(RICEVO E VOLENTIERI PUBBLICO)
“Sono stata all’inferno e sono tornata. Undici lunghi anni della mia vita ho vissuto con un’ombra dentro di me, un macigno, una voce che mi ripeteva nella testa : lui non mi vuole.
Io, una delle tante, la terza scelta, forse la quarta. All’inizio è stato amore, per me, sconvolgente. Passione che bruciava carne e anima. Con lui mi sentivo io. Mi sentivo intera, unica, viva. Senza di lui mi sentivo mezza, o meglio a pezzi. Ero sposata, un matrimonio fraterno, pacato, rassicurante. Io non vedevo niente, vivevo come un automa, c’era lui nella mia testa. I miei figli crescevano e io ero girata di lato, lo sguardo altrove, distratta. Una mezza moglie, una mezza madre, una mezza impiegata. Ero io soltanto quando stavo con lui.
Mi sentivo bella, intensa, vera, soltanto nei rari momenti che potevo stare con lui. Era il mio dio. La mia ragione di vita. Ma lui a sua volta era rivolto altrove, aveva una moglie, delle ex amanti e un’amante ufficiale. E poi c’ero io, prestazioni occasionali, una ciliegina, un dolce da concedersi ogni tanto. Un pericolo, una minaccia per una vita già programmata, con le sue sicurezze, le sue mediocri abitudini.
Ora le vedo, allora mi sembrava tutto bello ciò che riguardava lui, lo vedevo avvolto di una luce magica, sensuale, magnetica. Quella luce era la mia, la bellezza che vedevo in lui era la mia. Ma avevo bisogno di lui per esistere. Ho passato anni negli inferi, aspettando che lui si concedesse, lui si avvicinava e poi si allontanava, una danza macabra, aveva il terrore dell’intimità. E l’avevo anche io, ma incolpavo lui.
Dopo anni ho capito che ero io a fare in modo di allontanarlo. Non gli ho mai dato sicurezza, non avrei mai abbandonato i miei figli, mio marito. Come poteva fidarsi di me? Non davo garanzie, ma pretendevo che me le desse lui. Secondo i miei pensieri ossessivi doveva scegliere me, non l’amante ufficiale, una roccia inamovibile. Lei era la sua sicurezza, non aveva figli, lo considerava intelligente, io lo umiliavo, lo facevo sentire sbagliato, lo volevo cambiare, aggiustare a mio piacimento. Come dargli torto se sceglieva lei? Invece io la odiavo, mi auguravo le accadessero cose turpi, immaginavo che lei scomparisse magicamente di scena, e lui finalmente mi scegliesse come la sua donna segreta. Mi garantisse gli incontri che assicurava a lei, lui la chiamava la sua storia “consolidata”. Come avrei voluto quell’aggettivo. A lei telefonava, con me non poteva permetterselo, era un contatto troppo intimo, troppo impegnativo, se mi dava un dito poi doveva, secondo lui dare anche un braccio. Non poteva investire su di me. Io ero colta, bella, più giovane. Lui, a parte il sesso, era mediocre, insulso, insignificante. Ma questo non lo vedevo.
L’avevo idealizzato al punto da desiderare, elemosinare incontri. Ho iniziato a perseguitarlo con messaggi cui lui il più delle volte non rispondeva. Insulti alternati a suppliche di perdono, collera cui susseguiva un interminabile mea culpa. Analizzavo, gli spiegavo se stesso e elencavo i suoi errori, gli dipingevo un quadro su come lui avrebbe dovuto essere con me, e lo offendevo profondamente. Mi permettevo tutto, come se lui fosse un misto tra una divinità e un essere inferiore che io disprezzavo a tratti profondamente. Come avrebbe potuto scegliere me? Ero un terreno minato, una cambiale a vuoto, una donna autonoma, mi fa ridere dirlo, indipendente.
Il bisogno di averlo era misto al bisogno di rifiutarlo, e inconsapevolmente mettevo in atto una serie di comportamenti affinché lui potesse rifiutarmi, ripetendo così uno schema antico, di me bambina che aspettavo mio padre. Che non mi riconosceva, non stava mai con me, aveva sempre di meglio. Come lui. Tutti i pezzi del puzzle si sono aggiunti pian piano. Ho iniziato ad apprezzare i miei figli, i momenti con la mia famiglia, mio marito che è sempre rimasto lì nell’ombra. Ho iniziato a sentirmi convalescente.
