Ricevo e pubblico volentieri questa lettera di un lettore in quanto rappresenta molto bene la danza della dipendenza. Inoltre in questo caso a dipendere e a idealizzare è un uomo.
Cosa ne pensate? La vostra opinione qui è sempre molto gradita.
Potete lasciare un commento anche anonimo , io lo pubblicherò.
Ciao cara Ameya,
sono incappato via Google nel tuo interessantissimo blog e poi,
ascoltando la tua intervista radiofonica, mi sono convinto a
condividere con te parte dei miei attuali crucci, sperando di non
rubarti troppo tempo (dal numero di contatti mi par di capire che
l'utenza continua a crescere e questo probabilmente ti renderà
difficile gestirne adeguatamente il volume).
Sono un “giovine” di una grande città italiana (ho 38 anni: in Italia prima dei 40 si è considerati ancora pischelli) dalla carriera in ascesa con alle spalle 8 anni di relazione dipendente e un presente di claudicante assestamento psicologico. Da circa un anno, infatti,
nello specifico dalla conclusione della mia storia d'Amore (Amore?)
buona parte delle mie certezze hanno cominciato a frantumarsi
costringendomi ad azzerare tutto e con gran dolore (sono anche in
terapia da qualche mese, con discreti risultati, direi, anche se per
il momento faccio ancora i conti con estenuanti momenti di sconforto!).
Ti riassumo in breve i fatti: conosco lei che è molto giovane, appena
maggiorenne, io vengo da una convivenza finita male e sulle prime,
visto il decennio anagrafico di distanza, diffido. Ma lei è bella e
accogliente e io alla fine cedo. Comincia un balletto purtroppo
basato sulla MANCANZA: lei infatti – anche se è della mia città –
studia altrove e ben presto vedersi diventa complicato,
facendo sì che al piacere dell'incontro si associasse una sempre
crescente sofferenza che sia io che lei a lungo abbiamo considerato
(sbagliando, chiaro!) parte integrante della nostra relazione (anche
perché in termini passionali e sessuali la gratificazione di ritorno
toccava vertici altissimi, ma questo è l'inevitabile inghippo degli
amori romantici, lo so: più soffri più godi, ma alla fine paghi il
conto).
Ciò che credo sia successo è che lei sin dal principio mi ha relegato
al ruolo di suo “precettore”: vista l'età non aveva infatti molta
esperienza, non guidava, non decideva, né aveva amici che non fossero
i miei, però gli anni scorrono e lei ha passato il tempo a struggersi
per ciò che non facevo per lei (tipo trasferirmi per starle
accanto) e intanto accumulava sempre più rabbia accusandomi della sua
infelicità. Io qualche tempo fa ho cominciato ad avere successo
professionale e lei è sempre pronta, in disparte, apparentemente a tifare per me ma in realtà (soprav)vivendo nella mia ombra e maledicendomi perché non le so regalare alcun futuro. Io penso di essere la parte sana
della coppia, però mi VEDO con i suoi occhi innamorati e quando lei,
ormai sempre più depressa, irrisolta e stanca, mi molla, io comincio
a cadere nel baratro.
Neanche due mesi e scopro che non solo si è messa con un altro (di
già?) ma addirittura ci vive assieme (“Non lo amo ma ho bisogno di
QUALCUNO”, dice, e io inorridisco pensando che anche io in fondo ero
un QUALCUNO, un CHIUNQUE per non stare sola!). Ciò nonostante ci sto
malissimo, dolore acuto, gelosia che ancora adesso, mentre ti scrivo, mi
rapisce. Per 8 anni la sua presenza/assenza mi ha riparato da un
sacco di verità sgradevoli su me stesso (dipendenze familiari,
soprattutto: atroce la mia incapacità di affrancarmi definitivamente
dai miei e non in maniera illusoria come facevo, semplicemente
prendendo casa in un altro quartiere ma di fatto continuando ad
orbitare attorno alle gonne di mammà!).
Quando la risento al telefono – sì, ci sono ricascato! – lei mi fa
sapere che sta bene e che sta andando da mesi da uno psicologo. In
effetti mi sembra stia lavorando parecchio su di sé, guarda alla
nostra storia nell'ottica di chi sa di aver vissuto di riflesso, però
non prende in considerazione l'idea di stare per un po' davvero da
sola (sta ancora a casa dall'ALTRO, dopo ormai otto mesi di
convivenza) e ancora mi accusa di menefreghismo, di insensibilità e
di essere stato a lungo EVITANTE (cosa alla quale, invero, è
difficile controbattere). Per i miei amici ha valanghe d'insulti e
anche il nostro passato è comunque argomento col quale non le va
assolutamente di confrontarsi. Io provo a chiederle solo un rapporto
consapevole, in cui sia possibile se non altro parlarsi senza
l'illusione del Principe Azzurro che Viene a Salvarla, ma è ovvio che
è troppo presto e gli schemi tossici del nostro rapporto tornano
subito a galla: in breve siamo di nuovo là a sbraitare cercando di
(con)VINCERCI (io non le perdono il fatto che in un attimo si sia
istallata da un altro, lei continua a pensare che io abbia frenato la
sua crescita: entrambi evidentemente stiamo lottando per il POTERE!).
