LA DIPENDENZA AFFETTIVA

LA DIPENDENZA AFFETTIVA

Si soffre tanto per amore… Ma quando è vero? Talvolta ci ritroviamo a credere di amare, ma invece dipendiamo soltanto: l’amore diviene una droga, quando perde il suo vero significato…

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“Io non vivo senza te”
Le canzonette sono piene di frasi che inneggiano all’indispensabile presenza dell’altro che dia un senso alla nostra vita. Già Platone ci definiva mezze mele in cerca di una precisa, specifica metà…

E’ socialmente accettato soffrire per amore, socialmente sostenuto ed auspicabile per perpetuare la specie, scegliere un partner, vivere in coppia, riprodursi. Precocemente ed in genere incessantemente si cerca un legame, una relazione, stabile, unica e che possibilmente duri per sempre.


E’ un comportamento adattivo ricercare un partner ideale per la riproduzione dei propri geni, meno adattivo è invece crearsi un’ossessione per quel partner. E ancora meno adattivo è morire per amore. Eppure accade. Succede di trovarsi invischiati in una relazione “tossica”, ossessionati dall’importanza dell’altro al punto da perdere di vista se stessi.
Qui non si parla più di amore. Entriamo nel campo della dipendenza: Love Addiction.

Dell’originario sentimento d’amore, dove il cuore batte più forte all’arrivo dell’amato, dalle commosse lacrime di fronte al primo mazzo di fiori, si passa all’incubo del distacco, alla sofferenza se l’altro non c’è. Dell’amore non rimane che un remoto desiderio, vagheggiato, struggente anelito.

Vi sono relazioni dannose, malate, mortali (Robin Norwood), da cui diventa impossibile staccarsi, fuggire.

Alcune dipendenze della nostra cultura (occidentale) sono codificate ufficialmente tra le patologie del DSM IV  (ultima edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), classificazione multiassiale  delle malattie mentali.
Per tossicodipendenza si intende l’abuso di sostanze tossiche (o comportamenti, procedure) che danneggiano l’individuo dal punto di vista della salute, del lavoro, delle relazioni sociali, occupando quasi interamente il suo tempo, i suoi pensieri, le sue attività che vengono totalizzate dalla dipendenza impedendogli di svolgere una regolare vita.
Altre dipendenze sono sommerse, tuttavia dilaganti ed altrettanto invalidanti. Al punto che in America sono stati coniati neologismi combinati con la parola ALCOHOLIC (che definisce l’alcolista). Da qui Sexaholic, Workaholic,  Shopaholic, Foodaholic, Sportaholic.  Oppure combinate con la parola Addiction (DIPENDENZA) da cui Love Addiction, Net Addiction, Gambling Addiction (che definisce la dipendenza dal gioco d’azzardo).

E’ evidente che alcune dipendenze hanno esiti più nefasti, talune sono socialmente più tollerate. Tra queste la più silente resta quella affettiva.
Non dà effetti collaterali eclatanti, non fa molto rumore, se non nella mente di chi ne è posseduto. Poiché quando l’altro diventa l’unica ragione di vita, anche a scapito di se stessi, si è in preda totalmente all’ossessione.
Il primo pensiero del mattino, l’ultimo della sera.
Sembra una frase da cioccolatino. In realtà nasconde una trappola feroce, quella dell’abnegazione malsana di se stessi, per rincorrere l’altro. Perché quando c’è dipendenza affettiva non si è ricambiati.
Vi è una relazione. Un legame fortissimo, ma il copione segue uno schema preciso che non è quello della reciprocità. Uno insegue, l’altro fugge. Lasciando a parte il banale luogo comune in cui si dichiara che “in amor vince chi fugge”, tale schema diventa più simile al bracconaggio, all’inseguimento della “preda” fino a sfociare a volte nella molestia (stalking).

Uno rincorre, l’altro si fa rincorrere.
Uno vuole, l’altro si nega.
Uno dice “ho bisogno di te” e l’altro si volta da un’altra parte.

Apparentemente uno è dipendente, l’altro “anti-dipendente”. In realtà si tratta di una vera “folie à deux”. Entrambe le mezze mele hanno bisogno dell’altra metà per esistere, per poter agire il proprio ruolo.
Quando l’altro diventa più importante della nostra stessa vita non è amore. E’ dipendenza. E’ PATOLOGIA.

Il bisogno di inseguire nell’uno è speculare al bisogno di rifiutare nell’altro. Bisogno di fondersi e bisogno di differenziarsi (Klein) sono entrambi veri e agiti. Colui che fugge è punitivo, negandosi inconsciamente castiga l’altro, in cui vede forse il genitore “cattivo” che non ha soddisfatto i suoi bisogni quando era necessario. E’ interessante osservare però che se per caso colui che fugge si ferma e diventa all’improvviso accettante e bisognoso i due ruoli si invertono, colui che prima inseguiva implorante inizia a prendere le distanze, diventa a sua volta fuggitivo… Ma la danza resta uguale.

Questo tipo di relazione è tipica nelle coppie dove uno dei due è alcolista. L’altro si erge quindi a “salvatore” (Norwood). In realtà sono entrambi “alcolisti”, uno dipende dalla bottiglia, l’altro dipende da colui che dipende dalla bottiglia. A parte il complicato gioco di parole, è una triste realtà la condizione di quelle donne che non riescono a lasciare il marito alcolista, fanno una vita di umiliazioni ed infelicità, si immolano sull’altare della devozione. 

Prometto di esserti fedele sempre. In salute e malattie fin che morte non ci separi?”
La causa di tali legami non ha radici religiose. Ma psicologiche! L’altro diventa la bottiglia del non-alcolista. Salvarlo diventa lo scopo della sua vita. Nobile intento, in apparenza. Impresa impossibile, tempo sprecato, inutile lotta in realtà. Nessuno potrà mai cambiare o smettere qualcosa perché glielo dice un altro, ma solo e soltanto se lo vuole nel profondo del suo essere.

Chiameremo per convenzione la persona che vuole salvare l’altro il co-dipendente.

IDENTIKIT DEL CO-DIPENDENTE

Co-dipendente è colui che controlla, vuole cambiare l’altro a suo piacimento. A fin di bene, per carità! Bere fa male alla salute, giocare d’azzardo rovina la vita a se stessi e alla propria famiglia, dipendere dal lavoro porta via tempo per esistere, vivere di sport impedisce una vita normale ecc. ben lo sanno i partner di costoro. I quali si armano di pazienza e coraggio e al motto di “io ti salverò” (io ti aggiusterò) partono per la loro crociata, strada costellata di spine… il co-dipendente è convinto che l’altro abbia qualcosa da aggiustare. Ma non solo, è anche convinto di poter risolvere i problemi che affliggono l’umanità e il partner in nome del suo “amore”. Il co-dipendente si crede onnipotente, più forte dell’alcol, del vizio, dell’altra moglie, della suocera ecc. non importa a chi ha dichiarato guerra. E’ far la guerra che conta, perché VINCERE è l’obiettivo, vincere per riavere l’amore dell’altro tutto per sé. Pura mera illusione.
Lo schema cognitivo del co-dipendente è molto semplice, obbedisce al mantra “
Se solo non ci fosse…
l’alcol,
l’altra donna,
il gioco,
il calcio,
la cocaina,
e così via..
IO LO POTREI AVERE TUTTO PER ME… E FINALMENTE SARO’ FELICE
”.

Così l’altro diventa qualcuno da convincere, carpire, controllare, guidare, curare, guarire, possedere, sistemare, ecc, ecc.
Perché lo si vuole TUTTO. E si sente che lui, lei non c’è… L’altro è TUTTO preso da altro… che sia la droga, l’alcol, il lavoro, il gioco o il sesso anonimo e compulsivo.
L’altro è altrove.
E il co-dipendente è tutto incentrato, votato, devoto, perso, focalizzato totalmente sull’altro.
Quindi anch’egli è altrove. Entrambi hanno una cosa in comune. Non ci sono per loro stessi, sono incapaci di stare, ascoltare ed accudire i propri bisogni senza ricorrere a sostanze o persone esterne.
Entrambi sono incapaci di stare in una relazione sana: uno, intero, di fronte all’altro, intero.
Sono entrambi mezzi. E cercano di riempire il proprio buco vuoto con ALTRO da sé. Nel caso dell’alcolista, tossicodipendente o “aholics” vari, facendo ricorso ad una sostanza o un comportamento nocivo, nel caso del co-dipendente cercando di riempire la propria esistenza con l’esistenza dell’altro che ha “il problema da risolvere”.

