Una dipendenza, un’ossessione. La perdita di peso diventa la ragione di vita. Più che “essere” magra la giovane anoressica ha in mente un percorso, un viaggio agli inferi: quello della lotta al cibarsi, della rinuncia alla vita.
Come il più consumato degli alcolisti, l’anoressica è tossica, la sua dose è il contenimento delle calorie. Non esiste altro pensiero se non quello del cibo negato, la scarica di adrenalina è pari a quella del giocatore d’azzardo quando sulla bilancia l’ago scende. Un fremito di trionfo, l’ossessione si placa per un breve momento. Poi il tormento riprende. Di più. Si deve alzare il tiro, cioè calare di nuovo le calorie. Far scendere il peso. Si innesca un rituale morboso, maniacale con numeri, calcoli, bilancia. Il resto del mondo sbiadisce, tutto ruota attorno al supporto della propria ossessione: farcela.
La ragione di vita dell’anoressica è sconfiggere il bisogno di cibo. Nell’illusione di poter rinunciare al nutrimento, vi è simbolicamente la rinuncia alla madre.
Non importa se il corpo si riempie di peluria, meglio se il ciclo mestruale scompare, una noia in meno. Non importa il colorito giallastro dovuto al mancato assorbimento della vitamina D, non importa la mancanza di vitalità, il corpo repellente ossuto e cachettico viene sempre percepito come “troppo”.
L’anoressica non vuole avere un bel corpo, attraente e sensuale, ma vuole scomparire, vuole una perfezione illusoria.
Insoddisfazione perenne, infelicità costante, depressione caratterizzano l’umore di chi si priva volontariamente del cibo. Spesso chi soffre di anoressia nervosa ha in comorbilità un disturbo di personalità: istrionico, ossessivo compulsivo ma più frequentemente borderline.
Quando lo stato depressivo diventa intollerabile l’anoressica può arrivare e cercare nel suicidio una liberazione che non trova nella vita. Frequentemente l’odio per se stesse è così profondo che viene alleviato dal comportamento autolesionista. Un’alta percentuale di ragazze anoressiche si procura tagli sugli avambracci, nei piedi. Si usano lamette, forbici, materiali appuntiti. In quei momenti dichiarano di sentire almeno qualcosa, il dolore fisico, di gran lunga preferibile a quello psichico.
Le famiglie delle ragazze anoressiche hanno configurazioni abbastanza classiche secondo Minuchin (1976), terapeuta che si è occupato a lungo del fenomeno, e differiscono dal copione della famiglia della ragazza bulimica.
L’invischiamento è la prima caratteristica. La madre non accetta che la figlia sia altro da sé, non la concepisce come un’entità individuale, indipendente, ma la vive come un’estensione del proprio sé. L’anoressica non necessariamente non è stata amata, ma è stata nutrita in modo inadeguato per lei. Anche il troppo amore non permette all’individuo di essere se stesso. Il “troppo” amore genitoriale può soffocare, fagocitare, inghiottire la figlia, che si sente non vista, tanto quanto chi è stato deprivato. Il clima emotivo della famiglia è di una tensione costante ma mai affrontata, i conflitti vengono negati, sommersi, dissimulati. Nei casi di comorbilità con disturbi di personalità o fenomeni di dissociazione non sono infrequenti violenze e abusi sessuali durante l’infanzia.
Il ruolo della società nell’insorgere della malattia non è marginale. L’immagine della donna inesistente, inconsistente, tutta ossessionata da una dieta per diventare qualcosa che non è, conviene a una società maschilista.
Chi ha il potere gode dell’assenza di chi è “altrove” impegnato a inseguire una chimera. Una donna dipendente dal diventare ciò che non è, una donna che non si piace mai, insoddisfatta, aggressiva e violenta verso se stessa, intenta a martoriare il proprio corpo, la distoglie dall’essere presente a se stessa, e dalla partecipazione alla Res-pubblica.
La giovane anoressica è comoda, non si occupa di politica, non ha opinioni sui fatti accaduti, se studia, ha ottimi voti, ma per un perfezionismo estremo, senza nessun interesse per la vita comunitaria. La giovane che digiuna aborrisce le occasioni sociali, demonizza ogni cibo che non sia diet e light. È vero non consuma molto cibo, ma si lascerà facilmente manovrare.
E inoltre l’industria di cibi “zero calorie” è lì pronta a fiorire.
La ragazza anoressica è tutta intenta a scrivere pagine e pagine di conteggi e menù ipocalorici sui blog Pro-Ana, siti di comunità virtuali di mutuo sostegno in cui ci si scambiano consigli per dimagrire con velocità, suggerimenti su come resistere alle abbuffate in agguato, e inni alla dea ANA, filosofia di vita di colei che sposta sul digiuno l’enorme vuoto affettivo in cui naviga.
La mancanza di vero nutrimento porta a cibarsi di “altro”, sostanze, dipendenze da comportamenti, persone.
L’anoressica si illude di risolvere l’estremo bisogno di amore negandosi l’amore: affamata di amore, ella vi rinuncia. Non potendo avere la madre intera, finge con se stessa di poterne fare a meno, e simbolicamente impedisce che il mondo e la vita entrino dentro di sé. Solitudine e isolamento, espressione triste accompagnano l’anoressia. Unica compagna l’amata e odiata bilancia.
Minuchin sostiene, in un’ottica sistemica del fenomeno, che la ragazza diventa l’accentratrice dei conflitti irrisolti nel cerchio familiare. Con il suo sintomo essa “salva” la famiglia da sfasci maggiori, diventa agnello sacrificale per ottenere cambiamenti nel comportamento di tutti i membri. E spesso riesce a attirare attenzioni, a mettere in moto sentimenti, a rinsaldare unioni che stavano vacillando. Lungi dal volere sostenere teorie colpevolizzanti che scaricano solo sui genitori le responsabilità, occorre fare una riflessione più ampia. Se l’1% delle adolescenti incontra un disturbo della condotta alimentare, non tutte poi continuano questa strada in salita e sviluppano la malattia vera e propria. Alcune rientrano nei canoni, sfiorano appena il tunnel ma poi ritornano indietro, fortunatamente. E tornano ad avere un rapporto sereno e funzionale col cibo, restando solo un brutto ricordo il periodo di fissa in cui non mangiavano. Per altre invece il percorso diventa estremo, sono necessari ricoveri e terapie intensive.