Gli incontri si sono diradati, la passione piano piano e incredibilmente è sfumata. Non l’attrazione fisica, quella no, era chimica, e credo ci sarebbe pure ora. Ma l’urgenza, il bisogno della dose a tutti i costi, l’aspettare che arrivasse il suo laconico sms “ci sei?”. Lui mi desiderava pazzamente, poi doveva fuggire, terrorizzato dal venire inghiottito dal mio bisogno, io ero castrante, soffocante. Lui a suo modo mi voleva, mi “amava” per brevi attimi, quello che riusciva a dare lo dava, donava tutto se stesso in un amplesso che non era solo sesso, era fusione, confusione e perciò lo atterriva e forse atterriva pure me. Io non lo amavo, lo mangiavo per poi vomitarlo. Al suo pari mi rendevo distante, incolpando lui di sparire, mettevo un muro di parole con gli sms tra noi, enfatizzavo le sue difficoltà la sua pochezza, il suo essere introverso, spaventato, congelato.
Mi ha sempre vista assente, inaffidabile, a volte dolce e amorevole, spesso tagliente. Buffo, quello che io rimproveravo a lui, lo facevo anch’io senza vederlo. Le cose che avrei voluto da lui non ero disposta io per prima a dargliele. Non avrei potuto far combaciare una famiglia con un amante e restare nella segretezza. Nessuno si è mai accorto perché lo vedevo con cautela al massimo un’ora, una volta ogni venti giorni, poi è diventato ogni mese, poi ogni due.
Ho iniziato a vivere lentamente, ho messo cose tra me e lui. Non cose qualsiasi. Cose che mi piacevano davvero. Ho iniziato a fare foto. A esporle. A frequentare gruppi di volontariato, ho iniziato a percepire che l’amore era dentro di me, e che se non arrivava da lui , arrivava da molte altri parti. Ero cieca, sorda, e all’improvviso ho iniziato a vederci.
Il vuoto che sentivo non era più vuoto, era pieno di cose piene. Era bello di cose belle. Non ero più mezza. Ero intera anche senza di lui. Bella senza dovermi vestire e pettinare per lui. Non c’era più il fuoco della passione, non c’era più il brivido della trasgressione, del rischio, del chissà se riuscirò ad averlo ancora, almeno solo una volta. Tutto questo ha lasciato il posto a un calore, a una pacatezza.
Ho iniziato a non sentire più rabbia per lui. Ho capito quanto tiene uniti l’odio. Ho iniziato a preferire un film piuttosto che cercarlo. Un buon libro, o un tè con un’amica, non per parlare di lui, ma per parlare di me, delle mie foto, delle mie letture. Avevo nascosto me stessa dietro di lui. Quando l’ho scoperto, di colpo l’ho visto vecchio, spento.
Ho saputo che ha avuto un lutto. Un tempo sarei corsa a salvarlo. Gli ho mandato un abbraccio educato e non mi sono più fatta sentire. L’ho lasciato solo con il suo dolore, i miei lutti in questi anni li ho sempre vissuti senza che lui si degnasse di abbracciarmi, nemmeno per amicizia. Mi sono chiesta se mi sono defilata per vendetta. No, è scivolato via così. Tante volte ho pregato che mi passasse, di svegliarmi al mattino senza che lui mi mancasse, frenando l’impulso di cercarlo.
Non posso dire di non pensarlo più, ha vissuto come pensiero parassita nella mia mente per undici anni. Mi sono immaginata mille finali di questa storia, eclatanti, tragici, a lieto fine. Invece si spenta senza far rumore.
A volte mi chiedo cosa avrà pensato, credo non si capaciti che io non sia più lì a mani protese a elemosinare, a pregarlo di baciarmi. So e sento che basterebbe un cenno e lui si concederebbe, per un’ora, per poi scomparire di nuovo per mesi nel nulla. Ci penso per un breve attimo, come un ex tossico che ripensa al picco eccitante dell’attimo prima del rituale.
Poi sento tutta la fatica, tutta la pesantezza, la noia di un copione scontato, consumato e con leggerezza lascio andare, senza sforzo, senza dovermi imporre nulla. Accade in modo spontaneo, prima vengo io, la mia serenità raggiunta è impagabile. I giorni che passo da sola con me stessa sono pieni, intensi, e arriva subito sera. Cucino, vado per la città a scattare foto, a volte mi spingo fino alla campagna.
Riempio le mie giornate di me, di piccole cose, delle cose che mi piacciono. Ho ritrovato il piacere di abbracciare mio marito. Mi sento come se fossi tornata da un viaggio, come se fossi rientrata da un coma, e ora assaporo ogni attimo.
