CODEPENDENCE
Il termine codependence fu utilizzato primariamente per definire il partner dell’alcolista. Negli Usa dagli anni Sessanta si sono costituiti gruppi di auto-aiuto chiamati Alcolisti Anonimi, AA. Caratteristica di questi gruppi è il ritrovarsi in giorni fissi, senza gerarchie, soltanto alla presenza di un tutor, normalmente un ex alcolista che fa da supervisore. I soggetti si dispongono in cerchio e scelgono un tema su cui dibattere. Il programma è preciso e si basa su una procedura chiamata “Dodici Passi”: Coloro che lo seguono affrontano tematiche spirituali, in sintesi l’assunto di base è che alla radice della dipendenza dall’alcool vi sia una spiritualità perduta che viene recuperata attraverso il programma.
Ben presto ci si è accorti che non esisteva solo il problema alcolista, ma che egli era inserito in un sistema familiare, che vive un disagio altrettanto grave. Si sono costituiti così i gruppi Al-Anon. Il familiare di un alcolista ha caratteristiche ben precise. Negli anni il termine Codependent ha iniziato ad essere usato per riferirsi alla persona che ha una relazione significativa con una persona che fa abuso di sostanze. Colui che si lega ad un alcolista o un tossicodipendente è animato dalla speranza di salvarlo, di guarirlo dalla dipendenza. Dedica la propria vita al recupero dell’Altro. Lotta. Sopporta umiliazioni, sacrifici, deficit economici, a volte vere a proprie violenze fisiche. Eppure resta intrappolato nella relazione, vi si aggrappa, non demorde. Il partner ha una dipendenza da alcool, sostanza, gioco d’azzardo, sesso compulsivo. Il codipendente ha una dipendenza dal partner. O, ancora più irrazionalmente, una dipendenza dal volerlo salvare dal nemico e rivale: l’alcool, altra tossicodipendenza o pratica compulsiva.
Ben presto ci si è accorti che non esisteva solo il problema alcolista, ma che egli era inserito in un sistema familiare, che vive un disagio altrettanto grave. Si sono costituiti così i gruppi Al-Anon. Il familiare di un alcolista ha caratteristiche ben precise. Negli anni il termine Codependent ha iniziato ad essere usato per riferirsi alla persona che ha una relazione significativa con una persona che fa abuso di sostanze. Colui che si lega ad un alcolista o un tossicodipendente è animato dalla speranza di salvarlo, di guarirlo dalla dipendenza. Dedica la propria vita al recupero dell’Altro. Lotta. Sopporta umiliazioni, sacrifici, deficit economici, a volte vere a proprie violenze fisiche. Eppure resta intrappolato nella relazione, vi si aggrappa, non demorde. Il partner ha una dipendenza da alcool, sostanza, gioco d’azzardo, sesso compulsivo. Il codipendente ha una dipendenza dal partner. O, ancora più irrazionalmente, una dipendenza dal volerlo salvare dal nemico e rivale: l’alcool, altra tossicodipendenza o pratica compulsiva.
Il costrutto della Co-dipendenza non ha mai trovato un consenso unanime nella letteratura scientifica.
Nel tentativo di tracciare le caratteristiche psicopatologiche della co-dipendenza e di disegnarne un profilo diagnostico clinicamente percorribile, Cermak (1986) ha proposto alcuni criteri diagnostici per il Disturbo Co-dipendente di Personalità:
· Controllo di sé e degli altri nonostante l’evenienza di serie conseguenze negative;
· Il senso di autostima deriva dal sentire che si riesce a controllare,aggiustare, l’altro;
· Assunzione di responsabilità per l’Altro, anche quando non richiesta;
· Disinteresse per i propri bisogni, priorità alle esigenze dell’Altro;
· Distorsioni del confine di sé in situazioni d’intimità e di separazione;
· Coinvolgimento in relazioni con soggetti affetti da disturbi di personalità, dipendenza da sostanze, altra dipendenza o disturbi del controllo degli impulsi.