In un’epoca incerta e dai valori in rapido mutamento, il disagio può prendere la via di una dipendenza. Nessuno è escluso, nessuno si senta immune. Si cerca un appoggio per funzionare, per aggiustare, per comunicare la propria sofferenza. Che sia il cibo, il gioco d’azzardo, una sostanza, non importa il linguaggio che si sceglie per manifestare il dolore. E’ sul dolore che si deve riflettere. Chiudere gli occhi e pensare che a noi non accadrà è negare il problema.
Paradossalmente il grido di aiuto e di dolore dell’anoressica rimette in moto l’amore tra i membri della famiglia, essa con il suo sintomo inconsciamente smuove vecchi rancori, obbliga la famiglia a porsi dei quesiti, a dialogare, a riunirsi. L’anoressica diventa una paladina dell’intero sistema, porta alla luce antiche ferite dell’intera famiglia. Che ne esce in alcuni casi rinsaldata.Criteri diagnostici secondo il DSM-IV Manuale statistico delle malattie mentali
Criteri diagnostici per l’Anoressia Nervosa secondo il DSM IV |
|
A. Rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra o al peso minimo normale per l’età e la statura (per es. perdita di peso che porta a mantenere il peso corporeo al di sotto dell’85% rispetto a quanto previsto, oppure incapacità di raggiungere il peso previsto durante il periodo della crescita in altezza, con la conseguenza che il peso rimane al di sotto dell’85% rispetto a quanto previsto).B. Intensa paura di acquistare peso o di diventare grassi, anche quando si è sottopeso.
C. Alterazione del modo in cui il soggetto vive il peso o la forma del corpo, o eccessiva influenza del peso e della forma del corpo sui livelli di autostima, o rifiuto di ammettere la gravità della attuale condizione di sottopeso.
D. Nelle femmine dopo il menarca, amenorrea, cioè assenza di almeno 3 cicli mestruali consecutivi. (Una donna viene considerata amenorroica se i suoi cicli si manifestano solo a seguito di somministrazione di ormoni, per es. estrogeni.)
Può essere con o senza abbuffate o condotte di eliminazione (per es. vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi):
Con Restrizioni: nell’episodio attuale di Anoressia Nervosa il soggetto non ha presentato regolarmente abbuffate o condotte di eliminazione (per es. vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi).
Con Abbuffate/Condotte di Eliminazione: nell’episodio attuale di Anoressia Nervosa il soggetto ha presentato regolarmente abbuffate o condotte di eliminazione (per es. vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi).
|
|
|
Ameya Gabriella Canovi
@Grazie a te Crystal per l’attenta lettura
Volevo ringraziarti. Come sempre affronti anche ramificazioni così estreme del più ampio tema delle dipendenze affettive in modo scardinante rispetto a superficiali interpretazioni diffuse. Evidenziare che le persone portatrici di questi disturbi altro non fanno, in estrema sintesi, che prendere su di sè un carico emotivo schiacciante che nessun’altro in famiglia vuole affrontare, e che anzi la famiglia fa di tutto per tenere celato, ignorato e sommerso, significa restituire loro la dignità di persone in fondo estremamente generose, anche se tale generosità risulta essere una modalità indotta da messaggi inconsci dei famigliari e quindi spesso subita, come risultante di potenti condizionamenti. Mi sembra questa un’ottica corretta che dichiara onestamente la radice del problema, rendendolo più trasparente. Grazie.
Un abbraccio colmo di affetto.
Ciao cara, un argomento molto difficile ma che va affrontato con una serietà vera come fai tu, baciiiii
@Fior di magnolia..faccio il tifo per te!! Faccio il tifo per voi!!
@grazie Grammidi Stelle… resto colpita da quanto questi pensieri siano forti. Si può cambiare idea! E’ un ‘idea. il peso il cibo il grasso sono idee fobiche…si può cambiare idea, piano, ma si può!
Quando l’ossessione si impadronisce della tua mente,diventi un burattino nelle mani dell’anoressia.. e più le si lascia spazio e più lei ti allontana dalla relatà,dalle persone che ami,dalla VITA.
Ti lasci letteralmente morire,giorno dopo giorno..Assisti ad una lenta autodistruzione,non riesci a modificare quei comportamenti perchè i sensi di colpa che ti colpiscono subito dopo,sono talmente forti da impedirti di respirare..
é così facile cadere in un disturbo alimentare ma non è così semplice uscirne..
Fare del male a se stesse. ok. ma fino a che punto?
Un abbraccio
Si, senza dubbio è una malattia ossessiva.. il pensiero bene o male ricade lì sempre e comunque. E’ una dipendenza, come può essere la dose per un drogato.. anche lui ricade nell’ossessività..
Io non calcolo kcal, non peso, non mi peso, ma ora sono ossessiva nel pensiero del cibo, ovvero.. "mangio o non mangio?" perchè razionalmente so che dovrei farlo, sò quale sarebbe la cosa giusta da fare, ma la pancia vira in un’altra direzione. Che poi l’ossessione sul cibo si riflette anche e soprattutto in altri contesti, in ambito affettivo, nell’ambito del lavoro o dello studio, nella vita ti tutti i giorni.. Leggo anch’io molti blog con calcoli, elenchi e pesi vari.. e rivedo molto la me di qualche tempo fa.. solo che credo che quando si conosce bene la propria malattia, le dinamiche interiori e si cronicizza, certe cose decadono.. Questo per quanto riguarda la mia esperienza, forse per altre ragazze non funziona e non ha funzionato così..
Grazie per aver scritto questo post.. 🙂
Con affetto..