L’ho incontrato mesi fa per caso a un semaforo. C’era una canzone bellissima alla radio. Ho continuato a cantare senza girarmi, la mia vita là fuori mi aspettava.”
MP
Cara Fiore &0, hai pensato di farti aiutare? Io da qui proprio non posso fare nulla per te. Se non dirti chiedi aiuto subito, uscirne si può eccome. Se lo vorrai. Un abbraccio
Ciao, ho 55 anni, io mi ritrovo nelle sensazioni nel dolore nell’incapacità di lasciarlo andare. Lui un manipolatore era mio marito mi ha tradito, umiliato, sfruttato. Dopo 30 anni di matrimonio ho capito. Io ho due fili con lui di 25 e 30 anni, lui durante il nostro matrimonio ha dato una figlia ad un amante che ora ha 14 anni. L’ha riconosciuta qualche mese fa senza fare il DNA e ancora mette in dubbio la sua paternità. Ora vive con una donna più giovane , con 2 figli,e lo nega ai nostri figli. Il problema vero che, sono passati ormai 4 anni, io lo rivorrei ma lui non mi vuole e soffro come un cane. Vivo ( non vivo) di ossessioni …. Sto malissimo
Rossella se senti che da sola non riesci perché non chiedi aiuto a uno psicologo? Coraggio! Se ne esce! Un abbraccio.
Io sono in piena crisi per una storia identica..e ho bisogno d aiuto xe non riesco ad uscirne..m si spacca la testa in due e non riesco a staccarmi..potete aiutarmi ?
Scusatemi continuo ancora a parlavi di me egoisticamente spero possa essermi d’aiuto questo sfogo. Non era la prima volta che mi imbattevo in una storia sbagliata di dipendenza la prima è iniziata quando avevo 22 anni ed è durata fino ai 25. Le caratteristiche della persona erano approssimativamente le stesse dell’ultima storia già raccontata…ho sofferto moltissimo e poi due anni dopo di nuovo un’altra storia sbagliata. Sinceramente io ora non voglio conoscere nessuno perchè sono certa di non provare interesse per nessuno, probabilmente cercherei di farlo soffrire per vendicarmi delle sofferenze subite ma provo anche una costante apatia…probabilmente non voglio sposarmi infatti ho una concezione negativa del matrimonio. Inoltre non credo nell’amicizia che considero un sentimento inutile ed ipocrita alla fine si riduce sempre ad uno scambio di favori che se non avvengono allora si rimane delusi e poi quante persone si dimostrano amiche e poi tradiscono alle spalle…insomma non ho fiducia nell’amore nè nell’amicizia…vorrei avere una mia indipendenza economica ma di questi tempi è davvero un’utopia…per ora è già tanto se riesco a lavorare qualche settimana e poi a casa…ma questa non è colpa mia è della crisi.Insomma io non vedo soluzione ai miei problemi…
Mi identifico molto nella storia descritta da MP, per me dura da 8 anni e non sono riuscita a costruire nessun rapporto affettivo importante o meglio non riesco più a considerare importante nessun uomo per me vedo tutto inutile e vuoto e nessuna persona interessante ho in testa uno stereotipo fisso sia fisico che mentale che mi piace mi attrae e non assomiglia minimamente a mio padre anzi tutt’altro. Con mio padre c’è un rapporto orribile lui vuole che sia dipendente da lui e mi umilia con questo, 40 anni laureata e uno straccetto di lavoro a tempo determinato che non mi permette di prendere le mie decisioni ma solo di subirle perchè lui ha polso lui sa come si gestisce una famiglia così fa con me come ha fatto con mia madre. E’ una sofferenza continua lo detesto e non riesco a liberarmi di lui del suo essere padre padrone insopportabile sia fisicamente che caratterialmente. E’ molto dura e difficile…è sempre stato così e temo sarà sempre così…l’ultima storia appunto con un uomo che consideravo l’uomo ideale bellissimo per me e con un’ottima posizione lavorativa …naturalmente sposato e con numerose amanti…vedendomi fragile si è divertito a prendermi in giro fino a quando non vedeva che io facevo sul serio che provavo un forte sentimento per lui …lui mi disse di provare compassione e di rivolgere le mie attenzioni altrove…quanto male …ma nello stesso tempo ho sentimenti contrastanti totale indifferenza a stati emotivi di risentimento e odio…non so come uscirne…davvero…non proponetemi uno psicologo perchè non ho soldi per permettermerlo. Vorrei dei consigli dei suggerimenti…vi dico anche questo mio padre non mi lascia nemmeno utilizzare l’auto…pur avendo la patente e quando l’ho presa ha commentato speravo non la prendessi…questo è mio padre…egoista e autoritario…insopportabile e non riesco ad uscirne …
abbi cura di te…ci provo anch’io
Interressante leggere le vostre esperienze, mi ha fatto riflettere molto sulla mia storia appena finita. Sono quasi convinta, che sommando gli ultimi anni, questo uomo mi ha fatto stare bene per tenermi stretta a lui, usando la psicologia affettiva su di me. Mi diceva spesso che io, non ero capace di amarlo, e che solo lui sapeva amarmi.
