SENTIRSI SBAGLIATI

sentirsi sbagliatiQuando la relazione primaria non ha permesso di sviluppare fiducia in se stessi, in gergo psicanalitico si dice che non abbiamo interiorizzato un oggetto interno ‘buono’. Intendendo per oggetto interno una relazione sufficientemente buona, che una volta interiorizzata funzioni come base sicura interiore. Se nei primi scambi diadici il messaggio ricevuto è stato di sfiducia, di non accoglienza, ci sentiremo tutta la vita come un oggetto ‘difettoso’, da riparare. Un modo per cercare di riparare questa relazione insoddisfacente interiorizzata è quella di cercarsi un partner con caratteristiche simili a quelle delle prime figure accudenti, e cercare di farci amare da lui/lei. E inevitabilmente invece ci ritroviamo a rivivere la stessa sensazione di non essere amati. Inizia così lo sforzo riparatorio, la richiesta proiettiva sull’altro. Essendo convinti di non meritare amore, di essere sbagliati, cerchiamo una conferma disperata a quanto profondamente crediamo. E quanto pensiamo lo ritroviamo scritto all’esterno, nei giudizi altrui, in cui dolorosamente ci specchiamo.

Ameya G. Canovi

26 commenti su “SENTIRSI SBAGLIATI”

  1. ciao ameya, mi piacerebbe conoscere il tuo punto di vista sull'omosessualità…spesso provare emozioni "diverse" può indurre a sentisi sbagliati..so che ognuno di noi è fatto a suo modo ed è diverso dai suoi simili..
    mi interessava – come lettore silenzioso del tuo blog ormai da tempo – ascoltare il tuo punto di vista sulla faccenda..se ritieni che l'omosessualità è una condizione naturale o se può essere considerata talvolta come un atto "creativo" dell'individuo, una scelta psichicamente 'condizionata' per superare traumi profondi..

    lou

  2. una buona relazione nutriente..una figura molto affettiva e molto anzi tantissimissimo affettuosa..del tipo che ti dà le coccole e ti riempie di bacetti e non si fa pregare per un abbraccio e non si scoccia se lo tocchi o gli tiri i capelli anche se magari lui odia essere toccato da qualsiasi altra persona..ma se ti ama cme sostiene di fare.allora perchè non dimostrarlo perchè non lasciarti interiorizzare il bello e il buono il giusto ed anche il saggio..una caramella te la cambia la vita dopo tante amarezze..Anche lavorare, lavorare serenamente..la fatica manco si sente..e si diventa buoni si dice sempre si non si fanno più dispetti dettati dalla rabbia..tante cose potrebbero cambiare..e tu lo sai che è così..vero che lo sai?

  3. @17… e @me stessa… :)Le risposte secondo me te le sei data da sola…Forse prendere coscienza di qualcosa è un fatto più che altro razionale, e in un certo senso superficiale… Il cambiamento invece richiede una trasformazione nel profondo, di ciò che è difficile da scalfire perchè più consolidato… Non basta sapere certe cose… bisogna essere predisposti a recepirle… quindi ogni cosa ha il suo tempo…E poi il perchè e il come sono collegati e paralleli: trovare la risposta a un perchè introduce già un cambiamento (per quanto piccolo) perchè ci offre un nuovo punto di vista da cui guardare le cose…  

  4. @Sugar credo che l'unico modo per uscire da uno schema sia acquiserne un altro..più funzionale…interiorizzando un nuovo oggetto buono, una relazione appagante, un modello di oggetto diverso..in questo caso la terapia, una buona relazione nutriente con un amico, una figura molto affettiva, può avere una funzione riparatoria.

  5. ciao ameya..credo che nei miei ultimi 6-7 anni di vita ( ne ho 30 ) abbia iniziato a dare qualche risposta ai tanti miei "perche" irrisolti da sempre..domande interne poste solo a me stessa, per lo piu accuse piu che domande per cercare di chiarire, proprio perche ho sempre creduto di essere io quella sbagliata( e lo credo ancora purtroppo) proprio perche non ho interiorizzato un "oggetto interno buono" su cui basare tutto il resto ..forse se tante cose le avessi percepite molto tempo prima, non avrei buttato tanti anni al vento e non avrei sofferto cosi tanto per cercare di capire( perche scavare dentro fa soffrire anche se non lo vuoi)..pero ogni cosa ha il suo tempo, e forse il tempo di capire certi "perche" non puo che arrivare in fase adulta, quando ormai pero hai gia una base di vita "solida" (io lo chiamo l'equilibrio instabile) costruita secondo schemi sia interni che esterni difficili da abbattere e idee radicate dentro che deviano i possibili "raddrizzamenti" di vedere se stessi  e gli altri e di essere.in questi ultimi anni ho analizzato molto, con tutte le sofferenze che ne sono scaturite, e continuo ancora a farlo perche non tutto mi è chiaro e vorrei uscire da questo circolo vizioso che mi ha avvolto l esistenza..purtroppo pero quando uno legge delle "spiegazioni" gia raggiunte autoanalizzandosi,  si rende conto che gia sappiamo dentro di noi e possediamo questi concetti..allora perche non riusciamo ad uscirne?questa è la mia domanda che le pongo. il prendere coscienza e la semplice accettazione di queste verità perche non bastano come antidoto per far sbloccare questo malefico incantesimo?che cosa si deve fare?..non voglio passare altri 10 anni della mia vita a cercare di capire ora il COME poter fare dopo aver speso tanto tempo a capire il PERCHE.la ringrazio dell ascolto.