E’ qui l’inganno, la distorsione. Torniamo a Platone. Egli si sbagliava. Non è la metà su cui insistere, ci ha proposto un’immagine falsata. E’ sull’essere UNO il segreto, il sentirsi interi non ci porterà a vagare in cerca di qualcosa o qualcuno che ci riempa.
Questo bisogno di sentirsi uno ha origini remote, nel grembo materno.
Lì facciamo l’esperienza di sentirci un tutt’uno. Fusi, accuditi, nutriti, contenuti, in simbiosi. Alla nascita creiamo un legame di attaccamento col care-giver (Bowlby), se tale legame è soddisfacente il genitore buono verrà interiorizzato (Winnicott) e avremo dentro di noi la una presenza calda, amorevole, capace di farci tollerare la frustrazione, l’assenza, il distacco (Klein), il no (Bion).
Se questo passaggio non è avvenuto restiamo con una spina in mano e cerchiamo una presa a cui attaccarci per funzionare, per sentirci di nuovo UNO. Non tutte le prese funzionano. Solo quelle che ci portano a risentirci fusi simbiotici. Nasce così un legame struggente, totalizzante. Da cui presto uno dei due sente il bisogno di fuggire perché si sente inghiottito dal bisogno dell’altro.

Inizia la danza, che diviene dramma e spesso sfocia in tragedia.
Il distacco , quando l’altro va a bere, a drogarsi, a fare altro, viene vissuto come intollerabile, insopportabile, la mancanza, l’assenza, la nostalgia diventano devastanti.
L’altro diventa la droga del co-dipendente, la possibilità di sentirsi uno.
Ma deve fare i conti con il distacco , la fuga dell’altro che rifiuta, si nega, si rifugia nell’alcol, o altrove. Perché a sua volta si sente risucchiare dal bisogno infinito ed inappagabile del partner.

A vuole B, ne ha necessità estrema, inizia il tunnel.
B è preso da un vizio,o da altro, non sa prendersi cura nemmeno di sé ed è chiamato ad accudire il co-dipendente, che insiste per trascinarlo sulla retta via, così potranno vivere felici e contenti.. B inizia a fuggire, a ribellarsi agli ordini e ai controlli di A che si fanno sempre più pressanti,incalzanti, esigenti. B può diventare sempre più distante, ribelle, violento, anafettivo, crudele, o semplicemente assente, inizia a fuggire, non regge alle richieste, al controllo, non vuole essere aggiustato. Tuttavia poi si riavvicina, è inesorabilmente attratto da A, ne ha altresì bisogno, di quell’attimo perfetto di unione, illusorio tuttavia vitale, indispensabile ma tossico..
Vittima e carnefice, l’uno con il bisogno estremo dell’altro.

Si innesca così una lotta senza fine. Poiché in questa storia non c’è libertà, non c’è rispetto, non c’è amore. C’è bisogno, a volte violenza, lotta per il potere. C’è fame, e l’altro viene fagocitato, viene vampirizzato (Abraham) ma mai visto per ciò che è in verità.

COME SE NE ESCE?

Come da una qualsiasi altra tossicodipendenza. Ricostruendo la propria identità, autostima, imparando ad essere UNO senza aggrapparsi, riempiendo la propria esistenza di se stessi, con l’amore e la cura di sé. Soddisfacendo i propri bisogni, prendendosi la responsabilità di accudirsi, diventando genitori buoni di se stessi.
La creatività è la strada che porta ad esprimere  ciò che siamo.
Crearsi una vita piena di cose per noi stessi, i cui possiamo occuparci e rispondere in prima persona è un terapia quotidiana di cui prendersi carico.
E’ un cammino lungo con frequenti ricadute e giornate buie, ma piano piano è possibile imparare a contenersi, a prendersi cura di quel bambino nascosto dentro. Solo così potremo avvicinarci all’altro e non aggrapparci, trascinandolo in un abbraccio soffocante in discesa verso gli inferi.
Si può imparare a stare bene con se stessi, sentirsi completi, esseri armoniosi e creativi, amandosi ed accettandosi pienamente per ciò che si è e si può.
Nasciamo soli, moriamo soli
, a volte ci incontriamo con l’altro, ma poi dobbiamo essere in grado di tornare soli, occorre imparare ad amare questa condizione e farne una ricchezza, per questa avventura affascinante che è il viaggio nella conoscenza di sé.
E’ da qui, solo da qui che possiamo davvero incontrare amare ed includere l’altro.

As long as we are in need of the other we are not able to be alone and enjoy the immense riches aloneness gives. Our center is the place where only we can go, where we find our fulfilment. “But real love is not an escape from loneliness, real love is an overflowing aloneness. One is so happy in being alone that one would like to share – happiness always wants to share. It is too much, it cannot be contained; like the flower cannot contain its fragrance, it has to be released.” Osho

Finchè abbiamo bisogno dell’altro non abbiamo la capacità di stare soli e godere l’immensa ricchezza che lo stare soli fa scaturire. Il nostro centro è il luogo dove solo noi possiamo andare, luogo dove troviamo il nostro soddisfacimento. “Ma l’amore vero non è una fuga dalla solitudine, l‘amore vero è uno stare soli che trabocca. Uno è così felice nell’essere con se stesso che vorrebbe condividere. La felicità vuole sempre condividere. E’ troppa, non può essere contenuta, come il fiore non può contenere la sua fragranza, deve essere emanata”. Osho

(Cit. http://www.urbanmonk.net/136/loneliness-the-beginning-of-romance/)

Ameya G. Canovi

120 commenti su “LA DIPENDENZA AFFETTIVA”

  1. Ciao a tutti ! Sono un’ex co-dipendente che a quasi 35 anni magicamente si è svegliata e si è’ resa conto di quanto tempo ha sprecato, di quanto si è fatta del male,di quanto la sindrome della crocerossina l’abbia portata sempre più lontana da se’ stessa. Da un anno faccio psicoterapia e meditazione, e tento di migliorare i rapporti con i miei familiari,con buoni risultati. Ora rifuggo gli alcolisti, ho un naturale rifiuto. Problema :dopo essermi “svegliata” , mi sono resa conto che tutte le mie compagne di elementari medie, superiori si sono sposate e fatto una famiglia. Amichette d’infanzia e cugine comprese. Questo mentre io lottavo contro i mulini a vento. Così, sul più bello che mi stavo impegnando a risolvere la sindrome della crocerossina, mi ritrovo ad avere la sindrome della Bridget Jones! E adesso?? 🙂

  2. Molto bello il blog… però aspetto nuovi post, è da troppo tempo che non ci sono aggiornamenti. Vabbè, intanto mi sono iscritto ai feed RSS, continuo a seguirvi!

  3. Grazie all’autore del post, hai detto delle cose davvero giuste. Spero di vedere presto altri post del genere, intanto mi salvo il blog trai preferiti.

  4. Ho trovato il tuo blog perché cercavo testimonianze di donne guarite dalla dipendenza affettiva. Io ne sono affetta, ho cominciato ad andare in analisi due anni fa, mi hanno riacciuffata per i capelli perché me ne stavo proprio andando al creatore, irriconoscibile. Mi sono accorta di avere problemi quando mi innamorai se di amore si puo parlare, di un mio collega, un ragazzo problematico che alla fine scoprii essere addorittura omosessuale e io gli servivo come copertura. Ma ero io che me lo ero scelta, io mi accontentavo delle briciole, a volte mi domando se davvero lui si fosse voltato completamente verso di me. Non so…mi sono dovuta ricostruire a piccoli pezzi, ritrovarmi poco a poco, a volte tutt’oggi mi guardo allo specchio e non so chi sono. Alla fine l’ho dimenticato sicuramente aiutata dall’incontro con cadenza settimanale con la psicoterapeuta ma sapevo che la dipendenza era li pronta ad attendermi di nuovo Mi sono innamorata di nuovo, stavolta di un soggetto sano ( a dire della mia doc) ed ecco che i sintomi nel momento in cui per lavoro lui si è dovuto allontanare sono tornati tutti…BANG! Come se non avessi fatto due anni di terapia. Tremori, ossessioni, ipotermia, difficoltà della concentrazione, depressione pianto.
    Mi sono domandata se da questa cazzo di dipendenza sia davvero possibile uscire o se verrà fuori per sempre, se ormai è un marchio. Non lo so.

  5. CIAO BELLISSIMA AMEYA…COME VEDI SIAMO SEMPRE IN ONDA….UN SALUTO A VOI..SPERO CHE TUTTO E` A POSTO….MI SEI MANCATA…..COME PUOI VEDERE ADESSO HO TANTA BELLA PUBBLICITA` PER NAPOLI E LA REGIONE CAMPANIA…SE TI FA` PIACERE TI PUBBLICHERO` DEGLI ARTICOLI PER VISITARE IL TUO BEL B&B !! CIAO GIOIA….UN SALUTO DA ME E ANITA DAL NEW JERSEY !!!!