@Eliana credo che MP sia solo un pochino più autonoma, e un po' più guarita. Non demordere!! Acquista fiducia in te, trovati mille interessi veri che ti faccia sentire creativa. Accetta i miglioramenti anche se piccoli! faccio il tifo per te!
non so…certe sensazioni mi sembrano conosciute ma più che dipendenza affettiva mi sembra un gioco delle parti.MP che comunque reagisce, che si è concetrata sull'amante ma che ci gioca. ti vedo, no rirado gli incontri
sarà perchè , per me, dipendenza è attendere di essere chiamata e correre sempre e counque, indifferente al resto del mondo, alle umiliazioni che lui mi fa subire. pronta a correre anche se lui non mi vuole, quasi mai.
Eliana
cara m.p. tutto quello che posso dirti è GRAAAZIE!! se è vero che la guarigione piò essere solo collettiva e mai individuale, tu hai dato una "bottona " alla guarigione di noi tutte….ed è veramente un messaggio forte leggere che….ce la si può e cwe la si deve fare….per la guarigione del mondo femminile, per noi stesse e per tutte le altre donne che….sono ancora irretite dalla "malattia d'amore" che purtroppo devo riconoscere, anche dentro di me…è tutto tranne che amore!!!
grazie per il tuo scritto, ti tengo nel cuore!!!
@At indirizza l'attenzione verso cose che ti facciano sentire utile, creativa e viva. Vedrai che egli sbiadirà…
Ciao Ameya sono ancora qui per dirti che il blog è da un pochino che lo sto leggendo, ma non avevo fino adesso avuto il coraggio di scrivere, perchè mi vergogno, alla mia età ad essre coinvolta ancora in questa assurda storia, mi sembra quasi di impazzire, sto facendo uno sforzo incredibile nel trattenermi nel non cercarlo, ma spero di trovare la forza per riuscirci, lo devo a me stessa devo ricominciare a prendere in mano la mia vita! Ciao at
@La strada è lunga…ma se ne esce…leggi tutto il blog..intanto..
Ciao Ameya, sto vivendo una storia analoga a quella di MP,sono alla disperazione più totale, ho 53 anni e sono spsata da 30 con figli grandi. la mia storia di dipendendenza affettiva tra alti e bassi va avanti da 35 anni, non riesco ad uscirne… è indescrivibile il dolore che ho dentro, mi sono distrutta anche fisicamente, mi sembra di non poter continuare a vivere senza di lui e nemmeno con lui!
VORREI VIVERE!!!! Ciao at
un' esperienza dolorosa prima, di vittoria poi. un dono da condividere con altre donne. anche io vorrei volare, provo provo provo perchè nn mi accorgo di essere un meraviglioso cigno. o meglio nn mi accorgevo …… perchè se continuo ostinatamente a pretendere di volare è perchè inizio a sentire di essere preziosa, meravigliosa a prescindere da tante situazioni. nn riesco a trovare la porta giusta, ora. eppure dentro di me sento la certezza che vincerò. giovanna
Ci sono passata anch’io come te.
Non allo stesso modo, era molto diverso ma avevo una dipendenza viscerale da quell’uomo, poteva dirmi e chiedermi tutto ciò che voleva, io ero lì a dirgli di si senza nemmeno rifletterci un attimo.
Il movimento tra noi era sempre di me verso di lui, mai il contrario, ma raramente me ne accorgevo, anzi mai, fino a che un giorno..dopo l’ennesima delusione una lucetta fioca fioca si è accesa nella mia testa e .. ho cominciato a capire.
A vederlo sotto una lcue nuova, a cominciare a pensare che tutte quelle cose belle non erano altro che proiezioni diverse di lui nella mia testa ed è finita di lì a poco un pò come la tua storia..in sordina, senza far rumore, all’improvviso..
Ci siamo rivisti due mesi dopo la "rottura" e lui ha provato a fare quello che voleva senza chiedermi il permesso, ma non c’è riusctio, ha trovato un pane duro e senza alcuna voglia di essere morso.
