Chi è un Hikikomori:
Gli hikikomori sono persone, soprattutto adolescenti, che decidono di isolarsi dal mondo, cessando ogni forma di contatto sociale. Essi si rinchiudono nella loro stanza, considerata unico rifugio, impiegano la maggior parte del loro tempo a giocare alla console dei giochi elettronici, a chattare in rete, ad ascoltare musica o a guardare film. Alcuni dati riportano che l’isolamento può durare anche vent’anni.
Perché accade:
Diverse cause possono essere all’origine del problema, a partire dal contesto scolastico: la maggior parte di questi adolescenti rivela problemi di inserimento, o sono stati sottoposti a episodi di bullismo in precedenza. Questo unito al fatto che in Giappone la pressione sociale alla riuscita professionale è forte, i genitori spingono all’eccellenza produttiva, l’adolescente fragile e introverso non regge la richiesta socio-parentale nel raggiungimento di risultati sempre più brillanti, e soccombe, trovando unica alternativa nel ritiro in se stesso. La tecnologia sempre più avanzata gioca un ruolo fondamentale dal momento che senza internet, senza i dvd, o senza altri supporti l’isolamento diventerebbe impossibile. Attraverso un computer chiunque può comunicare, discutere senza dover affrontare de visu gli interlocutori, è possibile addirittura avere rapporti sessuali virtuali, in più salvanguardando la salute. Essi si creano così un universo fittizio in cui si sentono a loro agio, dove tutto è facile, e non è più necessario affrontare una realtà magari scomoda, ostica e pretenziosa di sforzi. Moderni anacoreti, eremiti ciberbetici, hanno sostituito l’intento mistico con la comunicazione virtuale, più liquida, priva di aspetti prossemici, percettivi e emotivi.
Come affrontano il problema i genitori:
La domanda viene spontanea: “cosa fanno i genitori di questi giovani ?” Sono loro stessi che finanziano l’infelicità dei figli , e sembrano incapaci di reagire al problema. Occorre analizzare il contesto socio-culturale giapponese dove il rivelare le difficoltà è sintomo di debolezza, vergogna e fallimento. Occorre tener presente che tutto l’Oriente ha un sistema valoriale incentrato sulla condivisione collettivistica, in opposizione all’individualismo professato dall’Occidente. Le problematiche emotive vengono ritenute egoistiche e mantenute segrete per pudore. Tutta la società giapponese è pervasa dal senso di colpa : è motivo di colpevolezza il non produrre, il non essere socialmente utile, il non riuscire ad allevare bravi lavoratori, il mangiare da soli, il pensare solo a se stessi. Ogni cosa fatta solo per se stessi è considerata egoistica, deprecata e condannata socialmente. E paradossalmente proprio qui, nella culla della produttività esasperata, del lavoro svolto inneggiando a “viva l’imperatore”, alla rinuncia di spazi per se stessi, dove la condivisione è estrema e indetta culturalmente, nascono i ribelli Hikikomori. Traditori dei valori sociali, pertanto da tenere segreti, nascosti. I genitori coprono i loro figli, nascondono il problema, si rendono complici nella speranza che « passerà », che sarà solo un momento. Il piatto col cibo viene lasciato fuori dalla porta, i vestiti vengono sottratti con l’inganno per essere lavati. Gli Hikikomori non escono, non amano la luce del sole, mettono drappi alle finestre, riunciano alle elementari norme igieniche, non si lavano, non si pettinano, non si cambiano d’abito e non hanno mai rapporti umani, se non attraverso il filtro tecnologico. Vivono attaccati ad un apparecchio, in simbiosi con la tecnologia, e gl i unici contatti sono attraverso email o chat, e spesso diventano dipendenti da esse: controllano in modo compulsivo se ci sono nuove mail in arrivo, aprono la chat nella speranza di trovare “quella ragazza” mai conosciuta ma di cui magari fantasticano e si invaghiscono, idealizzandola all’ennesima potenza. Convincerli o tentare di persuaderli è inutile. Essi possono diventare violenti e i genitori a volte temono il peggio, poiché spesso dalla depressione si sfocia in comportamenti suicidari. Per cui i genitori, nella speranza che il problema prima o poi si risolva, hanno cura di lasciare il piatto con il cibo fuori dalla porta, piatto che verrà ritirato solo quando il genitore usicrà di casa.