@grazie Pinkina, lo so che ci vuole molto coraggio e determinazione per cambiare ‘idea’…
bellissimo quest’articolo…concordo e mi ritrovo in molte cose…all’inizio la ricerca della magrezza assoluta può essere un tentativo di essere più bella, piacere di più; ma presto tutto ciò passa in secondo, anzi ultimo piano…io cercavo un corpo sempre più magro, inesistente, e godevo a vedere l’ago della bilancia scendere sotto i 45 kg, poi sotto i 40 , poi sotto i 35 perchè era un modo di attirare l’attenzione, al di fuori della mia famiglia, per far vedere che non era tt perfetto come sembrava, che io in realtà soffrivo terribilmente. Era un grido d’aiuto e più mi dicevano che facevo impressione più ero felice..è una droga…a me è servito un ricovero, tantissima forza di volontà, la mia fede, e il mio ottimismo nel continuare cmq a sperare in un futuro migliore anche se non riuscivo a vederlo…e ancora adesso qnd c’è qualcosa che mi fa stare male, la mia tentazione è renderlo evidente perdendo peso, per fortuna ormai riesco a controllare questi pensieri malati…ho sofferto troppo e non voglio ricaderci
@Grazie Adamo
Tantissimi complimenti per il blog che ho scoperto solo oggi e che sto iniziando a leggere ora!
Giuseppe
@Grazie PIccola..la tua testimonianza è molto sincera..e forse parli così perché sei sulla via della ‘guarigione’…io faccio il tifo per te!
Che dire..? Mi sembra proprio il percorso esatto che si intraprende…calcoli, numeri, bilancia…ancor prima di svegliarti li hai nella mente e con questi stessi pensieri ti addormenti.
Riferendomi a me e alla mia esperienza posso dire che però non mi trovo perfettamente d’accordo su alcuni tratti: la rinuncia della madre, la famiglia in un determinato modo…
C’è quella fame d’amore, la finzione di poterne fare a meno, il chiudermi in me stessa..ma non reggerei mai (o forse sarebbe meglio dire non reggerei più, dopo tre anni di isolamento) la solitudine, lo stare senza uscire, senza esplorare il mondo, il non vedere i miei amici.
Mi rendo conto che da qualche tempo a questa parte le cose per me sono cambiate: prima la mancanza di ciclo era un "traguardo", ora è un’angoscia…una paura di poter rimanere sterile in futuro, la paura che qualcosa possa andare come non dovrebbe. Ci tengo a sottolineare quel "Non importa" perchè non è proprio così…il fatto è che non ci si rende conto delle cose, è che la malattia ti trascina e ti fa credere che sia giusto così. Quel "non importa" poi, nella fase in cui si inizia ad essere consapevoli della malattia, diventa un elemento in più di angoscia…un sapere che così non va bene ma un non riuscire ugualmente a fare diversamente. Il fatto di percepirsi sempre troppo grasse cambia, la visione dal troppo grasse al troppo magre si alterna e snerva in entrambe le situazioni la persona.
Quello che so e che ho passato personalmente è che l’anoressia ha tante fasi che passano tutte talmente in fretta da non rendersene conto e, una volta passate, ci si chiede come si faceva a fare determinate cose in quel determinato momento…non so, non so spiegare cosa si prova.
Una cosa è certa: penso che chiunque si ritrovi in questo tunnel non lo faccia per proprio volere ma per cause maggiori che lo portano inconsapevolmente a ritrovarsi in qualcosa più grande di se stesso…il problema poi è che quando una persona se ne accorge è ormai troppo tardi per tornare indietro solo con le proprie forze..
@Grazie del link Linda, anzi con piacere! e delle belle parole
Cara Amelia , mi complimento con te per le interessanti tematiche che sempre affronti . Ho atteso qualche mese prima di scriverti queste cose perchè solitamente osservo prima di esprimermi e devo dire che il tuo blog non mi ha mai delusa , ho sempre letto e riflettuto sulle tematiche che hai proposto , le quali sono tutte , nessuna esclusa, di assoluta attualità . Mi permetto quindi di linkare il tuo blog al mio , se la cosa ti desse in qualche modo fastidio , fammelo sapere che provvedo a rimediare .
Non mi esprimo sulla anoressia , perchè la mia migliore amica lo è stata per 10 anni , è alta 1,70 ed era diventata 38 kg . Son due anni che sta cercando di recuperare , è una ragazza molto forte e ce la farà , anche se bisogna comunque sempre starle vicino , mai abbandonarla nella solitudine . siamo un gruppo di donne infatti che non la lasciamo mai , ma ce la sta facendo , anche se la strada per la guarigione è lunga , faticosa , impervia …ma il gioco vale la candela. Grazie ancora per gli spunti che ci dai .
ti auguro un sereno fine settimana .
Linda
@Thin vi ho invitato qui proprio per questo
ci puoi dire allora il tuo parere?
ci sono cose che non condivido nella maniera piu’assoluta.
e trovo banale soffermarsi sui (secondo molti) fattori scatenanti di tali disturbi…
la famiglia,la madre,la moda,fattori socio culturali…..(??)
ahahhaha ma andiamo,se solo questi scrittori -studiosi la smettessero di filosofare cosi tanto su queste malattie,allora il vero senso e le reali cause interiori verrebbero a galla da sole,senza trovare escamotage.
saluti.
@AMan il crogoilarsi c’è eccome. Basta che segui un avatar di una ana, poi da lì visiti tutti gli altri blog. C’è questo sottofondo drammatico, questo senso tragico della vita, un infelicità insoddisfazione disperazione che si palpano…vite devastate , malate a 15 anni…se non si è felici a 15 anni quando lo si potrà essere? Invece alcune sembrano anziane, il colorito opaco, i denti devastati dal vomiito…ragazze che rinunciano alla gioventù e alla bellezza, vestali di ana che risucchia loro tutta la vitalità E’ il contrario di Dorian Gray, che fece il patto per restare giovane. Qui si votano alla malattia, alla vecchiaia precoce, alla bruttezza, e come dici tu alla MORTifcazione… ma è così comodo per qualcuno no? Diamo la playstation ai bambini, l’anoressia alle adolescenti e l’alcol ai ragazzi maschi. Costruiamo una società di amebe non pensanti, devastati , ossessivi e maniacali. I pochi che si tirnao fuori da questo film dell’ìorrore saranno gli Highlander del futuro..speriamo che siano di un clan sano, se no l’umanità si estingue. Le anoressiche non hanno nemmeno il ciclo per riprodursi e alcune sono terrorizzate dal grasso per nutrire i figli, le donne in età mature anoressiche, non allattano per non dover mangiare. Altre culture prendereanno il sopravvento. La razza non so se ce la farà in un’ottica evoluzionistica a sopravvivere. Per tua informazione in Africa il fenomeno di alcol e anoressia sta dilagando nelle città ‘moderne’…riflettiamoci su.
