Non tutte le persone depresse sono dipendenti affettivi. Ma ogni dipendente affettivo attraversa profonde crisi depressive. La depressione è un disturbo dell’umore caratterizzato da sintomi che si presentano in modo continuativo per settimane, i cui criteri diagnostici sono riportati nel Manuale Diagnostico delle Malattie Mentali DSM-IV, e qui riassunti :
- umore depressoper la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno, come riportato dal soggetto (per es., si sente triste o vuoto) o come osservato dagli altri (per es., appare lamentoso). Alternato a irritazione.
- marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte, o quasi tutte, le attività per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno (come riportato dal soggetto o come osservato dagli altri)
- diminuzione o aumento dell’appetito.
- senso di fallimento, perdita di piacere nei confronti della vita
- insonnia o ipersonnia
- agitazione o rallentamento psicomotorio
- faticabilità o mancanza di energia anche per le più banali mansioni
- sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati (che possono essere deliranti)
- ridotta capacità di pensare o di concentrarsi, o indecisione
- In casi estremi: pensieri ricorrenti di morte (non solo paura di morire), ricorrente ideazione suicidaria
In Lutto e Malinconia (1918), Freud affronta il tema della depressione e la distingue da una normale fase della vita di lutto per la perdita dell’oggetto amato. Se una persona cara viene a mancare, è fisiologico ritirare l’energia libidica che si aveva investito su di lei, si attraversa una fase di forte tristezza, rabbia, elaborazione che richiede un impegno emotivo, cognitivo, e quando il processo si conclude, la persona avrà di nuovo energia disponibile per investirla su un altro oggetto.
La depressione invece, Melanconia come la definisce Freud, è un’identificazione con l’oggetto perduto, da cui non ci si riesce più a staccare. Si resta così invischiati in uno stato d’animo dove il senso di perdita e di nostalgia sono costanti.
Ben conosce questa sensazione il dipendente affettivo.
Egli ha dentro una tristezza che sembra non lasciarlo mai. L’unico modo per far cessare questa fame, questa ‘assenza’, pare essere la vicinanza dell’oggetto amato, cioè il partner. Cui egli si aggrappa, come a una stampella, un surrogato, una protesi affettiva necessaria, vitale. Tale vicinanza arriverà, però, a essere percepita ben presto come distanza emotiva e psicologica. Il senso di lontananza è dovuto a una mancata interiorizzazione di una figura accuditiva capace di fare sentire l’individuo in grado di accudirsi da solo. Così la persona che sente di aver perso la figura di accudimento sufficientemente buona, come direbbe Winnicott, si avvicinerà al partner con richieste di tipo infantile, non alla pari, uomo/donna, ma ripresentando un tipo di relazione asimmetrica, adulto/bambino. Il malinconico, avvertirà dentro di sé un sentimento invischiante, oscuro, uno struggimento costante appena il partner si allontana, o non soddisfa tutte le sue richieste affettive. L’altro non potrà mai saziare questa mancata introiezione dell’oggetto buono. Il dipendente affettivo sentirà solo di averlo perduto, e urlerà il suo bisogno al partner, che resterà attonito, incapace di placare la sua sete d’amore insaziabile.
Una volta che si riconosce dentro se stessi l’origine di questo stato d’animo ricorrente, si dovrà cessare di pretendere l’accudimento dall’altro, e trovare strategie per costruirsi di nuovo un oggetto interno buono, che soddisfi prima di tutto da dentro le esigenze affettive, e ponendosi verso l’altro in una dimensione non di sola richiesta ma di scambio adulto/adulto.
Ameya G. Canovi
Ormai è’ chiarissimo: non c’è niente di meglio della sensazione di sentirsi amati….e quando questa fonte di amore, attenzione e cura viene a mancare molti di noi si sentono vuoti, invisibili, come se il nostro valore fosse vero solo quando qualcun’altro c’è lo fa vedere e ce lo dimostra….e ormai chiarissimo anche che dovremmo radicare dentro di noi che il nostro valore e il diritto di amare ed essere amati prescinde dagli altri, se un partner ci lascia non significa che non meritiamo amore o non valiamo abbastanza…penso che abbiamo capito tutti che l’unico modo x essere indipendenti e’ darci da soli la cura e l’amore di cui abbiamo bisogno. Ma perché è così dannatamente difficile farlo ? Qualche suggerimento sul come riuscirci?