Capisco che devo ritirarmi, per il mio (prima ancora che per il suo)
bene. Eravamo co-dipendenti e adesso bisogna avere il coraggio di
affrontare i nostri vuoti interiori. Ma è durissima. Ho passato tutte
le gradazioni fisiche della sofferenza di un drogato (giorni passati
sul divano a ingrigirsi, depressione lancinante, insonnia e
inappetenza) ma ora mi sembra di cominciare a vedere con maggior
distacco la cronologia della nostra reciproca assuefazione.
Credo di poter affermare che lei abbia sostituito una sostanza
dopante (me) con una nuova (l'altro) senza riuscire – nonostante la
terapia – a prendersi ANCORA una effettiva responsabilità di se
stessa, ma in fondo devo anche ammettere che anche io non lo avrei
fatto (e devo dire che ancora ho tanto, troppo lavoro da fare) se non
mi ci avesse costretto con la forza. Non so. Spero di uscirne
cresciuto, cambiato. La terapia mi aiuta parecchio, però il lavoro è
così lento, complesso e la memoria non aiuta a progredire (ricordo
solo le cose belle di lei, proprio come fa un eroinomane in
riabilitazione, mannaggia!!!)
Intanto ti mando un caro saluto, scusandomi per aver approfittato di
questa occasione forse solo per raccontare a me stesso una volta di
più una storia che conosco a menadito.
G.
Salve a tutti, sono un ragazzo di sedici anni, anche io soffro di dipendenza affettiva o almeno lo credo, visto che sono ancora ingenuo su queste cose, ma una dipendenza leggera per cosi dire, adesso descrivo la mia storia.
Sono sempre stato un individuo autonomo per cosi dire, ho sempre sostenuto che sarei sempre stato me stesso di fronte la ragazza che amo, ma a parte gli amori impossibili che ho avuto, l’amore che mi affligge attualmente da circa 2 anni è verso una mia amica, che tra l’altro appena me ne sono innamorato si è messa con un mio amico, per lei non so cosa provo infondo credo di essere troppo giovane per sapere cos’è il vero amore. Come ho detto prima ho sempre sostenuto che sarei sempre stato me stesso di fronte la ragazza che amo ma con lei non ci riesco. Ho paura che il mio essere non sia abbastanza quindi cerco di cambiare, di maturare per piacere a lei, ho un grande senso di inferiorità verso di lei, non riesco a dirgli di no, la maggior parte delle volte che esco in discoteca è perchè c’è anche lei, tante volte prediligo le sue scelte delle mie. E’ vero ho paura della perdita di questa persona ma qualche volta ho cercato di evitarla, invano. Spesso sono in conflitto con i miei amici che hanno un diverbio con lei e anche se so che hanno ragione loro, sto dalla sua parte.
Ma non provo rabbia ne rancore, a parte verso di me, e non provo alcuna gelosia o possessività verso di lei o del suo ragazzo.
Mando questo commento nella speranza di una risposta, di una soluzione anche se una parte di non la vuole perchè crede che smetterei di amarla, grazie.
buondì Ameya, e un caro saluto ai tuoi fedeli lettori…
sono G. e a un anno e passa di distanza dall'ultimo mio intervento torno ad aggiornarvi su questa storia non già perché essa sia chissà quanto originale o diversa dalle altre mille struggenti e dolorose testimonianze raccontate in questo blog, piuttosto perché possa contribuire, nel suo piccolo, a comporre quel grande mosaico attorno alle dipendenze che lentamente Ameya sta quaggiù costruendo…
Nel periodo che mi separa dalle vicende quassù narrate ho seguito una terapia e ho rinforzato (o meglio ho "messo a registro") alcune componenti della mia esistenza che avevo accantonato o deteriorato: amici, lavoro, creatività.
