PAURA

paura
SensoColpaSi possono instaurare rapporti superficiali, che non spaventano e non coinvolgono emotivamente. Ma entrare in relazione intima con qualcuno suscita paura. Per relazione intima non si intende necessariamente una relazione sessuale. È possibile un rapporto fisico senza coinvolgimento emotivo. Scoprirsi e mostrare se stessi all’altro fa molta paura e spinge ad indossare maschere. La perdita della spontaneità suscita dolore nell’individuo che si sente poco autentico e talvolta spersonalizzato. Nello sviluppo si imparano comportamenti adattivi che permettono di sopravvivere, si indossano maschere all’occorrenza utili a farsi accettare. Il compiacimento cela un profondo bisogno di approvazione. Vi è la convinzione distorta che se non ci si assoggetta al volere dell’altro, se non si dice sempre sì, l’altro ci abbandonerà e non riceveremo più amore. Quando c’è una forte insicurezza e scarsa autostima la persona mette in costante dubbio il proprio valore, e cerca conferma e riconoscimento nell’altro. Mi approvi ergo sum, se tu mi riconosci allora esisto. Le persone che dipendono dall’approvazione altrui temono di restare sole, hanno paura che ci sia qualcosa di sbagliato in loro, e fanno di tutto per compiacere e farsi ben volere, pagando un prezzo altissimo: la rinuncia a essere se stessi. Alla lunga la paura ha il sopravvento, l’individuo è perennemente insoddisfatto, sente di non potersi mai lasciare andare, obbedisce ad un imperativo categorico severo e rigido che impone regole, sancisce protocolli comportamentali finalizzati a essere ben accetti, lodati, amati. L’idea di fondo irrazionale è che se egli si farà vedere per ciò che è veramente verrà sicuramente disapprovato e di conseguenza abbandonato. La forma pensiero più frequente è “ E SE POI…?” La paura di giocarsela tutta nella relazione porterà la persona a rinunciare a entrare in relazione, o a subire l’altro e le scelte altrui. Pena il sentirsi in colpa se non lo fa. Spesso c’è vergogna per come si è o meglio si pensa di essere, poiché fondamentalmente chi è vittima della paura, crede di valere ben poco. Da un lato c’è un bisogno estremo di sentirsi amati e rassicurati. D’altra parte c’è anche la paura di essere amati. Si è convinti di non meritare amore.
Ameya G. Canovi

37 commenti su “PAURA”

  1. Ciao Ameya,
    ultimamente, dopo aver sperimentato la solita paura all’interno di una relazione in cui ho sempre provato tantissima sofferenza, ho riflettuto su una cosa e vorrei parlarne qui.
    Quando mi capita di entrare in relazione con una persona che tende a non darmi le rassicurazioni di cui ho bisogno, ma anzi, tende ad allontanarmi (mi sa che me li scelgo a posta così perchè tutto possa sempre e comunque fallire) provo due tipi di paura:
    un tipo di paura che chiamerei "buona", alimentata da fatti concreti, che mi avverte di un pericolo possibile e cioè che la persona a cui mi sto avvicinando probabilmente non mi renderà felice;
    un tipo di paura "cattiva", che non ha relazione con la realtà del momento, diciamo le classiche "seghe mentali" o "paranoie".
    Quando sento la paura io non so distinguere se è buona o cattiva, ma la classifico subito come cattiva e cerco di reprimerla. Facendo in questo modo non ascolto nè l’una nè l’altra e tutte e due si ingigantiscono, prendendo il sopravvento su di me.
    La mia domanda (per le future relazioni) è: come si fa a imparare a distinguere tra i due tipi di paure e ad avere finalmente fiducia nelle proprie sensazioni quando si deve decidere se andare avanti in una relazione o no?
    Perchè andando avanti così rischio sempre di mandare avanti relazioni malate (perchè non riconosco la paura buona) e magari terminare ingiustamente una eventuale relazione sana (perchè prendo per buona una paura cattiva).
    sicuramente non c’è una ricetta da seguire, nè una risposta semplice da dare, ma magari ci si può riflettere sù tutti insieme.
    Spero di non aver dato una descrizione troppo confusa.
    Grazie,
    Giuli