  6. Ho scritto nel mio blog nel 2006 "Adesso vedo con chiarezza e quasi con stupore quanto si somiglino la negazione iniziale di me ricevuta in ambito familiare ed il rifiuto più recente avuto da lui. Ho rischiato di morire soffocata nella morsa di queste due mani fredde sul mio piccolo collo, ma piano piano mi sto svincolando da questa trappola mortale, riappropriandomi di tutti gli aspetti disgregati della mia personalità e ricomponendoli in un’unità armonica che sono io, unica ed inconfondibile, non importa se amata o disprezzata"

  7. se l'uomo fosse mosso maggiormente dal dubbio, piuttosto che dalle piccole certezze di cui si circonda, fare i conti con sé stesso sarebbe più facile, meno doloroso.

  8. Ciao Ameya, leggo sempre con interesse."gli altri ci rimandano quello che noi pensiamo di noi stessi"Potresti essere più esaustiva?O io ho incontrato persone poco telepatiche (:-)) o sono io che mi trasformo quando mi metto in relazione con gli altri e non me ne accorgo. GrazieMenphis

  9. @Feo, certamente, l'importante, secondo la teoria delle relazioni oggettuali, è che ci sia una relazione 'buona' che permette di interiorizzare un oggetto intero(buono) e non scisso.

  10. Ciao Ameyaè possibile che l'oggetto buono interiore, la relazione sifficientemente buona  sia rappresentata non dai genitori -assenti giustificati per lavoro- ma da tutta una serie di figure : nonni zie zii cugini adulti  -il folto clan materno- che hanno costituito l'ambiente familiare e la fondamentale risorsa affettiva per tutti i primi sei anni di vita?Grazie, un saluto Feo.

  11. Se tutti accettassero questo tipo di verità probabilmente ci sarebbero meno storie 'malate' in giro, perché ci si renderebbe conto dei propri modelli relazionali e ci sarebbe la speranza di superarli col giusto aiuto.A volte è quasi banale pensare che i problemi relazionali che ci portiamo dietro per tutta la vita e che ce la condizionano così pesantemente sono basati su un unico modello, il primo che abbiamo conosciuto… e a volte il lavoro da fare non è nemmeno così difficile e basterebbe un piccolo aiuto…  qualcuno che ci faccia vedere cosa c'è davvero dietro lo specchio e ci indirizzi sulla strada giusta (non tutti hanno situazioni patologiche!!!)Purtroppo, ancora oggi dire a qualcuno 'vai da uno psicologo a farti aiutare' è come dargli del matto, è come offenderlo e mancargli di rispetto… mentre non ho mai sentito nessuno offendersi perché gli si dice di andare dal medico a farsi prescrivere antibiotici x il mal di gola.Il mio fidanzato non ha mai sviluppato un 'buon oggetto interno' a causa di grandi problemi nell'infanzia… in parte ne è consapevole, in parte li rifiuta e non riesce ad affrontare una terapia psicologica, chiaramente bloccato dalla paura di dover affrontare fantasmi ormai sepolti nel passato. Io cerco di dimostrargli l'amore, la stima e l'apprezzamento che non ha mai conosciuto, ma alla prima mia opinione contraria o critica lui si sente giudicato… e io ci rimango male perché sento di aver fallito (anch'io ho i miei fantasmi, che ho affrontato, ma certi percorsi non finiscono mai…). Chi viene a leggere questo blog credo che abbia già una propria idea sulle dipendenze affettive, ma spero che sempre più gente si renda conto di cosa siano e che in fondo riguardano un po' tutti.

  12. @AmeyaNon ho ben capito l'ultima frase: cosa significa che ci specchiamo negli altri? Anche in altre parti del blog ho letto della teoria dell'effetto specchio… potresti spiegarmela meglio? Grazie tante!

  13. Ameya, una domanda: vale anche in senso generale?Mi spiego: questo oggetto interno non abbastanza buono, potrebbe agire anche nel nostro rapportarci con il lavoro, gli amici…nelle relazioni non strettamente amorose?Potrebbe venire da lì anche il mio non vedermi adeguata a nessun posto/ gruppo di persone di cui faccio parte? E reiterare pensieri tipo: non vado bene, non mi faccio capire/non mi capiscono, gli altri sono "bravi" io no…etc?Irene

  14. conoscevo questa teoria, ma leggendo questo post non riesco a non ripetermi in testa "un oggetto interno buono" …quanto è vero.Quando passo a leggere i tuoi post di tanto in tanto alcune tue frasi mi illuminano.un saluto

  15. sempre interessanti e colme di verità le tue riflessioni psicologiche. Leggerti è capire la vita guardando oltre i passi del nostro oggi.Un caro saluto, buon wek end.

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