E’rimasto a bocca asciutta e io non mi ci sono nemmeno impegnata un pò, è stato tutto talmente naturale che vederlo andare via esterrefatto mi ha fatto venire da ridere subito dopo.
In bocca al lupo!
@prendersi la responsabilità per se stessi è scomodo vero?
più comodo appiccicarsi a uno succhiarlo vampirescamente fino a sfinirlo..ovvio che fuggirà…riflettici
Vorrei essere libera come te
vorrei essere me stessa solo grazie a me…invece lo sono solo se mi sento amata per quei pochi minuti …ogni tanto
Che brutta sensazione, la consapevolezza del sentursi una nullità in assenza di lui e nonstante questo, non voler abbandonare questo stato.
"Lui"…un lui vale l’altro..
riesco ad allontanare il lui che mi ha massacrata psicologicamente solo attraverso la presenza di un nuovo lui che sono certa che mi massacrerà, perchè mi deluderà sicuramente, mi farà soffrire, e del quale non posso fidarmi (ma neanche farne a meno)…
mi sento inguaribile
@come si fa?
Per Ameya:
dopo aver letto il libro della Norwood credo di poter dire che questo blog contiene alcuni meccanismi tipici delle comunità di mutuo-aiuto descritte dall’autrice.
Considerato che in Italia non esistono gruppi specifici per donne dipendenti chiedo ad Amelia se non ha mai pensato di sfruttare il web e gli ulteriori strumenti di comunicazione e interazione sincrona e asincrona in esso esistenti per provare a realizzare una community di mutuo-aiuto ancor più tale.
@#53 non pubblico più i tuoi commenti perché non li trovo equilibrati, credo tu abbia bisogno di aiuto, e serio, se quanto scrivi risponde a verità, ti faccio molti auguri
#53 sono sconcertata
# 52 credo che prima si guarisca e POI SI POSSA STARE IN UNA RELAZIONE SANA, se no si utilizza una stampella aò posto di un’ altra
Non ho mai e dico mai, visto il mio "Amore" come un mediocre..
Anche se, ultimamente s’è spento rispetto ai primi tempi in cui il nostro Amore e sbocciato..E adesso, col senno di poi, non fatico a comprendere le motivazioni..Altro che, se egli non sia un Eroe..
Solo chi non conosce l’Inferno potrebbe reputarlo un "uomo spento".. Un uomo del genere, per resistere a tutto il male che c’è stato fatto, ha dovuto dimostrare d’avere non solo coraggio ma molto molto di più..
Se non siamo morti entrambi, è solo un "Miracolo" compiuto dalla forza dell’amore..Lui è molto malato, ma anch’io ho bisogno di sentirlo, di dialogare con lui, di leccare le nostre ferite, per uscire da questo tunnel più felici e robusti di prima..Mi auguro che trovi presto la forza di parlarne serenamente come facevamo un tempo..E’ possibile che il calore del mio sorriso ed il dolce sole del suo sguardo ci restituiscano la voglia di ridere ancora insieme..Indipendentemente da quello che deciderà di fare, nel limite delle mie possibilità, cercherò di rimanergli accanto, come del resto ho sempre fatto, sperando che tutto possa trovare la giusta collocazione..Vorrei scappare via insieme a lui,enon tornare mai più.. Se il mio sogno potesse mutarsi in realtà, vivrei quest’anno, il più bel NATALE DEL MONDO..
Un abbraccio a tutti voi
Dunque, Ameya, è la diversa visione dell’ "eroe" che spinge a "uscirne" (sebbene tu affermi "ti trovi un nuovo eroe" e questo nn è guarigione)?
A ben vedere, uno qualsiasi degli elementi elencati da #50 potrebbe provocare tale cambio di visione.
Allora, ad esempio, perchè l’amore sano per un nuovo uomo può/nn può farcela? E’ capitato a qualcuno/a di avercela o non avercela fatta ad "uscirne" perchè ha incontrato un uomo con cui ha provato veramente una relazione "sana"?
@ #50 io credo che la guarigione sia una "epifania", una rivelazione istantanea, un "insight", credo che molto semplicemente è arrivato un momento in cui MP ha visto, VISTO davvero la pochezza del narcisista, l’insicurezza del suo eroe, è come scoprire che la pepita d’oro è di plastica, è come quando ti dicono che Babbo Natale era tuo zio… scema la poesia, l’oscenità dell’ordinarietà del reale irrompe..e allora non puoi più raccontartela.. o ti trovi un nuovo eroe..o quello ‘scaduto’ non fa più effetto..sono stata troppo cruda e brutale?