@Grazie Fior della tua testimonianza, so che i discorsi di ch inon è ‘dentro’ sono generalizzazioni goffe e pressapochiste…ci credo che si passino fasi, e che solo chi prova questo inferno può conoscere. L’ossessione per il conteggio delle calorie si inferisce dai numerosi blog in rete. Sfiora la maniacalità, la pornografia, non si parla di altro che calorie, digiuno, calorie digiuno, pedita di peso, calorie digiuno vomito, calorie infelicità, digiuno…non ti sembra una malattia ossessiva? Tanto come quelli che parlano solo di sesso? e postano solo donne nude?
Ameya wrote:
> io non credo che le anoressiche […] vogliano affrontare ail problema e guarire.
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Ho un’intuizione che il buonismo pietista, sia con loro, sia del tutto controproducente. Si ritorna ancora a spartanità, Gurdjieff, società rudi nelle quali l’anoressia e’ marginale… . Cara mia ana, mo’ ti mando 6 mesi in Ciad, in Darfur, nelle favelas di Ciudad de el Mexico a vedere la vita, a viverla e poi vedi come ti passa la tua anafame.
Anche ciò che scrive Umberto Longoni è più che sensato. Sopra io facevo il riferimento al tabù del(l’ aggressività) maschile (parlo da maschio… 🙂 ma c’è pure il tabù del femminile. Una sorta di uniformazione entropica dei generi, l’egualitarismo, il consumismo, il politico-correttismo non amano differenze, specificità e omologano all’informe. Ominicchi mezze femmine e donnette mezzi maschiacci… Mah.
Lo scrivo sempre che gli stilisti maschi omosessuali projettano la misoginia dovuta alla madre castratrice mortificando (attenzione al termine, è appropriato!) le donne. Mi fa piacere leggerlo scritto anche da altre persone “addette ai lavori”.
Anche ciò che scrive Umberto Longoni è più che sensato. Sopra io facevo il riferimento al tabù del(l’ aggressività) maschile (parlo da maschio… 🙂 ma c’è pure il tabù del femminile. Una sorta di uniformazione entropica dei generi, l’egualitarismo, il consumismo, il politico-correttismo non amano differenze, specificità e omologano all’informe. Ominicchi mezze femmine e donnette mezzi maschiacci… Mah.
Lo scrivo sempre che gli stilisti maschi omosessuali projettano la misoginia dovuta alla madre castratrice mortificando (attenzione al termine, è appropriato!) le donne. Mi fa piacere leggerlo scritto anche da altre persone “addette ai lavori”.
Ciao Ameya.. secondo me dipende dal livello della malattia.. mi spiego meglio.. secondo me si arriva ad un certo punto che i calcoli di calorie, di kg, l’ossessione della bilancia sparisce.. dico questo perchè io alterno periodi anoressici a periodi bulimici.. e mentre prima tenevo il conto di tutte le calorie ingerite, selezionavo i cibi "proibiti " da quelli ok, mi pesavo ripetutamente più volte al giorno, adesso non faccio niente di tutto questo.. ma la restrizione c’è, ma anzi..
Credo che sia un discorso mentale diverso..
Poi non so.. forse perchè non sono un’anoressica "standard" o una bulimica "standard"..
Con affetto..
Incollo un commento da Facebook di un amico sociologo
Umberto Longoni:
Ciao Ameya, ho letto il tuo bel post sull’anoressia e concordo con tutto ciò che hai scritto. Tuttavia é difficile un commento su un argomento così vasto di cui tu hai toccato soltanto alcuni aspetti ( d’altra parte non potevi scrivere un trattato…) , ma in realtà sono infiniti.
Sottolinerei, casomai, oltre tutto ciò che hai detto, anche l’influenza preponderante della società, dei mass-media e soprattutto della moda che ha sposato essenzialmente due tendenze: a) Il bisogno della donna di essere valutata alla pari con l’uomo, anche nel mondo del lavoro, e quindi la necessità di una forma corporea asessuata e quasi maschile ( negazione della femminilità).
b) La propensione di molti stilisti ad immaginare una donna androgina e a proporla in tal modo nelle loro sfilate e poi sulle copertine dei giornali.
Un altro fenomeno che fa riflettere é l’attuale preoccupante estensione dell’ncidenza dell’anoressia in una fascia d’età una volta inconsueta, ovvero nelle donne negli "anta". Non é raro, infatti, che oggi l’anoressia esordisca in donne quarantenni o cinquantenni. Anche tutto ciò ha a che vedere con i cambiamenti sociali e con il bisogno di proporre un corpo adolescenziale, addirittura infantile, scattante, magro e…quasi eternamente giovane
@Nena io non credo che le anoressiche, anche se la catalogazzioni sono orribili definiamo così le ragazze con questo problema,vogliano affrontare ail problema e guarire. Diventa l’unico vestito da indossare, quello dell’anoressia. E non ci si vuole più separare, se non dopo tortuose e dolorose vicende. Ma prima di arrivare lì c’è e ci sarà una lunga storia d’amore tra la ragazza e Ana. Una favola maligna, autolesionista, punitiva verso se stesse, incapaci di vedersi come degne d’amore. non sono le cosce tonde il problema, è l’incapacità di voler bene a se stesse, a accettarsi per ciò che si è, E’ il mancato sviluppo di una buona relazione col sé il dramma vero. Il cibo, la magrezza è solo una delle tante espressioni di questo mancato amore per sé, uguale all’attaccarsi a una persona evitante. Ho invitato moltessime ragazze qui a dare un opinione. Non hanno , non vogliono opinare. Sono in prigione nel conteggio delle calorie, imprigionate nel lamento di quanto sono infelici. Il resto non esiste. Come un alcolista che si attacca al bicchiere al mattino, si attaccano alla loro ossessione e da lì non si spostano, sono irraggiungibili, non ci sono. sono altrove, come ogni persona vittima di una dipendenza.
Ho trovato assolutamente interessante questo post, oltre che condividerlo appieno. Credo che, tra l’altro, la bulimia sia molto più diffusa che l’anoressia e credo anche, così per esperienze personali, che molte ragazze diventino bulimiche perchè non riescono ad essere anoressiche e, soprattutto, perchè il cibo dà loro un appagamento psicologico di cui però, poi, si pentono e dunque si svuotano vomitando. Sarebbe interessante che il prossimo post parlasse di questo e delle varie differenze/affinità tra le due malattie.
