Mi chiamo Francesca e ho 48 anni.
Ho riflettuto molto e premetto che non credo di essere una dipendente affettiva. Ho avuto un’infanzia normale con due genitori che mi hanno amata il giusto, ne’ troppo ne’ troppo poco. Mi sono stati (e lo sono tutt’ora) accanto lasciandomi fare le mie esperienze in autonomia. Li ho visti litigare ma anche volersi bene.
A 21 anni sono andata via di casa per andare a convivere con Lui, Luca. Il primo (e l’unico) uomo della mia vita.
Lui mi aveva cambiato la vita, mi aveva fatto immaginare “il sogno”.
Mi portava in giro, abbiamo iniziato a viaggiare. Suo padre aveva un ufficio e mi hanno praticamente obbligata ad andare a lavorare con loro ( contro il volere dei miei genitori, ma io rivendicavo un concetto bislacco di indipendenza decisionale). Così a 20 anni misi nel cassetto tutto ciò per cui avevo studiato (sono un’insegnante) e andai a fare l’impiegata nel sindacato del padre di Luca (in nero per 5 anni).
Da subito ci furono problemi… io non piacevo ai suoi genitori perché non ero meridionale (il mio papà è di Mantova e la mia mamma è friulana). Mia suocera mi ripeteva sempre che le mamme meridionali amano i figli maschi in maniera molto possessiva. Ed era vero, anche se tutto questo per me era assurdo . Il padre di Luca si vantava di aver fatto sesso con più di 1000 donne, mentre il mio papà è sempre stato fedele alla mia mamma.
E io non capivo nulla, ora mi fa rabbia il non aver capito che la mela non cade mai lontano dall’albero.
Ci furono due tradimenti e interruzioni del nostro rapporto, ma si sono conclusi con il ritorno di Luca e la ripresa della nostra vita insieme.
Nel frattempo ho avuto problemi di salute importanti. Sono stata operata cinque volte di endometriosi e ho avuto una diagnosi di sterilità. Con Luca abbiamo intrapreso il percorso durissimo della pma (procreazione medicalmente assistita), sia in Italia che all’estero. Al quarto tentativo è arrivato l’Amore della mia vita, Carlo. A questo punto siamo nel 2011 e con Luca va tutto (abbastanza) bene.
Dico ‘abbastanza’ perché durante la gravidanza non mi è stato vicino , perché quando l’abbiamo detto a sua madre, invece di essere felice le sue parole sono state “ecco, ora si che ho perso mio figlio “. Non lo scorderò mai. In seguito mi telefonava dicendomi che mi sognava con una veste bianca seduta su un vaso da notte, e invece della pipì usciva sangue e perdevo il bambino. Questo proprio mentre, a 8 settimane, avevo minacce d’aborto. Ci ho pianto tantissimo, la trovavo molto crudele nel dirmi quelle cose.
A discapito di tutto ciò, il mio splendido Carlo è arrivato il 7 Giugno 2011.
Il 6 Marzo 2018 muore la mamma di Luca. Io provo a stargli vicino ma è difficilissimo, mi vomita addosso tutta la cattiveria per non essere stata una brava nuora e aver instaurato con lei un rapporto solo superficiale.
Ma il peggio deve ancora arrivare.
Il 20 Marzo del 2018, durante un controllo di routine, mi viene diagnosticato un tumore al seno.
La terra mi manca sotto i piedi. Ma come, Dio, faccio tanta fatica, un bimbo me lo dai e poi non vuoi che lo veda crescere?
Dopo lo tsunami iniziale comunque reagisco, il bastardo è piccolo, i linfonodi sono puliti. Vengo operata e faccio radioterapia e terapia ormonale per 5 anni (quindi sono ancora in cura).
Luca in tutto questo è stato di nuovo una comparsa. Il giorno dell’operazione è arrivato in ritardo ed io ero già in sala operatoria. È venuto a parlare con l’oncologa solo la prima volta, giusto per capire se dovessi vivere o morire.
Se non avessi avuto vicini la mia mamma e il mio papà non so come avrei fatto, anche da un punto di vista psicologico.
Nel frattempo le cose tra me e Luca cambiano. Molto spesso “crea” discussioni dal nulla, mi offende, mi fa sentire un’estranea in casa mia. E dire che l’oncologa aveva dato molta importanza al supporto della famiglia!
Di Carlo si disinteressa completamente, addirittura Carlo si fa male a scuola (frattura scomposta della tibia), lo portano in ambulanza all’ospedale e lui si presenta la sera alle 19,30, quando l’incidente era successo alle 10 della mattina. Il motivo? Doveva lavorare, e poi tanto c’ero già io.
