DO YOU LOVE FETISH?

Il feticismo è un rituale sessuale che prevede ed include travestimento, giochi di ruolo, adorazione di particolari parti del corpo, come i piedi, o esaltazione di alcuni indumenti, calze velate, corsetti. Il termine deriva dalle religioni animistiche e primitive che attribuiscono a oggetti, o a totem, dei poteri magici. Per richiamare una figura retorica della letteratura, il feticcio ha una funzione come la sineddoche, la parte per il tutto. Esiste nel feticismo una dimensione coreografica e ludica. Da un punto di vista psicologico, se esaperato, il rituale feticistico nasconde una difficoltà relazionale. Entrambi nella coppia sentono il bisogno di mediare la relazione attraverso un oggetto, attraverso un filtro che impedisce di accedere all’intimità vera e diretta. Il corpo viene scomposto e reificato, la persona non viene vissuta per la sua completezza ed unicità, ma ne viene esaltato un particolare anatomico, o assume significato se vestito da un indumento particolare, diventando un tramite per il rituale sessuale che viene compiuto attraverso una mediazione. La vera relazione non è pertanto con la persona ma con l’oggetto o la parte del corpo. Si compie così una riduzione, una frammentazione della relazione, che si sposta dal "noi due" al tramite.

Ameya G. Canovi

 

48 commenti su “DO YOU LOVE FETISH?”

  1. l’analisi che fai sul feticismo è perfetta e condivisa..
    Però ci sono persone che amano scartare i regali e godersi il nudo corpo…., questo non è feticismo, ma romanticismo!
    EXSENSE

  2. Mi interessa moltissimo l’argomento che trovo strettamente correlato con la sottomissione verso la Donna . Posso avere la possibilità di partecipare alla discussione ?

  3. io ricordo benissimo che mi piacevano molto i piedi femminili già all’asilo. Penso di averlo capito definitivamente all’età di 3-4 anni. Come si può spiegare questo?

  4. Secondo me non c’è niente di male, soprattutto se entrambe le parti sono consenzienti.
    Anche se davvero c’è un tramite, lo scopo comunque lo raggiungono.

  5. Caro Ulisse mi fa piacere ti sia così interessato il mio blog, la laurea in psicologia è la seconda, io insegno inglese da vent’anni.e mi occupo di meditazione come varai letto
    i miei post sono una proposta di riflessioni come già ti ho detto sulle nuove e nascoste dipendenze. non do consulatazioni su splinder se è questo che mi hai chiesto ma raccolgo storie e pareri di chi vuole esporsi qui…la moderazione è stata necessaria da un certo punto in poi per fermare chi non capendo lasciava commenti volgari o offensivi dati gli argomenti che a volte si prestano ad essere fraintesi.
    grazie dei commenti

  6. In sintesi …
    Benvenuta nel mondo dei Laureati (brava).
    Passiamo al post.
    Condivido i commenti:
    3
    6
    20
    24 e 28
    soprattutto perchè argomentati.

    Da un punto di vista psicologico, se esaperato, il rituale feticistico nasconde una difficoltà relazionale.

    DIREI CHE E’ QUASI OVVIO, LOGICO E RAZIONALE
    Entrambi nella coppia sentono il bisogno di mediare la relazione attraverso un oggetto, attraverso un filtro che impedisce di accedere all’intimità vera e diretta.

    NON CONCORDO AFFATTO:
    ci sono quelli che fanno solo sesso ad ogni occasione ma non mi pare che l’intimità “diretta” coincida con quella “vera”.

    Il corpo viene scomposto e reificato, la persona non viene vissuta per la sua completezza ed unicità, MA ne viene esaltato un particolare anatomico, o assume significato se vestito da un indumento particolare, diventando un tramite per il rituale sessuale che viene compiuto attraverso una mediazione.

    Osservo che il “MA” (sopra “MAIUSCOLATO”) è FONDAMENTALE: secondo me possono INVECE convivere benissimo entrambi senza scadere nella patologia.

    Ma ora che so’ che sei laureata mi aspetto una risposta tecnica ed esaustiva 😉

    Come la devo chiamare, Dottoressa?