  6. Grazie Ameya… questo è un grande mistero per me, che sto da due anni con un fuggitivo capace di sparire anche per mesi, non rispondere a mail e telefonate… lui ha sempre detto di essere depresso e di avere bisogno spesso di chiudersi in se stesso. A parole è innamoratissimo, ma all’atto pratico è evitante in modo incredibile. La depressione, come da te descritta, è più calzante invece con il mio stato d’animo attuale, dovuto proprio a questa relazione.

  7. Direi di no. L’anaffettività sembra essere un tratto stabile, che ha origini in una mancata interiorizzazione di un oggetto interno buono, integro che permette una libera espressione della propria affettività. La depressione ha più a che fare con un oggetto d’amore perduto, con la mancanza di motivazione, di pulsione alla vita.

  8. Mi sto tormentando addossandomi la colpa di come è andata la mia ultima relazione (e forse non solo l’ultima!) a causa dei problemi che ho con me stesso e della mia dipendenza. Alcuni atteggiamenti di lei non mi erano chiari, non mi spiegavo come una persona “normale” potesse comportarsi così: leggere questo articolo è stato come proiettare un fascio di luce sulla mia storia.
    Complimenti e a presto

  9. Ameya
    Torno a leggere dopo qualche mese, anche perché consiglio il tuo luogo eccellente a persone che soffrono ‘sta cosa delle co-dipendenze e delle dipendenze affettive.

    Mi piace sempre ‘sto luogo. Ahaha, le … canzonette. >:)
    Se ci pensi abbiamo una cultura che per gran parte è pseudo, zeppa com’è di ciarpame e carabattole.
    Roba che canta la dipendenza effettiva.
    Oh, siamo messi così male che molti non si accorgono pure.
    Come se ti facessero mangiare della cacca e non accorgersi cosa c’è nel cucchiaio. Gasp! (8|

    ciao cara!

  10. grazie ameya…
    in effetti non so se sono pronta…non so nemmeno io quello che voglio: sono un'insoddisfatta cronica oppure mi sto incaponendo in una relazione malsana? …ci penserò su, portando avanti il difficile lavoro di cercare di capire se stessi e di riuscire finalmente a volersi bene…
    marta 🙂

  11. @E' la domanda che mi sento più frequentemente rivolgere… se non ci si piace è perché abbiamo interiorizzato un opinione su noi stessi venuta dall'esterno. Qualcuno là fuori o qualcosa a suo tempo hanno fatto sì che acquisissimo tale pensiero su di noi. Se il messaggio recepito da fuori era: "sei sbagliato, non vai bene ecc ecc. " facilmente sarà la nostra stessa idea… Come si cambia idea su se stessi? Facendo cose che ci rimandino un'immagine positiva, vincente, amorevole, utile, efficace. Essere soddisfatti di ciò che si fa, fare ciò che soddisfa… Inizia poi mi sai dire…

  12. ti leggo spesso e questo post ha mirato al centro mettendo la famosa ciliegina sulla torta…..a volte ci si gira attorno alle cose però senza riuscire a farle proprie poi magari una parola o una parola scritta tolgono un po' di nebbia dal quadro…..bene……ma mi sai dire come si fa a piacersi? io credo di essere il mio peggior estimatore, è come se fossi una malattia autoimmune:-) 

  13. @E' assolutamente vero…se non piaci a te stesso come puoi pensare di paicere a qualcun altro? Se non ami te stesso perché dovrebbe amarti un altro?

  14. molto chiaro il concetto ma come si fa a volersi bene? non è facile, non bastano gli accorgimenti elencati….credo che bisognerebbe piacersi….

  15. @94: io non credo che LUI sia bello o brutto, ma entrambe le cose. Si oscilla sempre tra il sogno e l'orrore. Idealizzazioni inutili. Vedilo come un uomo semplice, difettoso, fallace. Non un eroe, ma un uomo qualsiasi. Restare in questa relazione senza aspettative, prendendo quel che c'è il pacchetto completo, con anche l'ombra. Se ce la fai, stacci, ma per farlo dovrai rinunciare al sogno e al tuo mito. Sei pronta?

  16. @Titania quando inizierai davvero a credere di meritare perché ti riconosci per prima un valore e non solo bluffando…allora troverai persone che ti riconoscono con autenticità…cerca dif are cose per cui sei contenta di te. il volontariato è una bella strada. dare senza volere indietro, andare a letto contenta di ciò che hai fatto, e lo sai solo tu..prova..poi mi dirai.

  17. ciao ameya, ti seguo da quasi un anno ormai. tu e il tuo blog mi avete aiutato davvero tanto. da circa otto mesi sono in terapia e ho fatto dei bei progressi. in questi ultimi giorni però l'ennesima ricaduta. ma a parte questo, quel che mi chiedo da tanto è: tu credi che sia possibile che in una chiara situazione di dipendenza affettiva ci sia qualcosa da salvare? voglio dire, si tratta di sentimenti reali o soltanto della manifestazione di un disagio? quando sto bene, anche la relazione va bene. ma quando comincio a cadere nel "nessuno mi vuole bene" diamo inizio alla danza che tu hai saputo descrivere perfettamente. la domanda alla quale non trovo risposta è: "sto rischiando di perdere un uomo meraviglioso o è la dipendenza ad avermi portato da un partner con una situazione familiare a dir poco difficile e con un carattere devastante? Sono io che tiro fuori il peggio di lui e lo trasformo in un mostro o è lui che ha crisi che lo portano a distruggere me e quel briciolo di autostima che cerco di mettere insieme giorno dopo giorno? …rileggo e mi rispondo da sola "è nato prima l'uovo o la gallina?"; so che facciamo parte entrambi di uno schema prestabilito che non fa altro che ripetersi all'infinito. quel che cerco di dire è: "non sarebbe possibile superare i problemi legati alla dipendenza come il tentativo di controllare l'altro, le continue richieste d'attenzione, ecc e ricavarne una relazione normale e appagante? ci amiamo davvero o siamo solo due persone che soffrono con l'unica possibilità di uscirne troncando la relazione?"

  18. ….mi ha colpito come una sberla questo tuo utlimo commento cara Ameya, ….anche io una serie di rapporti fotocopia, dove io mi faccio in sostanza "andare bene"  parecchi comportamenti che in realtà mi deludono, ti dico con sincerità che anche essere consapevole della delusione è per me molto difficile. ci arrivo sempre in ritardo. Oggi rifletto che in effetti da piccola mi sono sempre sentita dire e ho sentito i miei dire che ci si deve accontentare, che la vita è così e non ci si può fare nulla, …che …"noi non possiamo"….o " io non posso", che mi devo adattare….che anche io sono come loro non riescono loro, non riuscirò io, forse anche per lenire qualche mia piccola delusione, a fin di bene magari, però!!!!… Sarà quel che Dio vuole era il buongiorno del mattino! .insomma questa litania fa parte della mia crescita, un leit motive che ho assorbito,  …quindi io che faccio? resto delusa da ciò che trovo e in effetti trovo poco, mi accontento, ma per assurdo anche quando trovo mi sento delusa ugualmente è come un sortilegio. Hai qualche piccolo "primo passo" da suggerirmi? Il primo forse l'ho già fatto con la consapevolezza di questo meccanismo (anche se non sempre vedo il mio accontentarmi!) , ma poi???? come scardinare questo bagaglio che ho succhiato con il latte? Scusa se non ho saputo essere tanto chiara, forse, ma sono andata di pancia….un abbraccio a te e a tutti quanti condividono. Titania

  19. @Di solito gentile lettrice troviamo fuori ciò che pensiamo di noi, qualcuno molto tempo fa le deve aver fatto credere che lei non era importante o che non si meritava attenzioni?

  20. Gentile dr.ssa sono rimasta molto attratta e affascinata dalle sue parole. Purtroppo soffro di questa dipendenza anche se ne sono molto consapevole. E' la solitudine che ti fa incappare in persone sbagliate. Vorrei cercare di lavorare su me stessa per tentare di uscirne perchè sto pendendo dalla labbra di un uomo che mi vede quando non ha di meglio da fare. E' molto umiliante e frustrante questa relazione. La mia dignità viene quotidianamente calpestata. I miei desideri, le mie esigenze non vengono affatto considerate. Persino in situazioni delicate come in questo momento che sono a letto da oltre una settimana con l'influenza non ho potuto "godere" della presenza di quest'uomo che è sempre alla ricerca di serate mondane (mai con me) e non mi è stato mai vicino neanche per sapere se avessi bisogno di medicine e di spesa. Sto molto male dottoressa e ne vorrei uscire, ma ora ho le lacrime agli occhi….

