L’accusa di pedofilia: le parole per dirlo

Fatti di cronaca recenti inerenti l’accusa di un cittadino del posto di pedopornografia coinvolgono il nostro territorio e suscitano, in chi apprende la notizia, indignazione e sgomento. Una realtà protetta come quella appenninica pare garantire l’immunità agli orrori e agli errori. Quando certi reati accadono nella porta accanto si è costretti a guardare in faccia qualcosa di conosciuto ma percepito distante, e salgono rabbiosi interrogativi.

Perché accade?


La pedofilia, l’incesto, l’abuso sui minori rappresentano tra tutti i comportamenti sessualmente deviati il tabù per eccellenza nella società contemporanea. Da un punto di vista evoluzionistico ed evolutivo la spiegazione del perché la comunità intera condanna senza pietà tali fatti è adattiva: per proteggere la specie occorre evitare ogni possibile contaminazione dei geni. La specie lotta per i propri piccoli difendendoli dagli aggressori affinché sia assicurata la fitness evolutiva. Il deviante viene condannato, estromesso, ripudiato.

Tuttavia ciò pare non accadere.

Spesso i reati sessuali vengono reiterati poco lontano e la comunità pare dormiente.

Nel DSM-IV, Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, le perversioni sessuali sono classificate come parafilie. Tra queste vi è la pedofilia.

Nel senso comune c’è molta confusione su cosa sia, il furore emotivo scatena ira verso il pedofilo, o presunto tale, e immediatamente si sente che si sarebbe pronti ad uccidere per difendere un minore da un abusatore, certamente lo sarebbe un genitore “buono”.

Cosa porta un adulto  a scegliere come oggetto sessuale un minore?

Prima di tutto è necessario fare distinzione tra un pedofilo e un pervertito sessuale.

La pedofilia è l’attrazione sessuale per un minore in età pre-puberale, prima dello sviluppo sessuale, e prima ancora della comparsa dei caratteri sessuali secondari come la barba, il seno. Egli è attratto dal corpo imberbe, innocente e puro del bambino.

Non appena i caratteri sessuali diventano evidenti il pedofilo perde interesse. Pertanto si può parlare di pedofilia quando c’è un gesto, un tentativo di un’azione sessuale nei confronti di un minore fino allo sviluppo puberale.

La predilezione invece da parte di un adulto per un corpo giovane in età adolescente, ma già sviluppato, rientra nelle perversioni sessuali se la distanza anagrafica è rilevante.

La rete è un luogo dove poter agire la propria perversione con l’illusione della finzione, e del presunto anonimato, mantenendo una facciata al di sopra di ogni sospetto. La pedopornografia ha un mercato i cui dati sono allarmanti. E molti fruitori si sentono in diritto di acquistare, scaricare perché non sono gli autori di tali filmati, e ci si può sempre nascondere dietro all’ambiguità dei dati, dei trucchi sulle immagini, della finzione. Fino a quando vengono sorpresi, essi agiscono indisturbati. La rete abbonda di siti che vengono chiusi e la comunità virtuale immediatamente si sposta in un altro sito. C’è molta collaborazione e protezione nelle communities del genere.

Le motivazioni che spingono al comportamento sessuale deviato sono molteplici. Freud definisce la pedofilia l’attrazione per un oggetto d’amore immaturo in quanto non si è concluso con esito positivo lo sviluppo psicosessuale.

Altre teorie sostengono una paura della maturità sessuale, un voler restare fermi a tappe evolutive precedenti, un volere “rubare” le caratteristiche acerbe, nell’illusione disfunzionale di diventarlo.

Fattori di rischio possono essere:  disturbo di personalità borderline, psicosi, ritardo mentale, la provenienza da un contesto affettivamente deprivante e deprivato, violenza assistita o subita, essere stati vittime di incuria, discuria, ipercuria.

La rete ha dato la possibilità a tali disturbi di uscire allo scoperto. Basta un clic e l’accesso a materiale pornografico gratuito è immediato. Nella solitudine di fronte al monitor l’individuo con problematiche affettive e sociali può trovare finte soluzioni e appagamento temporaneo che lo spingono a inoltrarsi oltre i limiti del lecito in tempi molto brevi se egli ne è attratto.

Spesso chi fa un largo consumo di pornografia sviluppa anche altre forme di dipendenza: sostanze, farmaci, gioco d’azzardo. E’ come se l’individuo sprofondasse in un abisso a caduta libera verso gli inferi, e il limite viene sempre spostato oltre.

L’illusione di risanare una ferita profonda narcisistica, di compensare un passato di frustrazione può portare la persona verso comportamenti devianti e, se non possiede risorse protettive, egli potrà trovarsi immerso in un territorio fatto di assenza di moralità, di limiti, di rispetto per se stesso e la collettività.

La deviazione ha diverse sfaccettature. La vittima ha solo un volto: quello indifeso, in balia spesso di un inganno, in cerca a sua volta di compiacere chi gli è di fronte, per bisogno di attenzione, di affetto, per paura. O perché è confusa e non sa dare un nome a quel che sta accadendo: ma pur non comprendendo ciò che accade sente nel profondo di essere violata nella sua integrità.

A occhi attenti, chi subisce questo genere di soprusi dà dei segnali: i bambini possono dimostrare comportamenti adultizzati, seduttivi, precocemente sessualizzati. Le adolescenti possono comportarsi in modo ipersessualizzato, o adottare comportamenti disadattivi improvvisi come modifiche dell’umore, attacchi di panico, aggressività autodiretta.

Si associa spesso la pedofilia alla violenza. Se c’è sempre una violazione dell’integrità psicpologica della persona, non è detto che ci sia violenza fisica e questo trae in inganno l’abusato.

La piccola vittima scambia per affetto i giochi proposti, in adolescenza ci si lascia adescare in cambio di qualcosa, scambiato per affetto, o per ricompensa.

Ciò che ne deriva è uno scarso senso del Sé. E molta rabbia per non essere stati protetti, o non aver potuto parlare, proteggersi da soli.

In caso di parenti o di adulti adulanti diventa  difficile riconoscere l’abuso, quando è travestito da “zucchero candito”. E il più delle volte non si parla, non si dice.

Gli adulti patologici che intraprendono queste condotte si auto giustificano pensando che anche i bambini e i pre-adolescenti abbiano una spiccata sessualità, li significano dotati di intenzioni seduttive, arrivando fino ad accusarli di provocazione.

Oppure il perpretatore si assolve con un semplice: perché no? Che copre un universo insano e disfunzionale.

Solo troppo tardi chi diventa attore di questo tragico copione realizza l’orrore a cui non si riesce a dare un nome. Bisogna incoraggiare a dire l’indicibile. Trovare insieme le parole, non fare finta di niente.

La legge 66/96  riguarda le norme sulla violenza sessuale e molti articoli riguardano i minori. Gli adulti che sono a conoscenza di soprusi fatti su minori hanno l’obbligo di segnalare  qualsiasi sospetto di disagio o abuso ai servizi sociali o alle autorità giudiziarie competenti.

Se la rete intorno ai minori è salda è possibile monitorare e vigilare affinché la devianza venga alla luce prima che sia troppo tardi.

Nel tessuto sociale il comportamento deviante è presente, diffuso e spesso sommerso.

Se emergono segnali non ignoriamoli.

Fare finta di niente non è mai una soluzione.

Ecco un sito per una trattazione più ampia e un video con riferimenti a chi rivolgersi.