“Ho amato uno schizoide. Amato, poi… non proprio. Mi sono incaponita dietro a un tale individuo chiuso, anaffettivo e screditante. Allora non sapevo dei disturbi di personalità. Pensavo di essere sbagliata io. Di non valere.
Cominciamo dall’inizio. Una bella attrazione fisica. Da brivido. Poi la tentazione. Lui aveva già una storia, io pure. Ci casco. Ci cadiamo. Ed è delirio. Un vortice di emozioni che si concludeva sempre allo stesso modo. Attacco, incontro, fuga. Dolore, rincorsa, litigi, odio, suppliche da parte mia. E di nuovo la spirale maledetta. Io mendicavo il suo amore. O meglio il suo vedermi, riconoscermi. L’altra non la lasciava, mai. Tornava sempre da lei. Donnetta insulsa e insignificante. Mi diceva: “Io lì ci voglio stare”. Ho sofferto come non è possibile soffrire. Le sue sparizioni ogni volta mi gettavano nello sconforto più totale. Come poteva scegliere quella, bruttina, col naso adunco, bassa, tarchiata, la fotocopia di una poiana. Inoltre senza personalità.
Sono passati tanti anni, ma lo schema non è mai cambiato. Io ho fatto la mia vita, da condannata come Sisifo a ripetere sempre lo stesso rituale. Ci avviciniamo, c’è un incontro intenso e lui fugge, non cerca, è scostante. Col tempo ho iniziato ad analizzare i miei di comportamenti. E a capire che ero io a causare le sue fughe, Diventando assillante, accusatoria. L’altra non chiedeva e accoglieva, rassicurava. A me le briciole. E più chiedevo, meno avevo. Mi sentivo la ciliegina sulla torta, mangiata ma non necessaria. E poi sputata. Un amore inutile, come inutile il mio cercare, rincorrere, spiegare, processare.
Alla fine scopro che non stanno più insieme, dopo 25 anni. Ma io non vengo lo stesso presa in considerazione per una relazione stabile. Vado bene saltuaria, fissa no.
Leggendo in rete apprendo che lui soffre di un disturbo di personalità schizoide: paura della intimità, bisogno di solitudine, diffidenza cronica, incapacità di vedere l’altro e l’altrui bisogno.
Tale comportamento scatena l’interesse della dipendente affettiva che va in giro cercando di farsi amare, chiedendo rassicurazioni. Che dallo Schizoide non arriveranno mai. Egli non può aprirsi, fidarsi, darsi. Non desidera nemmeno una relazione. Vuole stare solo, teme la femminilità.
Ho iniziato a vederlo con occhi diversi. Lo Schizoide ha bisogno di stare con se stesso, per sentirsi integro. E pretende rispetto, non invade mai.
La dipendente affettiva per non perderlo accetta qualunque cosa. Dopo ogni litigio dove lei scoppia e gli dice di tutto, poi implora perdono. Navigando in rete scopro un sacco di cose su tale disturbo.
Nel frattempo lui è diventato spento, isolato, burbero. E io inizio a pensare la mia vita senza di lui.”
Anna
Spero che tu sai riuscita a prendere le distanze, a livello emotivo…. E’ dura, perchè è un misto di rabbia e tenerezza quello che si prova. E’ a volte una sfida con noi stessi, è una conferma delle nostre capacità e del nostro valore quello che cerchiamo, senza rendercene conto. E quando l’autostima non è già un granchè rischiamo di avere un crollo e di essere plasmate da lui. Ci conformiamo esattamente a come lui ci vorrebbe e questo aumenta in lui i sensi di colpa e al tempo stesso la paura del potere che esercita su di noi e di riflesso su di lui.
Forse abbiamo bisogno anche noi di sostegno e di capire cosa succede, perché è vero che abbiamo avuto e avremo storie normali, però è anche vero che siamo cadute in una storia dalla quale altre sono scappate a gambe levate (almeno nel mio caso, ma credo anche nel tuo)… Ora lui è molto malinconico ma non lascia trapelare nulla del perchè, sa che ho un’altra storia ma non vuole saperne nulla neanche da amici in comune “perchè ci starebbe troppo male” dice… E lo credo profondamente, mi ha allontanato con tutte le sue forze per tenermi a metà strada fra una storia di coppia regolare e un’amicizia. Ma non sono riuscita a stare lì, in sospeso, per più di un anno… Ho smesso di sperare, di lottare, di capire… E ce l’ho fatta, vivo una storia splendida che spero duri nel tempo. Ti auguro altrettanto, anzi ne sono sicura, da come scrivi, dalla forza e consapevolezza che dimostri.