  21. ciao a tutti!!!!!!!!!!! descrizione perfetta e precisa, credo che tantissime persone sapranno riconoscere questo! così come è precisa e corretta la descrizione per uscire da tale situazione!!!!!!! bellissime le parole " si nasce soli e si muore soli" l'ho detto tante volte in vita mia, nn per esprimere tristezza o solitudine, solo per esprimere quella che io ritengo sia una verità, mi ha colpito particolarmente trovarle in questa nota!!!!!! grazie a tutti voi! vita buona!

  22. Cara Sandra,
    poteva proprio essere interpretato come un rimprovero, per questo ho tenuto a chiarire la cosa.
    O forse siamo in due a interpretare le cose in un certo modo (in effetti anche io mi sento sempre sotto esame). In ogni caso sempre meglio chiarire.

    Almeno in questo blog ci sentiamo tra simili ed è più semplice 🙂

  23. Ah ecco!
    Ora è tutto più chiaro!

    In effetti, dalla forma scritta non sempre si capisce.
    Ma c’è di più: io l’ho interpretato subito come una sottolineatura, del tipo: ‘non ho detto questo ma volevo dire quest’altro’
    E questo dovrebbe farmi riflettere sul mio sentirmi sempre sotto esame e nella posizione di rimprovero 😉
    E invece nè il tono nè la punteggiatura lo facevano supporre!
    Pensa te…
    Grazie ancora per la precisazione, perchè involontariamente mi hai fatto notare una cosa di me
    🙂

    Sandra

  24. scusami ancora Sandra,
    ho scritto una frase che poteva essere interpretata in modi diversi:
    il gruppo che frequento è guidato da un terapeuta e mi scusavo per non averlo specificato nel commento precedente…
    spero che ora sia univocamente interpretabile e che il commento abbia più senso

    ciau!

    giuli

  25. Ciao Giuli,

    sì, sì, l’avevo capito che non era seguito da un terapeuta. E’ che io, nella fase in cui sono – ancora un po’ confusa – preferirei parlarne in gruppo, ma sotto la supervisione, proprio per evitare ulteriore confusione.
    Grazie dell’incoraggiamento! 🙂
    Sandra

  26. scusa Sandra,
    non ho scritto che il gruppo che frequento è guidato da un terapeuta.
    Non posso fare un confronto con i gruppi di auto-aiuto perchè non ne ho mai frequentato uno.
    Anche io ho cominciato con una terapia individuale che mi ha aiutato moltissimo.
    Ognuno comunque può trovare il percorso più adatto alla propria situazione, soprattutto quando a guidare la ricerca è la ferma volontà di cambiare e guarire.

    Per quanto riguarda il parlare con le amiche: non è la stessa cosa! Almeno per la mia esperienza.

    In ogni caso…. buon percorso! 🙂

    Giuli

  27. @Giuli
    Ciao! Sono Sandra. No, al momento sto ‘solo’ (se così si può dire) facendo l’analisi individuale. Il mio psicoterapeuta fa anche terapie di gruppo, ma per ora non mi ha suggerito nulla.
    Deve essere molto interessante come esperienza, ma sinceramente preferisco che  sia ‘guidata’ o supervisionata da un terapeuta. Non mi sottoporrei mai a scambi di opinioni e confronti senza che ci sia qualcuno che ‘supervisioni’. Proprio per non incorrere in dubbi e confusioni, che ancora non so gestire. Il mio problema è proprio quello di essermi affidata troppo agli altri e poco a me stessa.
    Sarebbe bello parlarne con amiche, ma sinceramente non ho amiche così oneste con se stesse da ammettere i propri malesseri così manifestamente… 😉

  28. Commentando Sandra:

    chi non ci capisce ci fa sentire ancora più sole, ma è incredibilmente bello curarsi con un gruppo di donne che ci capisce molto bene.

    Non so se tu (Sandra) hai già provato, ma io sono arrivata a sciogliere i nodi più "profondi" proprio confrontandomi con chi è dipendente affettiva come me.
    Mi specchio settimanalmente con delle compagne di cammino con cui c’è uno scambio che sta curando davvero il mio senso di solitudine. Ogni incontro ci si mette a nudo: vengono fuori sofferenza, bassa autostima, il bisogno di essere amate, ma insieme a tutto questo una bellezza inimmaginabile, commovente.
    E poi in quelle due ore alla settimana non si finge, ci si mostra per quello che si è, soprattutto il lato più fragile… che liberazione!

    E’ il mio modo di amarmi.

    Giuli

  29. Già lasciata da tempo 😉
    Non riesco più a seguire e giustificare chi non mi capisce su questi temi delicati e importanti, solo perchè devo dar loro ragione. Basta.
    Sandra

  30. @Bè Sandra la tua amica è su altra glassia, fossi in te ce la lascerei… POssiamo solo crescere per noi stessi, senza aspettarci appprovazione comprensione ecc dagli altri, se c’è è un supporto se non c’è non può arrivare da chi non capisce…

  31. Ciao Ameya,
    sono Sandra, l’autrice di uno dei tanti post sugli auguri di Buon Anno.
    E che ti comunicava che ora era in analisi per problemi di dipendenz e affettive e dintorni.

    Volevo introdurmi nel blog, per commentare il post di quella lettrice che criticava l’amore per se stessi come via per stare meglio.
    Son d’acordissimo con te quando dici che le persone devono rendersi conto di cosa si parla veramente in questo blog, prima di parlare.

    Aggiungo inoltre che è stata proprio la critica mossa da una mia  amica al mio assunto finalmente divenuto consapevole: ‘Devo imparare ad amarmi di più per essere amata come vorrei e imparare ad amare senza ossessione’ ad avermi ferito profondamente.

    La critica via mail iniziava così: "questa politica veterofemminista dell’amore per se stesse non ha mai aiutato nessuna di noi…" Me la ricordo ancor oggi, malgrado siano passati mesi.

    Da allora ho evitato di confidarmi ulteriormente con quella mia amica, anche perchè nella mia situazione di debolezza e confusione totale espormi a critiche così devastanti non mi faceva bene.

    Volevo solo dire appunto che molte donne, anche le amiche che si reputano migliori e più sensibili, non comprendono le ragioni di un certo malessere. Forse perchè, buon per loro, non ne hanno mai sofferto. E passi tu per la stupida che sta perdendo tempo. Cominciare a prendere le distanze da certi giudizi tanto superficiali è una delle prime vie per essere più generosi con se stessi.
    Un abbraccio
    A presto
    Sandra

    ps. conosco molto bene Parma perchè ci ho vissuto 6 anni 🙂

  32. sono stata patologica sino a distruggere fisico e mente. Diagnosticarono depressione reattiva, i fatti erano gravi, realmente gravi, anche sulla distanza lo posso dire.
    Ma avrei potuto odiare gli altri invece di odiare me stessa autodistruggendomi. E esce fuori l’abuso della parola "mancanza di autostima". Una parola finchè non diventa cosciente consapevolezza e per questo non basta sentirselo dire o proclamarlo, occorre cucirselo addosso. E non si supera mai del tutto, riemerge , è sommerso nella formazione che non si cambia. Ma si riconosce e si hanno quindi armi per combattere un nemico che non è più invisibile. Si soffre ancora ma si prendono le distanze. E si riducono i tempi di recupero. La condizione? Per me non avere nulla di intentato e pensare che se non tutti vanno bene per me allora è normale che io non vada bene per tutti.
    E si paga con l’abbattimento della sfera emozionale, non è gratis.
    Ma si continua e si impara che è giusto anche prendere e non solo dare. Ciao

  33. Repetita juvant

    Ameya, in questa incultura del produci-consuma-krepa, in cui il 90% dei messaggi informavi sono cosa ha fatto briatore, l’offerta 3 x 2 alla carrefour, il nuovo lines ti fa sentire più fresca, il derby Milan – Inter è l’evento cruciale e altre scemenze del genere, il fatto che ci sia qualcuno che propone roba sensata, benefica, e lo faccia gratuitamente, è segno che c’è ancora una piccola parte di eccellenza.

    Buon anno a te, Ameya.

  34. Solo la libertà individuale ci rende liberi, tutto il resto è dipendenza. Un saluto ed auguri a tutti per il 2010! Da Salvatore.

  35. SPERIAMO  CHE I BEDUINI SE NE STANNO BENE E TRANQUILLI, COSI` SIETE TUTTI INVITATI  PER UN BARBECUE SUL LAGO. L`INDIRIZZO LO CONOSCETE,  LA PORTA   E LA CASA  E` SEMPRE APERTA. CIAO E NON SI PUO` MAI SAPERE!!!!!!!      