Grazie,
Alina
Sono perfettamente d’accordo e mi fa piacere leggere questi giudizi che corrispondono alla mia esperienza.
Come dipendente affettiva mi ci rispecchio in parte, nel senso che è vero, la mia parte bambina strepita per quelle attenzioni non ricevute da bambina, per quelle carenze che provengono dalla mia famiglia disturbata ma in me la depressione è latente e da buona dpendente necessito di persone che diano continui scossoni alla mia vita per non cadere in maniera totale e definitiva in essa. Insomma bella rogna…ma mi sto curando…
nella creatività
Ma come si fa?
Qual’è il metodo per trovare l’equilibrio dentro di se? Io proprio non ci riesco.
Posso cercare di allontanare il pensiero triste occupandomi di qualcosa che mi distragga, ma è solo momentaneo, il mio vuoto interiore è sempre lì e non trovo proprio nulla dentro di me per riempirlo. Come riuscirci? Dove cercare?
internet è un mezzo che offre il pregio di non mettersi faccia a faccia con la realtà, di inventarsi una vita fasulla ed un’immagine diversa. Ma penso che sia solo un mezzo che per le sue peculiarità amplifica dinamiche già esistenti anche nella realtà. di gente che mette la maschera ce n’è tantissima.
rimane un mezzo di comunicazione. però….
occhio a non dargli più importanza di quella che ha, anche in negativo.
ha l’importanza che ha nello svelare dinamiche comportamentali che altrimenti sarebbero messe a dura prova, dalla realtà. nel bene e nel male.
Il problema, come sempre, cel’ha chi sta dietro lo schermo.
@Allora Gianni mi fido 🙂
@ # 33, no Ameya, stavolta mi permetto di contraddirti…la gente in rete fa delle cose che non si sognerebbe mai dai fare nella real life…e nei confronti di persone che manco conosce (o che crede erroneamente
di conoscere)…certe persone (ovviamente non tutte, non si può generalizzare) credono di avere diritto di far tutto o quasi,e dubito che in certi casi farebbero altrettanto in presenza. Credimi, quasi 10 anni di web mi hanno convinto (almeno un tuo coetaneo può convincerti, no ? ).
Poi è ovvio che pezzi a schiena e falsità si incontrano pure nella vita reale.
buona serata
@INTERESSANTE…è una foto di una dinamica riccorrente..di una follia a due, di un bisogno disperato…mai pago.
ricevo e pubblico
28 gennaio alle ore 12.47 Segnala
(INSULTI VOLGARI) MAGIA DELLE MAGIE LA BACHECA E’ TORNATA NUOVAMENTE OPERATIVA. ALLORA CHI ERA TU O FB? AHA HAH AH AH AH HA HA H MA CHI —-VUOI PRENDERE PER IL —-, (INSULTI MOLTO VOLGARI). CHI? CHI? CHI? MA VATTENE ———– E VAI A FREGARE UN ALTRO. STO QUASI PER PIANGERE DI RABBIA E MI STO FACENDO ROVINARE LA VITA DA UNA PERSONA CHE VUOLE SOLO FARMI MALE, CHE TROVA TUTTI I MODI PER FARMI MALE, PER CREARMI DUBBI, DOMANDE, INTERROGATIVI A CUI MAI POTRO’ RISPONDERE! AHA AH AHA HA HAH AHHA SI FB NON FUNZIONA… AHA HAH AH AH HAH AADESSO FUNZIONA BENISSIMO HAHA HA HA HAH E TUTTO QUESTO LO SAI PERCHE’? PERCHE’ SONO IN UFFICIO A FARMI IL —- PER PAGARE I W.E. CHE CI DOVEVAMO FARE INSIEME ….. HAHA HA HA HAHA SI COSI’ CON LA BACHECA BLOCCATA QUANDO TORNAVI LO SAI QUANTA POSTA TROVAVI? E xxxx TANTO NON SA NIENTE. HAHA HA HAH AH AH HA NON HO AGGETTIVI PER DEFINIRTI SO SOLO CHE TE NE VAI A ——–