Le cose vanno come vanno – tra alti e bassi, delusioni ed entusiasmi: ma non è questa forse la vita? – e francamente ho preferito tenermi per un po' lontano da nuove relazioni, nella solida convinzione, in questo blog fermamente sostenuta, che l'amore è solo una componente (importante quanto si vuole) di un disegno esistenziale ben più ampio, un gioco delicato che contempla un sacco di altre cose (meglio: probabilmente l'amore, quello vero, è l'insieme di TUTTE queste cose, affettività compresa).
Ciò detto qualche giorno fa, a sorpresa, cogliendomi alla sprovvista mentre facevo ginnastica sul mio terrazzino, arriva una telefonata: è lei. LEI! (ancora tu? Ma non dovevamo sentirci più?).
Sono impreparato e vulnerabile, parliamo del più e del meno per 10 minuti e io non oso chiederle se sta ancora con quell'altro, né accenno a nulla che lontanamente possa riferirsi alle nostre rispettive esperienze sentimentali. Chiacchiere di circostanza, notizie sui cari, sul lavoro, poi io decido che in fondo non mi va di regalarle altro tempo e civilmente la saluto.
Immediatamente dopo sono stato male, e non poco; stupendomene pure!
E mi sono ritrovato a pensare che nonostante quasi DUE ANNI DI SILENZIO il meccanismo della dipendenza (esattamente come per gli stupefacenti, o l'alcool) è durissimo a smontarsi: lei è tornata, ha gettato l'amo e poi è scomparsa: e io già mi sono immaginato che la richiamavo, fintamente en passant, per sentirmi rispondere che Lei non voleva risvegliare niente, che Lei voleva solo salutarmi e bla bla bla.
E invece per fortuna ora sono consapevole, mi rispetto, e quindi – a fatica, forse, ma forse no – resisto (e desisto) anche se comprendo che resto un potenziale love-addicted…
Non è un grosso problema per me, quindi, ritornare alle mie cose, perché ora mi comprendo e (forse) mi amo, però ammetto che per una persona che ha conosciuto solo amori dipendenti (e la maggior parte di quelli che questa società ci propina come modello lo sono) sperimentare nuove forme di affettività è difficile, e io, lo ammetto, ne sono ancora ben lungi…
però bisogna guardare avanti con fiducia:-)
un abbraccio a tutti
e un ringraziamento sentito ad Ameya per quello che fa
G.
Molto interessante questo blog e mi pare che davvero aiuti tanto e tanti, complimenti.Che storia malata quella raccontata. Mi fa piacere che entrambi i protagonisti siano avviati in un percorso di consapevolezza. Certo sarebbe bello l'happy end con loro che si ritrovino emotivamente adulti ma si sa anche che la vita non è una favola e nel loro cammino forse è più opportuno un lungo periodo di singlitudine…che non è detto che uno debba interrompere prima dell'altro.Auguri a G comunque se tornerà a leggerti!
Se non esistesse, almeno da parte di uno dei due partner, la predisposizione mentale ad idealizzare il proprio amato ed infine la capacità di diventarne "dipendente" anche a livello fisico oltre che cerebrale, non esisterebbero più relazioni umano-amorose tra donne e uomini… i fatti parlano da sè, le cose (per fortuna!) vanno in altro modo.Purtroppo un eccesso di idealizzazione e dipendenza dall'altro possono procurare qualche danno collaterale. Ma come avviene in tutte le cose umane bisogna sapersi mettere in gioco e discussione, senza pretendere di non bruciarsi. L'unica difesa sarebbe giocare scoprendo solo una parte di noi stessi all'altro…ma allora si parlerebbe più di vero amore? personalmente non penso. In ogni relazione c'è sempre un "dominante" ed un "dominato" (e non stò dicendolo solo in senso bdsm), una vittima ed un carnefice, un "amante" ed un "amato" …ma non per causa di queste differenze non può esistere vero Amore! Lì' amore non è una scienza esatta, se così fosse saremmo tutti troppo monotoni, prevedibili e noiosi 😉
ricevo e incollo dall'autore della letteraCiao cara Ameya,dall'ultimo commento sul tuo post mi pare di capire che forse non è molto chiaro che la differenza d'età era di DIECI ANNI, per cui l'ho incontrata che ne aveva poco più di 18 – ma io non ne avevo ancora compiuti 30… per cui lo scarto anagrafico in fondo mi sembra meno inconsueto di quanto possa sembrare. Se hai voglia precisalo pure.Comunque grazie ancora per il tuo lavoro.Devo dire che in questi giorni va davvero bene.Sento di essermi riappriopriato della mia identità, e anche se è dura ammettere che NON È FINITA PERCHE' IN REALTA' NON È MAI INIZIATA (come giustamente fai notare tu in qualche commento a un post precedente) la via verso una consapevolezza REALE, non più solo teorica, mi sembra sempre più plausibile (e sicuramente l'unica strada da perseguire).Mi permetto anche di segnalarti che – per quanto davvero la cosa ai fini della discussione non cambi di una virgola – personalmente non credo che il titolo del post sia corretto, perché in una relazione di co-dipendenza, lo scrivi proprio tu a chiare lettere in più parti del blog, il balletto vittima/carnefice sposta i ruoli di continuo e quindi non c'è univocamente un LUI o una LEI che dipende (io, di mio, posso dirti che con la terapia ho individuato numerose delle cause che mi hanno indotto a stringere una simile relazione, il vero problema semmai è evitare di ripetere gli stessi errori, ma su questo ci si lavora:-)un caro abbraccioG.