Vi possono essere inoltre:
1.Eccessivo ricorso alla negazione; 2. Costrizione delle emozioni; 3. Depressione; 4. Ipervigilanza; 5. Compulsione; 6. Ansia; 7. Abuso di sostanze; 8. Condizione attuale o pregressa di ricorrenti abusi fisici o sessuali subiti; 9. Malattie da stress; 10. Permanenza in una relazione primaria con un soggetto abusatore di sostanze per almeno 2 anni senza richiedere un aiuto esterno.
Secondo Pia Melody la codipendenza è sintomo di un mancato sviluppo del rapporto con il SE’. Nel testo Facing codepence (1989) individua cinque costrutti cruciali per riconoscere la codipendenza:
· Basso livello di autostima
· Difficoltà a stabilire confini definiti e sani con l’Altro, con tendenza a invadere e a farsi invadere dall’Altro.
· Difficoltà a riconoscere i propri bisogni, chi si è, cosa si sente
· Persistenza nel prendersi cura dei bisogni e desideri altrui a costo di dimenticare e a trascurare se stessi.
· Difficoltà nell’esprimere ed esperire la realtà con moderazione, tendendo all’eccesso in ogni manifestazione di sé.
Occorre distinguere il disturbo di personalità dipendente, la dipendenza affettiva e la co-dipendenza.
Ameya G. Canovi
un amico al quale ho chiesto aiuto mi ha indirizzato su questo tipo di dipendenza e devo purtroppo ammettere che questo è il mio vero problema nato da una situazione di disagio sin da quando ero piccola, in famiglia le donne dovevano mangiare in cucina …. sento appagamento solo se riesco ad aiutare qualcuno e mi rendo poi conto di esagerare a mio discapito. Non capisco la reazione dell’altro che evidentemente non vuole essere aiutato e lo interpreto facendomene unan colpa. E’ importante capire cosa sta succedendo per arginare il problema anche se non e’ per nulla facile. Sono una donna di successo, ma la mia autostima e sotto lo zero, devo cambiare e la cosa curiosa che ora mi viene in mente: devo cambiare così l’altro sarà felice invece di dire devo cambiare così staro’ meglio! ho molto lavoro da fare, ma conto di riuscirci, lo spero davvero la mia sofferenza è davvero al limite. grazie per il supporto.
è proprio così… e quindi dimostra di essere altrettanto dipendente dal dipendente!
Il codipendente alimenta il dipendente per paradosso. Non ne disinnesca il potenziale, anzi quando il secondo intraprende un circuito virtuoso il primo, sentendosi inutile, soffre e cerca inconsciamente di sabotare il piano del dipendente.
@Irinap vedi com’è facile cadere nello schema io ti salvo te che vuoi salvare lei ecc? Credo sia meglio spostarsi…nella vita ognuno impara facendo la sua strada, puoi solo condividere la tua esperienza ma non sperare nè credere che salverà gli altri dal commettere i loro errori…
Mi è capito di annullarmi e rinunciare a me stessa per “salvare qualcuno”. Ora un mio amico si trova in una situazione analoga, non riesce a uscirne, è un vortice che lo risucchia e non se ne rende conto… ho provato l’impulso di raccontargli la mia storia per “salvarlo”… ho lasciato perdere: non “sente”, proverà, s’accorgerà… poi gli racconterò.
Buon fine settimana, carissima 🙂
UN SALUTO!!!
Ecco faccio 100!!!Un buo fine settimana…………..
Carlo
Sempre interessante.
Ciao da Fabio
@Bello anima
Stravolti Sguardi Smarriti
Persi in una vita di duro rispetto
che hanno saputo ingerire terra e vergogna
che hanno saputo sfamarsi di niente o non del nulla
se non di una preghiera che li colmasse
di speranze immaginarie e di letti caldi e fiabeschi.