La pancetta!! aaarg! Ora capisco perchè tutti vanno in palestra :-))
In realtà credo che le ragioni che possono indurre un soggetto DA ad un trauma/input per avviare o ausiliare il processo di "guarigione", sarebbero davvero meritorie di discussiione.
Provo a fare un elenco :
– decadenza fisica
– "scomparsa" definitiva dell’uomo
– amore sano per un nuovo uomo
– psicoterapia
– …. aggiungete voi
So che una combinazione di tali elementi sarebbe maggiormente efficace ma riterrei utile parlare di ogni singolo potenziale elemento dell’elenco come potenziale "attivatore" della "guarigione".
@ti pare quello di MP fosse amore?
La decadenza fisica può essere elemento di distacco solo se il rapporto d’amore è sorto sulla base d’una mera attrazione fisica..
Ma quì l’intreccio è molto più complesso, parliamo d’ anima, mente, corpo cuore e tutta la complessità d’un amore variegato e completo in ogni sua forma..
Potrai anche ingrassare, ma la gestualità il modo di parlare di camminare di soridere di guardarti,a distanza di tempo, se amore vero è rimane lo stesso..mica pettiniamo le bambole, signori miei sveglia!!!!
@a quanto pare la pancetta!! :-))
Dal frammento di mail di MP, penso si possa evincere che possa avere delle "ricadute".
A mio modestissimo e rispettosissimo parere, infatti, la "decadenza" "fisica", quale elemento detonatore del distacco, appare più un elemento correlabile alla immaturità del soggetto dipendente che non ad una reale "guarigione" della dipendenza affettiva (se di ciò si trattava).
In effetti sarebbe interessante discutere se e quali cose/mutamenti nell’uomo siano capaci di staccare la sua donna DA.
Ameya, quali?
Incollo un frammento da mail ricevuta da MP
"Il commento di chi mi chiedeva se ho ‘mollato’ perché sentivo di essere diventata stabile..no. Lui era sempre più spento, ingrigito, ha 52 anni, non so come funzioni per un uomo, ma lui aveva perso lo smalto, la passione. ho iniziato a vederlo triste, poteva offrire un picco, qualche mezzora di passione ormai ingiallita, non era più il mio eroe ma un cinquantenne spelacchiato e con la pancetta. l’ho visto umano, non era più dio. credo che questo mi abbia fatto ‘guarire’ e allontanare. a chi mi ipotizza che se arriva un altro io rifarò le stesse cose..non so rispondere, mi sento in pace, serena, non controllo più il cellulare ogni 10 minuti per vedere se mi ha scritto, non lo faceva mai, del resto…ero sempre in attesa di un nulla..o di una briciola, che arrivava sempre più di rado..come nell’esperimento dei topi con le leve, non arrivava più cibo, ho smesso di aspettarlo, come un gatto sotto la finestra, se non gli butti più il cibo, non lo aspetta più…da mensile la sua presenza era diventata bi-semestrale..non mi gratificava più, il suo diventare vecchio mi intristiva..non era più il mio eroe, ma un uomo triste e senza passione. un mediocre. vederlo così mi ha svegliata dall’ipnosi. mi auguro succeda a chi è sotto l’incantesimo cheho vissutoio per anni, grazie"
Riprendo da #43: "Non è mica detto che se capita una volta di perdere la testa di colpo per una persona considerata "speciale" questa sia la regola per poter "etichettare" il soggetto, come patologicamente "deviato"..
e concordo.
Sarebbe in effetti interessante discutere le possibili reazioni di un soggetto con precedente DA verso un fidanzato nel momento in cui incontra un soggetto d’amore con cui instaura una relazione "sana" ( in cui l’amore non si misura in sofferenza e tormento ma in serenità, allegria, tranquillità e fiducia).
Cito al riguardo una esperienza che mi è nota:
il soggetto DA ammetteva al nuovo partner la sofferenza della storia precedente e dimostrava -contrariamente alla precedente- una intimità tranquilla e soddisfattoria,ma ha troncato varie volte la storia sana per correre dalla precedente cercandola di propria iniziativa o appena quest ultima la minacciava di chiusura/abbandono definitivo o si rendeva comunque disponibile. Ciò per varie volte in pochi mesi. in modo quasi parossistico.
Alla fine la storia precedente ha avuto la meglio per abbandono del nuovo parter dovuto ai troppi umilianti abbandoni repentini subiti e per interrompere al soggetto DA un ingravescente sconquasso morale e psichico dovuto alla consapevolezza di una degradante "spola" tra due uomini.