Un abbraccio!
Cinzia ti ringrazio delle tue parole,mi sono veramente d aiuto! Proprio in questi giorni,dopo settimane di silenzio, ci siamo risentiti…e anche lui sta molto male. Come hai detto anche tu,alla fine loro soffrono per la loro incapacità…vorrebbero dare,fare di più ma non hanno il coraggio di esporsi e di essere se stessi,a costo di perdere la persona a cui si vuole bene. Dice di avermi scritto delle email che non ha il coraggio di mandarmi,che non dorme e che si odia…ma io in queste settimane ho iniziato ad andare avanti,ricominciando a pensare di più a me. Mentre prima nel sentirlo così avrei voluto stargli vicino,cercare di aiutarlo…ora capisco che lui sta sempre così,e che struggermi ed annullarmi per cambiare la sua vita è solo deleterio per me. Lo amo ancora ed è difficilissimo prendere le distanze…ma ce la sto mettendo tutta. Grazie ancora del tuo sostegno!
Coraggio!!! Quando guarderai a distanza di tempo la storia capirai che non poteva essere altrimenti. scrivevo il 6/12/13 quelle parole che leggi sopra ma intimamente soffrivo ancora. Era più una speranza che una certezza quella di riuscire a fare a meno di lui. Oggi lui è ancora solo e malinconico, io sono serena con una persona normale, felice di amare e di essere amata. Felici di costruire qualcosa all’unisono. Nessuno scappa e nessuno insegue… Se ripenso ad allora mi chiedo come ho potuto accattonare tanto. Eppure quando ho iniziato ad allontanarmi ha sofferto, di tristezza e gelosia, ma lasciava trapelare il meno possibile. Io non ho infierito, certo, l’ho protetto fino all’ultimo facendo un distacco graduale. Nonostante tutto sapevo che era egli stesso la prima vittima dell’incapacità di amare e di essere amato. E’ rimasto un grande affetto, quello sì, può restare perché non invade la sua sfera più intima e gli permette la giusta distanza dal prossimo. Un abbraccio e … tieni duro!!
Cinzia
Leggere di tutte queste esperienze mi sta aiutando tantissimo, perché finalmente ho capito che il problema non sono io! Volevo costruire il mio futuro con lui,dargli una felicità che non avrebbe mai capito. Ma mi sono incaponita talmente in questo da diventare opprimente quando lui ha iniziato a scappare, tra l altro nascondendosi dietro un malessere esistenziale per non prendersi la responsabilità di lasciarmi. Sono sicura che a modo suo mi abbia amata, ma queste persone si sentono inadeguate davanti ad un amore vissuto con passione e impegno. Hanno bisogno di persone più fredde, come loro, che non chiedono. Spero solo di riuscire a dimenticarlo presto…. Sarà dura.
Stesso identico scenario. Capi anch’io subito che in lei qualcosa non andava, digitai le tue stesse parole su Internet e fu la rivelazione…Ci provai per un po’, ma alla fine mollai. Lasciarla è stato uno sforzo enorme, la peggior sconfitta della mia vita, ma non posso parlare di rimpianti era l’unica cosa sensata da fare. Ancora oggi duole.
Io dipendente affettiva.
da sempre ho pensato che per un verso o un altro le mie storie sembravano tutte uguali che solo i personaggi cambiassero ma la recita no, avevo 23 anni quando scrivevo questo:
Girovago delle pene altrui,
si fonde in essi.
Sprofondando in anguste prigioni
dell’animo.
Cadendo in un infinito baratro.
Antico. Uguale. Crudele.
Continuando a girar senza meta
intorno ad una spirale
che si espande senza fine.
Stesse tappe.
Uguali. Invariabili.
Solo persone diverse.
Simili in fondo
Il manifesto della dipendenza affettiva, rileggendola alla luce delle informazioni che ho acquisito adesso.