Nel resto del mondo:
La tecnologia informatica si evolve con rapidità e viene diffusa nel globo. Pertanto il fenomeno hikikomori non appartiene solo al Giappone, ma è ugualmente presente in maniera sempre più allarmante anche in altre società. Le chat, le comunità virtuali, i social network stanno via via sostituendosi ai luoghi di incontro di un tempo, la piazza, i bar, i centri per giovani. Spesso gli adolescenti trascorrono interi week end a dialogare in rete con persone perfettamente sconosciute ma definite “amiche”. La tecnologia che tanto utile è stata per ampliare gli orizzonti e abbattere barriere rischia di diventare arma a doppio taglio, divenedendo essa stessa prigione, moderno Frankestein, una creatura potenzialmente “buona” ma che si fa anche simbolicamente una minaccia incombente per chi non sa limitarne l’utilizzo. Gli Hikomori sono già tra noi.
Ameya Gabriella Canovi
@grazie della condivisione sincera Gianni
buongiorno dottoressa e complimenti per il gran lavoro su questo blog.
A me è capitato di stare ore sul PC e per via dell’età (siamo coetanei
io e lei !) alla fine mi sento stanco ed alienato. Mi sento svuotato, è
come se non avessi vissuto per tutto quel tempo.
Sono iscritto ad una certa quantità di forum, con esclusione di facebook. Trovo quest’utlima cosa assolutamente inutile e penso si tratti di un modo per schedare le persone, con tanto di foto, nome e cognome.
Sono sempre sotto
nickname, da 8 anni a questa parte…diciamo che sono un onnivoro,
ed entro in siti di vario genere , a volte seri a volte meno seri.
La cosa che più mi preoccupa è il possibile comportamento di mie figlie;
ormai internet è un moda, questo è evidente, e per responsabilità
di genitori che lasciano i loro figli davanti al PC senza dare vero affetto,
idem per le playstation e l’abuso dei cellulari. Conseguentemente, per imitazione tendono ad usare internet, sempre sotto il controllo mio
e di mia moglie (che è una vera e propria nemica di internet).
La mia intenzione è di far loro evitare i social network, le community
e le chat (vari nomi che designano esattamente la stessa cosa);
la cosa che più mi spaventa sono gli amici virtuali. Le amicizie devono
essere vere , con persone vive, non con gente che maschera la vera
personalità dietro uno schermo. Ho avuto amici virtuali (parecchi) e
so di cosa sto parlando; nel momento in cui intervengo in un forum
pubblico con un "conoscente" sto interagendo con un amico virtuale.
Chi mi garantisce che questa persona sia sincera con me?
Per ora la saluto, scusandomi con la lunghezza e garantendole che
persone come il giapponese del video ne esistono nella realtà,
anche in Italia, e ne ho pure conosciuto !
tante buone cose -. g.
Cara Ameya, purtroppo questo non e’ solo un problema di adolescenti ma anche di molti adulti…magari insoddisfatii della propia vita che cercano nel wb uno sfogo alternativo alle proprie frustrazioni senza rendersi cotno che cosi’ si isolano ancora di piu’.
Conosco persone che sono connesse a facebook quesi 24 su 24.