  36. incollo

    ok, grazie della pubblicazione e dell’incoraggiamento.
    Non ho ancora ben capito se con lui devo restare senza dipendere o andarmene e basta. Forse non è la persona giusta per sperimentare di restare senza dipendere, visto il suo narcisismo e la sua promiscuità… quest’uomo trova solo donne dipendenti che prima o poi molla (inevitabilmente, continua a succedere) e, a parole, ne desidera una indipendente. Ma se io lo fossi, cambierei la relazione? Lui resterebbe o no?
    Forse è sbagliato anche solo chiederselo.
    Beh, ho deciso che io devo diventare indipendente per me stessa, tanto per cominciare. Poi la relazione cambierà di conseguenza se non assecondo la danza di potere, senza che io faccia nulla per cambiarla o per cambiare lui… In che direzione forse non dovrei stabilirlo prima, ma solo stare a guardare cosa succede. Ma devo, assolutamente, cambiare per me stessa, non pensando a lui come al mio obiettivo, ma a me stessa… però è così difficile! Continuo ad affidargli la mia felicità e per quanto mi sforzi, accidenti… non riesco a salire quel gradino…
     
    per rispondere al tuo commento di risposta:
     
     
    Le altre dipendono sia psicologicamente che per le loro scelte di vita, cioè le altre fanno e pensano ciò che dice lui oltre a basare la loro felicità su di lui… tutto qua. Io credo di non dipendere in tutto e per tutto, poi forse la mia componente di dipendenza (autostima, umore) sarà la più grave e la più difficile da debellare, non lo discuto, solo non sono dipendente in tutto…

    Accudire non è uguale a essere fragili… no, anzi. Se si ama sé stessi e poi l’altro ben venga… Il problema è quando ci si realizza accudendo l’altro e sacrificando sé stessi ed è quanto molte donne fanno rinunciando ad un proprio lavoro, propri spazi, passatempi, amicizie… finché non ne possono più, si ribellano e a volte finiscono per andarsene. In parte questo comportamento è voluto dall’uomo, in parte no, è una scelta delle donne (dipendenti?) che secondo me è anche culturale.
     
    Sì, forse c’è il modo di accudire senza sacrificare, restare senza dipendere… ma pare un equilibrio difficile che nessuno incoraggia (a parte questo blog)

    # 3

  37.  ALLA  CARISSIMA SIGNORA DEL SORRISO E DELLA PSICOLOGIA MODERNA. TU SAI CHE IO CON L`AMORE A FFETTIVO CI VADO MOLTO D`ACCORDO. PER IL RESTO CI STIAMO ATTREZZANDO, NEL MENTRE LEGGO I TUOI ARTICOLI, MA STA VENENDO UNA STRANA AFFEZIONE DI SPAGHETTI CON GLI SCAMPI, SARA ` LA FAME PERCHE` E`  QUASI MEZZOGIORNO, MA IO LA  VOGLIO DIVIDERE CON TUTTI VOI. ANCHE SE E` UN PIATTO VIRTUALE, SPERO CHE PIACCIA ANCHE SE NON SENTITE ALCUNO PROFUMO DI BASILICO. CARISSIMA SIGNORA DEL SORRISO SEI SEMPRE GRANDE E TI AMMIRO PER LA TUA  PASSIONE CHE REGALI A TUTTI NOI PER FARCI STARE SEMPRE MEGLIO. UN CIAO A TE E FAMIGLIA CON UN BUON ANNO E TANTA SALUTE, PER UNA VITA SINCERA, FELICE E TRANQUILLA. CIAO DA LONTANO E BUON APPETITO CON GLI SPAGHETTI AI FRUTTI DI MARE E BASILICO. MI SONO QUASI DIMENTICATO  DI DIRVI CHE L`HO CUCINATO IO.  🙂   🙂   

  38. #3 ci sono distinzioni da fare
    accudire fa parte del ruolo femminile, come accogliere, prendersi cura, ora c’è gran confusione di ruoli..e rifiuti perché  si identifica l’accudire con la fragilità?
    si può restare accoglienti senza scomparire nell’altro mantenendosi sponda relazionale salda.
    inoltre dici di nnon dipendere da lui come le altre, io credo ben di più-
    la dipendenza psicologica è ben più forte di quella oggettiva, economica per esempio.
    pensaci.

  39. Ricevo e incollo: 
    Buongiorno, cara Ameya, e buon anno per cominciare!

    Questo tuo post non sarà mai pubblicato abbastanza… già prima lo rileggevo periodicamente e vi trovavo sempre cose nuove. Mi ci ritrovo anche e ci trovo tante amiche, che sanno di avere questa caratteristica ma che non credono sia un problema… finché una mattina non si svegliano e si accorgono di avere fatto una vita non loro, di avere sacrificato tutto, di essere in gabbia, di non avere ascoltato i loro bisogni. Il problema è che culturalmente (e la religione fa la sua parte non indifferente) le donne crocerossine sono ben viste… donne che portano una croce tutta la vita… sono brave. E questo quando lui ha una dipendenza evidente, mentre quando non ce l’ha se si lamentano sono addirittura stupide (ad esempio se si lamentano che lui lavora troppo, visto che lo fa per la coppia… ma come, i soldi sono la cosa più importante?). Voglio dire che c’è alla base un grosso problema anche solo di riconoscimento del problema. L’altro giorno, mentre aspettavo le mie amiche per andarcene insieme in gita fuori porta tutto il giorno (lasciando a casa compagni, fidanzati e amanti, qualcuno impegnato in altro comunque) osservavo la vetrina di un negozio di giocattoli: per la bambina ci sono bambolotti (e la scatola recita: accudiscilo in tutti i suoi bisogni), lavatrici, fornelli, assi e ferri da stiro o bambole da vestire e pettinare… le bambine, riflettevo, giocano a diventare belle donne e mamme, casalinghe. Stop. E la mentalità comune non lancia messaggi diversi: "come sei diventata bella!" (che ad un maschio non si direbbe mai). Tu non pensi che anche l’educazione che riceviamo e la società in cui viviamo portino le donne a dipendere dagli uomini? A sentirsi realizzate nell’accudire gli altri? Dipendere economicamente, spiritualmente, affettivamente. E pensare che proprio a noi donne è delegata l’educazione, accidenti, anche degli uomini. Ci sono naturalmente uomini diversi, che condividono faccende domestiche e accudimento dei figli, soprattutto tra le nuove generazioni e nel nord Italia più che nel sud (nel nord dove le donne lavorano di più… e però di più si separano, divorziano), però resta una mentalità diffusa in senso contrario…
    Che ne pensi, cara Ameya?
    Ah, ho ascoltato la tua intervista alla radio, la consiglio a tutti/e.
    Infine ho detto che ti avrei aggiornata (da quanto ho scritto già si capisce chi sono, no? la narcisista #3)… beh, continuo la mia personale Guerra d’Indipendenza. Fino alla scorsa settimana era facile, perché inseguiva lui e io dovevo solo farmi desiderare (ovvio che in quella fase non sento di dipendere), ora è lui che fugge ed è molto più difficile. Ma resisto, per ora. Non lo cerco e soprattutto cerco di non soffrirci, di restare indipendente senza rabbia. Cerco di fare altre cose, che mi piacciono, con le amiche o da sola. Io non credo di essere così dipendente da lui… non come ho visto dipendenti le altre sue donne… non sono sempre a sua disposizione e non faccio compromessi o rinunce per vederlo… ciò che dipende molto da lui, in me, purtroppo, sono il mio umore (sono triste se non lo sento) e la mia autostima (se non mi cerca penso che cerchi altre e di valere meno… nel mio caso poi so per certo che si dedica ad altre, dunque è molto difficile non esserne toccate). E ho sempre la tentazione, quando lui poi mi cercherà, di fuggire. Credo invece che dovrei agire e sentire in modo più indipendente da lui…

    #3

  40. E’ solo attraverso l’altro che puoi amare davvero te stesso.
    Mi sembra che si faccia molta confusione fra il sacrosanto diritto ad avere i propri spazi personali con la solitudine quella vera.
    Di solito, per uscire da una dipendenza (l’alcolismo, ad esempio) occorre aggrapparsi a qualcosa che può a sua volta assumere una connotazione di dipendenza (lo stare molte ore davanti al pc, ecc.). Ma è sempre meglio questa dipendenza che una da sostanze. Sarebbe auspicabile svolgere attività più utili e sane (fare sport, svolgere volontariato ecc.) ma non tutti ne sono capaci, considerato che uscire da una brutta dipendenza è del tutto simile a un lutto. Chi c’è passato lo sa benissimo. Quindi, ben venga
    qualsiasi artificio che può farti star meglio e che ti distoglie dal tuo problema principale. Saremo sempre dipendenti da qualcosa (e fieri di esserlo!). La tua classifica di gradi di patologia è pura fantascienza per
    quanto riguarda i valori da 1 a 98. La dipendenza dal proprio ego a volte è anche peggiore di una dipendenza affettiva. La cosa difficile è trovare le persone che ti sopportano 😀
    L’amore non è mai troppo, soltanto a volte è usato e diretto male (verso le persone sbagliate), ed è la parola amore ad essere troppo inflazionata. In molti casi è meglio isolarsi per ritrovare sè stessi e ricaricare un po’ le batterie. E Poi?
    Osho sa benissimo che il sè non è posizionato al centro bensì diretto verso l’esterno: probabilmente, mentre pronunciava quella frase, era un po’ alticcio.

