LA PAURA DI ESSERE VERI

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Spesso parliamo di volere essere noi stessi. Ma quanta paura di guardarsi dentro!

Ogni volta che esiste l’opportunità di dire qualcosa di noi stessi abbiamo due possibilità.

Usarla o rifiutarla e indossare una maschera. Qual è il rischio? La paura di essere giudicati

o non accettati. Se osserviamo, chi più teme il giudizio altrui, più giudica. E’ sempre la

paura di non essere adeguati a frenare la spontaneità. Perché da qualche parte in un

qualche momento della storia individuale, quando eravamo aperti e fiduciosi è arrivato un

rifiuto. Così fin da molto presto impariamo a dosare, a frenare, a adattare il  nostro

comportamento in funzione dell’Altro. Se dico o faccio qualcosa, poi cosa penserà di

me?

Ogni volta però che scegliamo l’Altro al posto di noi stessi, perdiamo un’opportunità di

essere veri. La sifida è quella di essere noi stessi, anche a costo di fare vedere le nostre

fragilità. E’ nell’esporre le nostre fragilità che acquistiamo forza. Più lottiamo per

nasconderle, più deboli e finti diventiamo. E sentirsi fasulli porta all’infelicità. Come fare?

Osare a piccoli passi, aprirsi sapendo che lo si fa per se stessi, e lasciando da parte ciò

che pensa l’Altro. Se mi apro lo faccio per sentirmi vera, indipendentemente da quanto

possano pensare di me. Se inizio a sentirmi vera, posso acquistare forza, se sono forte,

riuscirò a sentirmi a casa in ogni momento. Verso una consapevolezza che mi

permetterà di rientrare con me stessa, senza aver bisogno continuo di stampelle

affettive.

Ameya G. Canovi

27 commenti su “LA PAURA DI ESSERE VERI”

  1. Timore di essere giudicati? e perchè mai?
    Se avessi avuto timore d'essere giudicata non avrei neanche partecipando al bando di concorso del dottorato..mi capisci?
    tu cerchi d'affermare quel che di fatto non è..Intendo dire che una persona che vale non ha necessità di dimostrarlo partecipando a tutti i concorsi possibili ed immaginabili anche quelli che in relazione alla propria meta professionale non hanno alcuna attinenza se non quella di mostrarsi agli occhi dell'amato come un'opportunista pronta a vendersi al migliore offerente..Non è così..
    La maschera di cui parli è probabilmente l'obbiettivo che anche questa volte t'eri prefissata di raggiungere a mezzo dell'ennesimo agguato..t'è andata male però tu non scoraggiarti dai riprova così magari risci a convincerlo che alla fine avevi davvero ragione tu e torto lei..

  2. forse più che manipolazione c'è ancora il timore di essere giudicati.
    allora ci si sente fragili perché l'aspettativa, comprensibile, è quella di venire accettati per quello che si è realmente.
    parlo pensando a me, maya, quindi io direi che non è una manipolazione vera e propria ma è comunque una mini pretesa che proviamo, consciamente o meno, che nasce dal desiderio di conferma del nostro valore. valore che se impariamo a vedere e ad apprezzare senza cercare conferma negli altri ci può donare la forza e la libertà di amare senza più appoggiarci agli altri e senza paura di farlo a testa alta, con il nostro bel musetto "acqua e sapone".
    trovo inoltre che mostrarsi veramente ci permetta di operare una grossa scrematura con coloro che ci circondano. alcuni si allontaneranno (e non per questo dobbiamo reputarci essere orribili e colpevolizzarci o pentirci per esserci mostrati)… ma tanti altri resteranno e ci ameranno ancor di più. perché è soltanto nella verità e nel mettersi a nudo che l'amore e la fiducia possono crescere.
    non è affatto facile… spesso non è facile calare la maschera neppure con noi stessi… ma è così bello e prezioso quando accade!
    un abbraccio grande e grazie a tutti voi per le vostre testimonianze,
    lily

  3. Cara Ameya , meglio che non ti parli delle mie stampelle affettive , però mi sono sentita colpita sul vivo quando hai parlato di affetti espressi e non compresi . questa cosa a me accadde da bambina ovviamente , i miei partivano per gli States ed io avevo una paura incrediile di non rivederli mai più . penso di avere avuto 12 o 13 anni e da lì partì una pessima esperienza nella mia vita : incontri sbagliati , scelte sbagliate , viaggi apparentemente di studio ma in verità totalmente sbagliati . poi sai cosa è successo ? che all'età di 36 anni (un anno fa) ho deciso di uscire da casa paterna e formare una famiglia mia , fuori dal vincolo del matrimonio e senza figli , ma mia . questo è stato il NIET dei miei genitori , non hanno mai accettato questa cosa , mio padre mi ha mandato in ospedale rompendomi la guancia sinistra , cioè la parte sotto l'occhio , e i lividi ci hanno messo un mese a sparire . una volta uscita dall'ospedale sono andata da loro , non sapevo che fare , mi hanno cacciata .sono andata in un hotel per 10 giorni con il mio uomo di pavia che subito è accorso da me , poi abiamo cercato casa a salogno , per stare soli , avevo bisogno della montagna , della neve , del freddo e il caldo in casa con lui . poi ora siamo a felina , quindi siamo conterranee , credimi è stato pesantissimo , sono cambiata , sono diventata cinica , meno sensibile , o forse troppo , non so .questo per farti capire quanto è vero ciò che scrivi e per ringraziarti , perchè è la prima volta che lo scrivo in rete .ciaoMarlene In Noir