C’è chi non sa quanto possano essere lancinanti
quei crampi che incidono la bocca dello stomaco e del cuore
che difendono con gli artigli
graffiando le pareti che si sciolgono nei succhi gastrici
C’è chi non sa quanto il respiro possa diventar pesante
annaspante di palpitazioni ritmiche incalzanti
che sollevano e inarcano petti stanchi morti
che si lasciano inerti naufragare d’immensi desideri
Ma c’è chi non sa che questi sguardi stravolti
hanno il cuore e l’anima
che si possono avvolgere e sfamare
di nuovi battiti del tuo calore
che del loro sogno hanno fatto permanenza
di ricordi passati in procinto di dolenza
Quindi tu non sai che
anche se è stato pur breve
per quello sguardo guardarti
quell’attimo è e sarà tutta la vita vissuta
in un sol battito di ciglio
In quel sogno forse mai sognato
in quel sorriso mai avuto
in quel pezzo di pane mai mangiato
in quella carezza putrefatta
Ebbene si
gli sguardi smarriti infrangono nella mente
dopo l’istante di una pace apparentemente placata
un abbraccione dolce Ameya:-*
ciao splendore*Un bacio:-)
@Grazie Pia
@Grazie Ruggero
Lo stupro, la pedofilia, la violenza casalinga son temi soggetti vietati di pubblicazione in Francia, il mio blog su gMail France è stato oscurato per aver violato le condizioni di utilizzo, allora Donne francesi son cavoli vostri se subite degli stupri, già nazione sottosviluppata da quel lato, la protezione della Donna per iscritto è la migliore, ma nei fatti siamo ai livelli quasi di Darfour, attenzione a non andare nel periodo del Festival di cannes, appice di stupri e violenze contro le Donne, ovvio inutile se non siete le spose del Signor Benestante perchè sarete buttate fuori a calci nel sedere.
Ruggero
sono passata a trovarti,
ciao e buon fine settimana,
cesy
@Trinakria grazie per aver riassunto
@Grazie cerchio!!
molte volte mi chiedo…se togliamo al mondo tutte le”patologie” resterà qualcosa? Amelia …io credo di no….le innumerevoli forme patologiche di dipendenza , il loro enorme numero….mi fa credere che siano più delle stelle del cielo…sarà forse una visione pessimistica…ma dialogando qui e li mi rendo conto che ogni stella del firmamento del “Non sens” sia valutata dalla massa come un vero e proprio “valore dell’essere” Ma devo proprio credere che nessuno di noi sappia realmente “vedere”?????
Personalmente trovo sia difficile esplorare l’intimo del nostro io, ma so per esperienza che è sicuramente la più grande avventura che l’uomo può donare a se stesso…ci vuole molta adrenalina pura per farlo! 😉
Un abbraccio a te
trovo che il tuo contributo alla vita sia davvero un dono prezioso.
Grazie
Glitterfy.com – Glitter Graphics
un post interessante da centellinare lentamente per gli spunti di riflessione che offre….ciao carissimm
a
Si pensa di agire in funzione del bene dell’altro assumendo, alternativamente, i ruoli di salvatore, persecutore e vittima [triangolo di S. Karpman] trascurando -talvolta – i bisogni effettivi degli altri. Un altruismo ossessivo è – indubbiamente -patologico. Temo vi sia – spesso – la compiacenza/complicità della vittima rispetto il suo carnefice, una relazione ambigua…
@AMan..quando ti si scatenano i circuiti cognitivi sei incontenibile 🙂
che uomo! Scherzo ti apprezzo molto
@Eruption che cosa interessante hai portato qui! E’ proprio così. Un disturbo di personalità può diventare una dote in certi ambiti. Un ossessivo diventa un ottimo giudice, o un burocrate impeccabile, un narcisista un presentatore tv o showman…vero un soccorritore può fare il prete, o l’altruista estremista..ma dentro di sé sa quanto gli costa…
Centro! Sono proprio io quello descritto in questo post. La cosa buffa, è che lo so perfettamente; eppure, il mio corpo si muove come se il mio cervello non ne fosse a conoscenza. L’ho sempre chiamato, visto che la cultura italiana è cristiano cattolia, il complesso del buon samaritano.
Credo che sia l’effetto derivato da un’educazione piuttosto rigida verso la costruzione di un altruismo superstizioso. Una serie di pratiche ed insegnamenti che , volendo limitare il sorgere dell’egoismo nel bambino, son finite per distruggere il sacro ed inviolabile della sua individualità.