Però, per quanto io sia d’accordo con tutto quello che hai scritto, penso che le ragazze anoressiche sappiano perfettamente quale sia il loro male eppure questo non le ferma, così come il fumatore non smette di fumare e il drogato di drogarsi.
Una volta chiarito il problema, però, forse bisognerebbe cercare di risolverlo… per quanto difficile o, forse, persino impossibile.
A presto =)
NenaT.
ti leggo sempre con affetto ed interesse. buon fine settimana
Intendevo che, appunto, il ragionamento dicotomico non funziona, però non possiamo osservare, scientificamente, ciò che succede in altre società/culture e capire come, se e quanto è presente in esse l’anoressia.
Peraltro, in studi epidemmiologici su asma ed allergie, è stato osservato come i bambini rom, che vivono in contesti urbani come i bambini gagi (e ciò esclude dipendenza di tali patologie dall’inquinamento ambientale) sono quasi esenti da allergie ed asma. Ciò dimostra come una delle altre fobie securitarie che sono tanto di moda ovvero la sterilizzazione delle case e l’avvelenamento chimico battericida che ne consegue (cfr. il problema dell’abuso dei detervisi presidi sanitari nella "pulizia" degli ambienti domestici) e che scombussola il sistema immunitario dei piccoli, è conseguenza di una società impazzita (userei un’espressione più colorita) che sfugge la morte/malattia e con essa ilsuo duale vita/salute.
Non mi sembra così lontano dalla faccenda dell’anoressia.
In Bhagwan, il Dio cha fallì, di Hugh Milne appresi che lo zio si interessò molto all”opera, azione e pensiero di Gurdjieff che studiò e apologizzò una filosofia per il superamento di limiti e condizionamento.
Mah, scrivendo, mi sono perso, sul perché di questa osservazione, sicuramente concernente i rapporti tra l’ambiente patogeno attuale e le disfuzioni che esso genera.
In ogni caso, ameya, è vero che la psicologia debba, come tutto, osservare la realtà ma è anche vero che tale osservazione deve essere completa.
Ah, ecco… Gurdjieff e il mio riferimento alle società "spartane" nelle quali l’anoressia non esiste se in modo del tutto marginale…
Bligh ho cercato in rete, l’autrice a cui si riferisce il blog da te citato è questa. Interessante punto di vista.
GRAZIE della segnalazione
@AMan il pensiero dicotomico in psicologia non funziona, o così o cosà..non è compito della psicologia, ripeto, dire come dovrebbe essere per esseremeglio. Il compito quiè osservare comm’è e comprenderne le cause che sono per ognuno e sociali e condivisie, e personali e soggettive. Altro non so..ma proprio non so.
eh a woman a man ha ragionissima.
ed aggiungerei:
è vietato sbagliare che equivale a cadere dalla bicicletta i cui danni sono forse maggiori quando sei grande ed hai preso dimestichezza con la bici e non prima che vai piano ed hai paura.
è questa la cosa più grave: i genitori ti proteggono dagli errori perchè li vivono come errori propri e almeno per la mia esperienza in cui per i miei genitori ero una perfetta estranea buona da chiamare puttana e troia o fallita… ecco fallita… sono pronti a vedere ogni errore come un fallimento.
bisogna essere perfetti e non sbagliare mai. non è forse illusione velleitaria che continua a spostare l’obiettivo manco fosse la fine di un arcobaleno delle anoressiche? La mancanza di una madre e il desiderio di sentire l’approvazione di essere stimate, di avere attenzioni se alla lunga i nostri sacrifici non bastano.
io perfortuna sono immune dall’anoressia in quanto amo cucinare e mangiare. ma conosco bene il problema.
Even Fallen In Love (With Some You Shouldn’t)[..] [..]
Even Fallen In Love (With Some You Shouldn’t)[..] [..]
> Nella società capitalistica, e noi lo siamo, la famiglia è quella nucleare
Se questa è lo stato attuale della realtà, non ciò significa che dobbiamo subirci questa famiglia_nucleare come condannna imperitura? Quanto modelli esistono nelle culture del mondo? Anche qui, noto che le comuni sono altri strumenti di tortura >;)
ci sono altre esperienze, come la coresidenza elettiva (cohousing) ad esempio oltre alla famiglia patriarcale che era rurale e apparteneva al passato.
Non c’è solo la famiglia nucleare ed essa non è un feticcio.
> Perciò le famiglie allargate ora CI SONO, ma si possono chiamare figure di attaccamento i mariti e i compagni nuovi della mamma?
Ora non si può paragonare un ottima madre della sacra famiglia del mulino bianco con una terribile ed arcigna matrigna nuova compagna del papà o uno splendido, amorevole vicepadre con un padre anafettivo assente e workaholico-carrierista.
Non è così che si procede.
Piuttosto, siamo così sicuri che, statisticamente, queste famiglie nucleari ristrette (non allargate) siano tutto ‘sto ben di dio?
> Invece li molliamo a due anni a cercare INDIPENDENZA, poi li soffochiamo, li rendiamo insicuri per altri versi.
Questo non ha nulla a che fare con la configurazione del nido.
Tant’è che ciò succede in tutte le famiglie canoniche nucleari nei quali si programma un pupo e poi a 6 mesi si programma di mollarlo in asilo nido.
E ciò è MOLTO frequente.
E ciò avviene in molte famiglie nucleari.
Non è una questione di nuclearità o non nuclearità, non mi pare.
> Ma sappiamo dare sicurezze alle nostre adolescenti?
La sicurezza come si acquisisce?
Affrontando la vita.
Come fa un bambino a diventare sicuro in bicicletta?
Va in bici, fa i suoi capitomboli, si sbuccia le ginocchia e pure il palmo della mano, affronta la vita, la paura, la vince, cresce, evolve, impara a stare sulla bici con sicurezza e padronanza.
Non c’è alcun modo generico e generale di dare sicurezza. Puoi garantire buone condizioni ma poi… l’uccellino deve imparare a volare con le sue ali e uscire dal nido.
