“Ho amato uno schizoide. Amato, poi… non proprio. Mi sono incaponita dietro a un tale individuo chiuso, anaffettivo e screditante. Allora non sapevo dei disturbi di personalità. Pensavo di essere sbagliata io. Di non valere.
Cominciamo dall’inizio. Una bella attrazione fisica. Da brivido. Poi la tentazione. Lui aveva già una storia, io pure. Ci casco. Ci cadiamo. Ed è delirio. Un vortice di emozioni che si concludeva sempre allo stesso modo. Attacco, incontro, fuga. Dolore, rincorsa, litigi, odio, suppliche da parte mia. E di nuovo la spirale maledetta. Io mendicavo il suo amore. O meglio il suo vedermi, riconoscermi. L’altra non la lasciava, mai. Tornava sempre da lei. Donnetta insulsa e insignificante. Mi diceva: “Io lì ci voglio stare”. Ho sofferto come non è possibile soffrire. Le sue sparizioni ogni volta mi gettavano nello sconforto più totale. Come poteva scegliere quella, bruttina, col naso adunco, bassa, tarchiata, la fotocopia di una poiana. Inoltre senza personalità.