L’ALTRO COME BASE SICURA, LA TEORIA DELL’ATTACCAMENTO

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 Raffaello Sanzio- Madonna        
John Bowlby (1969), psicanalista inglese, nella sua teoria dell’attacamento, ipotizzò che si crea un legame verso la figura di accudimento che può essere di diverso tipo. Il bambino nasce già predisposto a riconoscere e riferirsi alla figura materna, o chi per essa, e dal tipo di attaccamento che si viene ad instaurare il bambino interiorizza un Modello Operativo Interno che lo condizionerà non solo nell’esplorazione del mondo , ma anche nelle relazioni future. Per verificare tale stile relazionale Mary Ainsworth (1972) approntò una procedura osservativa che consisteva nel lasciare il bambino alla presenza di uno sconosciuto per alcuni minuti, per poi analizzare il comportamento del bambino al ritorno della madre. Da studi empirici successivi la classificazione in quattro stili di attaccamento diversi:

  • Sicuro
  • Insicuro/ Ambivalente
  • Insicuro/ Evitante
  • Disorganizzato
 
Il bambino con stile di attaccamento sicuro non necessariamente piangeva alla presenza dell’estraneo, ma al ritorno della madre si avvicinava, per essere accolto, rincuorato, e si rivolgeva con fiducia, come chi ritorna a una base sicura, e dopo aver verificato che la mamma è lì pronta per confortarlo, ripartiva per esplorare l’ambiente, sentendosi protetto e rassicurato.
I bambini con attaccamento insicuro o non si avvicinavano alla madre, o lo facevano in modo ambivalente, piangendo o addirittura mordendo allo stesso tempo la madre. Mary Main negli anni ottanta ideò la Adult Attachment Interview, un’intervista semi strutturata per adulti, per individuarne lo stile genitoriale. Si è visto che le madri dei bambini sicuri mostravano una molto maggiore sensibilità ai segnali e alle comunicazioni del bambino. Le madri dei bambini insicuri-ambivalenti erano insensibili ai segnali, mentre le madri dei bambini insicuri-evitanti, oltre che insensibili, erano anche rifiutanti.
Mary Main (1992) ha osservato un quarto tipo di attaccamento, quello disorganizzato, in cui i genitori hanno un comportamento spaventato (frightened) a causa di loro traumi non superati, oppure spaventevole (frightening), cioè violento, abusivo, nei confronti dei piccoli. La tendenza attuale è di considerare l’attaccamento disorganizzato come precursore della personalità borderline.
Lucia Carli (2009), docente di psicologia dell’università Bicocca di Milano, esplora le relazioni di coppia alla luce della teoria dell’attaccamento. Di fatto la modalità con cui ci approcciamo al partner è speculare a quanto appreso nell’infanzia. Chi ha fatto l’esperienza di un attaccamento sicuro ha interiorizzato tale tipo di relazione e ne ripresenta il modello. Altrettanto per gli altri stili relazionali.

Ameya G. Canovi
                                   

27 commenti su “L’ALTRO COME BASE SICURA, LA TEORIA DELL’ATTACCAMENTO”

  1. @Utente anonimo chi può dire cosa sia meglio o peggio? Generalizzare non serve, ci sono bravi professionisti e bravi amici, nella relazione di aiuto solo la persona stessa sente cose è meglio per sé…

  2. psicologo o psicoanalista? quale dei due specialisti citati è più adatto a "trattare/risolvere" la causa della dipendenza affettiva? perchè?
    Grazie

  3. @Consiglio di leggere bene qui su questo blog il post intitolato Dipendenza affettiva, il fatto di comportarsi come un’adolescente indica immaturità, ma non basta per  definire una dipendenza affettiva..che è un insieme di comportamenti, pensieri, sentimenti, emozioni e copioni ricorrenti.

  4. Ci riprovo:
    ho conosciuto una persona che ritengo sia in totale dipendenza affettiva da un ex-partner. La caratteristica di questa persona, nella vita quotidiana, è una ricorrenza di elementi tipici dell’adolescenza (vestitie, trucco, terminologia nei momenti di crisi,ecc…). Mi domando se c’è una relazione tra casidi dipendenza affettiva e la ricorrenza di tali elementi.
    Grazie

  5. domando, sperando di spiegarmi bene:
    è possibile, secondo voi, che la dipendenza affettiva sia CAUSATA o alimentata da uno (a sua volta patologico) "stato psicologico infantile più generale/generalizzato" da cui l’adulto non riesce ad uscire?.
    grazie

  6. @farsi compagnia da soli è la cosa più divina che puoi fare, se l’altro arriva, si è grati anche della sua compagnia, apprezzata e non a cui aggrapparsi…

  7. In questi giorni autunnali mi sono resa conto di un’altra cosa ancora..ascoltando il mio vuoto interiore:
    non è tanto vuoto: ci sono io.
    stando vicino a me stessa: c’è calore
    Ho costruto soffrendo.
    lacrime e sangue hanno fatto da collante
    Sono sola, ma non troppo: ci sono io vicino..
    ma vorrei tanto la compagnia di qualcun altro!!!
    :-))
    ciao e buon lavoro!