Ma questo di quasi 40 anni si mette con una che potrebbe essere sua figlia e vuole anche essere felice?
@Grazie a voi che passate di qui..
complimenti per come curi il tuo blog..interessantissimo!grazie per essere passata e spero di donar ,con le mie parole,un pò di tutto ciò che passa per il mio cuore!buon lavoro!
buon inizio primavera!
Anche io vissi un periodo drammatico, stavo veramente come un canomortomarcio su cui era passato un rullo compressore, in seguito alla separazione, dalla madre di mio figlio.Posso solo instillare a G. un sospetto di fiducia e rinascimento: questa rottura, in realtà la vs iniziaziione alla vita adulta, se vissuta con spirito ed ecologia, sarà veramente l'occasione per rinascere, per rigermogliare.'nzomma, non ci sono santi che tengano: queste occasioni, faticose e spesso assai dolorose, sono quelle nelle quali quasi tutti di noi evolviamo, miglioramo.Ringrazio il destino per avermi fatto attraversare quella tempesta violentissima.Ora sono UnLupoDiMare assai più vivo e vitale :)In… culone alla balenona, signor G. !
Guarda, il tuo post capita a fagiolo. Perchè non provi ad andare da aman a chiedergli che ne pensa? Hai visto mai che una volta tanto risponda davvero ai tuoi post e non si limiti a fare dei commenti generici che non dicono nulla?Prova, prova, vediamo se questa volta ti rendi conto che ti prende in giro.
delle volte a tenere in piedi le cose non è più l'amore ma una serie di sentimenti che pur se negativi sono umani, si entra in una spirale che io definisco maledetta e in quei periodi che si torna insieme sembra di star bene invece si continua ad inaridire la nostra anima e la visione vera dell'amore.Questo è il mio pensiero – ti bacio von affetto Ameya e grazie per l'anima bella che metti a disposizione di tutti noi.Lupa
@Certo che questo serve! Stanne certa, sarai grata all'esperienza!
Mi fa riflettere il passaggio sull'idealizzazione: anche io quando rimpiango l'amore passato istintivamente ne vedo solo le parti bellissime, i momenti meravigliosi senza com-prendere anche tutto ciò che non andava e che ha portato alla fine.G. ha una bella dose di senso dell'ironia, sono sicura che questo lo aiuterà molto. Per lui e per me spero che questo patire si trasformi in "materiale" utile..
@grazie Michele i tuoi caffè transoceanici mi rallegrano sempre moltissimo!
CARISSIMA SIGNORA AMEYA, MI SONO RICORDATO DI QUEL CAFFE`, MA E` ANCORA VIRTUALE PER ADESSO. TI LEGGO VOLENTIERI PER UN CERTO APPROFONDIMENTO DI SPIRITO PER LA VITA FUTURA E QUOTIDIANA. SEI SEMPRE FAVOLOSA CON LA TUA INTELLIGENZA, SORRISO ED UDUCAZIONE SOCIALE PER TUTTI NOI. HO LETTO ALCUNE RIGHE E VEDO CHE LA DIPENDENZA E SEMPRE UN TASTO POCO STONATO DA EQUILIBRARE. COMUNQUE QUESTA VOLTA PARTECIPO CON LA LETTERA DEL NOSTRO AMICO G., DICENDO CHE IL TEMPO HA LA FACOLTA` D` INSEGNARE QUANDO E` IL GIUSTO MOMENTO PER CAMBIARE.AUGURI PER IL TUO FUTURO E` CERCA DI STARE IL PIU` POSSIBILE SERENO CON TE STESSO. MI DIMENTICAVO DEL CAFFE` DELLA MIA SIGNORA DEL SORRISO CHE SI STA FACENDO FREDDO. SEMPRE CON UN AFFETTUOSO SORRISO E ABBRACCIO DAL TUO AMICO DELLE MONTAGNE E LAGHI, ALLA PROSSIMA PASQUA CON IL SIGNORE CHE CI DIA PACE E SALUTE. CIAO.