Anch’io sto vivendo la stessa tua situazione MP. Mi sembra di leggere la mia storia in queste tue righe. Purtroppo sono solo tre giorni che ho staccato la spina e il dolore è ancora molto forte. Ho dovuto spegnere il cellulare per non avere la voglia matta di mandargli l’ennesimo sms del tipo:"Mi manchi. Cosa stai facendo?" E piango. Cerco tutti i suoi difetti per odiarlo di più, ma è difficile. Non poteva continuare così e prima o poi doveva finire. E ora che è finita per mia volontà mi pento! Avrei voluto che fsse lui a lasciarmi, e invece sono stata io. Devo farcela! Devo amarmi di più!
Ho la sensazione che quì come sempre si stia "generalizzando"..
Non è mica detto che se capita una volta di perdere la testa di colpo per una persona considerata "speciale" questa sia la regola per poter "etichettare" il soggetto, come parologicamente "deviato"..
E’ successo, con quel soggetto Punto..
Questo non significa di certo essere delle persone instabili e dunque incapaci di fornire sicurezze all’interno d’un rapporto "stabile"..
Chiaro che, prima di costruire bisognerebbe pensare:
-Perchè lo faccio? Cosa desidero da questa persona? Quanto è ancora forte la presenza dell’altra? sarà solo un accavallarsi di sentimenti oppure è ciò che reputo opportuno per me? ho fatto abbastanza vuoto, ho curato ben bene le mie ferite, ho compreso i miei sbagli? Oppure no,? ed è per quello che ci ricadrò nuovamente?Ho voglia di ricostruire solo perchè l’altro non mi dava la sicurezza che cercavo pur amandolo ancora molto, ma che cos’è che poi ho amato così tanto di lui?oppure , perchè dovrei interessarmi d’altro è esattamente ciò che voglio, ciò che servirebbe a restituirmi la serenità che desideravo?mi sento profondamente attratta dall’idea di costruire comunque, o ricostruire comunque o nel farlo percepirei quel" tutto" come una forzatura, perchè se così fosse, a quanto servirebbe? solo a star bene per un pò .. e di ciò che ardentemente che ne rimane? Desideravo ciò che effettivamente esisteva oppure s’è trattato d’un mero ideale di vita,benche l’altro non sia mai stato capace d’offrirmi? Lo stimo? mi stimo abbastanza?Decido perchè snto di voler decidere diversamente o perchè non ho altra scelta?
Tutte queste sono domande fondamentali, rispondendo alle quali, MP. potrà esattamente prevedere se il problema focale sia stato o meno quello di non sentirsi sufficientemente importante, oppure tanto tanto altro..
La gente cambia solo se ha deciso di cambiare con cognizione di causa,anche se, al cuore proprio è difficile imporre delle regole, esistono pur sempre dei parametri di riferimento "ragionevoli" per i quali continuiamo ad amare e a desiderare una persona o per i quali si decide con consapevolezza di voltarsi dall’altra parte..L’importante è farlo non per ripicca, non per rabbia nè per sete di vendetta, ma farlo solo nel momento in cui con consapevolezza s’è convinti di voler dire basta!!!
Solo in tal caso, anche qualora egli o lei tornasse a distanza di tempo..sarebbe proprio inutile, foss’anche il sentirgli dire quanto la propria persona sia stata per egli importante..Non è una competizione, è la porta del cuore che davvero non si apre a proprio piacimento..Ecco ciò che penso..
@Interessante osservazione, vediamo cosa dirà MP
Sono contento per la lettrice che ha risolto il proprio problema.
Sarebbe utile capire a questo punto se il vuoto affettivo che lei cercava di colmare è stato colmato davvero oppure chiederle cosa le accadrebbe se l’altro uomo dovesse ripresentarsi dicendogli – in una sorta di corteggiamento- ciò che MP dice di aver sempre voluto sentirsi dire (sei la prima, lascio mia moglie, ecc…).
Ho la sensazione infatti che la dipendenza affettiva si nutra della stessa instabilità di un rapporto: in un devastante circolo vizioso "insicurezza ->bisogno di essere sicuri di avere affetto -> instabilità-> più insicurezza" ( cioè tanto più instabilità ed insicurezza si riceve tanto più si lotta per riuscire ad avere affetto legandosi sempre di più). A tale riguardo potrebbe chiedersi a MP se nn sia stato proprio una percezione di stabilizzazione del rapporto in questione, ad averle dato inconsciamente la prima spinta a spezzare il circolo vizioso descritto.