Molti e di queste patologie derivano da una società fobica, securitaria che ha reso tabù
o – il rischio
o – l’audacia
o – l’esperienza diretta
o – il contatto integrale con la natura
o – l’audacia
o – la lotta, l’aggressività del maschile
o – il corpo sano ed esercitato
o – la fatica
o – il selvatico
o – …
Non c’è alcun modo di dare la sicurezza ad un bimbo di andare in bici se non lasciandolo imparare ad andare in bici.
Personalmente e per quanto ho osservato e letto ritengo la famiglia nuclerare asfissiante, chiusa, limitante, desocializzante, bamboccionizzante e, leggo qui, anche anoressizzante.
Le osservazioni sui bambini che vivono in famiglie allargate portano attenzione su alcuni disagi.
Ma da questo punto di vista, allora, dovremmo condannare anche le famiglie itineranti, le famiglie nomadi, le famiglie di artisti…
Parlo con cognizione di causa e osservo che questi disagi (che ho talvolta osservato come papaà separato) avvengono anche in famiglie nucleari.
Ora non ho le referenze, in rete di quell’articolo, ma in società "rudi" (spartane di fatto) l’anoressia non esiste o ha incidenze del tutto marginali.
Possibile escludere che sia proprio la combinazione famiglia nucleare patologizzane + società securitaria bamboccionogena ad essere causa di molti problemi, anoressia inclusa?
Sì lo capisco tutto quello che a socità ci guadagna…Ma sono anche convinta che quando si ha un’ossessione così forte..ogni ora..ogni minuto ogni secondo..non è facile cambiare..non è così facile come indossare un vestito diverso…Dall’anoressia non si guarisce dalla sera alla mattina… Mi rendo sempre più conto che è una malattia stupida vista da fuori,che ci sono persone che stanno peggio,che ci sono bambini che muoino per mangiare…e qui in noi ragazze anoressiche interviene il senso di colpa..ti senti in colpa per non essere come tutti,per non sedersi a tavola e parlare serenamente invece di fissare quel piatto e sperare che i tuoi genitori non ti vedono quando dai il cibo al cane…. Va bè io ti volevo lasciare una piccola parte della "mente" di un anoressica… Spero sia utile a tante ragazze che si stanno incamminando per questa strada..è solo una strada di dolore… Ti abbraccio…
su questo blog spiegano piuttosto bene la sindrome di biancaneve: http://3l3n4.atuttonet.it/blog/lanoressia-e-biancaneve-263.html Per quanto riguarda il discorso della madre…mia mamma ha sempre cercato di rendermi indipendente ed io non sono mai stata in competizione con lei, cosa che di solito accade nelle ragazze…non credo che questa figura influisca poi così tanto su questi problemi, anzi di solito le madri sono le prime ad accorgersi di quello che sta succedendo….anche il concetto dell’ attirare l’ attenzione e salvare la famiglia che si sta sfasciando non mi convince molto, ovviamente io parlo di quella che è ed è stata la mia esperienza!!
su questo blog spiegano piuttosto bene la sindrome di biancaneve: http://3l3n4.atuttonet.it/blog/lanoressia-e-biancaneve-263.html Per quanto riguarda il discorso della madre…mia mamma ha sempre cercato di rendermi indipendente ed io non sono mai stata in competizione con lei, cosa che di solito accade nelle ragazze…non credo che questa figura influisca poi così tanto su questi problemi, anzi di solito le madri sono le prime ad accorgersi di quello che sta succedendo….anche il concetto dell’ attirare l’ attenzione e salvare la famiglia che si sta sfasciando non mi convince molto, ovviamente io parlo di quella che è ed è stata la mia esperienza!!
@Miss invece la sfida è proprio smettere di voler essere ciò che non si è e scegliere di essere solo e soltanto se stesse, tonde, quadre e a palini! La sfida è amarse se stesse, nemmeno se diventi 25 kili ti amerai, anzi avrai solo il corpo di un vecchia rinsecchita a 20 anni, con barba e colorito giallo, l’opposto della bellezza e del piacere, il sorriso gioioso non ha kili, è leggero, conquista il mondo! a meno che si voglia solo il contrario, essere spente e infelici, delle mummie viventi..pensa che è solo questione di cambiare idea, di cambiare visione della vita. Per poter fare questo bisogna rinunciare alla visone di sé della derelitta, sofferente e sempre triste…accettare di essere ‘normali’ per chi ha una dipendenza, una qualsiasi , è la cosa più difficile. Ricordati che alla società conviene che le donne non si accettino per come sono. capisci il suo guadagno?
Non potrò mai accettare me stessa così come sono….sono conivinta che di anoressia non si guarisce mai (intendo mentalmente…una ragazza puo’ battere l’ossessione,ma non potrà mai battere il ricordo ….
Sul discorso della madre non sono completamente d’accordo ( si chiama anche sindrome di biancaneve ), o almeno non è stato il mio caso….
@Miss come hai letto anche qui da Arietta si può guarire! Dici una cosa molto importante: ci si identifica con la malattia, non si fare altro che questo! BIsogna avere la forza di cambiare vestito! INodssare l’abito della ragazza serena spensierata che si accetta così com’è- come ti sembra?
@Grazie Arietta..
" nell’illusione di poter rinunciare al nutrimento,vi è simbolicamente la rinuncia alla madre"…. Questa è la frase che mi ha toccato moltissimo..ed è vero…Io la mia vera madre non l’ho mai conosciuta,sono stata abbandonata e anche se ora ho dei genitori stupendi non mi basta…attraverso il corpo faccio vedere il mio dolore e quando non ci riesco mi sento una fallita,mi addosso colpe ch non ho…. Di tutto questo ne sono coscente,non come molte che dicono di essere anoressiche solo per farsi compatire..l’anoressia è una malattia che ti lacera dentro..e non è una malattia che ti svegli la mattina e ce l’hai…Io ho 19 anni e è da quando ho 11 anni che soffro,ma perchè soffro?perchè voglio soffrire?..perchè nel mio male io sto bene?..perchè con questo male io mi sento viva…?..Vorrei che qualcuno mi rispondesse..o forse dovrei essere io stessa a rispondermi…bho non ce la faccio… Ammiro le persne come te che fanno presente questo problema,perchè ci sono tante ragazze che tutti i giorni lottano contro questa BESTIA… Un abbraccio…
Tocchi un tasto assai dolente, ho passato metà della mia vita a combattere l’anoressia (mi sono ammalata che avevo 10 anni quando ancora neanche si conosceva cosa fosse). però sono la dimostrazione vivente che anche se si finisce col pesare 39 Kg a 22 anni se si è supportati dal giusto amore e se si lascia spazio alla forza di volontà si può vincere. Oggi ho 2 meravigliosi figli e una vita che amo. Baci
@keke spero di essere stata utile in minima parte..
soffro di anoressia da un anno…non avevo mai visto ana sotto questo punto di vista…il bisogno di cibarmi d’amore….è bello cio ke è scritto..è ke tu ne parli….