  4. "E' nell'esporre le nostre fragilità che acquistiamo forza"… verissimo e nessuno ci chiede di essere quello che non siamo, nessuno ci rifiuta se non siamo noi stessi i primi a rifiutare e a rifiutarci ….in fondo "gli altri" siamo noi.

  5. come dice ameya saper essere se stessi è una conquista. una dura conquista. Mi chiedo sinceramente perchè i giovani non vengano educati innanzi tutto ad un buon rapporto con se stessi, piuttosto che a stare a posto con gli altri, a ribaltare sull'altro appunto, l'importanza del nostro esistere.il risultato di questo ma anche un erronea educazione ai sentimenti produce le basi per creare nel tempo persone emotivamente e sentimentalmente dipendenti.essere se stessi non significa per questo trattenere le proprie debolezze o meno. significa saperle dosare. o meglio saper dosare la comunicazione che elargiamo agli altri.é sbagliato dirle al mondo intero così come è sbagliato trattenerle a prescindere.in medio stat virtus.

  6. Premesso che sono d'accordo su tutto, mi sa che c'è un piccolo misunderstanding…Io non parlo di esser veri o falsi, spontanei o calcolati, naturali o costruiti, ma, semplicemente, di svelare o meno i propri punti deboli.Buona giornata! : )Maya 

  7. @Maya io penso che quando uno è vero lo è e basta e non si pone tutte queste domande..è e fa come gli viene, e se ne assume le responsabilità. Correre il rischio di essere se stessi NON ti risparmia da nulla..daltronde stare a guardare da un vetro ti fa sentire non autentica fino in fondo, creddo..non so..io mi sono più spesso pentita di aver trattenuto che di aver dat me stessa per come ero..anche se subito non è così chiaro..alla lunga ripaga, non per l'altro ma per se stessi..in ogni caso non credo che sia una cosa che si possa decidere a tavolino..l'essere se stessi è un percorso che non si improvvisa..è una ocnquista quotidiana , fatta attraverso l'ascolto onesto di se stessi..

  8. Io mi sento e sono vera anche quando cerco di tenere le mie fragilità per me. Sarei più vera, se le mostrassi, certo. Ma il punto è che non è facile prescindere dal rapportarsi all'altro e chiedersi se questo migliorerà le cose o le complicherà.Le volte in cui mi sono davvero mostrata nei miei punti deboli, perché era bello essere completamente per come sono, l'altro se n'è servito egoisticamente.Ci sono stata male e mi sono detta che avrei dovuto proteggermi di più. Certo, poi passa.Per me non è calcolo, è, appunto, proteggersi; e ciò non implica esser falsa, per carità, non potrei nemmeno volendo.Ciò che mi sfugge nel tuo ragionamento è proprio questo: esser pienamente vera conta di più che essere, in un certo senso, al sicuro da chi ti vedrà tale?Buona serata : )

  9. @vedi Maya che hai la calcolatrice? nessuno ti può assicurare che l'altro non si approfitterà della tua debolezza..ma tu SEI STATA VERA! è quello che conta…e questo ti rende più forte..non cosa farà l'altro..se no è calcolo..

  10. Sì, è vero, esiste una moltitudine di persone che ha paura di essere vera e si inventa un'esistenza fittizia sul Web. E' tipico di personaggi che sono poco amati e poco apprezzati nella vita reale.Più che la paura di essere veri, è la paura di essere mediocri a portarli alla creazione di un universo parallelo in cui sono persone di successo.Donne e uomini che hanno vite movimentate e strabilianti solo sulla carta o sullo schermo.

