Il mio terzo libro

Perché abbiamo paura di essere felici? 

Troppo spesso il presente ci sta stretto e aneliamo a modificarlo, ma ci sentiamo bloccati. Perché quello che diciamo di volere in realtà poi non lo facciamo? 

La verità è che il cambiamento spaventa perché ci mette di fronte alla paura che perderemo qualcosa. È un paradosso: in superficie desideriamo la beatitudine, nel profondo qualcosa ci dice che è più «sicuro» restare un po’ infelici, moderati, dimessi. 

Eppure uscire da questo loop è possibile. 
In questo libro, Ameya Canovi ci aiuta a guardarci dentro con onestà, a vederci nudi e crudi, a sostare nello spazio scomodo delle nostre antiche ferite per accettarle. 

Perché è proprio da quest’accettazione che nascerà una forza nuova, la paura del giudizio degli altri lascerà spazio all’autenticità che solo chi può permettersi di essere se stesso fino in fondo conosce. 

Perché non c’è felicità se non impariamo la difficile arte di amarci. E non ci può essere amore se non iniziamo da noi, cambiando per prima la nostra vita e scoprendo che dentro di noi c’è un posto al sicuro e bellissimo.
Se troveremo la forza di intraprendere nuove avventure e sapremo essere sempre più spontanei e veri con noi stessi, di conseguenza lo saremo anche con gli altri. 

Questo è un libro unico, un invito e un percorso per imparare a volerci bene, affinché l’amore accada.

(estratto dalla seconda di copertina)

immagine ci copertina del libro, il titolo è circondato da due mani stilizzate su fondo arancione

Dentro di me c’è un posto bellissimo è uscito a settembre del 2024, edito da Vallardi

...lo trovi qui

ma anche in libreria,
e nelle tante presentazioni dal vivo con firmacopie che organizzo in tutta Italia

C’è qualcosa che ho compreso nel profondo, forse la cosa più preziosa che posso condividere con chi mi legge. 

Amare se stessi non è sentirsi splendidi, non è inseguire uno stereotipo di vita. 

È accogliere la nostra umanità

È dirsi di sì quando dentro piove, è accettare le sbavature, le paure che bloccano. 

È comprendere il perché ci autosabotiamo: non è rincorrere il quadro senza macchie.