NEW ADDICTIONS
… si dipende dalla vita? Questo post è un invito a riflettere sulla DIFFERENZA tra godere della vita e non potere funzionare SENZA...alcol, fumo, internet, shopping, tv, sport, dolci… vivere o dipendere? La diversità è nel grado di attaccamento alla sostanza, all’attività, alla persona… a volte si dipende dal dolore, dalla tristezza… una delle maggiori difficoltà è ammettere a se stessi e al mondo di essere dipendenti… riconoscere se stessi come dipendenti è dichiarare di essere fragili e bisognosi… e proprio da qui si origina una dipendenza… per fuggire dallo spazio vuoto… che così spaventa…
O tempora, o mores!
Cicerone, Catilinarie
Cicerone sobbalzerebbe e avrebbe molto su cui scrivere se osservasse ora i costumi della nostra società.
L’avvento dei nuovi mezzi di comunicazione ha prodotto una serie irreversibile di cambiamenti nei costumi, nelle relazioni, nello stile di vita. Solo fino a dieci anni fa pochi eletti godevano di un telefono cellulare, quasi nessuno aveva un computer in casa. La telefonia mobile, Internet, la televisione via cavo, navigatori satellitari, hanno reso disponibili comunicazioni più immediate, un ammasso di informazioni facilmente, prontamente reperibili, e i contatti con le persone ubiquitari.
Bambini in tenera età maneggiano con disinvoltura cellulari sofisticati e apparecchiature elettroniche di cui oggi le case abbondano. E’ raro ora trovare un nucleo familiare che non possegga almeno un PC. Tutti, ragazzini compresi, possiedono almeno un cellulare, un computer di grosse dimensioni e spesso anche un notebook, apparecchio portatile.
Ne consegue inflazione di tecnologia, di notizie disponibili, la possibilità di essere sempre, 24 ore su 24, available, on line, rintracciabili, controllabili, invasi nel proprio nucleo identitario. Ma qual è oggi il nucleo identitario in cui l’uomo occidentale si identifica?
Nel Settecento Cartesio pareva suggerire all’umanità una certezza: Cogito ergo sum.
Non si può più ritenere questo il punto saldo della nostra specie. Non basta più pensare per avere la certezza di esistere.
Ora altri categorici si impongono.
Secondo la propria Weltanschauung, per qualcuno il credo sarà “Compro dunque esisto”, per altri sarà “Lavoro allo sfinimento quindi sono”, oppure “Faccio sport estremo, rischio, allora ho un senso”, “Ho un corpo da urlo, quindi merito di vivere”.
E potremmo continuare di questo passo esplorando i comportamenti, le azioni, le credenze in cui molti paiono trovare ragione di vita.
Fermo restante che ognuno fa suo uno di questi dettami piuttosto che un altro. Per cultura, educazione, stile di attribuzione, costrutti e cognizioni che contraddistinguono ciascun essere umano nella sua unicità, nella nostra cultura di appartenenza, vi sono alcuni imperativi da cui resta difficile, collettivamente, esimersi; per citarne qualcuno:
Sii Produttivo, Sii Magro, Sii Perfetto, Sii Famoso, Sii Bello, Giovane e alla Moda.
…ho dimenticato il link 😉
http://it.youtube.com/watch?v=cLRzxnXHp1o
questa scena è formidabile: il regista capisce benissimo il senso della storia che racconta e lo fa dire, in modo surreale, con immagini quasi horror e per bocca degli stessi personaggi: tu non sei qui, e in un certo senso nemmeno io…
… quel non essere presenti, appunto, sostanza di ogni gesto dipendente
ciao Ameya, ti consiglio, se non l’hai ancora visto, il film “Primo amore” di Matteo Garrone. Ecco un link. Grazie per il tuo lavoro 🙂
@@@@grazie…dei commenti sono sempre spunto di riflessione per me…
un abbraccio
non sarei viva se nn avessi interessi che mi fanno stare bene … cmq dipenderesenza essere schiava… seguo lo sport perchè fa bene e nn perchè voglio essere perfetta…un paio di scarpe comode per camminare libera… ma firmate qualche volta eheheh ma forse si cammina meglio scalzi… un bacio
..Ho sempre cercato di “fuggire”,da ogni tipo di dipendenza,…cerco di vivere con equilibrio,..mi concedo qualche “vizio”,..ma ho un buon autocontrollo,..certo,ci sono cose che si “desiderano” e che magari non si possono avere,..e ci sono cose,che si hanno,e che magari non vediamo…,i “beni materiali”,li utilizzo,..in modo adeguato,..per usarli io..non per farmi usare da loro,,.e…dico che ci sarà sempre qualcosa di cui non si può fare a meno nella vita,..basta utilizzare con intelligenza,e con limiti..quello che ci appaga,…se ci si vuole bene naturalmente!!!..Comunque mi piace molto il tuo blog…tornerò.
sono dipendente dalla parte nn sana di me.dalle mie paure,dalle mie emozioni,dai miei dolori.solo che appartengono ad un passato che tormenta
ciao =)
Ottimo blog in tutti i sensi.