  11. > Sai qual'è l'assurdo, Ameya cara? Che in questo periodo chi è veramente se stesso è quasi considerato lo strano della situazione.Lo spirito gregario, cioè quello di annacquare la propria identità e singolarità nel gruppo uniformandosi ad esso, non è cosa nuova.Nel momento in cui sei te stess* e stabilisci la tua aura, mantieni carattere e caratteristiche, diventi ovviamente diverso dalle altre/i.E' nell'ordine delle cose.Come affrontare le critiche, via via sempre più feroci e violente, del gregge che non gradfisce affatto la pecora nera.La pecora nera è sgraditissima al gregge, perché instilla nelle menti una cosa terribile: esiste la diversità e la diversità significa confrontarsi con la realtà del mondo e la sua complessità, fatica e relativa respons-abilità.Non c'è nulla di più inviso al gregge. Le pecore si incazzano di brutto con quella nera o verde o ciano…Fai della derisione, della diversità rifiutata propellente per te stess*.C'è un metro molto preciso.Più sei attaccata dal gruppo, più la tua  proposta/diversità ha probabilità di essere vera / efficace / scombussolante le menti conformi.Se osservi questo, puoi trarne molta forza e sostegno sul tuo cammino.

  12. Figurati, grazie a te per questi preziosi spunti di riflessione…Fondamentalmente, vedi, direi di no, che non è un gesto manipolatore il mio, se no diventerebbe un colpevolizzare l'altro delle fragilità che, appunto, gli svelo.Però, è naturale, non posso assicurartelo, nel senso che… non so se dietro c'è qualcosa delle aspettative che tu ipotizzi…In ogni caso, per capire, permettimi di insistere: che sia o meno un gesto disinteressato, volto esclusivamente, oppure no, a palesare quelle che sono le mie debolezze, chi mi assicura che l'altro non le usi contro di me??E qui, mi rispondo già un po' da sola, entra in scena la disinteressatezza o meno della cosa, di cui parli tu…Perché, se non m'importa come la prenderà l'altro, non dovrebbe nemmeno preoccuparmi il suo tentativo di sfruttare il tutto contro di me.Qui la vedo difficile, però.Il nodo per me è sempre lo stesso: che io mi sveli, che l'altro sfrutti, ma così non pregiudico il rapporto (qualsiasi esso sia, non parlo solo di quello uomo-donna)??Il discorso è complesso e molto bello, complimenti per il post!Buona giornata! : )Maya 

  13. @ Uhm…interessante la tua opinione Maya… ti ringrazio per averla esposta..ma c'è qualcosa che non mi convince..forse quando ti esponi hai delle aspettative? la forza sta nel farsi vedere e 'fregarsene' di quel che poi possono pensare gli altri..a me succede di sentirmi più forte..pensaci..e osservati mentre lo fai…sei nell'aspettativa di guadagnarci qualcosa? Perché se no è manipolazione..

  14. "E' nell'esporre le nostre fragilità che acquistiamo forza"… Sono sincera, ma non mi riesce, quando appunto lo faccio, di sentirmi più forte. Al contrario, sento di aver svelato le mie debolezze e, per questo, di essere molto più vulnerabile.Non dico che non sia vero ciò che spieghi qui, per carità! Non ne ho le competenze! Però a me succede così.Sai già che ti leggo spesso : )Buona serata!Maya

  15. Sai qual'è l'assurdo, Ameya cara? Che in questo periodo chi è veramente se stesso è quasi considerato lo strano della situazione. Impera la regola che recitare e raccontare balle sia la normalità, e il mondo è così assuefatto a questo status che ha proprio perso di vista la realtà.. Nessuno si sogna di dire che una persona rifatta è orrenda anche se somiglia ad uno stereotipo impossibile, nè si accorge che la gente sta male  ma continua ad inseguire un'ideale di vita che non risponde ai bisogni reali dell'uomo.Viviamo in un teatro, in cui tutti recitano e chi non lo fa appare come una nota stonata.

  16. Questa considerazione mi giunge a pennello, nel momento giusto, come tante altre volte mi è capitato leggendo i tuoi posts.Ti ringrazio.E' che la fragilità è uno splendido dono. A volte si ha solo paura di lasciarsi andare, di sperimentare, di darsi la possibilità di dimostrare a sè stessi che nessuno è migliore o peggiore.Perchè mentre si sperimenta la vita si è fragili. Invece oggi non è permesso, essere fragili. Oggi si deve solo essere vincenti, forti, completi. E allora è meglio nascondersi. O mettersi una maschera. Che è più o meno la stessa cosa.

    E' vero. Chi ha paura del giudizio altrui è colui che più degli altri giudica. Me ne sono resa conto sulla mia pelle. Ogni volta che ho professato la mia incrollabile volontà di non voler giudicare mi sono resa conto di essermi messa su un piedistallo. Ci si nasconde nell' ombra fingendo di non voler aggredire. Eppure essere sè stessi è anche quello. E' provare rabbia e manifestarla.Il problema è che ci hanno insegnato a dividere le nostre emozioni. Come se essere sè stessi volesse dire solo essere buoni, censurando del tutto la rabbia o la semplice divergenza d' opinione  come un elemento negativo.I meccanismi mentali degli esseri umani sono curiosi.Gabriella

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