questo uno dei tanti messaggi che ci scambiamo durante le nostri liti…uno sfinimento cerebrale continuo…lui chiede tutto e di più. sono rimasta sola…sento solo la mia migliore amica. non esco più. e quelle poche volte che lo faccio da sola..lui mi accusa di aver detto una bugia e di aver incontrato chissà chi. comincia la lite che dura in media tre giorni. lui abita in un’altra città, tre quarti d’ora da me, ma lavora nella mia città. ci siamo conosciuti 2 anni fa tramite una chat, tre mesi più tardi, dopo infinite sue reticenze ci siamo visti..e da allora non ci siamo più "lasciati"…in realtà lasciati mille volte ma mai separati davvero…bastava un suo gesto e io ero lì ai suoi piedi. ci vedevamo passavamo delle bellissime serate facevamo l’amore e poi mi riaccompagnava a casa dicendomi che non potevamo stare insieme perchè ci sono troppi problemi. lui ha 14 anni più di me. stava con altre donne, e anche io cercavo di dimenticarlo…ho anche cercato di stare con un altro ragazzo…è durata una settimana, lui è tornato a prendermi…mi diceva che ero solo sua e che siamo destinati a stare insieme…si è impegnato con me solo a luglio dell’anno scorso…da allora è stato anche peggio. litighiamo ogni giorno. i motivi i più svariati: gelosia, se sono al telefono con lui e un’amica mi chiama in lacrime per un problema io devo chiuderle il telefono altrimenti lui si arrabbia perchè dice che lo metto da parte… potrei andare avanti ancora per molto.
al momento "ci siamo lasciati" , da due giorni, ma continua a chiamarmi…è tornato calmo. abbiamo litigato perchè non vuole che io esca con il mio amico gay, che conosco da 12 anni. mi ha detto che non è giusto che lui (il mio amico) si goda la sua donna mentre invece a lui tocca lavorare. lo ha insultato pubblicamente su fb e il mio amico lo ha bloccato. lui ha preteso che eliminassi il mio amico, io ho resistito, abbiamo litigato per quattro giorni e poi ci siamo detti basta. ovviamente ha continuato a chiamarmi
io mi sento persa e confusa. non so più chi sono e cosa voglio. mi sento priva di vita e terribilmente depressa. lo so che mi tratta male…so che spesso mi calpesta…ma quando non c’è mi sento spaventata. quando c’è non sento il suo amore…lo accuso sempre di non amarmi, non me lo dice mai. mi ripete continuamente che lui sotto da me non si fa mettere, che io voglio solo fargli male, e io "spreco" le mie giornate a dimostrargli che è l’esatto opposto, ma non basta mai, sono sempre al punto di partenza
UTENTE ANONIMA
@Gianni mi sembra che non vi sia molta differenza tra la rete e la vita sul giudicare al volo situazioni e persone..
dimenticavo….possibile che uno non possa parlare di sè su internet
senza essere giudicato dal prossimo, per di più un perfetto sonosciuto?
L’altro giorno una signora , mamma di un bimbo, mi ha detto che
sta molto male, e che in cura, non mi sono messo certamente a
fare lo strizzacervelli. Ci sono regole di rispetto più importanti
di ogni altra cosa.
Le posso dire, signora Mara, che è un po’ fuori strada ? Non per colpa
sua, ma per colpa mia, sono stato troppo sintetico, e comunque:
è stato il medico a dire che il tipico segnale della depressione è
l’astinenza sessuale. Può darsi che comunque lei abbia ragionenel suo ragionamento,
caricarmi di critiche è il mio pane quotidiano.
@Le narrazioni costruttive sono sempre ben accette qui!
Scriverò qualcosa che potrai cancellare anche subito se la ritieni non “consona”.
La mia riflessione alle cose scritte da Gianni 60.
La mia cognizione di causa deriva dall’aver avuto gravi fasi depressive ed essere stata accanto a chi ne soffriva fino ad attacchi di panico pericoloso. Fortunatamente in fasi alterne, altrimenti saremmo entrambi a farci curare in clinica psichiatrica.
Ho notato nelle parole di G. una sorta di vicinanza paterna : il medico è amico suo, mai lo avrebbe pensato, le sono vicino…
Ho come la sensazione che si ritenga il miglior tutore possibile e l’unico
Una sorta di depositario del “giusto” al punto di chiedere a sconosciuti in un blog pubblico di non scherzare.
La breve digressione sulla attività sessuale, buttata là, è invece il contrario del coinvolgimento personale, forse l’unico che invece vedrei possibile con qualche speranza di risultato.