@Aman pur amando Osho per molti doni che ha fatto con le sue intuizioni qui dissento. Non si può fare fanstascienza in psicologia. Nella società capitalistica, e noi lo siamo, la famiglia è quella nucleare, con configurazioni in evoluzione, come geometrie allargate, famiglie ricomposte miste ecc ecc. MA non possiamo per risolvere un problema ideare qualcosa che per ora ancora non c’è. Mi spiego, bisogna partire da ciò che è. Le famiglie con più figure di attaccamento c’erano nella società rurale, non c’è bisogno di scomodare Osho. I figli erano di tutti, c’erano sponde relazionali sicure, l’amore, anche i ceffoni, ti arrivavano da dove capitava. Meglio o peggio in psicololgia non conta. Si analizza ciò che è. Per arrivare o tornare al modello rurale ce ne vuole. O meglio non si torna indietro, si fa diverso, ogni volta, perché l’umanità evolve, o involve, ma è in rapida e continua mutazione. Perciò le famiglie allargate ora CI SONO, ma si possono chiamare figure di attaccamento i mariti e i compagni nuovi della mamma? E le nuove conviventi del papà? Osservo ragazzini confusi, quelli che a scuola non hanno i quaderni perché hanno dormito a casa di papà e i libri erano dalla mamma, quelli che viaggiano con i vestiti dentro la cartella perché al giovedì dormono dal papà, il venerdì dipende, due volte al mese dalla mamma, due volte dal papà…le persone a casa ci sono , mica sono in mezzo alla strada, ma sono attaccamenti sicuri? Io credo che ci sia bisogno di argine , di sponde , di contenimento. Anche dei sani NO, ma IO CI SONO per te, ti contengo, ti tengo, appoggiati, finché non cammini da solo. Invece li molliamo a due anni a cercare INDIPENDENZA, poi li soffochiamo, li rendiamo insicuri per altri versi. Più che di famiglie allargate, più che figli di tutti, prima dobbiamo prenderci cura dei figli nostri, con responsabilità, mica lasciargli allo sbaraglio affettivo. Chiariamoci noi le idee per primi, impariamo a ESSERCI, a STARE, così gli passiamo un modello. Le anoresiche sono le nostre figlie, noi quarantenni a nostra volta insicure, figlie della dieta perenne, del Sì a tutti i costi per non fare dispiacere, del divorzio facile, della liberazione della donna. Ci siamo liberate, sì. Ma sappiamo dare sicurezze alle nostre adolescenti? Molte si rifugiano in un conteggio calorico per..sicurezza!
La famiglia, come tutti i gruppi, ha una dinamica moltiplicativa,non additiva. Pregi o difetti venongo moltiplicati, non si somman.
La questione è: come sono generalmente le persone che compongono la coppia?
Sono, sempre per usare il gergo dello zio, degli imperatori o dei mendicanti?
Una famiglia di imperatori probabile che vada molto bene, una famiglia di mendicanti probabile che vada molto male.
Caratteristiche positive o negative, in questa chiusura, tendo a perpetuarsi, invece che a diluirsi.
L’anoressia, come scritto, non è una patologia isolata, indipendente dall’ambiente. L’ambiente non di rado è patogeno e l’anoressia una dei sui affetti.
Non mi ricordo dove leggevo che nei paesi dove c’è fame, quella vera, non la ana-fame perenne, l’anoressia di fatto non esiste.
Altro dato interessante.
Ambiente familiare, ambiente nell’accezione più ampia…
Ciao Man, interessante il tuo intervento. Sarebbe davvero interessante sapere come crescerebbero i bambini con diverse figure di riferimento, però forse questo potrebbe creare in loro confusione … o forse ogni bambino sceglierebbe da se il suo modello preferito? Difficile a dirsi, chissà se esistono studi a riguardo ( Ameyaaaaa ) … Comunque la famiglia classica non è sempre e solo tossica; lo è quando non c’è armonia e soprattutto comunicazione tra i membri. Non ci si capisce e non ci si vuole capire e si crea una sorta di bolla negativa in cui tutti i membri sono imprigionati. Nella famiglia tossica non si parla o se lo si fa ci si aggredisce; non si cerca di capire l’altro, ma lo si vuole prevaricare o possedere, o sfogare su esso le propre frustrazioni. E’ una famiglia in cui le energie negative prevalgono e si trasformano in rabbia e rancore. Per fortuna non tutte le famiglie sono così.
Avevo letto altre volte del soggetto debole nella famiglia che fa da capro terapeutico oltre che espiatorio.
In ogni caso, quando leggo l’eziologia dell’anoressia torno alle parole di Osho ed al fatto che considerava tossica la famiglia.
In effetti sarebbe interessante sperimentare un nuovo tipo di cellula sociale, non più la famiglia (coppia) opprimente – limitante, distruttiva, non di rado patogena, ma qualcosa di nuovo. Osho proponeva qualcosa di simile alla comune ovvero il fatto che i piccoli abbiano una molteplicitòà di figure affettive ed educative di riferimento.
Ovviamente, varierebbero le patologie, ma sarebbe interessante capire come.
Gli strali di ratzinger, i tuoni (sempre più grossi botti di meteorismo) a favore della sacra_famiglia contro le famiglie allargate mi fanno supporre che lo zio avesse ragione da vendere.
Avevo letto altre volte del soggetto debole nella famiglia che fa da capro terapeutico oltre che espiatorio.
In ogni caso, quando leggo l’eziologia dell’anoressia torno alle parole di Osho ed al fatto che considerava tossica la famiglia.