Io non ho il pc a cas per scelta, perche’ mi conosco e so che probabilmente starei molto tempo chiusa tra le 4 mura davanti a internet…ho scelto di evitare questa facile scappatoia. Non e’ semplice ma ci provo, credo che comunque la vita reale sia piu’ interessante che stare ore e ora a parlare con sconosciuti che magari ti prendono pure in giro raccontandoti bugie, come purtroppo accade molto spesso nell’ambito del virtaule. Un abbraccio :*
@non ho ancora scritto sulla dipendenza da un amico, io l’ho avuta…ma è molto simile all’amore non credi?
comunque ne scriverò!!! grazie per l’idea
Ciao . è parecchio che seguo guesto blog, e solo oggi leggendo questo racconto..ho realizzato di avere una dipendenza da un’amicizia ormai finita..ho cerkato l argomento nel blog ma nn ho trovato una vera e propria area.Ho visto male?Asia
TI MANDO UN CAFFE` VIRTUALE, SPERO CHE SIA CALDO E AL BACIO. CIAO DIVINA…..
Mmh… anch’io sono un po’ troppo dipendente da Internet (anche se non a quei livelli :-D)
P.S. Molto carino il video 😉
Il problema lo conoscevo, proprio ieri ero a pranzo dai miei parenti e si parlava di un ragazzo che ormai sta rinchiuso in casa sua da un po’ di mesi. Esce raramente, non ha amici e non studia. Sta solo sul pc. Così ho parlato proprio di questo fenomeno degli hikikomori ed effettivamente per tutti quanti era la prima volta che ne sentivano parlare. Credo che comunque gli hikikomori si diffonderanno sempre di più anche in occidente, ma la cosa non mi piace per niente.
Il corto mi è piaciuto moltissimo tanto che vorrei metterlo sul mio blog. Probabilmente fra un paio di settimane lo metterò.
Ciao e complimenti per il tuo blog
Sono un po’ hikikomori, causa malattia, da un po’ di giorni.
@Grazie SaR ma questo post non ha avuto molto interesse da parte dei miei lettori che non si sono espressi in merito, forse il problema qui ancora non è molto sentito..che ne dite?
Ovviamente l’analisi non fà grinza, anche perchè fotografa la realtà, anche virtuale. Penso che la società moderna tenda di suo a relegare la gioventù, per non avere impicci tra i piedi del fare e disfare, solo un nuovo movimento antagonistico potrebbe far uscire dalle secche la gioventù in genere. Io, lavoro in codesta direzione. Un caro saluto da Sar.
@anche per timore che i ragazzi se spinti a uscire o a vivere in modo in cui non si sentono in grado possano commettere suicidio…
E’ tremendo che i genitori di questi ragazzi si rendano complici del problema del figlio pur di salvare le apparenze!
Internet è uno strumento in più che abbiamo, se ne diventiamo dipendenti vuol dire che abbiamo qualcosa che non va nelle nostre vite. Per fortuna i miei figli fanno entrambi sport e hanno una vita sociale intensa… in questi casi mi rendo conto di essere stata una mamma fortunata.
A te che sei semplicemente UNICA e VERA
Buon Compleanno Ameya
Tanti auguri AMEYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
TVBAUGURIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
Esattamente quanto mi sta succedendo stasera…….
Ma pure te stai collegata :))
Davvero interessante, duro e molto reale. Bello il contrasto corto aniamato e durezza del tema. Ma che amica ho….? biz
sicuramente è così.. x certi versi stavano meglio i nostri genitori e i nostri nonni, x altri stiamo meglio noi.. mah..
ogni epoca ha i propri figli, che nascono attrezzati al periodo in cui nascono..
ho quasi paura a fare dei figli, in un mondo così… mi chiedo, ma se già adesso ci sono queste cose, loro in quale assurdo modo vivranno?
Incollo un commento di Umberto Longoni , sociologo:
Cara Ameya penso si tratti di un fenomeno molto complesso. La società "globale", se da un lato rende istantanea la comunicazione e la possibilità di raggiungere chiunque, e se permette a persone lontanissime di "conoscersi" virtualmente, dall’altro portando il mondo in casa può finire, paradossalmente, per isolare. Spesso, infatti, quel "mondo" é fittizio. Il fenomeno degli "eremiti del computer" ( io li ho definiti così) colpisce più facilmente i ragazzi sia per la loro propensione alla tecnologia esasperata ( hanno già in mano il cellulare a dieci anni e giocano alla playstation a sei) sia perché le problematiche adolescenziali ( comprese timidezza, scarsa autostima, ecc. ) trovano terreno fertile nella possibilità di vivere e interagire, in apparenza normalmente, senza costruire relazioni dirette. Il fenomeno appare più evidente in Giappone per il tipo di società e di vita, sia perché terra di esasperata tecnologia, sia, forse, per la struttura di personalità di quel popolo generalmente ( eccezioni a parte)piuttosto rigida.