Una cosa ho imparato: pensare di essere il gestore dell’altrui depressione è dannoso, soprattutto in coppia.
Insistere sui farmaci parlando dalla cattedra induce alla reazione opposta.
La terapia? Me lo disse un terapeuta della scuola cognitivo-comportamentale : avere progettualità comune e divertirsi assieme.
Era forse la terapia giusta solo per me? Forse si, ma io capii che era il segreto del mio vivere e sopravvivere – ai rovesci ed agli inevitabili guai- bene, o almeno mantenendo una base di solidità mentale.
Se lascerai il commento e Gianni lo leggerà, spero che vorrà coglierne lo spirito “costruttivamente” critico. E’ comunque il miglior contributo che sono in grado di dare in questa fase della mia vita.
Senza avere da insegnare nulla, solo raccontandomi e usando il mio istinto nel leggere
Mara
naturalemente fai riferimento a dipendenza patologica, quella che rende impotenti ed è impedente.
Ma quando mi sento "invischiata" in una situazione affettiva gratificante mi si moltiplicano le energie, al contrario. E mi rotolo nel vischio 🙂
@Mi scriva pure se vuole raccontare la sua storia che leggo sempre volentieri, ma non ho consigli da dare, se non ribadire i concetti espressi qui, in tutti i post, in vari e ripetuti modi..
grazie a lei….non può darmi qualche consiglio ?
Buona serata.
ps se ce la faccio le scrivo una mail.
@sì, la depressione è una cosa molto seria!
ri-buongiorno dottoressa….mai avrei potuto pensare che la mia cara
moglie avesse la depressione, anche se qualche sospetto l’avevo avuto
utlimamente. Scoppi di allegria improvvisa, e voglia di far festa, di andare
al mare, di fare tanti viaggi….crolli improvvisi, e preoccupazioni soprattutto
per motivi di salute, di lavoro e per i genitori. Poi inizia l’insonnia, un’ insonnia terribile incurabile…a un certo punto lei decide di andare da
uno psichiatra. In realtà questo psic è un medico mio amico, del CSM.
Lo conosco da sempre, e le ha diagnosticato un disturbo della personalità con tendenze anancastiche. Farmaci e antidepressivi. A suo dire, un
segnale è anche l’assenza di una soddisfacente attività sessuale.
Lei non vuol prendere i farmaci perché ha paura, mo ho insistito perché li
prendesse. Ho sempre temuto questo tipo di malattia, e penso che
sia stata un fatto reattivo a 1000 sollecitazioni cui è stata sottoposta e
che qui non posso spiegare, perchè scriverei un libro. Ora le sto vicino…
sempre che non venga a me , la depressione.
Una sola cosa…se qualcuno interviene, eviti di scherzare su queste forme di patologie, chi ha a che fare sa bene di cosa sto parlando e quindi
ciascuno parli con cognizione di causa. Grazie.
di nuovo tante buone cose, e buon lavoro (io torno al mio).
g.
@No no Susy, hai colto un grande punto! La depressione può benissimo essere rabbia repressa, che viene rivolta verso il Sé, aggredendo se stessi invece dell’altro! Brava
Eccomiiiiii!!! Senza zucchero grazie !! ( il thè) Come stai Ameyuccia? sempre molto seria e impegnata leggo.
Senti! Ma la depressione non potrebbe anche derivare da una rabbia e dolore repressa, difficile da affrontare?
Nel senso che un soggetto potrebbe essere talmente incazzè col patner o.. facciamo col patner visto che siamo in tema di dipendensa, quindi.. incazzè col patner e avere difficoltà di tradurre la rabbia e delusione in un dialogo costruttivo per cui si paralizza come, e reagisce con una depressione, pensando che la sua vita sia da buttare, che nulla abbia un senso,e tutto quel giro di pensieri negativi che si scatena.
Ho scritto na fregnaccia?si? ok pazienza, comunque il thè l’ho gradito molto.
Baci baci
@grande cosa riconoscere qualcuno ‘tossico’ per noi e allontanarsi, ricordando a noi stessi che è nostra la responsabilità di spostarci, andando lontano da chi non ci supporta, piuttosto che restare lì invischiati a lamentarci
Non so se il mio post precedente è pervenuto. Lo riposto.
sono d’accordo con Ele.