In effetti sarebbe interessante sperimentare un nuovo tipo di cellula sociale, non più la famiglia (coppia) opprimente – limitante, distruttiva, non di rado patogena, ma qualcosa di nuovo. Osho proponeva qualcosa di simile alla comune ovvero il fatto che i piccoli abbiano una molteplicitòà di figure affettive ed educative di riferimento.
Ovviamente, varierebbero le patologie, ma sarebbe interessante capire come.
Gli strali di ratzinger, i tuoni (sempre più grossi botti di meteorismo) a favore della sacra_famiglia contro le famiglie allargate mi fanno supporre che lo zio avesse ragione da vendere.
Lascio il link sul mio blog privato 😉 Non ti garantisco un grande successo però -__- ho piu volte segnalato il tuo blog ma non ho mai visto le mie commentatrici partecipare alle discussioni sui DCA che hai proposto … troppa paura del giudizio degli altri forse. O forse la paura stessa di mettersi in discussione … è più facile mettere la testa sotto la sabbia e negare il problema piuttosto che mettere per iscritto i propri demoni 😉
@grazie Ele vorrei sentire anche il loro parere, le puoi invitare?leggono in silenzio..io vorrei dar voce…
Hai descritto bene a grandi linee cosa può passare per la testa di una ragazza anoressica. Il conflitto con la madre è sempre presente in questo tipo di disturbo alimentare: il rifiuto ossessivo del cibo è un grido silenzioso che tuttavia vuole comunicare qualcosa di molto chiaro alla famiglia" tu non mi nutri come vorrei, non mi dai amore e io ti punisco" Uscire dalla voragine non è facile e forse nemmeno del tutto possibile; il dramma dei DCA ( che sono comunque malattie di carattere psichico ) è l’identificazione di se stessi con la malattia. La ragazza anoressica è intrappolata in una sorta di realtà virtuale in cui vivono lei, la bilancia e la sua incontrollabile rabbia ( verso se stessa, verso il suo corpo, verso tutto ); al di fuori di questo cerchio poco o nulla ha realmente importanza e ci si chiude sempre più in se stesse, fino a rifiutare anche le normali uscite con le amiche ( magari per paura di cadere nella tentazione di una pizzetta a un aperitivo, o per il timore di ricevere critiche dagli altri perchè anzichè la pizza si sceglie un’insalata ). Come venirne fuori? Intanto ammettendo a se stesse di avere un problema, poi rivolgendosi a un bravo terapeuta e cercare di lavorare molto su di se, chiedendosi "cosa mi ha portato a questo?". Non sarà rendendosi invisibili che si risolveranno i problemi; non sarà aspirando alla perfezione che si meriterà amore. Non parlerò di accettarsi, non subito almeno, perchè l’accettazione di se stessi nel bene e nel male è un processo lento e duraturo che richiede molta maturità … il primo passo è l’indulgenza. Indulgenza verso di se in primo luogo: " sono umana, posso sbagliare e ho tutto il diritto di essere apprezzata anche se ho fatto un errore" … in seguito indulgenza verso gli altri. Se noi siamo umane e possiamo sbagliare, anche gli altri lo possono fare ed è giusto provare almeno a capire le ragioni che li hanno spinti a comportarsi in un certo modo.
La strada della guarigione è lunga e tortuosa, ma possibile. Rimarrà sempre un velo; un’ombra che ogni tanto ti turberà l’animo e ti farà sentire inadeguata. ma tu sarai più forte e saprai tenerla a bada 🙂
Un abbraccio a tutte le amiche che soffrono di DCA
@jen ti piace essere comoda alla società?
un essere intrappolato nelle calorie?
Non posso altro che confermare tutto…
Io ci sono dentro fino al collo,
scrivo da una clinica e rifletto su quanto io sia dipendente dal conteggio delle calorie quanto dal dimagrimento.
Qui è impossibile attuarlo in quanto sono qui per fare altro…ma l’idea perpetua nella mia mente..
è una dannata fobia..come una dose di droga…
è una dannata scelta di vita…nemmeno scelta..
è una dannata esistenza..
Malata.
Uno splendido resoconto delle più motivazioni possibili che stanno all’origine di un problema infinito. Interessante come sempre, rifletto su un passato abbastanza recente, Grazie Ameya,
Jul
CIAO SIGNORA, DOPO TANTO TEMPO TI SCRIVO, PERCHE SONO STATO UN POCO SCASSATO, SEMBRA CHE MI HANNO RIMESSO UN PO` SU`. TI LEGGO TUTTI I GIORNI E SEI SEMPRE GRANDE. CIAO ANCHE SE NON POSSO BERE IL CAFFE` PER UN PO`. SEMPRE CON UN SORRISO DALLE MONTAGNE E LAGHI QUASI IN INVERNO CON LA LORO BELLEZZA DELL` AMICA NATURA. UN SALUTO A TE E FAMIGLIA CON TANTA SINCERITA. :).
No, Ameya cara… mi cogli impreparata. ;o)
Provvedo subito. Un bacione. VM
@Vera hai letto su questo blog il post Anoressia Reverse?
Da ragazza ho sofferto di disturbi dell’alimentazione e capisco benissimo cosa significhi essere ossessionati dal peso e dal conteggio delle calorie. Per fortuna la mia malattia è stata reversibile e non ho mai avuto problemi di anoressia grave ma piuttosto oscillavo tra bulimia e anoressia… Vista la mia "esperienza sul campo" mi accorgo che, ultimamente, il problema è più grave che mai, l’immagine corporea della donna è distorta e sfruttata dai media che hanno incrementato notevolmente il dilagare dei disturbi alimentari. Le famiglie degli anoressici sono famiglie disfunzionali, è vero, ma non è solo quello che fa scatenare la malattia. Purtroppo tutti sappiamo che l’educazione dei figli è il compito più difficile che esista ma, se la famiglia è l’incubatore del disturbo alimentare, anche la società incide notevolmente nel condizionamento delle ragazze. Una novità di questo periodo è l’anoressia al maschile, mentre fino a una decina di anni sarebbe stato impensabile vedere un maschio soffrire di anoressia… in questi ultimi anni il problema si è esteso anche ai ragazzi diventati anch’essi oggetto delle campagne pubblicitarie dei media.