Il recupero credo sia quasi impossibile. anche perchè chi ne sia affetto, sviluppa un intensità empatica piuttosto alta rispetto alla media, che spesso gli permette di brillare in attività lavorative dove, un difetto della personalità come questo, viene riconosciuto, invece, come una qualità di valore e quindi incentivata.
Anche se poi la frustrazione e l’insofferenza intima risultano laceranti.
x CosmicDance:
> Vedevo le persone che esprimevano apertamente i propri dolori ed allora mi sentivo male per loro […]
> Ma alla fine ho capito che un qualsiasi aiuto può essere dato solo quando viene espressamente richiesto, e solo entro certi limiti. > Forse sono diventata un po’ troppo disincantata
Danzatricedelcosmo 🙂 la questione del “piangersi addosso” (versione gergale del compiangersi) è parente molto stretta della de-respons-abilità e dell’accusa tutto ciò che non è see stessi per i casini del mondo.
La prima è : la mia felicitàbenessere mi può arrivare dall’esterno, per padre pio, per berlusconi, per obama, lo stato, l’innamorat* etc
La seconda è : il mio incazzamentomalessere è colpa di altri, dello stato che non fa nulla, il partner egoistabruttacattivo, i miei genitori brutti e cattivi, etc.
x ameya:
> c’è un soccorritore in agguato dentro ad ognuno di noi…
> è bella la sensazione di sentirci buoni, caritatevoli, altruisti, utili, indispensabili ..eroici…e via di questo passo
> in questa escalation che porta ad un delirio egoico di onnipotenza
> se ci pensiamo…molto meglio l’umiltà che ci porta a dire: ci sono per te , per un abbraccio caldo…ma la tua strada la puoi fare solo tu.
Un sano egoista si rende conto che se vive in un contesto di merda in cui gli altri, l’ambiente soffrono, stanno male etc. non potrà certo godersela.
Da qui alla sindrome del(la) crocerossin* ce ne corre parecchio.
Posso darti una mano, ma sei tu che devi sbatterti.
Oh, ameya, ottimo che rinfreschi alcune cose importanti.
E’ così vero e politicamente scorretto questo.
C’è il buonismo cattocomunista che apologizza l’intervento salvifico rispettivamente personale e collettivo. Sono delle sciocchezze che negano l’evidenza. Si trasforma nel mammismo dei bamboccioni sotto la campana di vetro, nei lavorisocialmenteinutili, nella visione manicheista in classi di buoni e cattivi, nel perdonismo.
No buono.
@Tanti auguri anche da qui cara Jul, allora facci vedere il taglio di capelli nuovi..che fascino Mia Farrow!!Un abbraccio
Eccomi Ameya. Oggi mi sono tagliata i capelli alla Mia Farrow. Ti dice nulla?
Ho fatto acquisti, ho compiuto gli anni e sento che non ho più voglia di dipendere. Un brindisi analcolico. Un bacione^-^
@vero Rita..
@di solito inizia la tragedia…
Ho conosciuto nella mia vita tante persone con varie patologie, questa proprio non mi è capitata ( per mia fortuna) in quanto tutte le volte che ho aiutato qualcuno ci ho rimesso. Bisogna essere abbastanza forti altrimenti sì che si diventa co-dipendenti… generalmente sono le persone deboli che ci cascano: è come se uno zoppo voglia aiutare un altro zoppo. La dipendenza dall’alcool è uguale a quella della droga, la differenza è che il primo non è vietato .
e quando l’altro smette la sua dipendenza il patner che fa? è lui a mostrare il sintomo…si separano?
Penso che conti molto il riuscire a maturare da un punto di vista affettivo… è da rileggere con calma…ciao:)
leggo con interesse tuoi post e medito..un bacio
A volte , chi crede di poter salvare l’altro finisce col diventarne dipendente.
Si diventa quasi succubi , ci si illude che tutto è fatto per il bene ,ma si perde di vista il vero se stesso .