La depressione si cura anche (sottolineo "anche") allontanandosi da chiunque ti affossa l’autostima: incluso chi ti costringe ad inseguire, anelare, rincorrere, elemosinare, l’affetto che, invece, ognuno merita semplicemente per il fatto di esistere.
Da chi, così facendo, contribuisce ad allargare i sensi di inferiorità ed il vuoto affettivo interno che sono la causa della depressione.
Parere personale
@vero Ele!
Senza l’aiuto di un bravo psichiatra e di una terapia farmacologica, non si può uscire dalla depressione. Però bisogna anche risalire alla causa di questo vuoto interiore, altrimenti non se ne esce più! Mia madre è stata depressa una vita e dopo anni e anni di terapia, inizia a stare un po’ meglio ora … casualmente dopo la separazione da mio padre. Si è liberata di un rapporto tossico e insoddisfacente; era quello che le ammorbava la vita, anche se non voleva ammetterlo.
@Brava Titti!
beh che dire…hai assolutamente ragione.
Ho ascoltato anche le tue interviste, le ho trovate interessante e di aiuto.
questo post mi sembra complementare, in quanto recepisco ciò dui cui ho bisogno: imparare ad accudire me stessa, essere io stessa il genitore accudente a me stessa.
Purtroppo nella mia vita ho conosciuto anche la depressione, e mi sono curata con l’aiuto di un bravo psichiatra.
Raggiungere la consapevolezza di affrontare i rapporti con dipendenza, mi ha aiutato comunque a "cavare le gambe" dalla mia melanconia.
@Mannaggia Mike sta salute ti mette alla prova davvero..sei bravo a non perdere il sorriso, trasmetti positività! Un abbraccio ! ps il tuo caffè è sempre buono e gradito qui
@Irene fai bene a valutare con calma..gli psicologi non sono tutti utili come non tutti i medici sono dei bravi guaritori..io aspetterei..e mi informerei da chi è già stato da QUEL psicoterapeuta, e anche in questo caso non c’è garanzia, poiché ognuno di noi è diverso, e ognuno di noi ha i suoi terapisti..potresti iniziare dall’Asl della tua citttà..spesso i servizi sono gratuiti o quasi…sperimenta..ascolta..chiedi..l’ex tuo terapeuta non ha amici della sua stessa scuola nel luogo dove sei ora?
Magari spostandoti appena?
In bocca al lupo!
cara Ameya (mi sei "cara" perchè spesso mi hai aiutato e te ne sono grata!) ho dovuto interrompere un percorso psicoterapico causa trasferimento per lavoro in un’altra città. Ora che sono qui però, dopo mesi di interruzione, vorrei ricominciare.
Ho bisogno di un consiglio pratico: come ci si muove in questi casi? Qui non conosco persone che seguano un percorso psicoterapico e cercare sulle pagine gialle mi sembra andare un po’ alla cieca. Secondo te dove ci si può informare? Quelli "bravi" sono pochi e quelli "meno bravi", in un lavoro così delicato, possono fare molti danni e ci ho messo tanto a fidarmi del precedente, è stato difficile e mi è andata bene, perchè era proprio bravo.
Grazie
Irene
CARISSIMA E BELLISSIMA SIGNORA , QUESTA VOLTA MI UNISCO A TUTTI I NOSTRI AMICI DICENDO CHE LA MIA SITUAZIONE DELLE CORDE SPINALI BIRICHINE, A VOLTA MI TENGONO SULLE SPINE.IN OGNI CASO QUANDO DIVENTANO COME CORDE DI CHITARRA E MI METTONO A DURA PROVA PER GIORNI, IO MI FACCIO PORTARE UN CAFFE` ALLA PANNA. SEMPRE CON UN SORRISO A TE FAMIGLIA ED I TUOI AMMIRATORI COME ME DA TUTTO IL MONDO. SEI SEMPRE LA NOSTRA MAGICA SIGNORA DAL SORRISO LUMINARE. CIAO DALLE MONTAGNE E LAGHI ANCORA CON IL GHIACCIO CHE LA FA` DA PADRONE.