    Ulisse08

    Saluti

  7. Ciao!
    Se ti può interessare sul settimanale ” Grazia” in edicola questa settimana, c’è un articolo molto interessante sul fetish.
    oltre ad un strepitoso reportage sui tacchi a spillo
    Buonagiornata!
    Susanna

  8. Non sono molto d’accordo sulla “riduttività” della relazione in seno al “feticcio” , così come vene meramente rappresentato!
    Vi sono si delle forma di “feticismo” intese ad adorare qualcuno o qualcosa … Ma, e parlo per particolare “tendenza”, il fatto di essere attratto da un particolare, fisico o meno che sia, è qualcosa che fà scattare “qualcosa” che attrae e “accresce” una “voglia” verso … “qualcuno/a” …
    Classico è il cosiddetto “vedo – non/vedo” dove si spera di ….
    Se uno / a è già nudo/a … si vede e basta … poi il desiderio si, può esserci .. ma se stimolato : E? meglio !
    🙂

  9. @voody
    grazie del tuo parere che considero “esperto” . La mia non voleva essere un trattazione esaustiva ma una breve riflessione dal punto di vista relazionale…resto dell’idea che c ‘è uno spostamento…e l’altro è mediato attraverso…qualcosa …il rapporto non è diretto ma…filtrato dal rito , dal piede, dalla scarpa..dalla corda..ma voglio specificare: rispetto anche chi si incarta nel cellophan per fare sesso ..se questo è ciò di cui ha bisogno…ma chiamiamo le cose col loro nome..basta esserne consapevoli di quanto è un gioco -allora è divertente-e di quanto è paura di stare in una relazione vera…

  10. Buongiorno. Ti ringrazio dell’invito.
    Vedo che sono anche passate due mie conoscenze simpatiche il Boot e il Voody!
    Ciauu Ragazzi!

    Ho già scritto come la penso su quest’argomento in un mio post ” donne scarpe e mezzi”
    Non mi piace ripetermi.
    Buon fine settimana!
    Susanna

  11. “Si compie così una riduzione, una frammentazione della relazione, che si sposta dal “noi due” al tramite.”
    …molto riduttivo, generalista e impreciso.
    Trovo molte inesattezze in quanto sopra scritto (oltre che alcune verità), l’intimità è una cosa del tutto personale e se releghiamo il feticismo ad un oggetto o una parte del corpo in particolare comettiamo l’errore più comune, spesso una cosa non comune vene definita fetish solo perchè si differenzia dalla massa, ma a ben guardare ognuno ha il proprio feticcio;)

  12. Vedo che avete approfondito l’argomento…..Trovo anche io che sia spaventosamente diffuso e tristemente comune. Come abbiamo gia’ detto il patologico arriva quando non si arriva al piacere con naturalezza e senza nulla ma gli aritfici sono indispensabili…qui scatta la molla….la molla che non fa piu’ tornare alla normalita’.
    Spesso sono giochini, vibratori, anellini, gel, frustini, calze, films,botte, cera, umiliazioni, legature…mille sfaccettature che arrivano a rovinare la immadiatezza e la eccitazione vera: quella che passa dalla testa!
    quella che alza livelli di serotonina col puro piacere della vicinanza di un corpo che ci attizza!!!
    ciao e buona serata!!
    …rende l’idea??

    elena

  13. grazie Seven per il commento interessante
    grazie piccola Lù
    ebbene sì oggi ho dato l’ultimo esame
    dottoressa in scienze del comportamento e delle relazioni sociali e interpersonali
    iltuo è il primo mazzo di fiori!!
    un abbraccio

  14. Credo sia tutto vero, poi ci sono senza dubbio dei diversi livelli di feticismo.
    Un pò di feticismo lo trovo fisiologico, per così dire. Proprio come dici tu, si sottolinea e si isola una parte del corpo, prendendola per il tutto. Lo trovo fisiologico, nel senso che può servire ad alleggerire, ad entrare in una dimensione di gioco o di fiaba. Chiaramente, è un modo come un altro per fuggire dalle pesantezze della vita, quand’anche siano le pesantezze che ogni rapporto con un’altra PERSONA reale si porta dietro. Sia la persona reificata e “scomposta”, sia l'”adoratore” possono così giocare spogliandosi della propria personalità.
    Invece, non capisco l’estremizzazione, cioè l’adorazione esclusiva del capo d’abbigliamento, privo del “contenuto”, cioè il feticcio vero e proprio.