Sempre interessanti i tuoi post .
Un abbraccio grande ,Lilia
@bellisima Eremo, sei unico
ahah gentile Ameya non potrei rispondere che così: a.a.a. cercasi codipendente per grave tossicosi alfabeta
complimeti per il tuo blog! lo trovo accogliente ed indubbiamente confortante per molti! è bello vedere che c’è qualcuno pronto ad ascoltarti..
Penso che per essere se stessi, occorre che la vita ci abbia dato gli strumenti necessari, quali: autostima, autonomia, ego-soggettivo, fantasia, cultura, etc. Solo che molto pochi si è così…mio malgrado. I dipendenti da qualcosa tali rimangono, raramente ci si salva. Cari saluti.
… sempre belli e interessanti i tuoi post,
un saluto,
cesy
Ghiannis Ritsos
Epilogo
Vita, – una ferita nell’inesistenza.
Strano trovarmi qui proprio oggi, quando stavo pensando di codependence. Ho anche cercato la canzone Hate Me dei Blue October: “Hate me, so you can finally see what’s good for you!”
@Eremo …ctonio?????????????????
mi sa che sono terra terra
Ameya a volte mi può succedere che densifichi per amor di sintesi, delegando magari all’icasticità ciò che dovrei esporre in modo più articolato (ma se tu sei terra terra guarda m’imbrocio perche mi fai sentire ctonio)
davvero interessante il tuo blog…e mi fa piacere che tu sia passata da me…poi questo ultimo post riguarda pure a me dato che fino a pochi giorni fa stavo con un tossicodipendente anche se lui usava definirsi ex…però io non son riuscita a strargli dietro e essendo in un periodo di larga depressione ho pensato che la cosa più giusta fosse lasciar perdere…per lui e per me dato che anche io ho tante dipendenze…certo non come l’eroina…spero di risentirti 🙂 Annet
@Xthepunisher, scrivo pochino? a volte ho l’impressione di non essere letta, altre di essere fraintesa, di fatti hai parlato proprio tu di psicanalisi…meglio essere sintetici e chiari, è una scelta…il mio scopo qui è di riflettere insieme su alcune tematiche e raccogliere testimonianze…
ah il disegno è un quadro espressionista..
Si, avrai anche ragione ma scrivi pochino comunque …no?
Il disegno l’hai fatto te?
🙂
@Andareetornare sono stata attirata dalla tua foto, che bella faccia!
Grazie del tuo passaggio.
E’ interessante il tuo post, è da leggere con attenzione.
Un saluto.
Alessandro
@Cosmic c’è un soccorritore in agguato dentro ad ognuno di noi…è bella la sensazione di sentirci buoni, caritatevoli, altruisti, utili, indispensabili ..eroici…e via di questo passo in questa escalation che porta ad un delirio egoico di onnipotenza se ci pensiamo…molto meglio l’umiltà che ci porta a dire: ci sono per te , per un abbraccio caldo…ma la tua strada la puoi fare solo tu.
“Assunzione di responsabilità per l’Altro, anche quando non richiesta”
Sai, quando arrivai su Splinder anch’io fui presa un po’ da questo meccanismo. Vedevo le persone che esprimevano apertamente i propri dolori ed allora mi sentivo male per loro (mi sembrava così triste che nessuno le aiutasse…). Ma alla fine ho capito che un qualsiasi aiuto può essere dato solo quando viene espressamente richiesto, e solo entro certi limiti. Forse sono diventata un po’ troppo disincantata, ma almeno evito di imbarcarmi in crociate perse in partenza (che alla fine facevano male anche a me…)
@Strillino bella la citazione di Sherazade!!!
@Grazie Eremo ti approvo sulla fiducia, ma cento volte su cento non comprendo il tuo italiano…troppo virtuoso e aulico..io sono extra-comunitaria..un sorriso con affetto
“Se non temessi che ad esserti fedele me ne verrebbe un danno maggiore che non a tradirti, cercherei la maniera di salvarti”.