A Dicembre del 2019 mi dice che non mi ama più, che le cose sono cambiate.
Scopro che ha un’altra donna, la segretaria che ha assunto 6 mesi prima, quando mi aveva trasferita per avviare una nuova sede di recente apertura.
Lo mando via di casa (cosa che mi rinfaccerà all’infinito) e lui va a convivere con l’altra.
Ci vediamo ogni tanto e a fine Febbraio mi fa delle promesse, tra cui quella di mandare via la segretaria. E io ci ricasco e lo riaccolgo in casa.
Facciamo la famiglia felice per un anno e poi, il giorno della comunione di Carlo lo sorprendo a chattare con lei. Dice che è per lavoro. Provo a credergli.
Gli chiedo di iniziare una terapia di coppia. Siamo a Giugno del 2021.
Inizialmente va discretamente bene, ma poi finisce per prendere in giro persino la psicologa, che se ne accorge, fa una diagnosi di narcisismo patologico e mi mette in guardia (io ero già sua paziente dalla diagnosi del tumore).
Nel frattempo con Carlo il suo rapporto è pessimo: lo umilia pesantemente, il bambino mi chiede perché suo padre non gli vuole bene, perché ce l’ha così con lui. Decide che non vuole più fare la spesa con me, pur sapendo benissimo che io non sono automunita e che devo chiedere a mio padre di accompagnarmi. Perché? Perché non ne ha voglia.
Il 10 Febbraio 2022 la psicologa decide di sospendere le sedute di coppia perché lui non collabora. Usciti dallo studio mi confessa di avere un’altra donna, che però non è più quella del 2019 (non c’era solo lei) ma bensì Chiara.
Ecco, lì inizia l’inferno. Perché dice che se ne andrà di lì a poco e invece rimane in casa fino al 2 Aprile. Litighiamo di continuo perché si fa gli affari suoi, non so quando arriva, a volte la notte rientra alle 2. Viviamo in stanze separate e abbiamo una casa piccola, lui vive nella cameretta di Carlo, mentre Carlo dorme con me nel lettone. Le donne (che nel frattempo sono diventate quattro) chiamano continuamente sul suo cellulare. E io soffro da matti.
Esasperata, dopo aver ascoltato accidentalmente una telefonata con un suo amico ricca di particolari, decido di mandarlo via di casa. Di nuovo è una decisione presa da me.
Lui dice che stava male, che non vuole più una famiglia, che gli pesava tutto, che lui e la sua felicità vengono prima di tutto il resto. Ci vuole bene ma da lontano. Non è colpa nostra come singoli individui. È il concetto di famiglia il problema. Dice che forse tornerà, che non è una cosa definitiva, che si è dovuto allontanare per guardarsi dentro.
A Pasqua sarebbe dovuto tornare, l’aveva detto a Carlo. Ma poi ha cambiato idea, e da lì il rapporto con suo figlio è precipitato, perché Carlo si sente abbandonato.
Ho fonti attendibili che mi informano: frequenta 4 donne contemporaneamente e ogni notte dorme in una casa diversa.
Ora, come si fa a mettere in pratica il no contact se si ha un figlio in comune?
Carlo non vuole stare solo con suo padre. È arrabbiato, triste, e non capisce le motivazioni che Luca gli fornisce. O semplicemente non le accetta. Quindi io devo essere presente quando Luca viene a casa per qualche ora (nel monolocale in cui vive ora, non lo porta).
La verità? Mi manca. E quando lo vedo sono attratta da lui. Dall’altro lato provo una rabbia che mi divora.
Perché, se lo sono, è lui che mi ha resa dipendente.
Per esempio con il lavoro.
Oppure per la macchina. Io l’avevo 15 anni fa, poi me l’ha fatta vendere perché tre macchine erano troppe. “Tanto puoi usare la mia” diceva. Peccato che sono 15 anni che non guido perché non me l’ha mai prestata!
Ma mi sono comprata una Fiat 500 con i miei risparmi e arriverà a metà luglio!
Sono passati 25 anni, come faccio a non essere dipendente dopo 25 anni che vivo con una persona? Che la amo, che me ne prendo cura, che quando faccio la spesa compro per prima cosa quello che piace a lui. Come faccio a non sentire quel terrore, quel senso di ineguatezza nel camminare da sola?
Come faccio a riprendere in mano la mia vita, se senza di lui mi manca l’aria? Perché con lui non era il massimo, ma senza e’ sicuramente peggio.
Come faccio a far stare zitta questa rabbia verso chi mi ha distrutto la vita e a 52 anni non sa in che letto dormire?
Come faccio ad asciugare le lacrime di Carlo senza morire dentro?
N.B. I nomi, i luoghi e le date di questo articolo sono di fantasia.