  15. Grazie della precisazione Ocean…ma credo che il commentatore precedente si riferisse ai complimenti che gli avevo fatto sul suo blog per i racconti che scrive…
    🙂 facile equivocare vero? ti consiglio di leggere il blog di Helados dove c’è un post che parla proprio dei commentatori, e dove a volte i commenti non c’entrano con i post..leggevo proprio ieri sera di questo…
    comunque la tua precisazione è molto preziosa
    un abbraccio

  16. Saranno anche raccontini, ma il sado-maso esiste ed è più comune di quanto si pensi.
    Spesso consideriamo pratiche sado-maso i rapporti con base violenta in cui il dominatore circuisce e soggioga completamente e fisicamente lo schiavo, ma non bisogna necessariamente arrivare a certi estremi.
    Esiste una dominazione psicologica oltre che fisica.
    In fondo il classico,e forse ormai banale, concetto che la passione sia sinonimo di amore sofferto e che, dunque senza sofferenza nn sia amore, nn è cmq masochismo?
    Non è masochismo amare chi ci fa soffrire? Chi ci tradisce di continuo?
    Chi ci nega un rapporto sereno ed equilibrato?
    Amare vuol dire rendere felici chi si ama.
    Chi perpetua uno stato di sofferenza, anche se emotiva, in chi ama, non lo si può dunque definire sadico?

  17. Tutto quello che investe una donna è sempre interessante, specie se non si limita al solo aspetto materialistico…
    Senza ipocrisia, se un oggetto è intimamente legato ad una donna sensuale e intrigante e non slegato alla sua presenza, potrebbe eccitare la mia fantasia..l’oggetto in se, senza anima non trasmette nulla…
    Non sono patologico, mi sa…
    ma s’è patologico amare le donne, sono gravemente malato…( un sorriso…)

  18. Il gioco è un aspetto piacevole del rapporto sessuale. L’uso di accessori, scambi di ruoli può essere stuzzicante e sono d’accordo con chi dice che diventa una patologia quando non si riesce a provare eccitazione senza di essi e il fatto che non lo si viva come un problema non vuol dire che nn nasconda una difficoltà a relazionarsi con l’altro sesso.
    Non a caso il passo più difficile è il rendersi conto di avere un problema.

    Mi viene in mente il libro “9 settimane e 1/2” (il film secondo me ha snaturato il vero significato del libro).
    Quando la protagonista si accorge dell’insanità di quella sua relazione, in cui ogni rapporto era preceduto da una serie di percosse, e entra in analisi termina il suo racconto con delle parole che mi sono rimaste impresse. Erano più o meno queste: “quando i lividi sul corpo sono spariti sono andata a letto con un altro. E mentre le mie mani giacevano inerti sul letto mi sono accorta che avevo disimparato ad usarle (….) L’unica conseguenza è che il mio termometro sessuale si è guastato e mi chiedo se salirà mai più oltre il tiepido”.
    Se nn è patologia questa…

  19. Cara Brilli grazie del tuo intervento. Non credo che il travestitismo di cui parli sia correlato al feticismo. Ma è correlato al transgenderismo. Il transgender è colui che si ritrova a vivere in un corpo che non riconosce come suo e non rispecchia la sua vera identità che non coincide con quella anagrafica. Il transgender soffre fino a quando non dichiara a se stesso e in seguito al mondo la sua vera identità. E soffre per la mancanza di integrazione sociale…ancora molto si dovrà ottenere dalla società in questo ambito…
    Caro Nord Sud…mi sto laureando a giorni in psicologia, bellissimo il tuo blog!

  20. Spesso si parla di feticismo anche nel travestitismo, intenendo l’eccitazione provata ad indossare indumenti dell’altro sesso. Anche se nel mio caso l’eccitazione c’è, la mia mente rifiuta che il mio desiderio di vedermi (e non essere) donna si solo una forma di depravazione sessuale. Possiamo parlarne?