Le mille e una notte.
la codipendenza forse profila un confine sottile fra virtù oblativa (con possibili sfumature d’attrazione attraverso l’altro per il male agente) e la sindrome di redenzione, gli occhi indefettibilmente ‘buoni’ della compassione, come nelle migliori agiografie sororali, di cui francamente avrei più spavento
Una volta ero anch’io un appassionato di salvataggio di catorci umani. Poi ho capito che non volevano proprio essere salvati.
@AMan passerà…in un soffio
Noi siamo in fase di cozuffanza, coindipendenza e cofanculaggio reciproco.
Mandare a quel paese l’altro
Autostima della serie: non mi puoi controllare, io sono anche senza di te
Che l’altro pensi a se stesso e alle sue non poche magagne
Separazione e starsene a vari km di distanza
>:)
passo ad augurarti la buona settimana:)
@Grazie Oc, era un po’ che non ti leggevo qui. Sei sempre la benvenuta, un sorriso.
Questo post mi ha riportato indietro di anni, quando, guardando quello che allora era il mio ragazzo, gli dissi:
“Ma io che ci sto a fare con te? Tu non hai alcun problema!”
Fu lui a regalarmi il libro “Donne che amano troppo” e da lì è iniziata la lunga strada per capire cosa ci fosse in me che non andava, che mi induceva ad attrarre ed essere attratta da ragazzi problematici, di cui mi sentivo responsabile.
“Solo con te io riesco a parlare” era la frase che mi sentivo dire più spesso e che più mi gratificava.
Il bello è che invece mai nessuno mi aveva detto esplicitamente “Aiutami!”
Eppure io DOVEVO farlo.
Ma solo leggendo il tuo post ho collegato la poca autostima che avevo di me stessa e il bisogno di cercare continue affermazioni dall’esterno.
Ora ci scherzo su chiamandola la sindrome di “Candy Candy” e il mio motto è diventato: non puoi salvare chi non vuole essere salvato.
Non è stato facile capirlo e tuttora il rischio di ricaderci è sempre alto.
Più che altro ho imparato a riconoscere le situazioni a rischio e, in genere, ad evitarle.
Ma mi accorgo che la strada è ancora in salita.
E’ appunto come per chi esce, x esempio, dal vizio dell’alcol.
Anche solo un bicchiere e si rischia di ricadere nel baratro.
E la tentazione è sempre lì.
Un bacio grande e buon compleanno in ritardo cara Ameya!
I tuoi post sono sempre illuminanti!
Oc.
@Daniele mi sembra che non ti sia chiaro cosa significa codipendente. E’ una modalità disfunzionale, che con l’amore non ha nulla a che fare.
Se ami una persona in modo “sano” comprendi che non potrai mai salvarla se non è lei stessa a volere salvarsi, nessuno può salvare nessuno se non se stesso. Molte volte analizzando le relazioni tra alcolista e il suo partner ad esempio si vede bene che l’aiutare ,il proteggere, lo scusare non porta alla presa di responsabilità da parte dell’alcolista, che continua imperterrito a fare ciò che gli è più facile. Fuggire dalla realtà dentro ad una bottiglia, tanto sa che sarà accudito , scusato , protetto dal partner che vive per controllarlo, seguirlo, farlo smettere di bere ecc. Nessuno dei due sa prendersi cura di se stesso, sono entrambi dei dipendenti affettivi, e questo con l’amore non c’entra nulla.
@Verisimo Ry l’autostima in un codipendente è molto bassa, per nondire inesistente.
E come sempre, alla base di tutto, c’è la scarsa autostima. Questo desiderio, quando non diventa ossessione, di salvare gli altri…quando in realtà si avrebbe bisogno noi, di essere salvati. Perchè si arriva a pensare di essere completi solo con l’apporto ( a volte diventa un inglobare, un divorare, o un farci inglobare o divorare) di un’altra persona, che, tra l’altro, non è neppure detto che sia consenziente? A volte penso che l’animo umano sia davvero una specie di abisso, anzi, no, quell’iceberg, di cui si vede solo la punta…e tutto il resto, molto di più, è sommerso.