  8. @Punto l’attaccamento sicuro non è attaccattissimo..è un sereno oscillare dalla base sicura all’esplorazione, non riuscire a staccarsi dalla madre è un attaccamento insiuro per questa teoria, così pure mordere o ignorare.

  9. Un’esposizione interessantissima e molto chiara. Ovviamente io, come tanti altri, ho avuto modo di "toccare con mano"  i vari tipi di attaccamento di alcuni bambini. Peraltro, ho potuto constatare che qualche bambino, pur attaccatissimo alla madre, talvolta sconfinava nel dare morsi oppure cercava di dare calci, allorché non otteneva ciò che chiedeva.
    Può darsi che tale ultimo comportamento non rientri nei tipi di attaccamento esposti, o ne costituisca una sfumatura, data la certezza dell’attaccamento fortissimo verso la madre. 

    Complimenti per il post!!!
    Un saluto.
    Mimmo

  10. Ho creduto per tanto, tanto tempo nell’affetto di mia nonna. Poco tempo fa ho avuto il suo diario e ho scoperto anche il suo disprezzo nei miei confronti quando avevo 16 anni.Per fortuna avevo maturato dentro di me la consapevolezza che L’unico "faro" utile r valido è solo DENTRO  di me, non fuori. 
    Forse sono arrivata a questa conclusione grazie a questa figura interiorizzata positivamente nella mia infanzia?
    Forse è grazie a lei che ho mantenuto la rotta, nel senso che non ho perso la testa?

  11. fino ad un pò di tempo fa accusavo la sensazione di non avere mai avuto, sin dall’infanzia, la sensazione che potessi permettermi di avere una defaiance che altrimenti sarei inevitabilmente precipitata.

    Non esisteva base sicura a cui appoggiarsi, alcun porto cui attraccare e dove ripararsi….

    poi ho capito che quel porto ero io…che io ero la base, e nessun altro doveva sostituirsi a me.

  12. La Carli è un genio.
    Le sue lezioni di psicodinamica delle relazioni famigliari sembrano lezioni di educazione sentimentale. Noi studenti ne uscivamo come dopo due ore di gruppo.
    Come la conosci?
    Chameli

  13. da assolutamente non esperto in materia i miei complimenti per aver esposto in chiaro argomenti complessi e credo molto difficili sotto il profilo disciplinare..un saluto ma poi leggi il pvt..

  14. Direi che i miei erano da manuale: ne sono uscita con le ossa rotte, anzi, l’autostima, rotta, ma ho recuperato bene.Certo, se avessi capito prima certe cose, certe dinamiche, molti dolori me li sarei evitati. Ma tutto serve, nella vita, tutto contribuisce ad arricchirci dentro.Ho letto la Home: sempre molto interessante, qui da te. Un abbraccio.

  15. Ciao Ameya…
    questi argomenti sono interessantissimi per me, che vado da uno psicoterapeuta, che ho un rapporto problematico con i miei genitori e con gli uomini in generale….con il terapeuta si è fatto proprio un bel lavoro e alcuni miei nodi sono venuti al pettine. Però quello che osservo intorno a me è che la stragrande maggioranza delle persone instaura rapporti di coppia basati sulla dipendenza. Conosco coppie che al solo pensarle mi viene da soffocare eppure, se parli con quelle donne, sono le più felici del mondo e basano la loro vita completamente su uomo…una non inizia una frase se non con il nome di lui! Luca ha detto, luca ha fatto, menomale che c’è luca….ma dicono di essere felicissime Ameya..mi sembra scappino da sè stesse…solo che, certe volte, esserne consapevole mi sembra un po’ una fregatura. io non sto mica tanto bene, non sono mica tanto serena…la realtà non è forse come ce la rappresentiamo? …scusa il discorso un po’ aggrovigliato
    marta

  16. @Vera la figura di accudimento primaria può essere ancheun nonno, successivamente si parla di più attaccamenti significativi, fino ad ipotizzare che , se abbiamo avuto anche solo un attacemento sicuro, saremo capaci di amare, prima di tutto noi stessi, poichè avremo interiorizzato una base sicura…

  17. insicura ed evitante, padre ambivalente …ora borderline. madre come da manuale per gli insicuri evitanti.

    ringrazio me stessa per essermene andata di casa a 18 anni.

    ringrazio me stessa per aver avuto il coraggio di vivere

    ringrazio i miei genitori per quel poco di autentico e positivo che mi hanno dato, e che mi ha salvato.

    l’amore per la musica e la lettura.

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