@Dia hai sintetizzato in poche parole un..vita…
In realtà, tutti i matrimoni che conosco, il mio compreso, sono una forma di co-dipendenza, non solo affettiva; al di là non esiste un mondo, si chiudono i ponti, non si desidera nemmeno un vero cambiamento, forse per paura dell'ignoto. Se ci si apre, si fanno altre esperienze e, se le condizioni economiche lo permettono, la coppia si sfalda e si costruiscono altri rapporti.A me è capitato, come penso a tanti, di immaginare altre relazioni; ma, ad essere sincero, non ho trovato di meglio, per cui ho preferito smettere di sognare.
@cara utente anonima…fai un giro per questo blog..e ti accorgerai che tutte queste dinamiche non c'entrano nulla con l'amore..ma con giochi di potere..vincere..fagocitare l'altro..per sanare una ferita atavica…
Ciao..Ho appena letto la lettera del tuo lettore..Non appena giunta neanche verso la secona riga ho pensato d'osservare un film già visto, qualcosa d'estremamente noto e conosciuto..Vorrei raccontare la stessa storia ma vissuta dagli occhi della ragazza…Una ragazza giovane e bella che incontra un ragazzo abbastanza giovane e molto carino, al punto tale da sceglierlo anche in costanza dei suoi 10 anni in più..Lei fidanzata in precedenza con un altro lui anche..Entrambi non presi dagli ex..Lei piena d'amici e d'amiche, tutti legati alla precedente storia, essendo stata abbastanza lunga, difficile l'ipotesi di riuscire a coltivarne delle proprie– Taglio netto, la ragazza decide di ripartire da 0..Nuove amicizie completamente avulse dall'ex e dall'ambiente dell'attuale ragazzo,ancora molto legato al suo passato..Lei tronca definitivamente la precedente storia..Lui altalenante..sta con lei dice di amarla alla follia, ma continua a consolare l' ex durante i momenti di sconforto..Lei nel frangente v ince un concorso riceve una proposta di lavoro che rifiuta per restare accanto a lui..Nel mentre partecipa ad un corso di scrittura e riceve una seconda proposta, che declina per il medesimo motivo..Nel mentre si laurea,ed entra a far parte di uno degli studi legali più affermati dell'ambiete, ove per intenderci ,la gente farebbe a cazzotti pur d'essere presa in considerazione.Lei ci lavora per un anno scarso da semplice apprendista, anche se nel mentre, riceve incarichi trasferte che se avesse continuato ad accettare, con una certa sistematicità, avrebbe ottenuto oltre alla possibilità di fare pratica, anche la retribuzione necessaria per non chiedere nulla a nessuno..Continui litigi, lui estremamente Geloso le chiede di lasciare lo studio, di non accettare le trasferte, di non partecipare alle cene nè alla vita sociale dell'ambiente..Le chiede di smettere di frequentare la sua comitiva perchè durante i weekend, oltre al peso della distanza, non avrebbe retto l'idea di sopportere anche solo(si fa per dire, staccare dallo stress lavoro) il pensiero di saperla a cena fuori con amici ed amiche a divertirsi senza di lui, lo avrebbe mandato in tilt..Detto questo, lui per contro continuava a vedersi con la sua ex e ad accusarla d'essere incapace d'offrirgli ciò di cui lui sentiva la necessità..Allora lei, lascia lo studio e fanculizza gli amici e ritorna a studiare per conseguire una specializzazione che l'avrebbe avviicinata al mondo lavorativo di lui, in modo da poter lavorare nella stessa città frequentare le stesse persone ,in modo da riuscire a vivere più insieme…Adesso egli l'accusa di essere ancora alla ricerca del principe azzurro, pronta a gettarsi tra braccia di chi riuscirà ad offrirle ciò che lui sente di non essere mai stato capace di fare..Il problema è, che risulta ancora incapace di staccarsi dal suo passato,ma la cosa peggiore di tutto questo, è non solo la sua incapacità di farlo, ma anche di cercare di scaricare la colpa di tutto su di lei..Mi chiedo perchè?Perchè non riesce a scegliere senza tentennamenti?La ama veramente oppure è solo l'alterntiva da tormentare nei momenti di scazzi?Che cosa pretende da lei?Ditemi voi com'è!!!
Credo che questo sia proprio l'esempio lampante di quello che vuol dire essere co-dipendenti affettivi.Auguro a chi ti ha scritto questa toccante lettera, di riuscire a vivere la sua vita pienamente, apprezzando la solitudine come una conquista.