Un abbraccio.
potrebbe anche solo l’amore per questa persona a spingere a cercare di salvarlo..non necessariamente l’amore è una patologia..
@Verissimo Xunder…la codipendenza si nasconde dietro una presunta BONTA’…
Ciao Ameya un argomento interessante e che ha poco risalto. quanti purtroppo vivono queste situazioni di co-dipendenza difficilmente accettano di riconoscere questo distrubo.
@Grazie Casalingo..l’annullarsi nell’altro è titpico di uno schema mentale di chi non ha instaurato un sano rapporto con se stesso, e si sposta tutto sull’altro facendone una ragione di vita, tu sei la mia vita altro io non ho …
Occorre precisar però che il Burn Out è l’esaurimento professionale, alla lettera Burn Out significa spegnersi, bruciarsi ed è tipico di quelle professioni che richiedono molto aiuto come infermieri, medici, insegnanti. se trascurata la sindrome del Burn Out porta a patologie psichiatriche gravi, come disturbo d’ansia, depressione, e via sempre più gravi.
Questa forma molto sottile di dipendenza, che viene mascherata da aiuto, è simile anche in casi di altre patologie soprattutto psicologiche ma non solo. In pratica si tende ad annullarsi nell’altro nella presunta convinzione di poterlo tira fuori dal problema. Ne so qualcosa anche a lilìvello professionale. In questo caso si chiama Burn – out e nelle professioni di aiuto è sempre possibile caderci. Auguri, anche se in ritardo 🙂
@@@grazie un sorriso
Grazie della spiegazione. é molto interessante.
P.S. Complimenti x la tau attività in emilia romagna! ho visto il sito 🙂
bellissimo articolo anche questo… sei una bella strada sterrata ma non polverosa, nella quale e’ facile camminare, senza perdersi…
complimenti
Direi che è applicabile non solo all’alcool… 😉 Lo studio delle dipendenze è partito da alcool e droga perché era ovviamente più evidente, ma presto si è capito che coinvolgeva campi anche molto diversi…
Ottimo articolo 🙂
Molto interessante, istruttivo e, purtroppo, vero.
Ameya…si, ci ho pensato anch’io…ma lo strano è che io non sono una persona così calma ed equilibrata come potrebbe sembrare; forse, sono paziente, questo si; e mettiamoci poi pure il fatto che mi piace sviscerare i problemi il più possibile sotto tutti i punti di vista, e cercarne la soluzione:)))…cmq, non ho mai vissuto poi così male queste mie situazioni non proprio facili; anzi…:)
buona giornata, Ameya:)
@Ciao Franchino grazie! Un abbraccio
Sempre molto educativo, accidenti 2 anni fa ho passato una situazione in cui si gli argomenti da te citati c’erano tutti, leggendo questo post capisco il perchè di quel comportamento.
Ciao e buon compleanno anche da parte mia:)
@MOrellina..qui si parla proprio della persona che vuole salvare l’altro e che si definisce CO_DIPENDENTE…se attiri persone con un problema di dipendenza forse questo post un po’ ti riguarda…un abbraccio
@Xthepunisher…ti invito ad una lettura più approfondita, qui di psicanalisi non c’è nulla…io non seguo un approccio freudiano, ma bensì cognitivista…
BACIO***
per fortuna, in casa non ho mai avuto questo tipo di problema, e spero proprio di non averlo mai…la cosa un pò “sui generis” però è il fatto che spesso, nel corso della mia vita, ho avuto a che fare con persone con questo tipo di problema; in casa mi dicono che sembra io li cerchi con il lanternino…in realtà non li cerco affatto, arrivano da soli:)
cerco di aiutare se posso più che altro ascoltando…non so se sono mai riuscita ad aiutare veramente però.
cmq, almeno tre/quattro ragazzi che frequentavo avevano problemi di dipendenza da sostanze varie; ora so che qualcuno di loro li ha, almeno in parte, superati, fortunatamente…certamente con loro non sono stati rapporti all’acqua di rose; però siamo rimasti amici:)
Sembra un “bignamino di psicanalisi per gente alle prime armi” questo blog… interessante però!! :-)))
@@@@@@@ògrazie ad ognuno che ha commentato..un abbraccio per ognuno di voi
un buon blog da tenere d’occhio
ciao Ameya, ogni tanto ripasso e ogni volta mi sento felice dopo aver letto un tuo post. Ti sto facendo un sacco di pubblicità :-). Un caro saluto
presente.