  41. Essere uniti non signifa essere dipendenti l’uno dall’altro,,Semplicemente significa volersi bene ed avere piacere di vedersi..
    Se nel mentre si riesce tranquillamente ad espletare la propria vita senza subire alcuna pertubazione..MI chiedo il problema dove sia..
    è un pò come voler essere "ossessionati" a tutti i costi da un problema che non esiste e voler indossare gli occhiali della patologia durante uno stato fisiologico..è veramente ridicolo.

  42. Non sono un appassionato e neppure tanto curioso di psicologia e scienze affini, ma questo passaggio sulla dipendenza d’amore mi ha colpito e interessato molto positivamente. Credo di essere riuscito comunque a oltrepassare questa fase, semplicemente con la stima e la forza di me stesso, e sviluppando serenamente un pizzico di disillusione verso persone ed eventi. Complimenti al tuo blog.

  43. Rispondo al commento anonimo 55
    pubblico, con grande libertà che mi lascia Splinder di inserire la moderazione, ciò che reputo utile, interessante, costruttivo, spiritoso, intelligente o stimolante, o anche solo affettuoso, perchè no?
    tu in quale di queste definizioni ti riconosci?

  44. Se davvero il desiderio di sentirsi amati, la sofferenza di una lontananza, il dolore di una addio, sono malattie…spero di non guarire mai da queste stupende malattie altro non sono che la aprte più vera dell’ AMORE..malattie che rendono sinceri un sorriso e una lacrima, malattie che infondono la qualità dell’umiltà, e della semplicità, e allontananano dalla piaga dell’egocentrismo …. dell’egoismo…dall’amare troppo se stessi , situazioni che rendono il cuore solo un muscolo che batte solo al suono della parola autostima
    Amo me stsssa, certo , ma mi amo cercando il calore di un bacio di una carezza, non conbattendo per distruggere una lacrima un dolore: essi renderenno più bello il mio sorriso di domani
    Non c’è gioia vera se prima non si è conosciuto il dolore
    AMORE la forza più antica , la forza più vera, la forza che rende forti e deboli, la forza che ci completa e ci conduce nel’eternità delle emozioni

    Simona

  45. CHI non avendo imparato ad amare se stesso “ama troppo” l’altro e non riesce a uscire da relazioni negative. Il dolore, il senso di vuoto sono enormi, ma SI PUO’ GUARIRE! Non importa la domanda: l’amore è la risposta.

    Prima una doamnda che nulla c’entra col tuo pezzo che ti ho incollato sopra: sei per la libertà di parola rispettosa , oppure non sopporti, la libertà di parola quando è critica o giudizio ? Ho scorso i comemnti e mi sembra che ci siano solo cose positive. Dei giudizi negativi che ne è stato , mi sono sfuggiti a me m li hai cestinati tutti ? Ma il mondo è bello proprio perchè siamo di tutto un po. Non è come dico? non sei il tipo che vuole solo lodi , bene pubblica il mio commento, così coem è e sarò felice di essere stata sbugiardata e ti chiederò pure scusa in pubblico
    Mi dispaice per questa invasione, non amo essere scortese, ma sopporto male le persone che si circondano solo di amici che le lodano ,secondo me cestinare il negativo, è segno di immaturità, ma io non sono laureata e certamente ne so nemo di te.
    Secondo me si cresce soprratutto attraverso le critiche, gentili certo ma sempre critiche.
    Come del resto,e ora veniamo al pezzo che ti ho incolalto, non mi piacciono i tipi che predicano di voler bene a se stessi più di ogni altra cosa: Prima io poi gli altri..Non fa per me
    Difatti quel pezzo che ho incollato all’inizio del mio messaggio, mi ha fatto innervosire non poco e non ho saputo tratenermi, per questo chiedo venia, ma è stato più forte di me.
    Tu dici che sei qui per insegnare ad amarsi e uscire dalle dipendenze affettive in quando sono segno di incapacità ad amarsi e per questo si amno troppo gli altri? Sapessi quante volte ho sentito questa frase e quanto nervoso ho provato, spesso mi son pure morsa la lingua per non straripare.
    Ma ne sei proprio sicura che la cosa più importante sia voelrsi bene e non voelr bene?, non pensi che ci possono essere persone che amano un altro almeno quanto amano se stessi e che siano persone psicologicamente stabili e immensamente felici? e che la negatività delle situazioni la drammaticità di certe situazione da cui uscire è difficile più che dal voler bene dipenda da altri fattori? Sapessi quate persone che vogliono bene a se stesse in modo unico, si trovano prigionieri del loro stesso narcisismo.
    Ma tu credi davvero che amare se stessi sopra ad ogni cosa porti alla maturità alla serinità ,e alla felicità?
    Tu dici si può guarire, e da cosa dovremmo guarire dalla belissima sensazione di amare un altro come amiamo noi stessi.
    Secondo me sono pericolose le frasi che tu scrivi specie in un mondo dove l’egoismo e l’autostima fan da padroni, in un mondo dove la solitudine è al primo posto.
    Ma dimmi un tempo era poco in voga la teoria “ama te stesso sopra ad ogni cosa” eppure la gente era più felice e si sentiva meno sola sai dirmi perchè?
    Sai dirmi perchè l’uomo che si ama da se stesso non è mais tato tanto solo?
    Personalmente amo una persona come amo me stessa e sono riamata e nei momenti bui ognuno di noi ama l’altro più di se stesso e ti assicuro che nella vita non ho mai provato felicità più grande, e non vorrei per niente al mondo imaprare ad amare me sopra ad ogni cosa. E se dovessi eprderlo stai pur certa che non mi ammalerei di narcisismo, anzi..amaerei gli altri ancora di più
    So che non pubblicherai questo commento, mi dispiace essere stata forte, ma quella frase che hai scritto l’ho recepita un offesa contro il più bel sentimento che esista : l’amore.
    Un caro saluto è bello il tuo sorriso, anzi stupendo , fa che anche il tuo amore lo sia, basterebbe dire ama gli altri come ami te stesso. Impara ad amare gli altri e poi imparerai ad aamre te stesso, fare l’inverso non è uguale

  46. A-Woman ha chiuso con AMan ca un mese fa. Una delle molte volte?
    AMan è innamorato, sereno.
    A volte pensa di essersi buddistizzato un po’ troppo, zio can! 😉
    ‘nzomma, struggimento e pene d’amore contribuiscono anch’esse coi loro sapori al minestrone della vita, no!?

    Buona serenità ma non eccessiva a tutti!

  47. Io posso cose che l’amore non puo’…..respiro nell’etere infiammato della mia poesia e vivo ardendo senza sentir alcun male.
    Ho un’opera da compiere e una vita da vivere secondo la Natura mi dispone. Voi sapete che non posso rinunziare a nulla.

  48. Ricorda Daniele se hai letto bene questo posto come dici tu…malattia indica un estremo…spesso ripeto da uno a cento quanto ???
    un po’ di dipendenza fa parte della vita…non riuscire a vivere SENZA …non riuscire a non pensare ad altro che a LUI/ LEI… quanto è invalidante per la vita della persona definisce il quanto…
    un saluto

  49. Ahahah, sto posto lo faccio leggere a una personcina stasera. Io glielo dico che è malata e ossessiva, lei invece è convinta che io me ne strafreghi di lei…

  50. Ho letto il tuo post già da tempo. E mi sono voluto documentare. Mi piace farlo. Mi sono appassionato – quindi – all’argomento. La prospettiva di Giddens, la co-dipendenza e i criteri di Cermak, le analisi e le statistiche di Miller. Gli studi della A.S.I.P.D.A.R. [Associazione per lo Studio e l’Intervento sulle Problematiche e Dipendenze Affettive e Relazionali], il sito del Dott. R. Cavaliere [www.maldamore.it], ed altro ancora. Ho scoperto un mondo sulla “love addiction” e ne sono stato certamente affetto. Io non saprei come ringraziiarti! Davvero. E ci vorrei fare un post… [So che non hai nulla in contrario, poiché ti sei espressa favorevolmente nei riguardi di una tua lettrice che manifestava lo stesso desiderio].

    Ancora sinceramente grazie!

  51. si soffre d’amore solo quando l’amore è un bisogno a cui testardi ci si aggrappa ma se è un vero sentimento si può solo gioire anche quando ormai è finito, un affettuoso saluto Valentina

  52. Considerazioni (1)[..] Cito dal blog di Ameya, che mi sa molto bene … "… Ricostruendo la propria identità, autostima, imparando ad essere UNO senza aggrapparsi, riempiendo la propria esistenza di se stessi, con l’amore e la cura di sé. Soddisfac [..]