  2. Perenne Idillio

    Non s’ha niente da chiudere
    ma neanche da chiedere,
    niente da perdere
    né da prendere

    Ognun in equilibrio
    sul suo perno esistenziale
    in un perenne idillio
    d’una vita emozionale

    Giuseppe V. Grillo

  3. Sono stata così per anni……la paura di essere amata mi tormentava…..finchè non ho conosciuto il mio attuale compagno….con lui tutto è diverso….e quella paura è come sparita…..non so se il merito sia più suo o mio…..so solo che vivere una relazione senza queste paure è qualcosa di meraviglioso…..un bel passo in avanti sicuramente ;o)

  4. e nel caso di aver paura di essere amati tutto è piu’ difficile perchè non dipende da te ed è davvero la paura di far star male qualcuno che fa star male a te

  5. Veramente apprezzabile il tuo post, degno di riflessione, anche per me.
    Mi riconosco in molte affermazioni…
    Ci sto provando e riconosco che ne vale la pena..
    Chi ti ama, ti accetta così come sei, se ci tiene a te, veramente, non andrà mai via, qualsiasi sia la tua risposta…
    Se dovesse andar via, ci starai male, ma te ne farai una ragione, non ti ha mai meritato..
    Grazie.

  6. Eccola quì:la paura! Con le sue maschere, i suoi lati oscuri.Esce dai meandri della personalità, s’insinua ovunque senza che ce ne accorgiamo, ci fa perdere l’autostima
    Nel mio caso ho sempre paura di non essere accettata fisicamente pur sentendomi abbastanza sicura psicologicamente.Rifuggo ad ogni forma di dipendenza affettiva, ma purtroppo così rifuggo anche all’amorePaura di lasciarmi andare, di non riuscire a gestire la mia libertà, paura della sofferenza.eh si sempre stà paura! fardello inutile e pesante nel cammino della nostra vita!

  7. @capisco Utente anonimo…cambiare significa andare verso l’ignoto e noi ci appoggiamo alle nostre sicurezze, abitudini ciò che conosciamo..ma solo se accettiamo le sfide della vita evolviamo!

  8. Nella costruzione dell’essere, prima viene il soggetto persona, la maschera è altro da sè. Vedi la religio. Gramsci, ci spiega che l’individuo è tale se pensa e agisce, etc. Moltissimi, oggi sono solo maschere, cioè: non pensanti ed autonomi. Un caro saluto.

  9. Quant’ è vero.
    Conosco una persona che non parla mai perchè è convinta di essere sempre arrabbiata col mondo e perchè è convinta di apparire sempre come una persona arrabbiata.
    E si è convinta che non appena apre bocca crea dei disastri immani.
    Così si presenta sempre come una persona molto pacifica,e quando instaura una relazione inizialmente fa proprio quello che tu descrivi: si annulla del tutto.Poi la sua vera natura esce fuori in un modo o nell’ altro e quello che ne consegue è che rimane da sola. Spesso i nostri atteggiamenti sono dettati da meccanismi inconsci che fanno si che quel che vogliamo si realizzi: fare di tutto per non soffrire.Anche a costo di farci lasciare ad ogni relazione.
    Portare avanti una relazione vuol dire mettersi in discussione e mettere l’ altro in discussione. Ma bisogna vedere con che spirito lo si fa.
    Un bacio.
    Gabriella

  10. Conosco alcune persone che corrospondono alla tua descrizione… è un vero peccato quando gli individui non riconoscono il loro valore, ma spesso il problema è da ricercare nel modo in cui questi sono cresciuti e sono stati educati. Alcune carenze sono difficili da superare in età adulta… ma a volte ci si riesce 🙂

  11. In questo post c’è molto che mi riguarda, molto che mi tocca, molto che ho cercato di affrontare.
    La paura dell’ amore (di dare o di ricevere) è qualche cosa che a volte rischia di paralizzare.
    Fa veramente paura buttarsi….soprattutto dopo sonore batoste..

