LA PAURA DI ESSERE NIENTE

JIDDU KRISHNAMURTI, FILOSOFO E MAESTRO SPIRITUALE INDIANO, LANCIA UN MESSAGGIO ALL’UMANITÀ CHE FA RIFLETTERE SULLA DIPENDENZA.

ESSA NASCE SECONDO KRISHNAMURTI DALLA PAURA DI NON ESSERE NIENTE,

E DALLA PAURA DI AFFRONTARE QUESTO VUOTO ESISTENZIALE CI SI AGGRAPPA A UN IDEALE, AD UNA TEORIA.

ILLUSIONE.

VI SUGGERISCO DI PRENDERVI 10 MINUTI DI TEMPO E DI GUARDARE TUTTO IL VIDEO.

Ameya

10 commenti su “LA PAURA DI ESSERE NIENTE”

  1. interessante il passaggio in cui ritiene che l’intelligenza sia sempre accompagnata da compassione ed amore e che vedere la realtà senza la pretesa di cambiarla sia un atteggiamento intelligente ..
    cosa che non è nel mio modo di essere

  2. … behh, ammettere che non “siamo niente” è dura.
    pensa a quanti si sentono “tutto”.
    sicuramente è la paura del non esistere dopo la morte che ci coinvolge in ricerche infinite, “appartenere” a un’ideologia sicuramente ci fa comodo, se poi ci sentiamo dalla parte “giusta” è un’apoteosi.
    le certezze non fanno parte della mia vita, sono una sempre alla ricerca, ma con una certezza, non siamo niente….

  3. Non so…
    condivido quanto detto nel video (non x nulla sono diventata atea negli anni, fino al momento in cui mi sono scoperta seguire, senza saperlo, i principi del buddhismo) ma non credo ci sia nulla di male nel credere in qualcosa, che sia una fede o un ideale.
    L’uomo è fatto di pulsioni, di sentimenti e di paure.
    Si dice che l’amore sia il motore del mondo.
    Io credo che lo sia la speranza.
    E la fede è una di quelle cose che dà speranza.
    E’ un bisogno primario, ancestrale e non lo si può sradicare.
    Deriva dalla capacità stessa dell’uomo a guardare verso il domani.
    La speranza di poter avere un futuro migliore e di poter fare qualcosa xkè avvenga.
    Tutto sta nell’equilibrio, tanto x nn cambiare.
    Insomma…tutti abbiamo bisogno di mangiare x vivere, dunque si può affermare che la nostra esistenza dipende dal cibo.
    Però non tutti lo trasformiamo cronicamente in una dipendenza per colmare un vuoto interiore, al punto da farne una vera malattia.

    Cmq mi piace molto il tuo blog.
    E’ uno spunto di riflessione continua.
    Grazie!

  4. ..a me tutto questo fa pensare ad una struttura di personalità borderline…l’altro è lo stabilizzatore..riempie il vuoto..ma non lo riempie mai a bastanza..l’altro non basta mai…

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