  53. Considerazioni (1)[..] Cito dal blog di Ameya, che mi sa molto bene … "… Ricostruendo la propria identità, autostima, imparando ad essere UNO senza aggrapparsi, riempiendo la propria esistenza di se stessi, con l’amore e la cura di sé. Soddisfac [..]

  54. @@@@@
    Cara Luna ti ha già risposto Oceano..
    bene Tigre ti sorrido e ti invito a continuare a rielaborare!
    Sì the Champ questo è un blog serio..ma c’è spazio per l’affetto purché non diventi una …..dipendenza 🙂

  55. Scusa Ameya, non ti avevo letto e non ti avevo preso sul serio. Ma la cosa strana è che ancora non ti ho letto, ma ho capito che ti devo prendere un po’ più sul serio. Lo farò, prometto! Bacioni!
    Adesso dammi il tempo di leggere ….
    E già da subito ti faccio la richiesta di poter essere fra i tuoi amici.

  56. Cara Luna, purtroppo puoi ripeterglielo infinite volte ma la stessa “follia” che spinge a restare in certe situazioni le farà anche dire: “Tu nn puoi capire. So io quale legame esiste tra di noi Tu nn lo/la conosci quanto me”.
    La consapevolezza è qualcosa che nasce all’improvviso dentro noi stessi, probabilmente dalla stanchezza di soffrire in quel modo.
    In queste situazioni spesso si tende a guardare sempre all’esterno e l’unico modo in cui ci si interroga su noi stessi è chiedendoci cosa sbagliamo e cosa cambiare x attrarlo maggiormente.
    La vera e unica domanda da porsi è “perchè accetto queste situazioni?Perchè devo sempre soffrire così?Non merito anche io di essere felice e di essere trattata/o con rispetto?” etc..
    Baci.

  57. ciao cara, hai toccato un tema scottante, ho proprio una persona sotto mano a cui dico da sempre il concetto del tuo post, ma non c’è miglior sordo di chi non vuole sentire, ed anche la profonda infelicità, l’annullamento di se stessa, non basta per riuscire a dare una svolta alla sua vita.
    mi sono anche resa conto che è inutile cercare di aprire gli occhi a queste persone, è solo fiato sprecato.
    mi sono stampata il post così glielo faccio leggere direttamente,
    magari scritto da te fa il miracolo che scolti le tue parole 🙂
    un bacio ed un abbraccio.

  58. Cara Tigre prendi da qui ciò che più ti può essere utile, questo è lo scopo di questo blog..diffondere un malessere ancora ignoto.
    un abbraccio

  59. CHIEDO SCUSA PER IL PASTICCIO DEL COMMENTO PRECEDENTE HO FATTO UN TENTATIVO DI INCOLLARE ALTRI COMMENTI..MA è VENUTO COSì…NON SONO MOLTO PRATICA…MA NON VOLEVO CANCELLARE I COMMENTI LASCIATI IN PRECEDENZA…
    UN ABBRACCIO

  60. Che bello questo articolo!

    Se mi dai il permesso lo riporto nel mio blog.

    Anzi, puoi farlo direttamente tu, se vuoi.

    Buona giornata. 🙂
    utente anonimo

    #2 13 Aprile 2008 – 16:08

    Si certo postalo pure , metti come riferimento questo blog!e per favore aggiungi sotto la mia email
    ameya@libero.it
    a presto!
    Ameya
    ameya

    #3 13 Aprile 2008 – 23:35

    Interessantissimo.
    Dipendenza dall’Amore .. eppure lo trovi quando non sei tu a cercarlo .. e viceversa.
    LaDeaBambina

    #4 14 Aprile 2008 – 16:50

    Giusto e vero.
    Vero e giusto.

    C’è un libro molto interessante, a proposito che mi segnalarono…

    A tu per tu con la Paura
    Un percorso d’amore attraverso le relazioni dalla co-dipendenza alla libertà
    Krishnananda
    Feltrinelli.

    AWomanAMan

    #5 14 Aprile 2008 – 16:53

    Conosco il testo citato di Krishnananda, sono d’accordo.
    Grazie del complimento e del passaggio.
    ameya

    #6 17 Aprile 2008 – 10:22

    Cara Amaya,
    molto bello il tuo articolo e’ cosi’ tutto vero tutto cio’ che purtroppo succede ancora nelle mie relazioni dolorose master and slave ne ho abbastanza voglio uscirne fuori per sempre desidero una relazione serena ed armoniosa.
    love
    utente anonimo

    #7 15 Maggio 2008 – 09:46

    Mi manda Freud….e aveva ragione: blog interessantissimo.

    Passerò a rileggere con calma…c’è TANTO qui…

    Grazie sin da ora per l’interessante condivisione…

    A rileggerti…
    pinkypinky

    #8 15 Maggio 2008 – 09:50

    Grazie a presto!

    ameya

    #9 12 Giugno 2008 – 23:10

    Salve,
    solo una domanda:
    può la delusione scaturita da un “non ti sposerò mai” rovesciare il rapporto tra dipendende e co-dipendente. Mi spiego meglio: una ragazza dipendente può a seguito di tale affermazione – e alla conoscenza di un altro uomo -staccarsi dalla dipendenza e costringere l’altro (me) a diventare il “nuovo” dipendente?
    utente anonimo

    #10 12 Giugno 2008 – 23:52

    sì certo c’è scritto nel post sulla dipenndenza affettiva…la danza si inverte…a volte uno fugge e l’altro insegue..e viceversa…no cambia nulla…
    ameya

    #11 13 Giugno 2008 – 08:53

    Buongiorno,
    può una ragazza dipendente tradire per sei mesi il ragazzo da cui (forse dipende), e adesso essere dipendente da due uomini, e non riuscire a staccarsi ne dall’uno ne dall’altro?
    utente anonimo

    #12 13 Giugno 2008 – 09:42

    Mi sembra che facendo questa domanda non hai letto i post di questo blog…la dipendenza ha una RADICE UNICA cioè il bisogno di colmare un vuoto pre esistente. non importa con chi cosa e quanti lo cerchi di riempire. il problema come è stato TANTE volte ribadito qui è a monte.la personalità dipendente deve RIEMPIRSI di qualcosa che viene dall’esterno, non può , non sa stare con se stessa.quindi non importa quanti uomini donne biscotti o ore al pc …si fa.
    ameya

    #13 13 Giugno 2008 – 11:47

    Grazie dell’attenzione Ameya, non riesco a trovare i post, puoi suggerirmi il link?
    utente anonimo

    #14 13 Giugno 2008 – 12:20

    tutti i post in questo blog ribadiscono lo stesso concetto
    DIPENDENZA -PAURA DEL VUOTO- MANCANZA DI RELAZIONE AUTENTICA CON SE STESSI -AGGRAPPARSI AD ALTRO/ALTRI
    “TERAPIA” 1 RICONOSCERLO 2 PRENDERSI LA RESPONSABILITA’ PER SE STESSI 3 IMPARARE AD AMARSI se leggi il blog e i commenti…ritrovi questi concetti espressi con linguaggi e modi diversi, per colloqui e problematiche personalizzate contattami in pvt . Un abbraccio e molti auguri…
    ameya

    #15 13 Giugno 2008 – 13:58

    Trovo il Suo blog molto interessante, ho trovato interessantissimi spunti di riflessione.
    Proprio per questo le riassumo la mia storia recente in attesa di un Suo parere.
    Vivo da otto mesi una storia con una ragazza più giovane di me, conosciuta al lavoro.
    All’inizio sembrava una storiella di poco conto. Lei aveva un ragazzo, ma ciò non le
    impediva di vedermi nei fine settimana. La piccola era affascinata dalle mie
    attenzioni, che il suo ragazzo non le dava, e dalla possibilita di vivere intensamente
    i giorni passati insieme. La pulsione sessuale era massima.
    La situazione inizia a cambiare, e si parla anche di sentimenti. Io sono innamorato di
    lei al punto di perdonarle tutto, anche lei dice di essere innamorata di me. Dopo
    essersi trasferita a casa mia, e avere lasciato il suo ragazzo storico iniziano le
    difficoltà.
    Lei tiene segreta la nostra storia, nonostante io la presenti a tutti come la mia
    fidanzata. Dopo un mese decide di tornare dal suo ex ragazzo, ma continuamo a sentirci
    e alla prima occasione utile però ci rivediamo e facciamo anche l’amore. Dopo un paio
    di giorni passati insieme, decide di tornare nuovamente da lui, ma alla primissima
    occasione facciamo di nuovo l’amore, e questa volta decide di abbandonare il suo ex.
    trascorriamo giorni molto belli, molto passionali, ma lei continua a tenere segreta la
    nostra storia, perchè dice che i suoi genitori non capirebbero a causa della forte
    differenza di età.
    Sul più bello mi lascia per ritornare dal suo ragazzo. Pare che lui venuto a
    conoscenza della nostra storia la minacci di raccontare tutto in giro. Lei però
    sostiene che non è questo il motivo per cui mi ha lasciato, ma perchè è innamorata di
    lui.
    Ma il “vai e vieni” non si è ancora concluso, per altre due volte decide di lasciarlo e
    poi di tornare con me. Adesso sta con me, dice di essere innamorata di entrambi ma a fasi alterne.
    E’ possibile una cosa del genere? Io nonostante tutto la amo e finchè lei decide di stare con me sono felice.
    utente anonimo