  12. grazie Misha; è vero che se ci fossero tutti sintomi descritti nel post sarebbe una vera e propria disperazione…per fortuna non è così, e ci sono solo alcuni dei sintomi; e fra l’altro forse è anche comune averli…

  13. Post molto profondo e nel quale mi riconosco abbastanza. Però vorrei solo dirti che nel mio caso non è per una forte insicurezza e scarsa autostima che cerco conferma e riconoscimento nell’altro. Anzi è proprio la speranza di essere apprezzati per le proprie qualità che uno cerca di dare fare (dare) di più e naturalmente sbaglia. Il problema, poi, è che c’è così poca sensibilità in giro. Grazie per quello che scrivi.

  14. Ho 26 anni, e da poco ho realizzato di avere un problema di dipendenza affettiva, un po’ leggendo il libro di Robin Norwood(“Donne che amano troppo”), un po’ partecipando a delle riunioni di A.A.(non sono un alcolista, infatti anche lì ho precisato di essere un dipendente affettivo). Sto cercando di lavorare su me stesso, sulle mie compulsioni e sulla mia autostima(che è sempre stata molto bassa). Ho individuato le radici di questo mio malessere nella mia famiglia, in particolare nel rapporto che ho con mio padre. Come dicevo prima, ci sto lavorando, ed è difficile, ci sono momenti in cui mi sento meglio ed altri in cui sto davvero male, ma com’è che si dice? 24 ore alla volta…volevo ringraziarti per questo post, parlare di dipendenza affettiva non può che fare bene a quanti ne soffrono(me compreso,naturalmente).

    Un saluto,
    Luca

  15. Si conosce la disapprovazione perchè la si è imparata da piccoli, si conosce l’abbandono perchè lo si pratica nel quotidiano. Se disapprovo una parte di me, quella parte che disconosco, la rinnego, la abbandono: è come se l’amputassi. Macabro atto di automutilazione. I pezzi però da qualche parte restano…la famosa stanza di Barbablù…con il divieto di aprire quella porta e vedere lo scempio che ho fatto di me. E’ il timore che qualcun’altro faccia a me quello che io già mi faccio che centuplica la paura, trasformandola nel terrore che mi tiene lontano da relazioni intime e coinvolgerti. Allora forse disubbidire, aprire quella porta, accendere la luce e vedere…recuperare i pezzi…restituire loro dignità e amore…è il percorso che ci può portare a non più temere la disapprovazione altrui, a non più temere l’abbandono altrui, perchè lo avremo, in parte almeno, disimparato noi. Allora forse anche un’altra porta avremo aperto, quella che ci conduce alla possibilità concreta verso una relazione intima, emotivamente coinvolgente. Percorso “ad ostacoli” non semplice, ma l’unico possibile?
    Uno sguardo pieno di affetto.

  16. So che è paura, ma vorrei sapere di che problema stai parlando. Ha un nome sicuramente. Non è solo insicurezza, non è solo bassa stima di sè…è molto di più.
    Morellina, io ho capito cosa intendevi, penso che ognuno di noi vede una caratteristica di sè in questo post, il problema vero sarebbe avere tutti i sintomi qua descritti. Sarebbe una vita molto triste.
    Grazie Ameya, mi rendo conto di avere imparato tanto in questi anni anche senza università…essere autodidatti non è poi male, ma ti chiedo di venire da me, a correggermi se dico una cosa fuori posto. Non per insicurezza, ma alla fine io posso solo imparare o confermare ciò che mi interessa da più di 15 anni, ovvero capire.
    Buona notte 🙂

  17. Ho ripreso questo tuo post, l’ho pubblicato sul mio blog.

    Un post che fa riflettere, mi è piaciuto il modo in cui hai descritto la paura che sta dentro alcune persone.