Ma non è della poesia che voglio parlare. Leggendo qua e la, ho notato che in genere la dipendenza affettiva è dovuta ad una ferità, più propriamente, al non aver completato un determinato percorso affettivo, psicologico. Questo percorso in genere si svolge all’interno del nucleo familiare. Guardando le mie relazioni ho cercato le similitudini:
1) Attuale rapporto:
la mia compagna ha un attaccamento verso la madre, che mi fa infuriare ogni qualvolta qualsiasi pensiero gentile, viene rivolto verso la madre e non verso di me.
(mia madre aveva una dipendenza, più che altro viveva uno stato di sottomissione verso mia nonna.)
Per cui da questo rapporto di cui ero dipendente sono diventata quella che fugge.
All’inizio non vedevo tutte queste dinamiche adesso inizio a farmi un quadro approssimativo.
Nella nostra intimità dopo qualche anno, 3, iniziavo a notare il poco coinvolgimento passionale nei miei confronti. Si, perché in genere fino a quel momento ero io a metterci tutta la passionalità dentro il rapporto per cui mi accorgevo della poca partecipazione. Il tutto si è rivelato quando io ho iniziato a desiderare emozioni più forti, nel senso che desideravo tutta quella passionalità in cui mi ero espressa la desideravo rivolta verso me. Mi sembrava normale che anche lei l’avesse verso me.
Invece, non era così, pensavo allora che fosse solo ignoranza, ovvero che non le avessi mai spiegato cosa piacesse a me, per cui lei fosse ignorante sul tema. Allora cercai di spiegare cosa desiderassi.
Niente la cosa non cambio. Io ero risentita, iniziai a pensare che se non le interessava superare i sui limiti per soddisfarmi, ci doveva essere qualcosa che non andava. Non capivo. Sempre più insoddisfatta. Pensai che fosse dovuto alla sua cultura cattolica, ai tabu che magari le erano sorti da una educazione del genere. Era cresciuta dalle suore, asilo elementare superiori. Ciò comunque hai miei occhi non è una giustificazione. Allora decisa a tenere in piedi questa coppia, e non volendomi privare delle esperienze sessuali (che non avrò comunque) decido di guardarmi in giro.
Ovviamente incappo in qualcosa di strano una donna che non comprendo che mai comprenderò, che gioca e rinnega ciò che fa. Fine della prima non storia clandestina. Io più smarita che mai tiro avanti, arranco, trovo nuovi interessi, dove per favore dio ce ne liberi non ci siano donne. Fin qua tutto bene. Insomma non stavo chiusa dentro casa, ma era una non vita, il sesso, par don la mancanza di sesso soddisfacente la faceva ancora da padrone.
Nel senso che era divenuto il mio chiodo fisso. Non comprendevo come la mia compagna davanti alle mie richieste rimanesse cosi vaga, tante che pur di farlo, accettavo di soddisfarmi anche con poco tipo lei nel durante si vedeva porta a porta di bruno vespa.
Ecco nella mia non erano sparite tutte le donne, ne erano rimaste due, di cui una non faceva che civettare velatamente. Io ferma sulle mie posizione, ovvero niente più donne. Sembravo una frigida, disturbata da qualsiasi contatto umano, e questo evidentemente era una sfida per la signora civetta, sciogliere questo ghiacciolo. Ma io non ero un ghiacciolo, per cui la sfida per lei si risolse più in fretta di quanto si aspettasse, si perche ero una dipendente affettiva.
Comunque non so bene se la sua mira fosse sciogliere il ghiacciolo o più che altro sottomettermi ai sui voleri o entrambe le cose.
Il tutto ebbe inizio con l’eccesso della mia disponibilità.
Io sono una persona molto affidabile se dico che faccio una cosa la faccio, inoltre le mie abilità comprendono le più svariate capacità.
Ho appreso da mio fratello tante qualità, da smontare il suo motorino perche si era intasato il carburatore, al sostituire la camera d’aria, marmitta ecc, cambiare la ruota della macchina, smontare la qualsiasi, ecc da mio padre, muratore tante altre, da mia madre che si occupava di giardinaggio tante altre attinenti all’agricoltura, poi i mie interessi informatici, e quelli sulla fotografia, letteratura, psicologia, ecc.