    #16 13 Giugno 2008 – 15:00

    Il parere su chi?
    sulla ragazza è evidente se ha letto il commento precedente..su di Lei che scrive…si chieda come mai accetta una situazione non chiara di tira e molla e part time…siete entrambi mezze mele…e non capaci di essere interi…pertanto disposti a compromessi e relazioni societarie..nessun giudizio se tutte le parti sono consenzienti sono geometrie e architetture relazionali anche queste…SE le parti no subiscono e sono consenzienti a questi regimi poligamici…auguri!

    ameya

    #17 13 Giugno 2008 – 19:08

    ciao sono angela.leggo e rileggo tutto,mi ci trovo in ogni virgola ma..non riesco a chiudere.mi lascio coinvolgere e travolgere, spinta da quel pensiero killer di non riuscire a stare senza di lui. .impantanata..ma non mi scatta ancora la molla.xè mi chiedo?
    utente anonimo

    #18 13 Giugno 2008 – 20:03

    Angela sei in trance…rapita nello specchio come Alice…guardi fuori…catturata dall’illusione…che LUI è tutto ciò che ti serve per la tua felicità…che se solo ci fosse…LUI…invece è fare il passaggio da lui a te…e PRENDERTI LA RESPONSABILITA’ DI STARE SOLA CON TE E ATTRAVERSARE LO SPAZIO VUOTO DEL SENZA… si può Angela basta girare le spalle..quando sarai sufficientemente stance esaperata e avrai visto lo stesso film per l’ennesima volta lo farai. quando avrai visto che lui non è un eroe ma un poveracccio lo troverai di colpo insignificnate e noioso…e preferirai lavarti i capelli..allora sarai esorcizzata..per ora sei nell’incantesimo..e lo vedi così meraviglioso e irresistibile…solo quando sarai piena dell’amore per te stessa potrai vedere com’è lui veramente..un poveraccio che tiene mille donne per avere l’illusione di esistere…stacca la spina…scrivi stop a questa storia e riparti da te con determinazione. lo farai …quando sarai pronta lo farai..fino ad allora non giudicarti..e ridi di te stessa..che rifai lo stesso film ogni giorno prenditi con leggerezza..accetta di essere dipendente da lui..solo se accetti POI potrai andartene…
    ti abbraccio fortissimo!!
    ameya

  61. Appunto, non confondiamo la dipendenza con il bisogno di condivisione con il partner che è fondamentale in un rapporto.
    Dipendenza è quando nn esci senza di lui, quando la sua vita diventa la tua, quando il tuo umore dipende escusivamente dal bene o dal male che ricevi dal partner.
    Ciao a tutti

  62. la ragionevolezza non è un sentimento, forse è più semplice, nel momento del distacco, dire liberamente….”ti amo e continuerò ad amarti perchè è ciò che sento dentro. Ne droga, ne dipendenza ma un voler bene a chi ti ha fatto vivere bene….

  63. Devo confermare,(purtroppo)…ancora una volta,..sono senzazioni che conosco molto bene(sempre dall’altra parte),..è terribile sentirsi “braccati”,..e condivido che il vero amore è libertà,è spontaneità…

  64. Splendido articolo anche questo, come quello di Priorini del quale parlavamo. A chi legge… una sola avvertenza: in ogni rapporto di amore c’è di solito anche dipendenza, almeno un pizzico. I rapporti senza un minimo di dipendenza sono tanto perfetti quanto rari 🙂 Riconoscersi in “qualcosa” nell’articolo, non vuol dire necessariamente che il rapporto che si sta vivendo è malsano: la “dipendenza affettiva” è patologia, è qualcosa di distruttivo, qualcosa che – come tutte le patologie – si riconosce perché mina la vita stessa, rendendola impossibile o comunque davvero problematica, ha un effetto ben diverso da quello della coppia dove, se uno si allontana, l’altro ne sente semplicemente la mancanza (è solo un esempio).
    Ma… anche se non avete questa malattia, i sintomi della dipendenza affettiva possono comunque essere molto utili per capire certe reazioni, per raddrizzare qualcosa di storto. Non è detto che se qualcosa nel rapporto non va, non curandolo si finisca nel vortice della sofferenza, tuttavia… se si può migliorare un rapporto che già funziona, ma ha qualche baco… perché non farlo? 😉

  65. Sono in piena dipendenza.La consapevolezza non è un aiuto,ma è già qualcosa..alla mia età avrei dovuto già uscirne.Sono stata così brava da aggiungerne un’altra, la peggiore.Un ragazzo che ha 20 anni meno di me che si è ripreso la sua libertà…Si può essere più stupidi?

  66. Nella solitudine cresce la bestia interiore…Nietzche
    Forse la dipendenza affettiva si può rubricare alla voce ” Amore e solitudine” come scriveva Galimberti ne ” le cose dell’amore”…
    Blog interessante ripasserò…

  67. penso che si debba toccare il fondo.
    per poter poi riemergere.

    il bisogno d’affetto e’ umano.
    so per certo che diventa dipendenza quando si soffre di solitudine.
    poi crolla tutto,inevitabile,con l’altro che rinfaccia cio’ che ti ha dato.

    scoprendo poi che aveva altri interessi e altre persone che gli passeggiavano per il cuore.

    buona serata.
    Giuseppe

  68. Ciao..mi piace leggerti e riflettere un po’…sono cose alle quali sono arrivata anche io ma dopo averci picchiato il naso! un abbraccio elena

  69. Cara Ameya, il tuo post spiega chiaramente la conclusione a cui sono arrivata dopo anni di analisi autonoma e assistita.
    Dopo aver capito di soffrire di quella che io chiamo sindrome della crocerossina (io ti salverò…io ti aiuterò etc..) ho anche imparato, come dici tu, a star bene con me stessa e a non lasciarmi impelagare da storie basate su questo schema malsano.(nn ti dico quando mi resi conto che le madri dei miei amori erano identiche! Che shock!)
    Ma a questo punto avrei una domanda.
    Possibile che la ragione impari ad evitare situazioni autolesinioniste ma l’istinto continui a condurci, ad farci essere cmq attratti da quei soggetti?
    Perchè a me, cmq, continua ad accadere.
    Ho solo imparato ad evitarli..
    So che la strada è ancora lunga.
    Ma il dubbio ce l’ho e ancora non ho trovato risposta.
    Grazie mille.

  70. Alle volte si dipende dall’amore in sé più che da una persona in particolare, come cacciatori di emozioni, a sconfiggere l’angoscia della vita che scorre via.
    Ne approfitto per un dolce ringraziamento per il tuo commento sul multiblog.
    Paola

  71. cerco un centro di gravità permanente che nn mi faccia mai cadere tra le braccia di un amore che nn mi ama…
    cerco di pensarlo fortemente e di amare la vita che mi scorre dentro…
    ci sono molti spunti da prendere in considerazione…
    GRAZIE Ameya! qst post è chiaro per capire la dipendenza di chi subisce un’overdose d’amore…
    bacio*

  72. L’amore è dono, quando non lo è diventa allora dipendenza, che può arrivare a provocare anche gravi patologie, come la sindrome di Sotoccolma..l’amore è libertà. Un cordiale saluto

  73. Un post che condivido in pieno.Forse: anni fa anch’io ero affettivamente dipendente poi mi sono resa conto che era solo una mia mancanza di fiducia in me stessa.
    L’amore, l’affetto sono cose che si conquistano senza nulla pretendere, ne abbiamo bisogno ma dobbiamo saper essere anche autonomi.
    Ti lascio un caro saluto…vieni a trovarmi?

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  74. Un post che condivido in pieno.Forse: anni fa anch’io ero affettivamente dipendente poi mi sono resa conto che era solo una mia mancanza di fiducia in me stessa.
    L’amore, l’affetto sono cose che si conquistano senza nulla pretendere, ne abbiamo bisogno ma dobbiamo saper essere anche autonomi.
    Ti lascio un caro saluto…vieni a trovarmi?

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