Alfred A. Adler, uno psicologo allievo di Freud, basa il suo impianto teorico sul senso di inferiorità che pervade la vita dell’uomo. Fin da bambini il senso di inferiorità è un sentimento che ricorre nella vita psichica umana. Essere derisi, sbeffeggiati, fatti sentire impotenti e incapaci sono tutte esperienze dolorose, che accadono nel corso evolutivo, e si ripresentano anche nell’adultità. Il sistema sociale sembra riferirsi solo al mondo adulto, e ha creato a latere un mondo specifico per l’infanzia, costruito e artificiale, fatto apposta, e i due mondi coesistono, ma non interagiscono appropriatamente. I bambini crescono separati dal mondo adulto, non integrati, sembrano esseri diversi, con oggetti e codici appositi. Per poi entrare di colpo nel mondo degli adulti. E nel frattempo non si sono fatti le ossa, non imparano a gestire i conflitti, le sconfitte, le difficoltà. Spesso i bambini sono o iperprotetti o isolati e lasciati a loro stessi, talvolta anche sprotetti.