Per cui la signora civetta, ingrazio la mia bontà, ero teneramente attratta dalle sue tette sempre in bella mostra per gli occhi di tutti, sfrutto al massimo le mie qualità.
la prima richiesta fu il servizio fotografico del compleanno della figlia a cui non poté rifiutare perche lei non mi fece pagare un trattamento. Successivamente mi chiese se io sapessi smontare una cucina, e lei sapeva già che avevo smontato la cucina di mia madre per debellare le formiche che le avevano invaso casa, per cui le cose che mi chiedeva era sicura che io sapessi farle, e quindi il tempo non mi mancava perche non lavoravo e lei sempre a chiedermi un aiuto….
Io dal canto mio ero interessata al sesso e no n ne facevo mistero e lei sempre li a solleticare il mio interesse.
Un giorno, cinque mesi dopo, ero in uno stato d’animo questa vita non ha senso, ho mi butto dal quinto piano, o inizio questa storia. Decisi colsi la palla al balzo, lei che di tanto fumava una sigaretta con me, mi chiese se il suo alito sapesse di fumo o me, eravamo cosi vicine l’occasione mi sembrò irripetibile ed in un primo istante le dissi che no non sapeva di fumo, poi ci ripensai e le dissi no aspetta vieni qua lei si avvicino di nuovo pensava che le odorassi di nuovo l‘alito ed invece fu un bacio labbra contro labbra. Aveva sciolto il ghiacciolo. Moh, erano fatti suoi, e sih! L’amica servizievole non avrebbe concesso le sue abilità senza aver delle precise pretese, e la signora civetta era nei guai.
… forse ci siamo passati in tanti… I primi tempi può darti molto, ma appena si accorge che qualche sentimento in lui si sta svegliando subentra la paura di esserne dipendente e di soffrirne e di ripercorrere la sofferenza che ha vissuto con la madre nella primissima infanzia. Allora si ritrae, fugge ma non riesce, può screditarti, farti capire che non gli piaci, che non è realmente innamorato, che sogna un altro tipo di persona… Vorrebbe annientarti, farti sparire con una bacchetta magica, sogna come fare a meno di te ma non riesce, non ce la fa. Questo nel caso in cui si è innamorato, sia pure come può innamorarsi lui… Con tutte le sue paure e dando poca vicinanza, contatto, affetto.
E tu … accattoni, speri in un cambiamento, ti senti inadeguata, soffri… Mina profondamente l’autostima. Finché non capisci che hai avuto il massimo di quello che poteva darti. Documentandosi si arriva a capire che è una lotta contro l’impossibile.
E allora ti senti più forte di lui, sai che potrai avere una relazione normale prima o poi, come ne hai già avute in passato. Lui o accetterà un aiuto da una psicologo (ma ritiene che nessuno lo capisca o sia competente) o continuerà con la sua solitudine che è più un rifugio… E penserai solo più che è un peccato non averlo potuto aiutare, che tutto il bene che gli hai voluto e l’amore che gli hai dato non è servito a niente. Se non a metterlo profondamente in crisi.
Copione già visto al rovescio. Capii subito che “qualcosa” in lei non quadrava. I suoi atteggiamenti erano inconferenti: ancor prima che essere condivisibili o meno, era chiaro che non erano richiesti dal contesto. Individuai subito le singole sue stranezze e fui in grado di elencarle con grande lucidità (insofferenza al contatto visivo attivo e passivo, insofferenza al contatto fisico attivo e passivo, necessità di delimitare e proteggere lo spazio intorno a se, diffidenza che sfociava in una irragionevole ed acuta segretezza, evidente narcisismo, necessità di evitare o neutralizzare ogni ipotesi di vicinanza fisica od intimità morale), ma non sapevo coordinarle in un insieme organico. Finché, un giorno, ho digitato su Google “freddezza emotiva, distacco, diffidenza, segretezza”, e leggo “disturbo schizoide di personalità”; e penso…”BINGOOOOOOOOOO”!!! Il più grande dolore della mia vita, dopo la morte di mio padre. La più grande frustrazione della mia vita. Se penso sino a che punto mi sono umiliato per scatenare in lei una reazione emotiva…
Ciao, proprio come te sono innamorata di uno schizoide, che ho scoperto dà poco che può essere considerato tale. Se mi aiutassi te né sarei grata