….questo post cade a fagiolo direi…io che sto dietro ad un ragazzino pieno di problemi seri…e pensare che nella mia famiglia nessuno è vittima di nessuna dipendenza…però come li capisco bene i co-dependent….questo maledetto spirito da crocerossina…
Buona serata
@Grazie Vale, ho passato il mio compleanno all’università, a fare laboratori pratici, disabili e dati di ricerca…ma è stato sereno 🙂
Buon Compleano!! ( sorry i’m late!!!)
I hope you had a fantastic day and a relaxing weekend…
@Grazie Bi per questo commento che permette di ricordare che SI’ le persone con una dipendenza sviluppano più dipendenze, si chiama comorbilità. Spesso una persona può avere una dipendenza affettiva, un disturbo alimentare e dipendere da una sostanza come il tabacco , caffè o shopping compulsivo. E’ la mente “DIPENDENTE” a indirizzarsi su cose diverse, non importa quali, è il funzionamento dell’individuo ad essere compromesso
Porca miseria……più ti leggo e più mi accorgo di cose che non sapevo esistessero e mi chiedo se una persona può avere più tipi di dipendenze…..perchè quel “io ti salverò” l’ho sentito dire proprio dalla stessa persona che ne ha già tante altre….bah…..veramente strana la mente umana…..a volte quasi da paura….perchè comunque alla fine tutte queste patologie sappiamo bene che portano anche a gesti estremi…..
Un sorriso per te
Bì
Ciao…
@Verissimo Soul, è proprio quella la sindrome, detto in altre parole, il motto è quello: IO TI SALVERO’
Sempre interessanti le tue spiegazioni. I codependent non li avevo mai sentiti nominare ma sembra qualcosa di simile alla “sindrome della crocerossina”. Si, immagino che non esista una sindrome con questo nome ma credo che ci siamo capiti: “io ti salverò” è il loro motto e sono spinti dalle migliori intenzioni. Aloha
@@@@grazie!!!
Amoreeeeeeeeeeeee
Auguri anke se in ritardo*
Buon compleanno stellina!!!
Buona festa dell’Immacolata
tvb
Ajò! Un saluto dalla Sardegna, cara. Capito mi hai? Passa su lavoroinitalia.splinder.com, che leggi il mio ultimo post. Ajò!
auguri di buon compleanno, anche se con un giorno di ritardo…blog molto interessante
Brava Ameya.
Hai toccato un tema caldo, che un normale governo di cattolici dovrebbe affrontare, ma che non lo fa. Ciao!
Ah. Il mio è solo un passaggio.
Non faccio richiesta di amico, perché di amici ne ho già 70. Se penso che devo visitare e commentare 70 blog al giorno mi fuma già il cervello. Perciò preferisco passare ogni tanto, anche senza diventare “amico”, nonostante già lo siamo.
Saluti!
interessante ci rifletto … questo avviene anche in casi di nacisismo esasperato … credo … poi ti dico
🙂
un bacio
Maluan
In principio ho pensato “beh, almeno questa non ce l’ho”. Però, ripensandoci…
In questo profilo mi sembra di vedere con mia grande tristezza, mia sorella. Una donna creativa, fantasiosa, intelligente e dotata di spirito di intraprendenza. Purtroppo ha la tendenza oltre che ad esagerare con alcol e a volte anche con altro, a cercare compagni problematici, in genere con problemi di dipendenza di vario genere. Ha la tendenza a rimanere invischiata in storie problematiche senza una fine che hanno situazioni difficili che si protraggono , prostrandola e lasciandola ogni volta un po’ ammaccata.
Non ascolta consigli, tende a credere di poter gestire ogni volta la situazione.
Patrizia
problematica molto diffusa e poco considerata … bacio anima