continuo che non dipende dalla volontà del singolo. L’individuo può solo fluire con l’esistenza, amorevolmente accettando quanto incontra.
Cercando di trarre quanti più insegnamenti possibili, anche in acque tempestose.
Ameya G. Canovi

51 commenti su “FLUIRE”

  1. è tutto interessante quanto dici, il difficile è allontanarsi dal fiume diverso dal tuo quando ti rendi conto che col tempo travolgerà anche il tuo corso……

  2. @ Emi La progettualità è una componente della vita… dipende da come la intendi… tutto il discorso di The Secret sulla legge dell'attrazione ha una verità a mio avviso ma ancora di più se ci mettiamo a disposizione dell'esistenza, ti suggerisco di cercare un testo che si chiama Zero Limits di Joe Vitale…interessante…

  3. Cara ameya, sto rileggendo i post passati. "Fluire" è bellissmo però la frase iniziale "Vivere implica avere obiettivi e mete da raggiungere" per la mia esprienza è difficile accettare, perchè gli obiettivi, le aspettative creano sofferenza, specie se non si riesce a a raggiungerli. Io in questa fase della mia vita mi lascio vivere, avendo sperimentato molte delusioni. So che è una posizione rinunciataria, ma mi dà tanta pace, che è il mio obiettivo del momento. Un bacio emiemi

  4. Cara,
    potessi mi porterei il tuo blog a letto la sera prima di addormentarmi perchè la notte è il momento migliore per pensare e il mattino seguente per realizzare. Potessi me lo porterei quando sono in fila ad un appuntamento ecc…
    Ciò che sono e potrò essere nasce, come dici tu, dalla consapevolezza. per qs ti ho chiesto spunti di riflessione, un libro, esattamente come leggo il tuo blog.
    Ciao.

  5. @grazie puertosol. Hai letto bene l’ultima frase dell’ultimo post? 🙂
    il dip affettivo vuole comprare una soluzione, magari appresa da un libro o suggerita. Se vuoi che tua figlia cresca autonoma, dalle un modello. Diventalo prima tu. La vita non si impara dai libri, puoi riflettere grazie a un libro, ma poi se il modello non è coerente..non passa nulla!

  6. Cara Ameya,
    ho una bambina di due anni e mezzo. Vorrei crescerla senza bisogno di dipendenze. Io ne sono afflitta ma con molto senso critico e desiderio di cambiamento.
    Hai una buona lettura da consigliarmi? Non voglio che lei diventi come me.

  7. @tutto questo rientra nel quadro della dipendenza affettiva e a volte può diventare talmente disfunzionale e invalidante da trascurare tutto il resto, ma può cambiare! All’inizio devi avere un sostegno, cerca aiuto. riparti da te! in bocca al lupo! se ti va scrivimi la tua storia, dall’nizio!

  8. Bene ho seguito il tuo consiglio….ho totalizzato 123.
    Per quanto riguarda la domanda sull’ansia e le manifestazioni fisiche quando entriamo in disaccordo la più rilevante è un forte senso di angoscia…mi vien da piangere in momenti inopportuni e mi scordo a volte le cose, non sento i discorsi degli altri insomma sto da un’altra parte con la testa. Sicuramente la cosa che mi rimprovero di più è che quando sono veramente giù non ascolto neanche i miei figli e mi viene un senso di colpa pazzesco. Mi domando che razza di madre sono.

  9. @Utente anonima hai tracciato in poche righe il manifesto del dipendente affettivo..hai fatto il test per curiosità ci dici il tuo punteggio?
    c’è una domanda che riguarda l’ansia e le sue manifestazioni fisiche correlate! scrivici ancora!

  10. il tuo blog mi sa aiutando davvero tanto a capirmi. Vivo da tredici anni da dipendente affettiva. Tredici anni costellati di abbandoni e rappacificazioni. Da inseguimenti e fughe…. Avevamo già una famiglia che abbiamo deciso di mantenere in piedi. Oggi abbiamo io 46 lui 50 anni. Lui ha detto basta. Basta alla relazione sentimentale non all’amicizia e alla comunicazione. Ma non vuole più il mio amore. Dice che sono asfissiante che voglio cambiarlo che non lo capisco. Che mi ama, che gli ho tanto tantissimo (stima affetto passione aiuto sul lavoro) ma che pretendo troppe attenzioni e purtroppo è vero. Desidero in cambio amore. Dice che voglio sempre avere ragione, che sono fatta così e che non posso cambiare. Dice che ha preso questa decisione per non morire….Sto provando con tutte le forze a vederlo con occhi diversi ma a volte non riesco proprio a contenermi, chiedo continuamente spiegazioni su tutto, lo assedio…sembro razionalmente capire le sue ragioni ma poi mi ritrovo a sperare che gli passi…quando imparerò a rispettare le sue decisioni? Quando comincerò a vivere per me e non in funzione di questa relazione? Mi ripeto che devo vivere pienamente la mia famiglia ma è come una droga, tredici anni sono davvero tanti. Avrei tanto bisogno di aiuto perchè vorrei stare meglio con me stessa e mantenere un buon rapporto con lui senza un giorno pentirci di esserci conosciuti e amati. So che vi sarò sembrata viziata e stupida ma anche io ho tanto bisogno di sopravvivere a questa maledetta ansia.