Saluti
@Se vuoi un mio parere sulla condivisione del partner con altre credo che sia molto umano soffrirne, ma molte donne ‘fingono’ con loro stesse in nome di una modernità fasulla. Per ora nella nostra società siamo ancora monogami emotivamente, se non di fatto. Il sapere fa soffrire, nonostante si cerchi di sdoganare la coppia aperta. Lo scambismo di cui qui si è dibattutto, ai miei occhi, è il tentativo di sdoganare altre forme di relazioni, improntate alla sessualità non all’affettività. Per ora affettivamente cerchiamo ancora l’esclusiva. Altre configurazioni sono ammesse ‘sulla carta’ ma credo che ancora non siamo emotivamente pronti a non soffrirne. Chi accetta lo fa per non perdere le briciole o i momenti di gocce di amore che percepisce tra tante altre emozioni come l’umiliazione di non essere unici, la paura di perdere anche quel poco. Ci si racconta che si prende quel che c’è…ma si è sempre affamati, in richiesta, in attesa che arrivi la chiamata, che tocchi il proprio turno. Ci si vergogna di accettare di stare in fila, ma si dipinge il fallimento dell’esclusività di modernità e emancipazione. Se qualcuno è riuscito a stare in una relazione affettiva di condivisione, condominiale, e a non soffrirne può dirci la sua testimonianza?
Anzi farò di questa tua domanda un post
Buongiorno Ameya, sono a Marta, come al solito è molto interessante leggere i tuoi post. Mi sento coinvolta nell’argomento. Ho impiegato molto tempo per staccarmi da una relazione sbagliata. Riflettendo su quel che mi capitava mi ricordo di essere giunta a conclusioni tipo “E’ come una droga” “solo una telefonata e poi basta” “se gli telefono mi calmo” “se ci faccio l’amore una volta poi per un po’ sto meglio” e poi un continuo pensare di poterlo “aggiustare” o di poter aggiustare me e rendermi più adeguata a lui, trovare il modo, cambiandomi, di “tenermelo”. Ora questi pensieri mi fanno raccapriccio e questo significa che sto meglio, che sono cambiata, ma fino a poco tempo fa mi possedevano. Io vedevo solo quello. Io cercavo la dose.
Per togliermi questo velo dagli occhi ho dovuto patire molto, vivere un’altra storia che io credevo d’amore e la nuova batosta però mi è servita per dare una svolta.
E’ stato come affondare in un mare blu e poi, trovato il fondo, darsi una spinta con i piedi per risalire.
Posso però “usare” il tuo blog per chiederti e chiedere ai tuoi lettori un piccolo parere?
L’uomo con cui stavo aveva altre donne. Quando io l’ho scoperto mi ha detto che soffrivo perché ero adolescenziale ed ero l’unica che aveva problemi perché le altre non ne avevano, ero in difetto io.
In un modo indiretto ho conosciuto una delle altre. Userò nomi finti. La chiamerò Luisa.
Luisa scopre di me e Lui tramite una nostra amica comune. (Lui non dice a Luisa che noi abbiamo una relazione e non dice a me che va a letto con Luisa). Luisa dice alla nostra amica comune che NON sa che loro due vanno a letto insieme “tu che la conosci dì a Marta di stare attenta perché Lui non è affidabile sentimentalmente”. Ma cos’è? Solidarietà femminile o un modo un po’ ipocrita per dirmi “stacci lontana che è mio”?
Poi dice a Lui “Mi è stato detto di te e di Marta, non parlarmi di lei non voglio sapere nulla”.
Ma davvero quella forte e matura è lei?
Grazie per la pazienza e scusate.
Marta
Eh lo so!
Per questo sono in fase "lavori in corso"
🙂
Grazie Ameya!
@MP:
conosco bene l’inferno di cui parli..
Will
Gli amici sono come le stelle non li vedi ma sai ke esistono…
incollo
Sono MP
non credo che chi non ha provato possa capire cosa sentivo quando potevo, quelle poche rare volte, stare con lui.
Era fame. Fame di qualcosa chenon trovavo altrove, e che sentivo di saziare solo con lui. Ero pazza, come drogata della sua fisicità, con lui andavo in un posto senza nome dove eravamo soli io e lui. Ma durava lo spazio di un secondo e lui non c’era più, si negava e iolo inseguivo, impazzivo e mi disperavo. Un inferno. Finoa quando tornava, si nutriva, ci nutrivamo e poi di nuovo il gelo. Qualcuno che legge questo blog ha mai provato questo inferno?
io mi sento miracolata ora.