La bambina di poltergeist domina in ogni caso…
hai davvero un blog bellissimo e socialmente utile. Forse approfitterò di te…mi chiedo in continuo se il mio è amore o dipendenza. Mi sembra di vivere solo per lui. Senza di lui mi manca l’aria…dici che ci vuole uno psicanalista? 🙂 Ciao Ameya è stato un piacere leggerti….a presto!
Vsl
caro Insolitamente…sapere di essere dipendenti e viverlo con serenità non fa sentire fragili ma veri…
poichè siamo TUTTI fragili..è nel voleer fuggire da questa fragilità che nasce il dolore..
torna a trovarmi
love
“riconoscere se stessi come dipendenti è dichiarare di essere fragili e bisognosi… ”
Personalmente mi ritengo molto dipendente, di tantissime cose, inutile elencarle. Riesco a vivere questa mia volontaria dipendenza in assoluta tranquillità, non sentendomi assolutamente fragile.
Spesso mi immergo totalmente nella mia bolla di sapone, estraniandomi totalmente, dove posso ascoltare solo me stesso, ciò mi rende felice.
Un Abbraccio
c’è ..un uomo davanti al pc…lavoro e internet…
in effetti in quelle immagini mancherebbe un pc
Grazie per l’invito.
Io non dipendo da niente delle cose che hai elencato in questo post, e sto facendo un duro lavoro su me stessa, con sempre più ottimi risultati, per riuscire davvero capirmi. Sono ovviamente consapevole del continuo divenire delle cose, e grazie anche a ciò che studio e all’appoggio di molte persone, ho la volontà e la fermezza di continuare a guardarmi dentro per poter stare sempre meglio, per poter così essere pronta il più possibile davanti alle continue transizioni che la vita ci pone.
Empatia è capire che cosa stia provando una persona (può essere usata anche per scopi ostili o indifferenti, non necessariamente benevoli); compassione è, non solo il capirlo e il sentirlo, ma anche il parteciparvi con la propria sensibilità, gioiendo o soffrendo delle stesse cose insieme a lei. Potremmo dire, per maggior semplicità, che l’empatia è una percezione corretta di ciò che avviene nell’altro e che appartiene solo all’altro; la compassione è ciò che invece si genera, non nell’altro, ma in noi stessi che l’osserviamo. Per questo una persona potrebbe essere molto empatica (sa capire al volo l’altro), ma per niente compassionevole (non partecipa ai suoi dolori), oppure empatica e compassionevole, ma mai compassionevole se non è empatica, perchè in quest’ultimo caso non è in grado di capire a fondo quali emozioni, affetti, sentimenti siano presenti nell’altro.
sii serio…
Grazie Kali quella carta la amo molto appartiene ai tarocchi di Jodorowski..
La vita è un continuo di fruizione e flusso…con ciò che c’è…
attenzione…io posso GODERE della vita e di tutto..CONSAPEVOLEMENTE…ma so che posso anche farne a meno e la mia felicità non dipende da LUI dallo sport dallo shopping…nessuna demonizazzione qui..la cioccolata è squisita..ma se io non vivo senza..se mi devo “fare” di qualcosa per funzionare allora bè…solo riconoscendolo potrò aver chiaro come sto con me stessa e quanto posso essere felice anche solo perchè SONO
un abbraccio
Il significato del Giudizio, carta dei tarocchi, consiste nella scoperta che chiunque nasce viene pienamente desiderato dalla divinita’ (o dall’universo) che ha consentito che venisse generato. Le difficolta che si incontrano sono resistenze verso la nostra natura profonda.
Dopodiche’ credo che la nostra vita sia un altalenarsi continuo di dipendenze visto che siamo perfettibili ma anche in questo sta la bellezza di esserci!
Ciao!
una volta che ci fai l’abitudine diventa solo un altro modo di sopportare la vita, ciò che scrivo almeno per me non è doloroso, è solo ciò che provo…