@Sì..
molto interessante la parte sulla società giapponese che rifiuta l’individualismo e porta le persone a nascondere i propri problemi. ma allora, mi chiedo, dov’è la condivisione collettivistica in questo modo di fare? sì certo, può esserci riguardo le cose materiali… ma l’interiorità delle persone? le loro emozioni, i loro stati d’animo, i loro problemi psicologici..? questi non si può certo dire che vengano condivisi… quindi abbiamo: da un lato, una condivisione forzata dei valori e dei beni materiali; dall’altro, una condivisione negata, repressa e mascherata, ritenuta anzi vergognosa, della propria interiorità. dev’essere davvero dura vivere in un modo simile… per forza che dopo nascono fenomeni così esasperati e gravi come quello degli Hikikomori…
bellissimo blog e ottimi argomenti…se vuoi puoi anche mandare qualche spunto a me sul mio blog..sarò felice di postarlo…
ciao
http://www.wordworld.splinder.com/
Il giappone ha le caratteristiche di una società militarizzata, in più è fisicamente isolato ed è "strategicamente" sovrappopolato. Il fenomeno che descrivi è organico, ancor prima dell’avvento delle tecnologie di rete; anzi, le tecnologie di rete, hanno permesso di dare conforto e reinserimento para-sociale alle persone appartenenti a questa sfera marginale ( non numericamente ma gerarchicament): che altro non sono che stock di risorse umane di scorta inattive ed in forza lavoro, e che solo vent’anni fa sarebbe stato facile trovare sole per le strade, didatticamente funzionali come esempi per tutti.
Il fatto che oggi, in occidente, si possano rilevare analogie è solo perchè stiamo ri-divenendo noi stessi una società militarizzata, in trasformazione da quella organica che c’eravamo costruiti dal rinascimento in poi, con la scoperta della dignità dell’uomo al di sopra della necessità ontologica di Dio (sulla questione Uomo-Dio rimando alla trattazione di Feuerbach in "l’essenza della religione" che merita di esser letto integralmente ).
Il giappone ha le caratteristiche di una società militarizzata, in più è fisicamente isolato ed è "strategicamente" sovrappopolato. Il fenomeno che descrivi è organico, ancor prima dell’avvento delle tecnologie di rete; anzi, le tecnologie di rete, hanno permesso di dare conforto e reinserimento para-sociale alle persone appartenenti a questa sfera marginale ( non numericamente ma gerarchicament): che altro non sono che stock di risorse umane di scorta inattive ed in forza lavoro, e che solo vent’anni fa sarebbe stato facile trovare sole per le strade, didatticamente funzionali come esempi per tutti.
Il fatto che oggi, in occidente, si possano rilevare analogie è solo perchè stiamo ri-divenendo noi stessi una società militarizzata, in trasformazione da quella organica che c’eravamo costruiti dal rinascimento in poi, con la scoperta della dignità dell’uomo al di sopra della necessità ontologica di Dio (sulla questione Uomo-Dio rimando alla trattazione di Feuerbach in "l’essenza della religione" che merita di esser letto integralmente ).
io ringrazio il cielo che quando ero ragazzina internet non ci fosse a casa mia.
se fossi adolescente al giorno d’oggi penso sarei in serie difficoltà
interessante e profonda questa analisi, direi che la realtà giapponese sebbene molto meno marcata esista anche nel nostro occidente.
Viviamo in un mondo in cu la tecnologia è parte esistenziale della nostra vita, talvolta le stesse gioie vengono percepite come elementi di una realtà virtuale in cui ogni bit è parte del tutto.
E’ sempre interessante leggerti.
Un caro saluto.