  11. nero su bianco in questo post hai scritto i progressi della mia ultima stagione di vita e in questa pace profonda che sento venire dal tuo blog trovo significato, posto a tutto. anche agli errori.
    come sempre elegantissima e chiarissima, ti ringrazio di cuore.
    solo mi permetto di far presente che per arrivare alla consapevolezza c’è un buio che va attraversato, e va attraversato da soli.
    per me è stato così, ho aperto gli occhi solo davanti al vero dolore che il mio atteggiamento causava, ho scommesso e ho vinto.
    ti ho citato nel mio ultimo post. seis empre la benvenuta
    http://memoriamadremia.splinder.com

  12. non esiste solo il bianco o il nero.
    il concetto “non bisogna chiedere all’altro di cambiare” non significa che alla prima diversità di opinione, alla prima difficoltà, meglio lasciare il partner.
    Qui si parla di rapporti logoranti che fanno solo soffrire.
    In quel caso è inutile e “sbagliato” pretendere che l’altro cambi per renderci felici.
    Se accettare i difetti dell’altro implica annullare completamente se stessi allora è meglio andar via.
    Non credo che esistano davvero rapporti “normali”.
    Ognuvo trova il proprio equilibrio.
    Ma sono certa che il metro di valutazione sia lo stato d’animo.
    Se le lacrime superano i sorrisi, se la frustrazione supera la gioia…se l’accettazione dell’altro implica indicibili sofferenze…quello è il caso di porsi qualche domanda.
    Buona settimana Ameya.
    Will

  13. sono molto d’accordo su questo, anche se si vorrebbe il contrario..però il fiume a volte è talmente impetuoso che cerca solamente di travolgerti annegando tutti i tuoi pensieri…è difficile non lottare per salvarsi…ciao, un bacio

  14. io uso spesso l’allegoria del fiume nelle mie poesie , la vita é un lungo fiume che ci porta al mare , uno scorrere pieno di imprevisti che a volte neanche i remi della ragione riescono a orientare il nostro cammino. Raf

  15. vero quanto scrivi; bisogna saper accettare ciò che la vita ci porta giorno dopo giorno. però non bisogna neppure cadere nella trappola della rassegnazione; ossia, non si può solo accettare passivamente ciò che ci succede, penso…:)
    insomma, nella vita bisogna anche combattere per ottenere qualcosa; se ci si rassegna, è finita…credo:)
    poi naturalmente se non possiamo ottenere qualcosa, accetteremo la “sconfitta”, per così dire…però è sempre bene darsi da fare per raggiungere eventuali obiettivi, per prima cosa:)

  16. L’impeto dell’acqua è lo schiaffeggio naturale del proprio “arrendersi” alle cose, senza perdere di vista il suo mormorìo di cui abbiam bisogno di nutrirci, costantemente….

    Grazie Ameya

    Glò

  17. io rimango dell’idea che la vita è si un fiume che scorre, ma siamo noi con le nostre scelte a dargli la direzione, a superare gli ostacoli, a deviare il letto e a strabordare quando è necessario….. non possiamo variare il percorso di un altro fiume ne cambiarlo, ma possiamo cambiare il nostro di percorso decidendo di avvicinarci o allontanarci….. (anche di unirci al percorso di un altro fiume ;-))

    P.

  18. ogni volta che ti leggo ultimamente è un’emozione immensa. ora sto piangendo…ti chiedi perchè? nemmeno il latte ho potuto dare a mio figlio.

    prendila come un nulla , come un gran dolore e grazie , ameya. grazie.

  19. Insomma, se vogliamo che il fiume scenda qui a destra invece che infilarsi in quella disceda da quella parte, dobbiamo essere noi ad essere quel fiume.
    Rifletto sulle tue parole, Ameya, che ho avuto il piacere di ascoltare dal vivo. E’ bene rispettare l’altro, evitare di projettare su di l*i i nostri desideri.
    Qui inizia la parte difficile:
    1 – essere respons-abili
    Ovvero dare in prima persona una propria risposta ai propri desideri
    2 – avere l’audacia della libertà
    Ovvero realizzarle in autonomia quando e anche se questo non è di gradimento del partner.

    Le due cose knon sono affatto semplici. In particolare la parte due permette di passare dallo stagno ai due torrenti freschi e spumeggianti che scendono, a tratti, autonomamente, ciascuno nel proprio alveo.
    Senza la parte due la coppia stagna.
    Questo in teoria, per quel po’ che ho capito.
    Non è facile.

  20. Non sempre vivere implica obiettivi, oppure correla sogni e aspettative coi pensieri.
    A volte questi stanno su piani non intersecanti con la nostra sfera d’azione e così ci perdiamo in un vortice di ansie e ricerche affannose di quello che non c’è.
    Un saluto.

  21. ciao Ameya, piacere di fare la tua conoscenza….beh…ho visto che hai guardato il mio profilo….stasera non ho tempo, ma il tuo blog mi pare interessantissimo……ripasserò volentieri a leggerti….amici?

  22. Bellissimo questo paragone……ed è davvero così alla fine un fiume che scorre…..incontra ostacoli ma non si ferma…..riesce ad andare avanti…..non si possono cambiare le persone…..ci si può venire incontro in alcune cose…..ma la pretesa di cambiare l’altro diventa egoismo e allora non si parla più di relazione…..ma solo di imposizione…..davvero squallido…..