@ In bocca al lupo Luna
Che piacere leggere queste tematiche esposte con tanta chiarezza! complimenti…
penso che sia un pò il mio caso…anzi ne sono quasi certa…ho intrapreso un percorso psicoterapeutico ma so che dovrò lavorare duramente su di me….
non ho dipendenza nel senso che pretendo dall’altro tutto ma non riesco a vedere me, duro fatica a distaccarmi da lui anche per motivi semplici e quando per un periodo mi sembra di aver fatto un passo avanti…basta niente per tornare al punto di partenza. Da poco ho capito che soffro di depressione da molti anni…avendo sottovalutato prima …e leggendo qui ho potuto fare un altro collegamento…depressione e dipendenza affettiva sono collegati!!!
grazie 🙂
Luna
@La depressione è una malattia seria, e deve essere curata. Altra cosa uno stato d’animo depresso, una tristezza o malinconia…
Proprio recentemente, mi è capitato di conoscere due persone veramente depresse. Cioè curate anche farmacologicamente.
…ragazzi….che esperienza. Ma non è neppure lontanamente immaginabile che grado di agonia si legga nei loro occhi, persino sui loro volti. Non saprei neppure se definirle umane, o aliene…cioè, capisco immedesimarsi nei sintomi, come esercizio, ma non credo che un depresso vero riuscirebbe anche solo a leggere due righe di fila qui, come altrove.
E’ la vita, che non è un letto di rose, per nessuno, a imporre la messa in discussione di tutto e sempre; a fare cambiamenti continui, ad utilizzare strategie difensive o di conquista, ed in quei momenti, l’ansia, la tristezza, sono naturalmente e giustamente presenti.
Essere tristi ed insoddisfatti è un bel sintomo per capire che ciò che si sta facendo non piace. Che il luogo e le persone che si frequentano forse non sono quelle che ci farebbero star bene.
Però, la depressione, almeno quella che ho visto, è qualcosa di davvero orribile, una cosa a sè, una vera malattia….non certo solo un campanello di allarme.
@ non ne so niente del ginocchio della lavandaia
Mi succede una cosa curiosa, mi ritrovo sempre un po’ nelle sindromi che descrivi.
Non è che se parli dei sintomi del ginocchio della lavandaia mi vengono pure quelli?
@non sono un medico..non ho proprio idea
buon giorno,,,mi chiedevo se nel caso di una donna 40enne,rapporti sentimentali disastrosi in precedenza,possano generare uno stato depressivo e se si di che tipo di depressione,inoltre se manifestazioni come stanchezza,mancanza di interessi,dolori fisici generali sono in sinergia con la patologia o possone essere interpretati come disturbo fisiologico,,,,tiroidismo,,,o altro
Grazie per la risposta.
E chiedo venia per il termine "errate" improprio (dovuto alla mia non competenza scientifica nel settore).
Mi sembra di capire che concordi con l ipotesi di fondo del mio precedente intervento:le depressioni di tali 15 16 enni prevalentemente con vissuti emotivi-affettivi intrafamiliari si generano per rapporti "disfunzionali" (che ne dici?) intrafamiliari ( che ovviamente possono dipendere non solo dai "datori di affetto" ma anche dai "ricettori").
Stavolta chiedo anticipatamente scusa per le terminologie potenzialmente non esatte da me impiegate (per l appunto usate tra " ")
Grazie ancora
@io andrei piano a usare il termine errate… ogni famiglia ha il suo stile di attaccamento , ogni genitore fa quello che può, entrano in gioco varie variabili…non ultimo le caratteristiche di personalità dell’individuo, alcuni crescono in ambienti deprivati e sviluppano strategie ‘sane’, altri amati, viziati, adorati ..molto meno, il riuscire a interiorizzare una ‘figura interiore’ buona è un passaggio evolutivo, se non ci si riesce non si può dare la colpa solo ai genitori…è un’operazione che ognuno di noi deve fare, l’esito infausto è possibile..con varie sfumature di gravità..
In considerazione del fatto che un 15-16 enne "ordinario" (cioè con la vita emotiva/affettiva prevalentemente vissuta sino ad allora nella propria famiglia e in parte minima a scuola e nel circuito amicalei) ha instaurato negli anni precedenti relazioni affettive prevalentemente se non esclusivamente con i propri genitori e nella propria famiglia, potrebbe essere giusto pensare che le depressioni che che colpiscono tali15 16 enni "ordinari" derivino prevalentemente da "realtà affettive-psicologiche" errate present all’interno della propria famiglia?