  21. K. cercherò il film. Ribadisco un punto che non è chiaro. Il problema sta nel non riuscire a relazionarsi SENZA il rito. Quello di cui tu riferisci è un legame dove entrambi sono consenzienti , e si rifugiano in una “bolla”…il fatto che siano “felici” non significa che non abbiano difficoltà di intimità…tutto ciò che impedisce un vero incontro con l’Altro mi fa pensare ad una paura della vera intimità. Anche aver bisogno di fuggire ed inseguire fa parte della stessa paura…la cosa più difficile in una relazione è quella di semplicemente ESSERCI e basta.

  22. Il punto focale sta quindi in quella fascia di transizione, molto sottile, in cui la normalità (il giocare anche con gli oggetti come ausilio nel rapporto) diventa patologia (la necessità degli oggetti per completare il rapporto). Posso quindi essere definito non feticista, nonostante le apparenze.
    In effetti, il motivo del mio blog è il voler scaricare della tensione feticistica la mia passione per gli stivali.

  23. Si, e’ che a questo punto ho difficolta a condividere il concetto di patologia, nel sen so che anche se quella coppia abbia sempre bisogno di mediazioni e rituali per costruire un intimita’, se sono entrambi felici, consapevoli e soddisfatti dove e’ la patologia? Ovviamente e’ difficile essere sempre felici consapevoli e soddisfatti, ma ci si puo’ amare e crescere insieme anche attraverso il feticismo. Quello che personalmente ritengo patologico e’ tutto cio’ che provoca dolore esistenziale e ci allontana dalla gioia di esserci.
    “Secreteray” e’ uno dei piu’ bei film di amore che abbia mai visto 🙂
    E’ la storia di una ragazza con una sindrome che la porta a tagliarsi le gambe con le lamette (una cosa molto comune anni fa, lo e’ ancora?) e un uomo che riesce ad amare solo dominando psicologiacamente e provocando dolore. Si apre tra loro due un rapporto di lavoro attarverso il quale conosceranno le reciproche solitudini e lentamente troveranno la forza di accettarsi conoscendo se stessi. Sono molto teneri. Veditelo!
    ciao.
    k.

  24. Si ma avete visto “Secretary”?
    Qualcosa definito patologico puo’ in realta’ aiutare due persone ad avvicinarsi. Certo quello e’ un film, ma ci sono anche esperienze reali come quella.
    Sta poi alle persone, una volta che son riuscite ad avvicinarsi, qualunque sia stato l’espediente, arrivare a toccarsi davvero, fondersi ed essere 2. Tutto diviene patologia se tutto lo viviamo come tale.
    ciao!
    k.

  25. Specifico che il concetto di normalità e patologia si colloca in un continuum…se una coppia gioca saltuariamente usando utensili vari e sono consapevoli di fare un gioco siamo in ambito ludico..se non si può raggiungere il contatto con l’altro SENZA tutto il rituale , come dice giustamente Elena ,si è molto vicini ad un estremo patologico…

  26. Se il feticista (per me senza “SE” )è colui che prova attrazione sessuale per qualcosa che fuoriesce dai canoni della sessualità tradizionale…..Beh….! Mi sento un “limitato” tradizionalista. Non vorrei azzardare giudizi,essendo un ultra tollerante, dall’anima Anarchica,ma qui si parla di patologia, o forse non ho mai approfondito l’argomento “feticismo” da considerarla solo come una patologia seria. Ma “illuminatemi” se ne può parlare…..

  27. e’ verissimo…ben diverso trovare eccitante la donna in reggicalze ed essere feticista.
    la esasperazione non porta mai a nulla di buono. E’ una privazione del vero senso del sesso ed e’ una forma di perversione.
    Inoltre il feticista non gode se non cosi, chi ama invece giocare una volta col piede, una vola con le calze, una volta con altro non ha nessuna necessita’ obbligata…e potra’ farlo con somma soddisfazione mille volte senza nulla!!…..
    credo siano tutte forme di impoverimento e quindi, come tali, forme che annaspano per colmare vuoti dell’io interiore….
    ciao e grazie dei tuoi passaggi
    elena

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