    Quante sono le persone che vivono nella paura?
    Come ho sempre sostenuto, esiste in molte persone la voglia di primeggiare, la voglia di sentirsi considerati i primi della classe, di fare il pierino della situazione insomma, perchè hanno paura di sentirsi isolati, di sentirsi soli contro un mondo che non gli appartiene ma al quale vorrebbero appartenere.

    Ma poi, quando il momento di confrontarsi con i problemi ed affrontare la realtà, cadono in comportamenti puerili e insicuri, a volte addirittura comportamenti che rasentano problemi psicologici ben più gravi.

    A tutti noi capita, o è capitato, di incontare persone che ben rispecchiano questo tipo di probemi.
    Persone insicure e piene di complessi.
    A volte anch’io mi sento complessata quando magari devo affrontare un problema, paura di non superarlo forse, paura di non essere all’altezza delle situazioni, ma cerco comunque di affrontare qualunque problema senza nascondermi detro nessuna maschera ma rimanendo sempre me stessa.

  18. Come tutti i tuoi post anche questo è fonte di riflessione, per me.
    Ho finito da poco di leggere “La danza della realtà” di Jodorowsky. Mi è piaciuto molto.
    Mi sto dibattendo da un po’ di tempo sul percorso del mio personale cambiamento al fine di essere me stessa e vivere come me stessa, non per per compiacere altre persone. 4 anni fa ho avuto il tumore sto bene, ho fatto le cure..ma la cura più grossa è stata ed è quella verso ME stessa. Sono seguita da uno specialista che mi ha detto che sto facendo progressi, secondo lui anche velocemente, ma data l’età sono maggiormente sofferti.
    Sentire il bisogno di essere amati, carezzati, avere paura dell’abbandono (in quanto ho creduto di esserlo stata per molto tempo).Avere scambiato l’amore con il desiderio di compiacere, con la dipendenza, il terrore continuo dell’abbandono..e l’attuale paura di non essere all’altezza delle situazioni, quando invece lo sono e ne ho conferme tangibili…so anche che devo imparare a convivere con questi problemi e riconoscerli ogni volta e gestirli
    Il prendere coscenza di tutto ciò è utile è il cervello è carne..ma lo spirito come si nutre? O meglio l’inconscio come si placa?
    “Spesso non basta un cappotto per placare la voglia di una abbraccio”
    di un amore che non c’è.
    Non ho problemi se decidi di non pubblicare in quanto potrebbe non essere utile ad alcuno quanto ho scritto. Magari quando hai tempo mi risponderai nel modo in cui preferisci… Grazie

  19. E’ vero ciò che hai scritto.
    Io ricordo la mia totale sottomissione a mio marito. Sempre pronta a dire:SI….anche quando l’anima mi incitava a urlare un secco: NO.
    Ricordo che solo due anni prima della sua morte, mi “svegliai” da quel “torpore” e trovai la grinta di urlare i miei primi: NO.
    Ricordo i suoi sguardi, erano di ammirazione!!!
    Dio, quanto tempo perso!!!
    Grazie Ameya questi tuoi post mi stanno facendo capire molte cose.
    Un bacio…Terry

  20. e allora, come la mettiamo? io credo di aver sempre avuto paura, non tanto degli altri quanto di me stessa, però non ho paura di restare sola, tant’è vero che affettivamente – non considerando la famiglia d’origine, questo è ovvio – io sono sola…l’insicurezza ha sempre cmq fatto parte di me, e in realtà non è che le persone che ho incontrato abbiano fatto granchè per farmi sentire un pò meglio, e quindi probabilmente avevano ragione loro….ehehehehehehehe

    a parte gli scherzi, in qualcosa mi ci vedo, in questa descrizione; ma non del tutto:)
    è pur vero che spesso cerchiamo l’approvazione degli altri; ma lo fa anche chi sembra molto sicuro di sè, generalmente…solo che finge di non farlo:)

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